Live Report: Metallica a Roma
Live Report
Metallica + Kvelertak + Volbeat + Alice In Chains
Live at Rock in Roma (Ippodromo delle Capannelle) – 01/07/2014
Live Report: Francesco Sgrò
Tra i gruppi più amati (e discussi) del panorama Metal generale, i Metallica occupano indubbiamente un posto di prim’ordine. Il combo statunitense infatti condivide, insieme ad altre importantissime realtà come Megadeth, Slayer ed Anthrax, il merito di aver dato il via alla scena Thrash, che nella prima metà degli anni ’80 imperversava nel continente americano e che negli anni seguenti, vide la nascita di nuovi importanti gruppi quali Exodus, Testament, Death Angel e molti altri, i quali naturalmente presero a modello il lavoro svolto dalla band di James Hetfield, a testimonianza di quanto i Metallica fossero stati fondamentali per le sorti del genere Thrash.
Com’è noto, tra il 1983 ed il 1991, i Metallica furono autori di cinque album ritenuti capolavori assoluti non solo del Thrash ma bensi dell’Heavy Metal in generale, arrivando ad essere una delle band più importanti e famose del mondo.
Tuttavia nel corso degli anni, il desiderio di non fossilizzarsi su un unico genere musicale, portò Hetfield & Co. a rivoluzionare il proprio stile musicale e il loro modo di apparire in pubblico, pubblicando una serie di album nettamnte differenti da quanto proposto in passato, caratterizzati da un Hard Rock più semplice e commerciale, nel tentativo di attualizzarsi con le sonorità dell’epoca che videro un lento ma inesorabile calo di popolarità del Thrash Metal più puro e sanguigno, a favore di un sound più morbido e melodico.
Questa scelta adottata dalla band divise a metà le schiere di fans che il gruppo aveva accumulato nel corso dei primi dieci anni di carriera, attirando critiche talvolta pesantissime sul proprio lavoro e non riuscendo pù a riconquistare la fiducia di chi era rimasto profondamente deluso dalla svolta Hard Rock operata dal gruppo nella seconda metà degli anni ’90.
Questo periodo negativo per la band non ha tuttavia inciso sul livello di popolarità del gruppo, che in questi anni è stato protagonista di mastodontici tour con i quali il combo a stelle e strisce continua a spostarsi in tutto il mondo, raccogliendo grandissimi consensi in ogni angolo del globo.
Nel 2014, dopo oltre trent’anni di carriera, i Metallica non sembrano aver perso l’energia distruttiva che da sempre caratterizza i propri concerti, intraprendendo un nuovo impressionante tour celebrativo, chiamato “Metallica By Request”, iniziato il 16 marzo dalla citta di Bogotà.
Com’era facile prevedere, anche questa volta i Metallica non tralasciano il Bel Paese, organizzando un monumntale show svoltosi nella Capitale italiana, all’interno del festival “Rock In Roma”, giunto ormai alla dodicesima edizione.
Ad affiancare il gruppo californiano in questa particolare occasione, ci sono Kvelertak, Volbeat ed Alice In Chains, con il compito di incendiare l’arena del Rock in Roma, con una serie di esibizioni che non lasciano indifferenti il numerosissimo pubblico presente…
Sono passate da poco le cinque del pomeriggio quando i norvegesi Kvelertak, approdano sul palco del Rock in Roma, davanti ad un’arena gremita e in costante aumento, pronti ad inaugurare una serata di grande musica e divertimento che si preannuncia devastante.Con circa trenta minuti a disposizione, il combo prepara una setlist breve ma d’impatto, andando a raccogliere i brani più significativi estrapolati dai due lavori pubblicati finora (l’omonimo “Kvelertak”, del 2010 e il più recente “Meir”, rilasciato nel 2013).Dopo un breve soundcheck, i nostri presentano l’oscura e risoluta “Apenbaring”, subito squarciata da un ipnotico lavoro chitarristico, su cui si adagiano il cantato nervoso del singer Erlend Hijelvik, accompagnato a sua volta da una sezione ritmica precisa e affilata, la quale fa da cornice ad un brano breve e accattivante,perfetto per inaugurare le danze di questa storica giornata.Subito dopo, il gruppo resta alla corte dell’ultimo album pubblicato, incastonando la potente “Spring Fra Livet”, brano che dimostra quanto la band sembri in costante bilico fra Hard Rock, Punk e sottili venature più estreme, evidenziate nei vocalizzi del bravo singer ed alcune sporadiche accelerazioni tipiche del Black Metal. Il risultato finale è gradevole ed interessante, riuscendo così a catturare l’attenzione della folla.La seguente “Ulvetid”, torna invece gli esordi del combo norvegese, che in questo caso sembra avvicinarsi con maggiore determinazione a sonorità massicce e brutali, pur mantenendo l’attenzione alla componente melodica che accompagna il brano.Pochi minuti ed è di nuovo l’anima Hard Rock del gruppo a controllare la situazione, nelle note della breve “Mjod”, la quale precede la rasoiata di “Bruane Brenn”, singolo di lancio del secondo album della band. Un’ultima doppietta formata dalla violenta “Blodtorst” e dall’omonima “Kvelertak”, arriva a concludere degnamente questa prima parte della serata, permettendo così al combo nordico di lasciare vittoriosi il palco della manifestazione romana, tra gli applausi di un pubblico carico e sempre più in fermento.
