Live Report: Mozzate Metal Drone
Live report a cura di Andrea Rodella, foto a cura di Matteo Gandini.
I primi a salire sul palco della terza edizione del Mozzate Metal Drone sono gli After Demise che, purtroppo orfani del loro bassista, si esibiscono di fronte ad un pubblico ancora decisamente poco numeroso. La loro proposta verte su un thrash violento ed irruento, talvolta venato di death metal della prima scuola. Tutto il loro concerto ha la discriminante di un assalto sonoro riuscito a metà: la mancanza del quarto elemento causa una lacuna nella profondità dei suoni che si fa sentire non poco. Nonostante ciò, però, il loro set scorre velocemente e ci si ritrova comunque ad applaudire il trio.
Sempre di proposta estrema si tratta, ma che stavolta vira sul death metal, quella dei Blessed Dead. Set d’impatto e di potenza che mira a vomitare in faccia al pubblico bordate di un sound che ha origine in California. Non pochi i richiami alla scena di Tampa, infatti, e nel complesso si è trattato di un buono show, anche se l’originalità delle canzoni non è certo ai massimi livelli. Ma qui non si punta sulla novità, quanto sullo stordire i presenti e sull’andare dritti al punto. Sceso dal palco, il quintetto può dirsi soddisfatto per aver dato vita ad uno show che rispecchia esattamente la propria essenza brutale.
Vera sorpresa del festival, questo quartetto con voce femminile è fautore di un hard rock a tinte heavy di grande impatto, si impone come mosca bianca nel bill del Mozzate Metal Drone. La voce di Michela Di Mauro la fa da padrona e, insieme all’estro chitarristico di Gabriele Ghezzi, danno vita ad uno show estremamente intenso. Infatti, oltre al genere musicale decisamente diverso rispetto a quello degli altri gruppi, i Chains & Visions si distinguono anche per l’attitudine più votata al divertimento, piuttosto che all’impatto. D’altronde la “regola” vuole che, se una band si diverte, il pubblico faccia lo stesso e, in questo, il quartetto non si fa certo pregare. A conclusione della loro performance resta la sensazione che questi quattro ragazzi possano trovare un loro spazio nel panorama musicale grazie proprio all’energia che sprigionano e che, a conti fatti, risulta essere maggiore di quella di moltissime altre band votate a generi più estremi.
Gli Holy Shire sono un gruppo lombardo che porta il proprio metal sinfonico contaminato di folk nel bill del festival. La prima cosa che si nota è il numero dei membri della formazione: ben otto gli occupanti del palco, compresa una corista e un flautista. Ovviamente il tutto aumenta la pomposità della musica della band, la quale porta una scaletta che mette in primo piano la cantante Erika, frontwoman dotata di carisma e che calca le assi con molta sicurezza e altrettanta confidenza. Ottimi per aumentare il range della proposta musicale del festival, ma forse poco apprezzati dal pubblico per essere un po’ complessi digerire dal vivo. Se termini di paragone si possono fare, si potrebbe pensare ad una versione embrionale dei Therion con un incedere talvolta più folk. Bravi nel costruire il loro show, ma il contesto non ha purtroppo dato loro ragione. Da rivedere in una cornice differente.
Arriva l’ora di uno dei gruppi più seguiti della giornata: complice il fatto che “giochino in casa”, i Chaos Plague sono tra i più attesi di questo Mozzate Metal Drone. Fautori di un death metal molto progressivo e ricco di cambi di tempo e atmosfera (sulla scia di Atheist e Pestilence del periodo di Spheres), i cinque vengono però penalizzati da un inconveniente di percorso: a metà della loro scaletta il chitarrista Davide si ritrova con un dito sanguinante e il set viene interrotto. Solo 3 brani, quindi, per una ventina di minuti comunque intensi: intrecci tra chitarre e basso, voci pulite e cantato growl/scream per un fondersi di influenze molto ampio. Difficile seguirli a dovere dal vivo, vista la complessità media dei pezzi, ma comunque l’impressione è quella di avere di fronte una band affiatata, rodata e con le idee chiare su quello che vuole, cioè annichilire con classe e ricerca armonica. Promossi a pieni voti.
Più tipicamente heavy, gli Hidden Memories fanno la loro comparsa sulle assi del palco di Mozzate per portare la grinta maiden-iana che ancora non era scaturita a dovere da nessuna delle band. Purtroppo poco apprezzati dal pubblico, i Nostri ce la mettono davvero tutta e il risultato, seppur derivativo, dà loro ragione. L’influenza principale dei brani, come si diceva, è piuttosto evidente, ma comunque il tutto riesce a fluire in un discorso musicale più che buono, soprattutto grazie al cantato di Filippo Raganti. Nel complesso si tratta di un gruppo che rimane ancorato al passato, ma con buone possibilità di far bene in futuro. Purtroppo il pubblico non è troppo dalla parte dei Nostri, i quali non vengono seguiti a dovere, ma lasciano in ogni caso un buon ricordo di sé.
In quasi chiusura del festival troviamo la formazione che porta il nome di Humangled. Death metaller influenzati dalla vecchia guardia, i ragazzi oggi hanno in formazione Fab Eleven al posto di A. Goreds, ma tutto ciò non ha minimamente inficiato il loro show. Brutale, nichilista e di grande impatto, il death metal degli Humangled si sparge sul pubblico del festival senza fare prigionieri, anche se, va detto, purtroppo non è così vario da poter spiccare su tante altre band che popolano il panorama musicale. Un’ottima tenuta del palco, comunque, regala alla performance il giusto contorno per far segnare ben più di un punto a favore della formazione. Nella cornice del Mozzate Metal Drone, i Nostri fanno la loro figura e possono ritenersi ben più che soddisfatti di quanto fatto.
Una puntata nel metalcore fa sì che l’età media dei presenti si abbassi non poco. Gli Arms Like Anchors esprimono sé stessi attraverso una proposta figlia del secondo decennio di questo nuovo millennio, con numi tutelari che vanno dai violenti Unearth fino ai più morbidi Atreyu. Applauditi dal pubblico, i cinque utilizzano la propria forza d’impatto e brani studiati per essere catchy e potenti al contempo, con il consueto alternarsi di breakdown e ritornelli melodici. Per un genere come il loro, gli Arms Like Anchors devono avere doti di ottimi intrattenitori e, fortunatamente, non manca loro nulla di ciò che si possa richiedere a personaggi che hanno girato numerosi palchi in giro per la penisola. Band di buon impatto.
Gli headliner della serata si presentano sul palco forti di una formazione completamente rinnovata e propongono in anteprima No Reason, un brano del loro prossimo album. In una scaletta che pesca dall’ormai ventennale carriera della band, il pubblico si vede sparare addosso anche una riuscita cover di Rebel Yell (di Billy Idol la famosa originale). Concerto riuscitissimo, quello del combo milanese, che a Mozzate riesce ad attirare un discreto pubblico e si scaglia contro il concomitante appuntamento che, a pochi chilometri di distanza, vede coinvolti gli Iron Maiden. Suoni puliti, impatto e intransigenza ai massimi livelli hanno permesso ai cinque di vincere la propria sfida e di portare più di una persona presente dalla propria parte. L’efficacia dei live dei Node è indiscutibile e il Mozzate Metal Drone è stata solo l’ennesima occasione da parte della band guidata dall’irriducibile Gary di ribadire tale concetto, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno.