Live Report: Pestilence e Wolves In The Throne Room a Lucinico (GO)
INTRODUZIONE
(a cura di Nicola Furlan)
Che succede quando l’attento gestore di un locale coglie al volo tutti i day-off di valide band di passaggio nelle vicinanze? E che succede se questo locale è situato a due passi dal confine con la Slovenia, punto di contatto tra le attività dei promoter dell’Est con quelli dell’Ovest, il cui pubblico metal si dimostra sempre estremamente attivo e partecipe?
Succede che, in questi ultimi mesi, sul palco del Pieffe Factory (www.pieffefactory.it/) di Lucinico (Gorizia) si sono susseguite band del calibro di Cro-Mags, Oceans of Sadness, The Ocean, Discharge, New York Dolls, senza contare la moltitudine di gruppi dediti all’ hardcore piuttosto che al rockabilly o al punk.
Una di queste occasioni si è ripresentata di recente, perchè lo scorso 24 giugno sono saliti sul palco del Pieffe Factory Wolves In The Throne Room e Pestilence. Data la caratura e l’importanza storica del gruppo di punta, considerando anche il carattere intimo ed accogliente del locale, oltre che la squisita e dissetante birra a prezzi davvero popolari, la partecipazione del pubblico non è mancata: locale praticamente pieno per uno dei concerti più interessanti che il triveneto sia stato in grado di proporre in questi ultimi periodi e che per l’occasione ha visto ovviamente nei Pestilence la band più attesa. Acustica eccellente (almeno per gli headliners), fonici attenti e grande interazione band/pubblico hanno dato vita a una serata dieci e lode.
WOLVES IN THE THRONE ROOM
(a cura di Pier Tomasinsig)
Tocca ai Wolves In The Throne Room aprire le proverbiali danze con il loro black metal dai tratti sognanti e fortemente atmosferici. Sono circa le dieci di sera quando il combo statunitense si presenta sull’angusto palco del Pieffe Factory, predisposto per l’occasione in modo da risultare il più intimo e buio possibile, secondo lo stile ormai consueto per le esibizioni live dei nostri: fari completamente spenti e illuminazione affidata unicamente alla tenue luce delle candele, con sporadici sbuffi di fumo a diminuire ulteriormente la visibilità. Il che, se da un lato indubbiamente ha giovato moltissimo all’atmosfera, squisitamente oscura, solenne e introspettiva, dall’altro ha reso veramente arduo il compito di fornire un’adeguata documentazione fotografica dell’evento.
Si parte con un estratto dall’ultimo full-length “Black Cascade”, quella Crystal Ammunition che rappresenta per il sottoscritto probabilmente l’episodio più riuscito dell’album. Sin dalle prime battute si deve purtroppo constatare una resa sonora alquanto insoddisfacente: volumi troppo alti e suoni impastati e distorti, peraltro mal bilanciati, con la chitarra ritmica a coprire tutto il resto, la batteria in sordina e la voce praticamente inudibile. L’altro aspetto, in questo caso positivo, che emerge da subito con evidenza è la capacità del combo di Olympia di creare con poche semplici note un muro di suono al tempo stesso ipnotico e imponente, feroce ed alienante, capace di proiettare l’ascoltatore che voglia porsi con la giusta disposizione d’animo in una dimensione onirica, sofferente e maestosa, prevasa da suggestioni naturalistiche e quasi “spirituali”.
Si prosegue con la lunghissima (quasi venti minuti) suite I Will Lay Down My Bones Among the Rocks and Roots, tratta dal secondo full-length “Two Hunters”, ma a onor del vero il responso del pubblico, pur già numeroso, è nel complesso piuttosto freddo e poco partecipativo, con l’eccezione dei pochi ed entusiasti fan intervenuti appositamente per vedere loro, raggruppati nelle prime due file. L’impressione, del tutto comprensibile, è che la stragrande maggioranza dei presenti sia qui esclusivamente per i Pestilence. Il resto lo fa l’accostamento forzato tra due generi tanto diversi, con la conseguenza che l’esibizione degli statunitensi verrà seguita dalla maggior parte del pubblico con disinteresse e sufficienza. Peccato, perchè al di là dei sopracitati problemi tecnici lo show è stato davvero intenso e coinvolgente.
