Live Report: Rock Hard Festival 2013 – Trezzo Sull’Adda (II parte)

Di Stefano Ricetti - 19 Settembre 2013 - 8:05
Live Report: Rock Hard Festival 2013 – Trezzo Sull’Adda (II parte)


ROCK HARD FESTIVAL 2013 – TREZZO SULL’ADDA

 

(Photo Report a fondo pagina a cura di Vittorio Sabelli)

 

Il Rock Hard Festival IV verrà ricordato negli annali della Storia del Metallo per le molte cose accadute, sia in positivo che in negativo. Iniziando dalle prime, senza dubbio spicca l’ottima affluenza di pubblico, a confermare il trend italiano di questi ultimi anni, che premia gli appuntamenti indoor di un certa metratura ove suonano band dall’attitudine oltranzista. Altra nota altamente entusiasmane riguarda il numero di presenze medio richiamato dalle esibizioni delle prime band. Agony Face, Asgard, National Suicide e Death Mechanism sono gruppi con i controcolleoni che negli anni hanno saputo conquistarsi le simpatie e la stima del pubblico non solo grazie alla musica. Capita molto spesso, infatti, di ritrovare i membri di questi ensemble come semplici spettatori ai concerti di altri gruppi. Supportare la scena paga sempre e Loro ne sono la testimonianza reale. Complimenti quindi all’organizzazione che ha saputo allestire un bill di questo tipo, nei confronti delle band di apertura. La gente c’è e segue, nel momento in cui sul palco vi sono personaggi credibili e che si fanno il mazzo, senza atteggiarsi come ridicole rockstar de noantri. Il Live Club, poi, per come è conformato, da sempre viene incontro alla disponibilità degli artisti: gli Attacker, ad esempio, prima e dopo la loro performance giravano tranquillamente fra i presenti, facendosi fotografare e firmando autografi, così come Martin Van Drunen degli Asphyx. Venendo ora alle note negative, su tutte l’assurda situazione creatasi durante il gig dei Sodom, ove qualche sconsiderato ha diffuso nell’aria del gas urticante, creando problemi un po’ a tutti, forse pensando di fare il drago di turno inneggiando a Tom Angelripper e compagnia con una sorta di Agent Orange a basso costo. Bah! Altro problema che è stato segnalato, del quale però riferiamo senza averlo verificato con i nostri occhi durante la giornata del festival, riguarda la rottura a scopo di furto dei vetri di alcune vetture parcheggiate nell’aera facente capo alla struttura che contiene anche il Live Club. Due fatti gravi, quindi, che sicuramente non giovano alla scena italiana in termini di concerti dal vivo, nella quale il pubblico, ben sappiamo, è quello che è dal punto di vista dei meri numeri. L’unica speranza è quella che si sia trattato di casi isolati e solo il prosieguo della stagione concertistica potrà confermarlo. Certo è che chi ne ha la possibilità debba porsi un doveroso interrogativo e attrezzarsi adeguatamente affinché certi fatti non abbiano a ripetersi.

Steven Rich  

 

 

(report a cura di Andrea Rodella)

Gruppo storico della scena estrema tricolore, i Cripple Bastards si presentano sul palco di Trezzo con il proposito di annichilire i presenti a suon di sprangate sui denti. Forti dello ‘special set’ che per l’occasione vede ripresentare il loro storico “Misantropo A Senso Unico”, il quartetto di Asti sfodera uno show incandescente davanti a un pubblico scatenato. L’amalgama di grind e hardcore è una miscela esplosiva che Giulio riesce a rendere ancora più sentita con la sua classica anticipazione declamata a ogni inizio brano, per poi partire a mille con i blast di Al Mazzotti che spezzano le ossa. Ma non solo il loro disco di punta, perché brani più recenti seguono sempre al solo scopo di stordire con riffing killer e badilate struggenti. A fine concerto possiamo senz’altro confermare che i Nostri continuano a essere tra le migliori e più interessanti realtà nel panorama della musica estrema, regalando ai tanti sostenitori uno show energico e muscolare, sorretto da un’incessante pogo, che non ha lasciato tirare minimamente il fiato per tutto il set. I Cripple Bastards salutano il Live Club congedandosi con ‘Italia Di Merda’ tra i tanti applausi dei presenti.