Setlist
1 Apenbaring
2 Spring Fra Livet
3 Ulvetid
4 Mjod
5 Bruane Brenn
6 Bloodtorst
7 Kvelertak
Una volta terminata l’esibizione dei Kvelertak, a precedere i più attesi Alice In Chains e (soprattutto) Metallica, arrivano i danesi Volbeat, i quali forti dell’ingresso in formazione del talentuoso chitarrista Rob Caggiano (noto per aver collaborato con gruppi fondamentali come Anthrax e Cradle Of Filth (per loro in qualità di produttore), si preparano a lasciare la propria impronta sul suolo italico, mettendo a ferro e fuoco lIppodromo delle Capannelle di Roma, con una setlist ricca e ben equilibrata fra brani recenti e canzoni appartenenti al passato della band, andando così a stuzzicare l’attenzione dei presenti.
Fin dall’iniziale “Doc Holliday”, estrapolata dall’ultimo disco pubblicato dalla band nel 2013, intitolato “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies”, si cap0isce come il gruppo voglia divertirsi e far divertire, a colpi di un Heavy Metal granitico e melodico al tempo stesso, generando una devastante onda d’urto che spietatamente si abbatte sulla massa inerme, per un inizio al fulmicotone.
Si prosegue poi con la vulcanica “Hallelujah Goat”, la quale volge subito uno sguardo al passato della band, che in ogni caso appare in ottima forma, nonostante la calura estiva della Capitale.
Il pubblico si dimostra attento e partecipe, intonando il coro che accompagna la successiva “Radio Girl”, che torna nuovamente a pescare nei primi anni di vita di un gruppo, non accenna a fermarsi, continuando ad inanellare canzoni vincenti ed ottimamente eseguite, come dimostra la più recente “Lola Montez”, melodica e e spensierata nel suo prosieguo, completamente dominata dall’ottimo operato chitarristico di un Rob Caggiano particolarmente ispirato.
Successivamente l’atmosfera si tinge di un Hard Rock dalle venature Country, che come acqua fresca arriva a rigenerare la platea, in estasi sulle note della divertente “Sad Man’s Tongue”, canzone che inevitabilmente porta ad un headbanging sfrenato.
Sulle medesime coordinate è costruita anche la bellissima “16 Dollars”, caratterizzata da un refrain orecchiabile e contagioso, che da subito viene intonato a gran voce dai presenti, per un altro episodio di assoluta importanza in questa prelibata setlist. La cadenzata “Dead But Rising”, riporta il gruppo alla corte del nuovo album, presentando uno schema compositivo corposo, che tuttavia non pone in ombra le melodie interpretate con grande energia dal bravissimo singer, in grado di coinvolgere il pubblico, aumentando così il divertimento generale dell’esibizione. “Fallen”, prosegue con coerenza questa carrellata Heavy presentata dalla band danese che di conseguenza prosegue con la sulfurea “Pool Of Booze, Booze, Booza”, episodio che riporta le lancette del tempo all’ormai lontano 2005, anno in cui venne pubblicato il primo album del combo danese, intitolato “The Strenghth/TheSound/The Songs”.
A questo punto, i nostri si preparano a lasciare il campo agli Alice In Chains, ma non prima di aver deliziato l’arena del Rock in Roma, con un ultimo trittico composto dalle belle “The Hangman’s Body Count”, “Still Counting” e soprattutto dalla conclusiva e gelida “The Mirror And The Ripper”, che congeda definitivamente un gruppo tecnicamente molto valido, dopo un’ora di ottima musica.
Setlist
1 Doc Holliday
2 Hallelujah Goat
3 Radio Girl
4 Lola Montez
5 Sad Man’s Tongue
6 16 Dollars
7 Dead But Rising
8 Fallen
9 Pool Of Booze, Booze, Booza
10 The Hangman’s Body Count
11 Still Counting
12 The Mirror And The Ripper
Sono ormai quasi le 19, quando dopo il terremotante show proposto dai bravissimi Volbeat, il pubblico italiano si prepara ad accogliere gli attesissimi Alice In Chains, i quali si apprestano a sfoggiare una setlist lunga ed impreziosita da molti classici, che subito vengono acclamati da una folla in delirio per il combo statunitense.
Ed è proprio un classico come “Them Bones” ad aprire le danze, per la gioia delle orecchie degli spettatori, che subito non tardano a farsi sentire intonando ogni singola parola di questo strepitoso brano, che qualche istante più tardi, cede il passo a “Damn That River”, con la quale i nostri si soffermano ancora sul passato della band (questo pezzo è del 1992).
