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Live Report: Rhapsody Reunion + Epica + Labÿrinth @ Alcatraz Milano 07/06/2017

Di Luca Montini - 16 Giugno 2017 - 1:13
Live Report: Rhapsody Reunion + Epica + Labÿrinth @ Alcatraz Milano 07/06/2017

RHAPSODY REUNION + EPICA + LABŸRINTH
07/06/2017 @ Alcatraz, Milano

rhapsody reunion e epica data milano locandina 2017

 

Racconti leggendari. Il titolo del debut dei Rhapsody, ma anche la metanarrazione della serata del 7 giugno 2017 a Milano, nella prima data italiana del “Farewell Tour” celebrativo per i vent’anni dall’ingresso sulle scene di una delle band italiane più rappresentative in tutta la storia del metal. Ad accompagnarli in questa liturgia, una band magniloquente e sinfonica come gli olandesi Epica, ed un’altra grande storia del metallo italiano a tributare la band di Luca Turilli e Fabio Lione: i Labÿrinth, altra realtà che ha recentemente raggiunto i vent’anni di attività. Il pubblico in coda ordinata all’ingresso dell’Alcatraz sta vivendo un momento magico: glie lo leggi negli occhi, soprattutto in quelli dei più grandi, attraverso i quali questi vent’anni sembrano passati in un lampo. C’è anche gente accorsa apposta appositamente per gli Epica, e qualche burlone che invoca il nome di Alex Staropoli, assente in questo tour ed impegnato nella rifondazione dei Rhapsody of Fire
 

I cancelli aprono prima delle 19.00, il pubblico accede alla sala senza intoppi, ed ecco già sul palco i Labÿrinth. Suoni non proprio perfetti in partenza (Olaf Thörsen su Facebook lamenterà poi qualcosa in proposito di un soundcheck troppo lungo degli Epica), ma la professionalità e le doti tecniche di questa storica formazione toscana fanno immediatamente presa sul pubblico, semmai qualcuno avesse avuto bisogno di conferme. Una band per certi versi nella sua miglior formazione di sempre: ritmiche nuove di pacca, con il neoentrato John Macaluso (uno che non ha certo bisogno di presentazioni) alla batteria e Nik Mazzucconi al basso, Oleg Smirnoff alle tastiere, chitarre dei fondatori Olaf Thörsen ed Andrea Cantarelli e la voce inconfondibile di Roberto Tiranti, che coi suoi acuti carica a mille il pubblico raccogliendo i meritati applausi. Setlist decisamente troppo breve per i ragazzi, con soli quattro brani, tre dei quali dall’ultimo “Architecture of a God” (2017): le due veloci tracks di apertura “Bullets” e “Still Alive”, oltre la più atmosferica titletrack, ed il grande classico “Moonlight”, opener di quel “Return to Heaven Denied” di diciannove anni fa, da molti ritenuto il capolavoro della band. Un gruppo nel quale militò, agli esordi, anche Fabio Lione, come ricorderà egli stesso durante la sua performance. La band si accommiata tra gli applausi, ci saranno altre occasioni per sfoderare una setlist degna di questo nome e della storia di questo grande gruppo italiano.

Setlist
01. Bullets
02. Still Alive
03. Architecture of a God
04. Moonlight

 

Viene il momento degli Epica, co-headliner della data milanese. La prima cosa che colpisce negli show degli olandesi, protagonisti di una setlist veramente massiccia, è la grande professionalità sul palco: una cura estrema per i dettagli, la scenografia, le luci sul palco con le loro coreografie, gli spostamenti sul palco dei musicisti. Tutto sembra oliato con grande dovizia, provato e perfezionato attraverso innumerevoli spettacoli. I brani selezionati in scaletta mettono certamente in luce l’ultimo lavoro “The Holographic Principle” (2016), ma c’è spazio anche per qualche chicca dal predecessore “The Quantum Enigma” (2014) e dai classici della band, con brani come “Sensorium”, “The Obsessive Devotion” o “Sancta Terra”, fino a “Cry For the Moon”, pezzo dall’ottima presa live a causa di quel “forever /end ever” facile facile. Ogni spostamento e la grande carica di musicisti tutt’altro che statici sul palco riescono anche a coprire in parte l’estrema complessità dei brani, che altrimenti rischierebbe di far perdere l’attenzione al pubblico: dalla presenza indubbiamente d’impatto dei fondatori Simone Simons e Mark Jansen sul palco, alle acrobazie della tastiera rotante di Coen Janssen, che dalla seconda metà dello spettacolo si rende protagonista anche di diverse incursioni in prima linea con la tastiera a tracolla. La prima metà dello spettacolo è principalmente incentrata sulla voce soave di Simone, mentre la seconda restituisce al growl di Mark Jansen il suo spazio, in una setlist tutto sommato ben bilanciata. Gli olandesi chiedono più volte dal palco dei moshpit e dei wall of death (fatto abbastanza insolito per una band symphonic), ma con scarsi risultati: a parte qualche elemento più vivace, le preghiere dal palco si scontrano con una certa (per molti versi ragionevole) ritrosia del pubblico. Soddisfatti i fan giunti apposta per l’occasione, con un generoso encore di ben tre brani, l’aria inizia a farsi bollente: stanno per salire sul palco i Rhapsody!

