Live report: Monsters Of Grind Tour al CSA Dordoni (Cremona)
Assistere ad un concerto al CSA Dordoni di Cremona mi fa sempre un certo effetto. Una sensazione di familiarità, ma anche di devozione, dovuta allo status che quel locale ha raggiunto con gli anni. Il piccolo regno del grindcore in Italia, che ha visto alternarsi sul suo palco i grandi protagonisti di questo genere con una frequenza e una costanza che nella nostra penisola non ha eguali. Penso al famoso, ultimo concerto dei Nasum nel freddissimo dicembre del 2004, assieme ai Regurgitate, agli immancabili Cripple Bastards e ai folli Yacopsae. Penso ai Rotten Sound e ai Sayyadina, agli Agathocles e ai Dead Infection, ai Disfear e ai Brutal Truth, e così via. “If These Walls Could Talk”, direbbero i General Surgery, e sono stati proprio loro il piatto forte della serata di sabato 12 Giugno, accompagnati dai Cripple Bastards, dagli americani Magrudergrind e dagli Tsubo, nella tappa cremonese del minitour “Monsters Of Grind”. Un appuntamento succulento e decisamente imperdibile.
Live report a cura di Michele “Panzerfaust” Carli
Sono circa le 21:30 quando, dopo un soundcheck decisamente accurato, salgono a occupare il palco i romani Tsubo. I quattro, già forti di un discreto seguito guadagnato a suon di concerti, tra i quali l’apparizione all’Obscene Extreme dello scorso anno, sono partiti subito in quarta, riuscendo fin dalle prime battute a smuovere il pubblico presente con un discreto pogo. Canzoni come Nebbia, tratta dal recente split con gli onnipresenti Agathocles, oppure Guerra Per La Pace, hanno dimostrato di avere un tiro decisamente alto in sede live, complici anche i suoni, stavolta assolutamente sopra la media per il Dordoni. La chiusura in bellezza è stata affidata alla cover di una delle canzoni più rappresentative degli americani Assück, ovvero Salt Mine, eseguita in maniera impeccabile e, come sempre, assolutamente coinvolgente. Un inizio perfetto per la serata che dimostra, per l’ennesima volta, la grande qualità degli Tsubo.
C’è stato giusto il tempo per uscire fuori dalla sala concerti, ormai diventata una vera sauna, a respirare, prima di veder salire gli americani Magrudergrind sul palco. Personalmente nutrivo una grande attesa nei loro confronti, vista la nomea di band dai concerti devastanti che si sono portati appresso da oltreoceano. E, in effetti, la potenza sprigionata era davvero tanta, grazie a quel loro grindcore velocissimo e venato di thrash che sembra essere il suono naturale per il pogo, e grazie anche all’energia che i tre impiegavano nel suonare. Purtroppo, la loro esibizione ha avuto fondamentalmente due pecche non da poco: la prima è stata la mancanza del basso. Se per registrare e creare un muro sonoro degno di questo nome in studio basta anche la sola chitarra, la stessa cosa non si può certo dire in sede live, dove per forza di cose il suono, senza il supporto delle quattro corde, si appiattisce e perde di concretezza. Seconda pecca, e sicuramente più pesante, è stata la durata del concerto, ridotta a solo un quarto d’ora di esibizione. Ora, non so se è stata una scelta dovuta al ritardo con il quale è iniziato il concerto – anche se ne dubito – oppure se è una norma che è stata seguita anche nelle altre date del Monsters Of Grind (e qui chiedo aiuto a voi, se avete partecipato agli altri appuntamenti), ma in ogni caso è davvero, davvero troppo poco, specie per chi si è fatto chilometri su chilometri per assistere a questa serata, come il sottoscritto. La prossima volta mi aspetto qualcosa di più, senza dubbio.
