Live Report – Paul Gilbert a Trieste e Roma
Paul Gilbert @ Teatro Miela Trieste 06-04-2013
Report a cura di Filippo Blasetti
Foto a cura di Daniele Peluso
Quando venni a sapere che Paul Gilbert – chitarrista di fama internazionale tra quelli che mi spinsero ormai 15 anni fa a prendere in mano una chitarra e darci sotto come un dannato – avrebbe suonato nella mia città, ero in fibrillazione. Così, arrivato il gran giorno, mi sono presentato all’evento in largo anticipo. La curiosità era tanta, anche per verificare quanti tra i tantissimi musicisti triestini come me, avrebbero risposto all’appello di un maestro di tanta fama. Ed in effetti, già una buona ora prima dell’inizio del concerto, il teatro Miela pullulava di un gran numero di persone d’ogni età.
Grazie ai ragazzi di Trieste is Rock, ed in particolare a Giovanni Barbo, siamo riusciti a ricavare uno spazio per un’intervista esclusiva, che si è rivelata essere una delle migliori esperienze in ambito musicale che io abbia mai avuto l’occasione di vivere. Dopo aver tastato con mano l’entusiasmo di Gilbert ed una rapida stretta di mano con Thomas Lang, mi dirigo in sala ad assistere all’esibizione di Alessandro Giorgiutti – in arte Abba Zabba – per l’occasione in versione acustica. Una prova maiuscola quella del giovane artista triestino che, anche se un po’ fuori contesto, è stato capace di tenere alta l’attenzione del numeroso pubblico presente in sala. La tensione sale in modo direttamente proporzionale all’afflusso di persone nel teatro, che per l’occasione è stato spogliato delle prime file, giustamente messe a disposizione di un’audience che non avrebbe apprezzato lo stare seduto davanti ad una performance di questo livello. La sala è piena e muoversi è difficile: mi posiziono vicino alla postazione del fonico e le luci si abbassano.
La band parte subito spedita, ma salta alle orecchie un settaggio non perfetto della batteria di Lang, della quale i Tom e i Timpani si sentono veramente poco, problema che perdurerà fino a tre quarti serata, quando lo stesso Lang stupirà tutti con 8 minuti di assolo di batteria assolutamente stupefacente, per tecnica, esecuzione ed interazione col pubblico. Un alieno. Dopo le prime due canzoni si capisce che qualcuno deve aver sbagliato qualcosa nell’impostare il palco perché si cominciano a vedere i tecnici abbastanza in apprensione controllare prima ai lati (cercando di non farsi notare troppo), per poi cominciare ad intervenire freneticamente in piena scena, fino a quando lo stesso Gilbert, approfittando di uno stacco particolare di una canzone, ferma tutti, facendo emergere un ronzio clamorosamente fastidioso probabilmente proveniente dai SubWoofer di sala. Dopo un paio di tentativi di ripartire ed il ronzio evidentemente presente anche nelle vistose cuffie dei musicisti, il problema sembra finalmente risolversi nella soddisfazione generale, così senza perdersi d’animo il pezzo viene concluso e collegato quasi immediatamente con la storica “Scarified” dei tempi dei Racer X, eseguita ovviamente in maniera magistrale tanto da infiammare il pubblico e far dimenticare ogni difficoltà.
Il concerto procede alla grande ed i compagni di battaglia di Gilbert, Thomas Lang alla batteria, Kelly LeMieux al basso ed Emi Gilbert, moglie di Paul, alle tastiere, danno sfoggio delle loro abilità assistendo Paul nel migliore dei modi con il giusto trasporto: l’impressione di una grande alchimia tra i membri del gruppo è palpabile. Le canzoni non sono etichettabili, viste le infinite influenze di Paul e le sonorità spaziano assolutamente dal blues al metal, al Jazz fino al Pop più semplice, passando per cover dei Led Zeppelin reinterpretate in maniera stupefacente. La cosa che più sorprende è come Paul Gilbert riesca a riempire l’aria con le sue note senza mai essere noioso o ripetitivo, come sia a suo agio sul palco e su come faccia capire a tutti che si sta divertendo da matti a fare quello che fa, e come lui, tutti gli altri.