L’esecuzione, seppur non sempre impeccabile, non mostra significative sbavature risultando nel complesso molto convincente. I nostri mantengono un’atteggiamento sobrio e concentrato, ma al tempo stesso discretamente dinamico, muovendosi e facendo headbanging senza sosta. In verità, per quanto concerne il rapporto col pubblico, la band da l’impressione di trovarsi altrove, persa nel trip black/psichedelico da essa stessa generato; basti pensare al fatto che il frontman Nathan Weaver -socievolissimo ed affabile una volta sceso dal palco- non spiccica una parola per tutta la durata del concerto, comunicando con il pubblico il meno possibile, ed unicamente a gesti.
Il concerto si conclude sulle note della splendida Queen of The Borrowed Light, gradita concessione all’album d’esordio “Diadem Of 12 Stars” e degno sugello di un concerto che, con soli tre pezzi in poco più di quaranta minuti, ha saputo regalare -a coloro che erano interessati a ricevere- emozioni profonde e sensazioni al contempo epiche, drammatiche e sognanti.
Setlist: Crystal Ammunition, I Will Lay Down My Bones Among the Rocks and Roots, Queen Of The Borrowed Light.
PESTILENCE
(a cura di Nicola Furlan)
Decisamente atteso dai più, il combo capitanato dal chitarrista e cantante, nonché storico fondatore, Patrick Mameli si è reso autore di una prestazione eccellente, e non solo dal punto di vista esecutivo. Che ci sapessero fare era infatti noto a tutti, che fossero anche in grado di non fermarsi alla mera bravura nell’esecuzione tecnica è stata una piacevole conferma. Oltre al già citato Mameli il gruppo, che nel corso degli anni ha dato alla luce dischi di elevato spessore qualitativo, si è presentato sul palco con lo storico chitarrista e compagno d’avventura Patrick Uterwijk, con Tony choy, bassista che operò le linee ritmiche su “Testimony of the Ancients” (1991) e con il batterista Peter Wildoer, ai più noto per quanto fatto con i Darkane.
Per l’occasione la band ha ben pensato di rivisitare e riarrangiare i classici del proprio repertorio. Hanno colpito in particolare le rivisitazioni di Mind Reflections, Land Of Tears, Out Of The Body, quest’ultima praticamente irriconoscibile, ma raffinata e riarrangiata con gusto e perizia. Ottimi dal vivo anche i pezzi tratti dall’ultimo e recentissimo studio album “Resurrection Macabre”. Brani che su disco potevano lasciare a molti l’impressione di un approccio alquanto “ruffiano” e da mestieranti dal vivo hanno preso corpo, risultando assai efficaci sopratutto perchè hanno evidenziato le brillanti capacità tecniche del combo olandese.
Si prosegue con classici indiscussi: da Mind Reflections a Lost Souls passando per Prophetic Revelations, fulgidi esempi di quanto fosse evoluta la proposta dei Pestilence in quegli straordinari anni in cui i nostri hanno dato un contributo fondamentale al processo di raffinazione e tecnicizzazione del death metal. Lo show è intermezzato da un solo di batteria alquanto ‘didattico’, quadrato, puramente impostato su sestine e ordinarietà varie, forse più godibili per un addetto ai lavori che per il resto dei fan; esecuzione perfetta, ma forse un po’ priva di anima. Ottimo invece il successivo duetto con Tony Choy, tanto impegnativo quanto apprezzato dai presenti.
Non c’è molto altro da dire, a parte una doverosa menzione per la simpatia e disponibilità dimostrate dai nostri a fine esibizione quando, con gran naturalezza, i quattro si sono portati tra i fan a ricevere complimenti, a firmare booklet, a posare per le classiche foto ricordo… giù il cappello per questa straordinaria band.
Setlist: Devouring Frenzy, Malleus Maleficarum/Antropomorphia, The Process Of Suffocation, Horror Detox, Chronic Infection, The Secrecies Of Horror, Mind Reflections, Hate Suicide, Solo batteria, Solo basso/batteria, Prophetic Revelations, Lost Souls, Land Of Tears, Out Of The Body.
Foto a cura di Viviana “Lilith From Hell” Aresu