Heavy Rock 'n' Roll

Live Report: Pino Scotto + Axeblade @ Ziggy Club, Torino – 30/03/2024

Di Roberto Castellucci - 5 Aprile 2024 - 10:00
Live Report: Pino Scotto + Axeblade @ Ziggy Club, Torino – 30/03/2024

Nella vita c’è sempre una prima volta. Ogni tanto, addirittura, di prime volte se ne vivono due. A cavallo tra marzo e aprile 2024, infatti, ammirerò per la prima volta dal vivo alcuni musicisti che per vari motivi non ho mai avuto modo di incrociare. Il 6 aprile, finalmente, vedrò i Judas Priest esibirsi su di un palco…e questa è una. La ‘seconda prima’ volta, invece, avrà luogo stasera: lo Ziggy di Torino ospita Pino Scotto, istrionico e leggendario personaggio del mondo Hard ‘n’ Heavy tricolore. Cantante degli storici Vanadium, dei Fire Trails, musicista dalla corposa discografia solista, mattatore del programma Database su Rock TV, sfanculatore professionista del programma televisivo Chiambretti Night…può bastare? L’artista ha inoltre collaborato con alcuni dei più noti e amati artisti della musica italiana, dai Club Dogo a Enrico Ruggeri, senza mai perdere un briciolo della sua coerenza e della sua autenticità: basterebbe anche solo questo per rendermi orgoglioso di partecipare a questo evento. Mi fa anche piacere sapere che Pino Scotto verrà introdotto dai defender Axeblade, gruppo Heavy nostrano di recente creazione composto da musicisti provenienti da Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta. Alla voce degli Axeblade troverò una mia vecchia conoscenza: Paola Goitre, che oltre a prestare la sua voce negli Axeblade ricopre il medesimo ruolo tra le fila dei mitici Fil di Ferro. Stasera mi attende un’immersione nella Storia della musica dura tricolore, il che val bene l’ennesima fuga precipitosa da moglie e figlio…ma chi voglio prendere in giro? Altro che fuga: ho chiesto il solito permesso in carta bollata, in triplice copia, con la promessa di portare tutti in campeggio non appena la Primavera inizierà per davvero. La pioggia, infatti, colpisce generosamente la mia macchina per tutto il viaggio verso il capoluogo sabaudo, dando un po’ di tregua ai torinesi subito dopo il mio ingresso allo Ziggy. Mi sembra doveroso riprendermi da quest’ennesima sfacchinata con la prima di una lunga serie di soste davanti agli spillatori di birra….l’accoglienza sonora nel locale, in ogni caso, è sempre ottima. In attesa del concerto i DJ diffondono grandi classici come “Iron Man” dei Black Sabbath, “Teenage Lament ’74” di Alice Cooper, “Black Betty” dei Ram Jam e la gloriosa “Stargazer” dei Rainbow, graditissime dagli astanti più agèe che iniziano ad affollare la sala…tra i quali ovviamente si colloca anche il sottoscritto. Rimango comunque piacevolmente sorpreso dalla presenza di alcuni ragazzi, che per fortuna contribuiscono ad abbassare di qualche anno l’età media in un contesto inevitabilmente tradizionalista. Approfitto del momento per salutare altre vecchie conoscenze, fare due chiacchiere e osservare il logo a dir poco vintage degli Axeblade apparire alle spalle della batteria. Ci siamo quasi…