Dopo il già citato assolo di Lang, si apre un tris di brani caratterizzati da un insieme di botta e risposta tra tutti i musicisti, ma soprattutto tra Paul ed Emi, la quale si merita le ovazioni di tutto il teatro rispondendo a tono alle provocazioni chitarristico-virtuose del marito con le sue tastiere, oltre che per il suo gradevole aspetto. Dopodiché, a sorpresa, Paul cede la chitarra al bassista Kelly, che a sua volta cede il basso a Lang, che chiude il cerchio consegnando le bacchette a Paul, mentre Emi esce dalla sua postazione e prende di prepotenza il microfono lasciando presagire che sta per succedere qualcosa da ricordare.Così è, e Paul attacca con un ritmo semplice, che può arrivare da un solo gruppo, e come Kelly comincia a muoversi come un vero tarantolato, tutto diventa chiaro.
Le note di Sin City degli AC/DC riempiono il teatro e tutti gli astanti si infiammano più di quanto già fossero. DeMieux è indiavolato e sembra veramente una copia sputata di Angus Young, Emi alla voce ci da dentro da vera frontman e così Lang, che al basso è assolutamente a suo agio. Paul dimostra di sapersela cavare discretamente anche dietro le pelli, ma soprattutto che è uno che con la musica si diverte davvero, deliziando al contempo anche chi lo sta a guardare. Da segnalare verso fine esibizione, un piccolo “scatto d’ira” di Gilbert, che al termine di una canzone con il classico assolo mozzafiato, strappa il cellulare dalle mani di un astante della prima fila e lo scaglia dietro le quinte visibilmente irritato, salvo scusarsi poi alla fine della canzone successiva, dichiarando che non riesce a sopportare chi ad un concerto, in prima fila, sta li a spiattellargli in faccia un telefonino.
A fine serata il telefono è stato restituito integro, ma da quell’istante in poi, in sala non si è vista più nemmeno l’ombra di un cellulare. E così dopo quasi due ore di musica pressoché ininterrotta, arriva la conclusione della serata, con un grandissimo applauso assolutamente meritato a questo quartetto di alieni, dalla tecnica ineccepibile ma soprattutto dal grande trasporto, che hanno regalato al Teatro Miela di Trieste una serata indimenticabile.
Ringraziando ancora l’associazione locale Trieste is Rock per aver organizzato la serata e per aver reso possibile l’intervista, ancora emozionato per aver avuto questa possibilità, vi lascio con l’esortazione ad andare a vedere il video del nostro incontro con Paul Gilbert, registrato a pochi minuti dall’inizio della strabiliante performance.
Per la musica e per tutti voi, è stato un piacere immenso.
Paul Gilbert @ Orion 08-04-2013
Report a cura di Damiano Fiamin
Foto a cura di Francesco Sorricaro
Una cosa è certa: è un’ottima annata per i concerti capitolini. Dopo anni di qualità altalenante, finalmente Roma ritrova una programmazione di tutto rispetto. Da qui all’estate, infatti, saranno molti i nomi di peso che si esibiranno sui palchi dell’Urbe.
Questa volta, tocca a Paul Gilbert, storico chitarrista dei Mr. Big e dei Racer X, famoso per la sua verve componitiva, la sua ironia e la sua capacità tecnica, divulgata attraverso decine di video e corsi didattici. Un appuntamento ghiotto che pochi maniaci della chitarra potevano lasciarsi sfuggire; peccato, però, che il contesto non fosse particolarmente felice. Non mi riferisco certo al locale; pur essendo ubicato poco fuori dal Grande Raccordo Anulare, infatti, ritengo l’Orion una delle migliori location concertistiche della Capitale, sia per acustica che per visibilità del palco. No, quando parlo di circostanze sfavorevoli penso piuttosto al giorno della settimana in cui si è tenuto lo show, un lunedì, alla concomitanza con il derby cittadino e allo sciopero notturno degli autobus. Tre fattori che, di certo, hanno limitato l’afflusso di pubblico, lasciando la sala mezza vuota. Pochi ma buoni, comunque, almeno a giudicare dallo scambio di energia avvenuto tra musicisti e astanti.
