Live Report: Necrophagist + Misery Index + Origin
Report a cura di Nicola “Nik76” Furlan
Giovedì 22 febbraio 2007, New Age (Roncade – Treviso): Necrophagist – Misery
Index – Origin – Burning Skies
Notte estrema in quel di Roncade questo giovedì 22 febbraio 2007. Non tanto
pubblico, ma c’è da dire che mai come questa volta può valere il detto
“pochi ma buoni”. Dalle prime scintille del deathcore proposto dagli special
guest Burning Skies fino alla asettica e perfetta prestazione esecutiva
della band di Muhammed Suiçmez, è un continuo crescendo di confermate
aspettative e feedback compiaciuti. La lunga serata ha inizio.
BURNING SKIES
Spetta alla band di Bristol aprire headbanging ed agitazioni adrenaliniche.
Poco tempo a disposizione, ma speso bene senza dubbio alcuno. La proposta
degli anglosassoni tiene costantemente alta la deflagrazione alimentando
energia soprattutto grazie alle proposte dell’ultimo “Desolation”, uscito di
recente sotto Lifeforce Records. I comparti ritmici di chiara matrice Hard
Core americana si innestano perfettamente alle strutture più death metal
determinando un accattivante gusto di marcio underground inglese di metà anni
novanta. Da rilevare le possenti prestazioni di cantante e bassista. Nel
complesso bravi.
ORIGIN
Avevo davvero moltissima aspettativa per James Lee & Co. dopo aver ascoltato
un po’ di tempo fa “Echoes of Decimation”. La curiosità che mi avevano
indotto fin dai primi ascolti era come potessero mai produrre quella
smisurata proposta di ostici ed articolatissimi riff senza inciampare mai.
Qualcosa si è chiarito.
I ragazzi ci sanno fare dietro gli strumenti ed anche a livello di
interazione con il pubblico non sono da meno.
Un maremoto di correnti musicali che vanno dal brutal al grind core più
finemente curato. Mike Flores è un bassita di qualità assoluta, vedere per
credere. John J. Longstreth (ex The Red Chord) è una macchina di chirurgica
precisione dietro le pelli. Il resto viaggia su livelli più che discreti, ma
nel complesso comunque il risultato non convince appieno. I continui cambi
di tempo, gli arrangiamenti iper tecnici, l’elasticità di un cantato a
volte poco incisivo spesso sono anche i loro dissipatori di potenza.
Tale complessità a livello di studio album è di certo godibile, ma in live
l’apprezzamento trova sicuro più appiglio tra gli aficionados, altresì svia
di molto l’attenzione di chi si ritrova ad ascoltarli per la prima volta.
Live di nicchia, prendere o lasciare.
MISERY INDEX
Jason Netherton va visto. Come consiglio caldamente di cogliere l’occasione
propizia di poter vivere la sinergia espressiva che l’ex Dying Fetus e
compagni esplodono sul palco. Brutal, Grind, Death ed Hard Core stanno in
un rapporto di equilibrio perfetto. Il singer non scade mai sul cavernicolo
growl determinando una sempre incalzante e tagliente violenza sonora. Se a
questo si va ad addizionare una esecuzione impeccabile e varia allora non è
per niente difficile poter affermare quanto sia positiva l’attitudine live
di questa formazione. Personalmente credo che siano arrivati ad un punto
cruciale: le carte sono tutte in regola e se il prossimo disco sarà un
geniale e sfrontato asso nella manica allora la partita con la storia del
brutal potrebbe anche essere giocata a grandissimi livelli. Rimanete in
attesa.
NECROPHAGIST
L’ora è arrivata ho pensato. Finalmente vedrò all’opera questo famigerato
Muhammed Suiçmez che fresco fresco del contratto con Ibanez si appresta a
dimostrare se quello che si sente su disco è davvero opera di mente umana.
Asettico, gelido e chirurgico nella presentazione come nell’esecuzione. Non
da meno, per coerenza, nei saluti finali. Però che razza di esecuzione:
perfezione ed originalità lontana dalle dimensioni della mente umana. Qui
non ci sono dubbi nell’affermare che siamo decisamente su un altro livello.
La band passa in rassegna un sacco di colpi da novanta – considerato
comunque il fatto che entrambi gli album usciti sotto Relapse Records hanno
coordinate stilistiche ricercatissime – Qualche proposta più classica dal
debut album come “Fermented Offal Discharge”, “Extreme Unction” o il
capolavoro brutal per eccellenza “Foul Body Autopsy” si integra alle
performance “Seven”, “Stabwound”, “The Stillborn One”, “Only Ash Remains” e
qualcun’altra che, più per libidinoso stordimento che per altro, non sono
riuscito a cogliere. Inimmaginabili fino alla reale presa visione.
Nicola “nik76” Furlan