Live Report: Paganfest 2011 a Bologna

Di Angelo D'Acunto - 5 Aprile 2011 - 15:57
Live Report: Paganfest 2011 a Bologna

Bagno di folla per l’unica data in suolo italiano del Paganfest 2011, sicuramente uno degli eventi più attesi dell’anno in corso, che ha radunato in quel di Bologna alcuni dei nomi più importanti della scena pagan/folk metal internazionale e che ha offerto ai presenti uno spettacolo oltremodo intenso, divertente e prodigo di emozioni. Per l’occasione, sul palco dell’Estragon si sono alternati veri e propri pezzi da novanta del calibro di Unleashed, Moonsorrow e Korpiklaani, assieme a nuove leve quali Varg, Arafel e Kivimetsän Druidi.

Problemi di traffico ci costringono ad arrivare con un certo ritardo al locale bolognese, impedendoci di assistere per intero alla performance del gruppo d’apertura, i Kivimetsän Druidi. Del gruppo finlandese riusciamo comunque a seguire una manciata di pezzi prima della conclusione dello spettacolo: abbastanza per permetterci di giudicare la qualità della loro proposta musicale, che nel complesso appare un po’ troppo derivativa, davvero poco incisiva, e penalizzata in questa occasione da suoni settati in maniera piuttosto approssimativa.

Report a cura di Lorenzo Bacega e Angelo D’Acunto
Foto a cura di Angelo D’Acunto

Arafel

Ore 18:55 circa: con qualche minuto d’anticipo sulla tabella di marcia, si spengono le luci e ha inizio lo show degli Arafel. Al cospetto di un pubblico già piuttosto numeroso assiepato lungo le primissime file dell’Estragon, il quintetto di Tel Aviv, reduce dalla pubblicazione del terzo full length della carriera – intitolato For Battles Once Fought, rilasciato lo scorso gennaio tramite Noise Art Records –, si rende protagonista nella mezz’oretta a propria disposizione di una prova tutt’altro che memorabile, tutto sommato valida per quanto riguarda la presenza scenica, ma pesantemente condizionata da una resa sonora purtroppo non all’altezza della situazione: nonostante la buona volontà, lo spettacolo messo in piedi dalla band israeliana viene infatti irrimediabilmente rovinato da suoni bilanciati decisamente male, nel complesso un po’ troppo impastati, che lasciano maggiore spazio alla voce e alla sezione ritmica, a scapito della chitarra e del violino – letteralmente persi in un vero e proprio maelstrom indefinito. Malgrado queste gravi imperfezioni, buona parte dei presenti dimostra di apprezzare ugualmente l’esibizione del gruppo israeliano, lanciandosi in continue ovazioni e reagendo a dovere agli attacchi frontali del frontman Helge Stang e della bella Nasha Nokturna.

Lorenzo Bacega

 

 

 

 

Varg

Discorso completamente diverso per quanto riguarda invece i Varg. Tornati a calcare il palco dell’Estragon a dodici mesi esatti dall’ultima (poco convincente, a onor del vero) apparizione sul suolo bolognese, i lupi di Coburgo offrono in pasto ai presenti uno spettacolo assolutamente compatto ed esaltante, privo di particolari sbavature sotto il profilo esecutivo (grazie anche a dei suoni finalmente puliti e complessivamente ben bilanciati) e allo stesso tempo piuttosto coinvolgente per ciò che concerne la presenza scenica. La scaletta proposta nei quaranta minuti circa a disposizione pesca in maniera abbastanza omogenea da tutta la discografia del gruppo teutonico, mantenendo un occhio di riguardo verso l’ultimo nato Wolfskult (pubblicato a inizio marzo tramite Noise Art Records), dal quale vengono riproposti brani del calibro della title-track, di Wir Sind die Wolfe e di Schwerzeit, ma senza tuttavia tralasciare la produzione più classica, in questa occasione rappresentata da una rocciosa Blutaar, dalla vivace Viel Feind Viel Vehr, oppure dalla tirata Wolfszeit. Uno spettacolo pienamente riuscito quindi quello messo in piedi dai tedeschi Varg, che in questo modo si riscattano dalla prestazione oltremodo deludente offerta un anno fa in occasione della scorsa edizione del Paganfest. Promossi senza riserve.

