Live Report: Orphaned Land @Expo Milano 2015
ORPHANED LAND
10/05/2015 @Expo Milano 2015
Orphaned Land in concerto gratis al padiglione israeliano dell’Esposizione Universale Milano 2015 (o, per gli amici, l’expò): c’è talmente tanta carne al fuoco da non saper da che parte incominciare.
E allora partiamo dall’inizio, dall’annuncio con il quale la band originaria di Petah Tikva – fresca reduce da due date italiane di spalla ai Blind Guardian – ha invitato tutti i visitatori presenti alla manifestazione nelle giornate di sabato e domenica 9 e 10 maggio ad assistere a due show serali gratuiti. Una bella idea, un evento nell’evento e per di più a prezzo modico; una di quelle occasioni a cui qualsiasi amante della buona musica – prima ancora qualsiasi metallaro – residente nel raggio di 50-70 km dal luogo dell’evento non doveva mancare. Persino chi – come il sottoscritto – gli OL li conosce(va) più di nome che di fatto ma che, sospinto dalla curiosità (e dai pareri entusiastici di amici fortunatamente insistenti), alla fine si è semplicemente detto «Perché no?».
Se il casus belli, nella presente situazione, è stata la chiamata del Metallo è altrettanto innegabile che la curiosità nei confronti dell’evento Expo abbia comunque giocato il proprio ruolo. Complici l’entrata serale a soli cinque euro e le due ore spese tra concerto e fotografiei, il tempo per visitare le varie “attrazioni” è stato poco; eppure, al netto di qualche opera non ancora ultimata e dell’interminabile serie di scandali e polemiche che ne hanno segnato il cammino negli ultimi tempi, va detto che questa Expo 2015 regala oggi un colpo d’occhio non di tutti i giorni. Infatti, da qualsiasi parte si acceda, la successione dei vari padiglioni – salvo pochissime eccezioni – fa la propria figura tra architetture decisamente fantasiose e qualche richiamo “esotico”, decretando quantomeno la riuscita visiva di un evento sulla cui reale utilità economica e sociale lasceremo dibattere i posteri.
Terminato il mini-tour dei padiglioni principali – con incluso l’immancabile passaggio allo stand della birra belga – il buio si avvicina e con esso giunge l’ora degli Orphaned Land. Kobi Farhi e il resto della truppa salgono sul palchetto allestito di fronte al gigantesco (e decisamente spettacolare) padiglione d’Israele e dopo una breve presentazione iniziano a dar fuoco alle polveri con l’impareggiabile cornice del crepuscolo.
Pur con qualche – scusabilissimo – problema di suoni nei primissimi momenti dell’esibizione, gli Orphaned Land appaiono decisamente in palla e sin da subito in grado di attirare l’attenzione di molti dei passanti per il Decumano. Kobi sfoggia tutto il proprio charme da santone stregando i presenti al ritmo di danze in tunica e piedi scalzi sulle favolose note di brani vecchi e nuovi, ma il resto della band non è certo da meno. Dalle granitiche chitarre di Idan Amsalem e Chen Balbus, passando per la tostissima batteria di Matan Shmuely e l’elegante groove del basso di Uri Zelcha, è tutto un tripudio di metallo progressivo di grandissimo impatto sonoro ed emotivo.
Pezzi come le nuove “All Is One” e “Brother” (favolosa!) si alternano, durante l’ora e mezza prevista per il set, a decise virate verso il sound più oscuro e death-oriented degli esordi, condite da accenni di growl. Rilevante e giustamente apprezzatissimo lo spazio riservato alle tipiche digressioni di matrice mediorientale (da sempre il pezzo forte degli israeliani) da parte dei cinque musicisti, davvero bravi, preparati e coinvolgenti, nonché molto disponibili per le foto di rito a fine concerto.
Come avrete intuito, complice una serie di allineamenti astrali favorevoli, la serata è stata una di quelle che i presenti ricorderanno con grande piacere. Un vero peccato, al contrario, dover constatare ancora una volta la scarsissima partecipazione agli eventi live da parte dell’uditorio metallico tricolore, sempre pronto a stracciarsi le vesti indignato di fronte ai più svariati nemici invisibili che starebbero uccidendo la scena eppure realmente determinato ad alzare il proverbiale culo dalla sedia soltanto per vedere i soliti Maiden e Metallica per la sesta o settima volta.
Live Report e opinioni a cura di Stefano Burini