AXEBLADE

Gli Axeblade sono una realtà piuttosto recente, formatasi nel periodo post-covid, che al momento non ha all’attivo ancora nessuna pubblicazione discografica. La loro scaletta presenta comunque tutti brani originali tranne l’ultimo, una cover di “Evil” dei Mercyful Fate, celeberrimo brano estratto dall’album “Melissa” del 1983. Ho accennato poco fa alle Regioni d’origine dei membri del gruppo, che sembrano voler creare un nuovo triangolo magico: dopo Torino/Praga/Lione per la magia bianca e Torino/Londra/San Francisco per la magia nera, inauguriamo con gli Axeblade il nuovo triplo gemellaggio Piemonte/Valle d’Aosta/Lombardia. Lascio indovinare a voi se questo triangolo magico di nuova concezione sia da intendersi votato alla magia bianca o a quella nera…quando ci sono i Mercyful Fate di mezzo, però, già si sa dove si va a parare! A ben vedere, poi, anche i titoli delle canzoni spingono l’immaginazione verso il tradizionale immaginario sulfureo: “Hellraiser”, “Screaming Demons” e “Nekromantik” lasciano ben pochi dubbi. Il quartetto propone un Heavy Metal classico che più classico non si può, radicato tra gli stilemi statunitensi anni ’80 e la rabbia della NWOBHM. Tanto per capire in quale territorio ci troveremo a bazzicare, basti pensare alle mise del bassista Paolo Pontiggia, ex Ruler, e del chitarrista Il Meggi: il primo mostra una canottiera dei Tokyo Blade mentre il secondo sfoggia una t-shirt dei francesi Sortilège. Sempre in tema di abbigliamento, prima di individuare tutti gli altri membri della band, ho subito riconosciuto il batterista Wallace a prima vista, trattandosi dell’unica persona presente dotata di pantaloncini corti. Tradizione vuole che i batteristi con gli shorts siano quelli che picchiano maggiormente: ebbene sì, anche oggi si conferma la tradizione! Sinceramente, però, tutti e quattro gli Axeblade ci vanno giù pesante: penso, ad esempio, alle sfrenate accelerazioni di una canzone come “Time Cannot Wait“, brano che dovrebbe essere inserito d’ufficio in uno dei mille video sul web dedicati alle ‘try not to headbang challenge’. Il risultato della sfida, almeno nel mio caso, sarebbe scontato: partirei a scapocciare dopo il primo minuto di riproduzione! Non di solo metronomo a 300 BPM vive l’Uomo: ci pensano canzoni come “The Healer” a frenare i bollori. La traccia ha un andamento più cadenzato e si rivela adattissima per far partire un po’ di call and response tra il gruppo e il pubblico. La canzone non è mai stata portata prima di stasera su di un palco: non stupisce il fatto che i quattro Axeblade la presentino al pubblico proprio oggi, in occasione di questa prestigiosa galoppata propedeutica al live di Pino Scotto. “Evil” dei Mercyful Fate viene posta in ultima posizione: gli astanti la riconoscono subito, rendendo superflua ogni presentazione. L’unica anticipazione viene offerta da Paola Goitre, che per prepararsi a riprodurre fedelmente gli acuti del brano sfodera la croce composta di ossa resa famosa dall’immortale King Diamond. Spiace non poter ancora aprire il portafoglio per dimostrare agli Axeblade un apprezzamento più ‘concreto’: speriamo di vedere, nei prossimi mesi, un bel banco del merch ricco di CD e magliette del gruppo! Il materiale musicale c’è ed è di ottima fattura, per cui…avanti col primo disco, forza ragazzi che lo aspettiamo!

SCALETTA

Hellraiser

Screaming Demons

“Ready for War”

Time Cannot Wait

The Healer

Nekromantik

“Nigredo”

“Evil” (Mercyful Fate)

