Live Report: Nashville Pussy e Supersuckers a Pinarella di Cervia (RA)

Di Fabio Vellata - 2 Aprile 2009 - 16:55
Live Report: Nashville Pussy e Supersuckers a Pinarella di Cervia (RA)

Reportage a cura di Michele Carli

La schiera di amplificatori Orange è già li ad attendere quando, dopo tre ore di viaggio, arriviamo al Rock Planet di Pinarella di Cervia. Il programma della serata si preannuncia gustoso: Nashville Pussy e Supersuckers assieme in Italia con un bel carico di grezzo, sporco rock’n’roll..



Giusto il tempo di dare uno sguardo al locale e portarci in prima fila che i Supersuckers entrano in scena, pronti a dar fuoco alle polveri. Dopo poche canzoni il pubblico è già entusiasta, e un paio di colpi ben assestati come ”Bad bad bad” e ”Rock’n’roll Records” avviano un pogo che rimarrà costante durante tutto il concerto. Le canzoni scelte per la setlist della serata sono prese da tutta la discografia, compreso ovviamente anche il nuovo ”Get it Together”. Le tracce di quest’ultimo album guadagnano nettamente punti dal vivo e, infatti, ”Paid e Anything Else”, tra le altre, fanno la loro porca figura senza sfigurare di fronte ai vecchi classici. I quattro di Tucson proseguono la serata dando uno spettacolo continuo: Eddie Spaghetti è un frontman di razza, e Rontrose Heathman che si mette addirittura a fare un assolo con una bottiglia di birra al posto dello slide è da ammirare e basta.



(Fonte:www.babak.ca)

Il resto della serata prosegue con canzoni come ”Rock Your Ass” e ”The Evil Powers Of Rock’n’Roll”, passando per quel tributo ai Motorhead chiamato ”Goodbye” che farà toccare l’apice del pogo al pubblico presente. Non mancano i grandi classici come ”Hot Rod Rally”, la bellissima ”Born With A Tail” e la veloce e molto apprezzata ”Creepy Jackalope Eye”, suonata all’inizio in una versione lenta e quasi irriconoscibile che poi è letteralmente esplosa nel classico inno trascinante a metà canzone. La chiusura è affidata a ”Pretty Fucked Up” e alla rozza ”I Want The Drugs”. Due tracce che mettono la parola fine ad un concerto praticamente perfetto, con suoni ottimi e tanto, tanto rock’n’roll della migliore qualità. Un vero peccato che i Supersuckers, almeno in Italia, non godano della fama che meritano.



Dopo un cambio di batteria e amplificazione e un breve soundcheck salgono sul palco le passere di Nashville guidate da quell’uomo bellissimo di Blaine Cartwright, e la cowbell di Jeremy Thompson da il via alla nuova, bellissima ”Speed Machine”. L’atmosfera, già calda, diventa incandescente e il pubblico si pressa contro il basso palco mentre i nostri continuano imperterriti a snocciolare canzoni come ”Piece of Ass”, ”High as Hell” e ”Good night for” a ”Heart Attack”.
Purtroppo i Nashville Pussy non sembrano essere nel pieno delle loro forze, anche se possiamo dire a loro difesa che il povero Blaine ha subìto, durante tutto il concerto, continui colpi e strattoni al microfono (colpi che arriveranno anche a staccarlo del tutto dall’impianto) e alle casse spia da parte di qualche personaggio presente nelle prime file. Ciò ha irritato visibilmente il panzuto frontman ma fortunatamente non ha impedito la prosecuzione del concerto. Tra un “drink whisky and have fun!”, qualche risata e un paio di cori inneggianti al rock’n’roll la setlist di primissimo livello è proseguita con perle come la lenta ”Hate and Whisky”, la spaccaossa ”Struttin’ Cock” e le nuove ”Drunk Driving Man” e ”I’m So High”; tutto mentre Ruyter Suys saltava in lungo e in largo sul palco facendo headbanging e dando abbastanza spettacolo da sopperire abbondantemente alla staticità della bassista Karen Cuda.



(Fonte:www.musicclub.it)

La cover di Ike & Tina Turner, ”Nutbush City Limits” e quell’inno da stadio cadenzato che risponde al nome di ”Rock’n’roll Outlaw” precedono di poco le classiche ”Go Motherfucker Go” e ”You’re Goin’ Down” dell’inossidabile ”Let Them Eat Pussy”, poste in chiusura di questa prestazione tra alti e bassi.

Complici anche i suoni più confusi e impastati rispetto a quelli dei Supersuckers, a concerto finito rimane l’amaro in bocca per non aver potuto vedere quella bestia da festa chiamata Nashville Pussy a pieno regime.
Nonostante tutto, entrambi i gruppi hanno ripagato abbondantemente il prezzo del biglietto e sono sicuro di non essere stato l’unico a tornare a casa dolorante ma felice. Come direbbero i Supersuckers: “We’ve got the bruises to prove it!”

Michele Carli