I “padroni di casa” sono sempre una garanzia, c’è poco da fare, e anche la serata del 12 è stata l’ennesima prova della loro presenza live devastante. Grazie allo stato di grazia in cui versavano i suoni all’interno del locale, di cui hanno beneficiato tutti i gruppi presenti, i Cripple Bastards hanno fatto il loro tipico concerto perfetto, ricco di classici senza però trascurare le canzoni più recenti. Le tracce estratte dall’ultimo Variante Alla Morte, come la title track, Spirito Di Ritorsione o Stupro E Addio, non sfigurano per niente di fronte ai vecchi cavalli battaglia, e anzi hanno il pregio di aggiungere qualche momento più dilatato e morboso al classico repertorio. Ad ogni modo, non sono mancate le varie Prospettive Limitate, Misantropo A Senso Unico, Being Ripped Off, Italia Di Merda, la cortissima A Dispetto Della Discrezione, o qualche puntatina nel cd Desperately Insensitive con I Hate Her e When Immunities Fall. Immancabili, poi, le vecchie 1974, Images Of War / Images Of Pain e la conclusiva e obbligatoria Stimmung, al solito cantata da tutti i presenti. Menzione d’onore a Giulio, in un particolare forma, e al sempre animalesco e distruttivo Al Mazzotti alla batteria, non velocissimo ma in grado di sbriciolare le pelli senza battere ciglio, come se fosse la cosa più normale del Mondo. Come preventivato, un ottimo concerto.
Ed eccoli, finalmente, i miei dottori preferiti direttamente dalla Svezia, di nuovo a calcare il palco di legno di Cremona dopo l’ultima discesa sul suolo italico del maggio 2008. Un concerto che si rivelò decisamente sfortunato, a causa di una chitarra rotta più o meno a metà concerto e non più recuperata, e a un personaggio poco felice, per non dire altro, che pensò bene di rubare il pitch-shifter al cantante e che causò l’interruzione del concerto e la giusta irritazione dei cinque, che comunque terminarono regolarmente lo show. C’era bisogno della riscossa, e fortunatamente c’è stata. La prova che i General Surgery sono riusciti a tirare fuori mi ha fatto dimenticare il caldo sub-tropicale, il viaggio, lo scorso concerto e qualsiasi altra parentesi negativa della serata. Una scaletta fantastica con pezzi tratti da tutto il repertorio, con scelte dovute e attese come Necrocriticism, Decomposer, Necrodecontamination, e altre che hanno fatto la parte delle perle che non ti aspetti, quelle che ti fanno dire “figuriamoci se si mettono a fare questa roba”, come la splendida Lab Rat dallo split con i The County Medical Examiners, oppure Slithering Maceration of Ulcerous Facial Tissue, ripescata dal leggendario EP Necrology.
Nessun problema tecnico, pitch-shifter pienamente funzionante, suoni ancora una volta ottimi e l’usuale vestiario da medici, completamente ricoperti di sangue nonostante la sauna trasformata in locale: tutti ingranaggi che hanno girato a puntino, senza alcun tentennamento. L’apertura inusuale è stata affidata alla cadenzata Restrained Remains, tratta dall’ultimo Corpus In Extremis: Analysing Necrocriticism e una delle tracce più debitrici verso il death svedese, probabilmente in modo da evidenziare ancora di più la velocità delle successive canzoni. Proiettili come Exotoxic Septicity e Fulguration hanno fatto letteralmente volare la gente, con tanto di stage diving e pogo violento e costante. Anche la lunga e marcissima Virulent Corpus Dispersement è riuscita a trovare spazio nella scaletta, come anche Deadhouse, traccia conclusiva dell’ultimo album, mentre la parola fine è stata affidata alla doppietta letale If These Walls Could Talk e Ambulance Chaser, dove si è toccato il punto più alto di tutta la serata. Non è mancato neppure l’encore, chiesto a gran voce dal pubblico, e che ha visto addirittura Andreas Eriksson e Johan Wallin suonare e pogare ( ! ) da sotto il palco, in mezzo ai presenti, grazie al collegamento senza fili di chitarra e basso. Uno show da manuale che ha lasciato visibilmente soddisfatti sia i General Surgery, sia il pubblico contento e sfinito. La classe non è acqua, gente. Imparate e meditate.