PINO SCOTTO

Pino Scotto e la sua band vengono introdotti dalle celeberrime note di “La Grange” degli ZZ Top. La scelta è piuttosto azzeccata: sia la produzione musicale che le setlist di Pino Scotto mantengono da sempre una rotta sicura che guida i fan verso territori Hard Rock, Blues e Rock‘n’Roll. I primi a salire sul palco dello Ziggy sono i tre musicisti che accompagnano Pino Scotto da qualche tempo: Gianantonio Felice al basso, Luca Mazzucconi alla batteria e il fedelissimo Steve Volta alla chitarra, già presente nella formazione di “Dog Eat Dog”, ultimo album in studio di Pino Scotto. Il concerto di stasera rientra nell’ampia cornice del tour organizzato per promuovere l’ultima fatica di Pino: l’album dal vivo “Live N’ Bad”, pubblicato nel 2023 e a suo tempo recensito su queste pagine. La scaletta di questa sera presenta molte somiglianze con la tracklist del disco e alcune significative sorprese: evidentemente il buon Pino ama rendere unica e irripetibile ogni occasione. Nel momento in cui il cantante sale sul palco urlando ‘Torino, you rock!’ la band parte col primo brano, “Not Too Late”, estratta dal succitato “Dog Eat Dog” insieme a “Don’t Waste your Time” e “Talking Trash”. I brani dell’ultimo disco saranno proposti però in momenti successivi e verranno alternati da canzoni pescate da tutta la discografia dell’artista. Tanto per fare alcuni esempi: ascolteremo “Morta è la Città” da “Buena Suerte” del 2010, “Eye for an Eye” dall’omonimo disco del 2018, l’imprescindibile “Il Grido Disperato di Mille Bands” presa dal primo, omonimo album solista. Non mancherà ovviamente una parentesi dedicata alla discografia degli storici Vanadium: brani come “Get Up Shake Up”, “Streets of Danger” e “Don’t Be Looking Back” si rivelano ancora oggi divertenti e attualissimi, a dimostrazione che il Rock e il Metal non hanno bisogno di nessun abbellimento né di alcuna rielaborazione. L’ho già scritto altrove: è superfluo cercare di svecchiare una musica che non invecchia mai. Esattamente come Pino Scotto, pronto ad informare tutti i presenti che gli anni stanno passando; citerò più o meno testualmente le sue parole: ‘A ottobre sono 75, in culo a chi ci vuole male!’. Da oggi in avanti, quando qualcuno pronuncerà vicino a me frasi come ‘non ho più l’età per fare questo e quello’, gli mostrerò uno dei video che ho registrato durante lo show di stasera, in modo da mostrargli l’enormità del suo errore. Dovrei mostrare certi video anche a parecchi artisti moderni e contemporanei, che dopo aver cantato una o due canzoncine si comportano come se avessero appena terminato un turno di lavoro in miniera! La trascinante energia e la verve di Pino Scotto sono indiscutibili, a prescindere dagli anni e dagli ‘stravizi’ a cui lui stesso confessa di essersi dedicato con impegno. Da molti anni Pino non tocca più supplementi e integratori di un certo tipo; citerò nuovamente a questo proposito le parole del cantante: ‘c’è una droga migliore: figa e Rock and Roll!’. Nessuno fra i presenti sembra avere nulla in contrario; lo stesso vale per tutte le altre affermazioni gridate nel microfono dal frontman, che dedica le sue migliori imprecazioni tanto ai sostenitori della finta arte che esce fuori dai vari reality e talent show quanto agli odierni war pigs sparsi in giro per il mondo, prontissimi e attivissimi quando si tratta di farsi la guerra ma incapaci di fare alcunché quando si parla di rovesciare il triste destino che accomuna un numero sempre maggiore di persone. La doppietta costituita da “Eye for an Eye” (‘occhio per occhio…e il mondo restò cieco’, afferma Pino) e soprattutto da “La Resa dei Conti” rafforza le idee granitiche del musicista riguardo alla contemporanea gestione della Cosa Pubblica…meglio pensare alla musica e al pubblico presente, insomma: noi rocchettari siamo il miglior esempio del noto detto ‘pochi ma buoni’! Tante invece sono le band come gli Axeblade: in Italia ne abbiamo centinaia e la maggior parte di esse viene criminalmente ignorata. Oggi come oggi, purtroppo, vanno per la maggiore correnti musicali che Pino si sarebbe ‘suicidato 30 anni fa a saperlo. In cosa abbiamo sbagliato non si sa’, ci dice: ‘noi ce l’abbiamo messa tutta’. Ebbene, anche oggi Pino Scotto e la sua band ce la mettono tutta. L’assolo di Steve Volta, che inizia il suo momento di gloria omaggiando il riff di “Crazy Train” di Ozzy Osbourne, o il solo di basso di Gianantonio Felice che accenna a “Ain’t Talkin’ ‘bout Love” dei Van Halen sono un ulteriore esempio di quello che la musica dal vivo dovrebbe comunicare: partecipazione, capacità tecniche, divertimento, rispetto per la Storia della Musica. Una musica fatta di valori, non di semplice estetica o di tendenze del momento: gloria a chi resiste, come il gestore dello Ziggy! Mi sembra giusto citare le parole di Pino Scotto anche in questo caso: ‘Ma perché non ci metti quattro puttane belle di notte qua dentro, che ti fai i soldi? Rispetto, fratello!’. Non è l’unica volta in cui Pino si rivolge direttamente a uno dei presenti: dal palco nota una bella maglia dei Motörhead dedicata a Lemmy indossata da uno degli scalmanati in mezzo al pit. Chiede ai presenti da fare largo per poter osservare meglio il disegno sulla t-shirt e il suo proprietario gli confessa candidamente: ‘l’ho indossata per te’. L’ammirazione di Pino per il compianto Lemmy è cosa nota e ogni momento è buono per ricordarlo in qualche modo. La quarta canzone della scaletta, la marziale “The Eagle Scream“, pare sia stata scritta proprio nei giorni in cui Lemmy ci ha lasciato: Pino gliela dedica con affetto, raccontando qualche simpatico aneddoto riguardante il loro rapporto di amicizia. La penultima canzone della serata, “Talking Trash”, sarebbe probabilmente piaciuta al leader dei Motörhead: si tratta un bel brano arrabbiato al punto giusto, veloce e trascinante, dedicato ad uno stalker che ha tentato di rendere impossibile la vita a Pino qualche anno fa. Fortunatamente la giustizia italiana ha fatto il suo morbido corso in questa brutta storia…il compito di rincarare la dose non poteva che spettare ad una bella canzone spaccaossa come “Talking Trash”. Il compito di concludere il concerto, invece, spetta alla title track di “Il Grido Disperato di Mille Bands”. Non potrebbe essere altrimenti, con quei cori di ‘no’ ripetuti allo sfinimento che vengono di volta in volta dedicati a figure che ormai conosciamo bene: il primo ‘no’ è per chi governa solo per portarsi a casa soldi e privilegi, il secondo per tutti coloro che prima sputavano sui reality e poi hanno fatto la fila per parteciparvi. Il terzo ‘no’ è in realtà un ‘’ che celebra la nostra resistenza, è un ‘’ riservato a noi che non molliamo mai nonostante tutto. Il concerto di Pino Scotto si è trasformato così in un’esperienza corale, in cui tutti i presenti hanno avuto modo di ballare, divertirsi e sfogarsi…alla faccia di chi ci vuole male, come Pino ci insegna!

