Live Report: Pino Scotto + Cidodici ad Ambria (BG)
Pino Scotto
Sono le 22 passate quando giungiamo in quel di Ambria, frazione di Zogno, piccolo comune della Valle Brembana, in provincia di Bergamo, noto per ospitare, da qualche anno a questa parte, una altrettanto piccola festa di paese in grado, tuttavia, di richiamare una discreta quantità di persone, sia grazie all’immancabile connubio birra + buona cucina, sia grazie alla partecipazione di musicisti di fama addirittura internazionale. La location offre una bella cornice naturale grazie ai monti e al verde e il fresco della valle è una vera panacea per i metalheads abituati ad arroventarsi sull’asfalto della città. Il nostro arrivo nel piazzale con i tendoni coincide con la fine dello show dei Cidodici, volenteroso combo dedito (parrebbe) a un crossover/nu metal non troppo lontano da quello dei più famosi Linea 77. Compito tutto sommato ingrato il loro, scaldare una platea non troppo numerosa (maggiore la presenza un paio di sere prima per il binomio composto dagli ottimi Fluon, nuovo progetto dell’ex Bluvertigo Andy e dai bresciani Aucan) e in ogni caso in attesa del vero mattatore della serata: Pino Scotto.
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Il rocker campano di nascita, ma meneghino di adozione, è noto ai meno giovani per la militanza di lungo corso con i Vanadium, band di punta della NWOIHM ormai trent’anni or sono, e ai meno attempati per la sua presenza pomeridiana su Rock Tv, veicolo per il buon Pino per parlare di tutto, dalla musica, alla politica, addirittura ad accenni di sociologia spiccia. Il tutto, ovviamente, sempre nell’ottica un po’ naif e un po’ dissacratoria tipica del personaggio che ormai tutti, negli anni, abbiamo imparato a conoscere. Il concerto di sabato sera non fa eccezione e vede intorno alle 23 irrompere sul palco Pino e la sua affiatata band; fin da subito tutto sembra girare per il verso giusto, la voce è ok, i suoni pure e la bottiglia di Jack Daniels sta al suo posto.
La verve e il carisma di Pino, personaggio che o si ama o si odia (a meno di non prenderlo troppo sul serio), sono invidiabili, soprattutto alla luce del sessantatrè primavere vantate in più d’un occasione durante lo spettacolo e, tra una prima parte di setlist incentrata su brani in inglese di vecchia data e una seconda quasi interamente nell’italico idioma, i minuti scorrono e lo show si fa intenso. Pino non usa di certo il fioretto e le ottime “Signora Del Voodoo” e “Che Figlio di Maria” rappresentano il trampolino per le classiche invettive (peraltro quasi tutte condivisibili, al di là dei toni) contro la società, la corruzione e la prostituzione. Con “Meno Male Che Adesso Non C’è Nerone” Pino Scotto omaggia il collega (e autore del duetto sul nuovo album) Edoardo Bennato, uno dei pochi, a suo dire a poter vantare la qualità che rappresenta un po’ la parola chiave della serata: dignità. Armonica alla bocca e giro sbarazzino, la canzone diverte all’insegna di un pop rock all’italiana dalle venature fortemente satiriche in cui si riconosce la mano del cantautore napoletano.
Pino concede anche ampio spazio ai suoi musicisti, e dopo un lungo assolo di chitarra nel quale Steve, se non ho recepito male il nickname, si diletta con una bella riproposizione della vanhaleniana “Eruption”, è il turno del basso e dell’indiavolato batterista. Convince meno “Angus Day”, seppur nel lodevole omaggio al grande rocker australiano, ma “Piazza San Rock”, con il suo flavour hard blues riporta in alto l’esibizione. Veleggiamo verso il finale con “Come Noi”, con il cantante dei Cidodici a fare (bene) le veci di J. Ax, “Quore di Rock ‘n’ Roll”, l’acclamatissima “Morta E’ La Città” e “Il Grido Disperato di Mille Bands”, title track dell’omonimo album del 1992, ma la chiusura in bellezza è affidata ad un medley di sicuro impatto composto da “Long Live Rock ‘n’ Roll”, con ovvio omaggio a Ronnie James Dio, e “Rock ‘n’ Roll” dei Led Zeppelin, all’insegna di un duetto casereccio, ma molto divertente con Mario Monzani dei Cidodici.
Che dire? Forse la musica di Pino Scotto, e ormai anche le sue battaglie, non sono il massimo dell’originalità, tuttavia l’attitudine no compromise mai come in questo caso ha pagato e continua a pagare ed è sempre un piacere vedere un vecchio rocker ancora ben lontano dall’idea di “pensionamento” che ha invece attraversato la mente di un altro ben noto esponente della musica “dura” all’italiana in tempi recenti, come pure è un piacere vederlo fermarsi senza fretta e senza troppe arie da star a parlare e fare foto con fan e avventori dell’ultimo minuto.
E mercoledì sotto con gli Hardcore Superstar!
Report e fotografie a cura di Stefano Burini