Lorenzo Bacega

 

 

 

 

Moonsorrow

Dopo un’attesa a dir poco estenuante, a causa di un’intro che sembra non finire più, salgono sul palco dell’Estragon i Moonsorrow. I finlandesi, attesissimi tra l’altro, si presentano con l’aggiunta di Janne Perttilä alla seconda chitarra, il quale sostituisce un Henri Sorvali che, a quanto pare, preferisce starsene tranquillamente in panciolle a casa, lasciando ai restanti componenti del gruppo il compito di sobbarcarsi le fatiche dei vari tour. Poco male comunque, i cinque di Helsinki, al contrario delle varie voci che descrivono i loro show come “poco degni di nota” (per usare un eufemismo), offrono ai presenti uno spettacolo a dir poco entusiasmante e carico d’energia.
Dopo la (seconda) intro Hävitetty, la band parte con le note di una Ukkosenjumalan Poika (dal primo Suden Uni) che soffre un po’ troppo un settaggio dei suoni maldestro, ma che comunque, dal punto di vista esecutivo, rasenta la perfezione. Suoni che tornano su livelli ottimali già con la successiva Muinaiset (dall’ultimo Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa), e che rimarranno tali per tutta la durata del concerto. Show rappresentato da pochi (e impercettibili) cali di tensione, che continua ad incantare letteralmente i presenti sulle note di Kivenkantaja e Sankaritarina, per poi concludersi degnamente con Kuolleiden Maa (secondo pezzo tratto dall’ultimo disco). In ogni caso, se da una parte, come già detto, i finlandesi ci regalano uno show entusiasmante e privo di sbavature evidenti (esclusa la voce di Ville Sorvali in netto calo sul finale), d’altro canto la durata (poco più di 50 minuti) appare fin troppo esigua, soprattutto per un gruppo di questo calibro.
A noi rimane soprattutto la speranza di rivederli presto da queste parti, magari con un meritatissimo show da headliner.

Angelo D’Acunto

 

 

 

 

Unleashed

A parere di chi scrive gli Unleashed rappresentano una garanzia assoluta, più in sede live che su disco (l’esatto opposto di molti gruppi, in pratica). Anche in questa occasione, e quasi con una certa naturalezza, il combo di Kungsängen non fa prigionieri, dispensando un’ora abbondante di pregiato death metal svedese, infarcito ovviamente da testi viking (altrimenti qui al Paganfest ci starebbero come i cavoli a merenda).
Si parte con una Courage Today, Victory Tomorrow! (dall’ultimo As Yggdrasil Trembles) capace di stendere anche un toro, e si prosegue con una setlist orientata soprattutto verso le ultime release della band. Scaletta anche piuttosto varia (in altri termini, ovviamente) e che ha come scopo primario quello di non stancare nel giro di dieci minuti, con brani più veloci e diretti che si alternano ad altri pezzi ritmicamente più “moderati”. Johnny Hedlund e soci, dal canto loro, proseguono lo show con compattezza e precisione tali da fare invidia a qualunque altra band in attività, centrando in pieno il bersaglio con l’esecuzione a dir poco magistrale di pezzi del calibro delle più recenti This Is Our Wold Now e This Time We Fight, o anche un vecchio cavallo di battaglia come Into Glory Ride.
Ennesima conferma, quindi, da parte di quella che può essere tranquillamente definita come una delle migliori live band attualmente in circolazione.

Angelo D’Acunto

 

 

 

 

Korpiklaani

A prescindere dal fatto che si apprezzi o meno la loro proposta musicale, una cosa è sicura: i Korpiklaani, dal vivo, ci sanno fare eccome. Accolto in maniera assolutamente calorosa da parte del numeroso pubblico bolognese, il sestetto finlandese, reduce dalla pubblicazione del settimo full length della carriera – intitolato Ukon Wacka, dato alle stampe lo scorso febbraio tramite Nuclear Blast –, si destreggia sul palco dell’Estragon in maniera ottimale, dando origine a una prova oltremodo solida e convincente su tutta la linea. I presenti, dal canto loro, dimostrano di gradire particolarmente la performance messa in atto dalla band finnica, lanciandosi in una lunga serie di apprezzamenti e di ovazioni di sorta – tra cui un insolito trenino, costituito da una trentina circa di elementi, che prende il via durante l’opener Päät pois tai Hirteen – e cantando a squarciagola tutti i cori. Poco bilanciata la setlist della serata, prevalentemente orientata verso la produzione più recente del gruppo, nella quale trovano spazio brani del calibro di Ukon Wacka, Tequila, Koivu Ja Tähti, Vaarinpolkka, Tuoppi Oltta e della cover di Iron Fist dei Motorhead (direttamente dall’ultimo, già citato, full length del gruppo), oppure di Juodaan Viinaa, Mettänpeiton Valtiaalle e Vodka (provenienti invece dal penultimo Karkelo, 2009). Non viene tralasciato comunque il passato, con un paio di estratti da Voice of Wilderness (rappresentato dall’accoppiata Cottages and Saunas/Journey Man) oppure la immancabile Wooden Pints (tratta dall’album di debutto Spirit of the Forest, 2003), brano che vede la partecipazione speciale di Ville Sorvali dei Moonsorrow al microfono. Chiusura affidata a un’acclamatissima Beer Beer e a una breve cover di Paranoid dei Black Sabbath, che mettono la parola fine a un concerto nel complesso energico, piacevole ed estremamente divertente.

Lorenzo Bacega