La successiva “Again” rappresenta ancora un tuffo nel passato, ben accolto da un pubblico sempre più numeroso.
Con “Check My Brain” e la seguente “Hollow”, ci si avvicina invece agli anni più recenti del gruppo a stelle e strisce, che comunque torna a rispolverare i tempi ormai andati, proponendo le celebri “It Ain’t Like That” e “Man In The Box, ripescate direttamente dal primo storico album degli Alice In Chains, “Facelift”, pubblicato nel lontano 1990. Sulla scia di questi intramontabili classici, non può mancare la sognante “Nutshell”, perfettamente interpretata dalla band e dedicata ai compianti Layne Staley e Mike Starr, scomparsi rispettivamente nel 2002 e 2011. “Last Of My Kind” riporta il gruppo al recente passato della propria attività, mentre si torna ancora una volta al 1990 con la breve “We Die Young”.“Stone” e “Down In A Hole” (quest’ultima inizialmente non prevista nella setlist), vanno a concludere l’esibizione degli Alice In Chains, che in ogni caso regalano al pubblico romano altri due immortali classici come “Would?” e “Rooster”. Al termine di questa carrellata di emozioni, il pubblico ora può riposarsi per alcuni minuti in attesa dei METALLICA!
Setlist
1 Them Bones
2 Damn That River
3 Again
4 Check My Brain
5 Hollow
6 It Ain’t Like That
7 Man In The Box
8 Nutshell
9 Last Of My Kind
10 We Die Young
11 Stone
12 Down In A Hole
13 Would?
14 Rooster
Con l’uscita dal palco degli Alice In Chains, la tensione sale e l’atmosfera circostante si fa maggiormente carica di energia.
Sono ormai le 21 e 40 quando l’attesa della platea giunta da ogni parte d’Italia nella Capitale, viene placata dalle celebri note della bellissima “The Ecstasy Of Gold”, celebre colonna sonora composta da Ennio Morricone, per l’immortale capolavoro diretto da Sergio Leone, “Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo”, del 1965, la quale come da tradizione inaugura ogni show targato Metallica. Subito dopo questa breve introduzione, il gruppo di James Hetfield, fa il proprio ingresso sul suolo romano, sul monumentale e spietato riff della potentissima “Battery”, un vero e proprio inno del Thrash Metal mondiale, intonato dai presenti quasi in modo religioso, per una partenza assolutamente devastante. La band appare in gran forma e subito (come vuole del resto la setlist scelta appositamente dal pubblico in questi mesi, per la serata), da sfogo a tutta la violenza tipica del miglior Thrash, con l’acclamatissima ed immancabile “Master Of Puppets” che naturalmente provoca subito una reazione stellare della platea, che risponde in modo sublime nel cantare ogni singola nota del brano.
La splendida “Welcome Home (Sanitarium)”, continua questa incessante pioggia incandescente di classici, come farà anche la stupenda “Ride The Lightning”, che seguirà subito dopo, in quello che è un vero e proprio viaggio nella migliore di produzione composta dai Metallica negli anni d’oro della carriera. Dopo una partenza spietata quindi, “The Unforgiven”, arriva a cullare dolcemente le orecchie della sconfinata platea. Questa grande sequela di classici, viene momentaneamente sospesa dalla nuova “Lords Of Summer”, canzone scritta opportunamente per questo tour, la quale pur presentando un titolo orrendo (a parere di chi scrive almeno), mostra un timido ritorno alle sonorità di un tempo, presentando notevoli accelerazioni e alcuni buoni spunti chitarristici, senza tuttavia riuscire a convincere del tutto. Successivamente si torna all’epico con la mastodontica “….And Justice For All”, seguita a ruota dalla sempre piacevole “Sad But True”. Il trittico successivo composto dalle sognanti “Fade To Black”, “Orion” e la commovente “One”, rappresenta un altro tassello fondamentale dello show, che può proseguire con le gelide “For Whom The Bell Tolls” e “Blackened”(a mia preferita in assoluto).A “Nothing Else Matters” ed “Enter Sandman” viene affidato il compito di concludere la prima parte del concerto, che dopo una breve pausa, procede con un ultimo devastante terzetto composto dalla furiosa “Creeping Death”, dalla non eccezionale “Fuel”e dalla meravigliosa e immancabile “Seek And Destroy”, posta a sigillo di una serata unica ricca di grandissime emozioni!
Setlist
1 Battery
2 Master Of Puppets
3 Welcome Home (Sanitarium)
4 Ride The Lightning
5 The Unforgiven
6 Lords Of Summer
7 ….And Justice For All
8 Sad But True
9 Fade To Black
10 Orion
11 One
12 For Whom The Bell Tolls
13 Blackened
14 Nothing Else Matters
15 Enter Sandman
Encore
16 Creeping Death
17 Fuel
18 Seek And Destroy