SCALETTA

Not Too Late

“Spaces and Sleeping Stones”

Morta è la Città

The Eagle Scream

“Piazza San Rock”

“Rock n Roll Core”

Eye for an Eye

La Resa dei Conti

Don’t Be Looking Back

Streets of Danger

Get Up Shake Up

“Same Old Story”

“Don’t Waste Your Time”

“Come Noi”

Talking Trash

Il Grido Disperato di Mille Bands

La serata si conclude con due punti fermi: la consueta birra della staffa, utile per recuperare liquidi ed energia dopo la gran sudata, e il canonico passaggio al banco del merch. L’esame della mercanzia si è rivelato particolarmente fruttuoso. Torno infatti a casa con un bottino niente male: t-shirt, foto ricordo con Pino e Steve Volta, CD “Live N’ Bad” autografato sul momento dai membri della band. La dedica di Pino Scotto, breve ma molto significativa, è una di quelle classiche cose di cui andar fieri. Ne sono talmente orgoglioso da sfruttarla per chiudere questo articolo, in modo tale che i Lettori arrivati sino a qui sappiano che andare ai concerti non è solo un modo per ascoltare musica dal vivo: è un modo di vivere la musica a 360 gradi…ed è anche un ottimo sistema per accumulare esperienze di cui vantarsi impunemente! Nella dedica scriverò il mio soprannome ma sentitevi liberi di sostituirlo con il Vostro, è un messaggio che vale per tutti: ‘A Bob, You Rock! Pino Scotto’. Alla prossima!