Setlist
01. Edge of the Blade
02. A Phantasmic Parade
03. Sensorium
04. Universal Death Squad
05. The Essence of Silence
06. The Obsessive Devotion
07. Fools of Damnation
08. Once Upon a Nightmare
09. Unchain Utopia
10. Cry for the Moon

Encore
11.Sancta Terra
12. Beyond the Matrix
13. Consign to Oblivion
 

 

Qui si fa la storia. Fabio Lione ci aveva visto giusto, insieme ai promoter sudamericani di Top Link Music. Era chiaro che riunirsi con Luca Turilli ed Alex Holzwarth sarebbe stata una mossa vincente, tornare dal proprio pubblico che mal aveva digerito uno split per molti versi indesiderato, per cicatrizzare una ferita ancora aperta nel cuore di molti fan (e forse dello stesso cantante), in occasione dei tanto chiacchierati vent’anni della band. Una festa grande per gli innumerevoli fan che hanno vissuto con i Rhapsody quegli anni, ancora convinti che certi brani non sarebbero mai stati suonati dal vivo: troppo complesso far convivere sul palco le parti orchestrali, i cori e tutta la sovrastruttura neoclassica e barocca sulla struttura più prettamente metallica. Ci sbagliavamo.
Certo, brani come “Emerald Sword” o “Wisdom of the Kings” erano già field-tested, ma che dire degli inediti di “Symphony of Enchanted Lands” (1998), suonato qui per intero? Fa un po’ strano sentire alcuni tagli, soprattutto in chiusura, ma le parti centrali di brani come la torreggiante “The Dark Tower of Abyss” o la soave “Wings of Destiny” fanno ancora venire i brividi, come la furia di “Rain of a Thousand Flames” o “Holy Thunderforce”, inframezzate nell’encore dalla poesia del primo brano in italiano della storia della band: “Lamento Eroico”.
Il tutto coadiuvato dal drumming davvero inedito di Alex Holzwarth per quei pezzi, capace di tirare fuori tutta la potenza sopita di queste vecchie canzoni sinfoniche: impossibile resistere al desiderio di saltare e cantare a squarciagola le epiche gesta di Dargor e soci. Fabio Lione ormai è una garanzia sul palco, protagonista di una performance stellare, a rimarcare con un ruggito leonino che è la sua voce l’unica capace di rievocare, su quelle liriche, i ricordi di una vita. Peccato invece per qualche testo non proprio azzeccato e per la sua interazione col pubblico (non è mai il suo punto forte): poche battute da copione, nessuna improvvisazione o sketch calibrato apposta sul pubblico milanese, agevolato anche dalla lingua italiana. Simpatico il siparietto sul ‘Nessun Dorma’, forse più d’impatto all’estero che in Italia. Il 7 giugno, non dimentichiamolo, è anche l’anniversario della morte di Christoper Lee, al quale viene dedicato un brano, non senza lasciar trasparire una certa emozione.
Altro momento topico della serata, i ringraziamenti di Luca Turilli al resto della band per questi fantastici anni passati assieme, storicamente sempre restio a prendere il microfono sul palco e solitamente molto timido ed umile mentre il pubblico grida “Luca, Luca”. Il chitarrista triestino, sempre molto spontaneo, si lascia scappare anche un sentito augurio per Alessandro Conti, attuale cantante dei Luca Turilli’s Rhapsody.
Nulla da aggiungere su una setlist che si commenta da sé: semplicemente perfetta per la serata, interamente dedicata alla prima saga della band, nel periodo da “Legendary Tales” (1997) a “Power of the Dragonflame” (2002). Un evento indimenticabile, anche solo per il sorriso e gli sguardi di complicità che si leggevano negli occhi dei ragazzi, felici e coinvolti come non mai in questo momento leggendario.

Setlist
01. Emerald Sword
02. Wisdom of the Kings
03. Eternal Glory
04. Beyond the Gates of Infinity
05. Knightrider of Doom
06. Wings of Destiny
07. The Dark Tower of Abyss
08. Riding the Winds of Eternity
09. Symphony of Enchanted Lands
10. Drum Solo (”Dies Irae”)
11. Land of Immortals
12. Vocal Solo (“Nessun Dorma”)
13. Dawn of Victory

Encore
14. Rain of a Thousand Flames
15. Lamento Eroico
16. Holy Thunderforce

Esco dall’Alcatraz con un’aria frastornata ed eccitata. Quella di chi ha appena visto l’ultimo episodio di una serie TV che ha amato alla follia, vivendo con essa gli ultimi, appassionanti colpi di scena, per poi ritrovarsi al vicolo cieco dei titoli di coda. Nessun futuro è scritto, e nulla vieta, in linea teorica, che in futuro Fabio Lione, Luca Turilli e soci torneranno per un tour celebrativo. Non fidatevi dei proclami trionfalistici e della parola ‘farewell’: nel fantasy gli addii valgono solo fino al prossimo colpo di scena. Avete presente Gandalf? Ed il ritorno di Dargor dopo “Power of the Dragonflame”? 
Forse l’amarezza mista all’adrenalina di una data veramente memorabile, è il pensiero di trovarsi di nuovo ad un tour celebrativo strapieno di pubblico, come avvenne, per citarne uno a caso, al quello dei Sonata Arctica in tour due anni fa con Ecliptica. La storia contemporanea del nostro genere preferito dev’essere e può essere scritta anche con questi eventi, purché le celebrazioni del passato siano anche un momento di slancio verso il futuro. Un futuro fatto anche di nuovi brani, di nuovi progetti e nuove idee, che forse, e sono il primo ad augurarlo, rivedremo tra vent’anni tutti assieme, al prossimo tour celebrativo dei gruppi che verranno e delle innumerevoli storie che avranno da narrare.  

Luca “Montsteen” Montini