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di far capire a chi non era presente cosa è successo durante le oltre due ore di esibizione del chitarrista statunitense e del suo gruppo. Dopo una mezzora accademica di ritardo, finalmente Gilbert e compagni emergono dal back-stage; per farsi perdonare, attaccano subito con una selezione di pezzi tiratissima, attingendo sia al vasto repertorio del musicista, con un ovvio occhio di riguardo al recente Vibrato, sia a quello di alcuni suoi illustri colleghi. Ovviamente, non stiamo parlando di semplici cover, ma di citazioni e reinterpretazioni ad hoc, brani che vengono presi, scomposti, filtrati e rielaborati dal chitarrista secondo la sensibilità sua e dei suoi compari di band.
Una nota a favore dei tre compagni di ventura: molto spesso, i gruppi solisti di shredder come Gilbert sono un mero contorno al virtuosismo dell’attore principale, dei comprimari che servono a dare più colore all’esibizione ma che, volenti o nolenti, devono accontentarsi di stare lontani dai riflettori. Non è questo il caso, però. Oltre a dimostrare una notevole capacità tecnica, i tre non si lasciano schiacciare dall’ingombrante frontman e riescono a dar vita a un’esibizione davvero intrigante e divertente.
Divertente, ecco qual è l’aggettivo che, a mio avviso, descrive al meglio la performance del gruppo del chitarrista di Carbondale: sul palco, infatti, sono saliti quattro professionisti, determinati a far passare una bella serata al proprio pubblico e che, nel contempo, sono riusciti a trarre il massimo diletto anche per loro stessi. Una bella differenza rispetto a quei, purtroppo numerosi, artisti che trattano i propri fan con sufficienza e che sembrano suonare come se la loro fosse una gentile concessione nei loro confronti. I nostri, invece, non hanno mai perso l’occasione per alleggerire i toni, alternando i brani con ironiche battute e stemperando l’atmosfera con scenette e piccoli divertissement, con Paul stesso nella parte dell’istrionico mattatore; un esempio su tutti, il rimescolamento di carte dovuto allo scambio di strumenti tra i componenti del gruppo, con conseguente esibizione della formazione “parallela” della band.
In oltre centoventi minuti, le canzoni sono state davvero tante: una selezione che, spaziando dal rock al blues, passando per il jazz e la fusion, ha di certo accontentato tutti i palati. Peccato che i settaggi acustici non siano sempre stati all’altezza della situazione, Il volume era francamente troppo alto e a farne le spese è stata soprattutto la tastiera che ha percorso tutto lo spettro sonoro percepibile dall’essere umano, dall’infra-udibile al trapano nell’orecchio la domenica mattina. Parte del pubblico, inoltre, è uscito ben prima della fine dello spettacolo, probabilmente a causa dell’ora tarda in cui lo show era iniziato.
Queste sono minuzie, però, se le confrontiamo con il quadro complessivo della serata. Paul Gilbert e la sua band sono riusciti a intrattenerci in maniera intelligente e coinvolgente, con un’esibizione quasi priva di macchie che ha entusiasmato la maggior parte dei presenti. Un gran bel concerto, insomma; anche senza mischie scatenate sotto palco e senza scapocciamenti frenetici, abbiamo ricevuto tutti la nostra sana dose di adrenalina. E non è poco; non dubitiamo che, quando il chitarrista tornerà nella Capitale, troverà di nuovo una bella schiera di fan ad accoglierlo.
Scaletta:
Enemies (In Jail)
Rain and Thunder and Lightning
Vibrato
Scarified (Racer X)
Go All Night (Pat Travers cover)
Bivalve Blues
Put It on the Char
25 or 6 to 4
Blue Rondo Turk (Dave Brubeck cover)
Atmosphere on the Moon
Drum Solo
Technical Difficulties (Racer X)
The Lemon Song
Man on the Silver Mountain (Rainbow cover)
Still Got The Blues (Gary Moore cover)
Stay With Me (Faces cover)
Sin City (AC/DC cover)
C.O.D
Bitch