Setlist:

– Misantropo A Senso Unico
– Peso Inutile
– Rapporto Interrotto
– Nascere Per Violentarsi
– Il Sentimento Non È Amore
– Il Tuo Amico Morto
– Quasi Donna… Femminista
– Il Grande Silenzio
– Conclusione
– Morte Da Tossico
– Implacabile Verso Il Suo Buio
– Stupro E Addio
– I Hate Her
– Allergie Da Contatto
– Marchio Catastale
– Gli anni Che Non Ritornano
– Inverno Nel Ghetto
– Faccia Da Contenitore
– Authority? / Asti Punx
– Necrospore
– Images Of War / Images Of Pain
– S.L.U.T.S.
– 1974
– Prospettive Limitate
– Italia Di Merda

(report a cura di Paolo Redaelli)

Dopo l’intensa performance dei nostrani Cripple Bastards, molti scelgono di dirigersi verso l’area esterna del locale, mentre altri preferiscono attendere l’arrivo della prima band straniera della giornata, gli statunitensi Attacker, band caratterizzata da un sound influenzato sia dal power metal statunitense, che dall’epic metal. Il combo USA, scioltosi verso la fine degli anni ’80, e in seguito riformatosi, è reduce dalla sua ultima fatica discografica “Steel Vengeance”, uscita qualche mese fa. I Nostri salgono sul palco più carichi che mai; il borchiatissimo cantante Jersey Bobby “Leather Lungs” Lucas dimostra subito di possedere grandi doti vocali, ma i restanti componenti degli Attacker non sono da meno in quanto a doti musicali e presenza scenica. “This Is Power”, “Trapped in Black”, “Steel Vengeance” sono solo alcuni dei brani scelti per dimostrare al pubblico italiano quanto valgono. La parte dei presenti che in precedenza aveva lasciato la sala, decide di rientrare e avvicinarsi al palco per sostenere gli Attacker, e il quintetto del New Jersey sa come intrattenere e conquistare l’attenzione del pubblico del Live Club; il loro show è un continuo susseguirsi di pose plastiche, corna al cielo, riff potenti e assoli. Tutti questi elementi insieme alla lunga scaletta proposta, hanno permesso agli Attacker di dimostrare che l’heavy metal classico è ancora vivo e vegeto e gode di ottima salute.

Setlist:

– This Is Power
– Tortured Existence
– Trapped in Black
– Revelations of Evil
– Steel Vengeance
– The Hermit
– Emanon
– Disciple
– The Hammer
– Lords of Thunder
– Curse the Light
– (Call On) The Attacker
– The Glen of the Ghost
– Battle at Helm’s Deep

 

(report a cura di Vittorio Sabelli)

E con qualche minuto in anticipo eccoci di fronte alla prima delle tre band più attese del Rock Hard, in ‘assetto’ tricolore per l’occasione: il logo dei toscani Profanal (Conquering Cemetery dall’ultimo album Black Chaos) sulla t-shirt di Van Drunen, e una curiosa e significativa Peroni/Nastro Azzurro per quella dell’axe-man Paul Baayens. L’intro “The Quest Of Absurdity” è il giusto pretesto per pompare adrenalina nel pubblico, in fervore per questo attesissimo set degli olandesi Asphyx. Basta la presenza del biondo leader ex-Pestilence e Bolt Thrower per mettere in simbiosi band e fan, e quando si parte con Vermin il tripudio della sala piena diventa un continuo incitare la band per tutto il set. Brani cantati a squarciagola e pogo sfrenato sono il risultato della grande e immensa carica che il quartetto riesce ad amplificare in sede live. Baayens maltratta la sua B.C.Rich dimenandosi a più non posso sul palco, per poi lasciar respirare la sei corde nelle sezioni doom, da sempre caratteristica imprescindibile del sound Asphyx. La ritmica non lascia scampo, tutto diventa ardente e asfissiante sotto le bordate inflitte da Bagchus e Zuur, e, come non bastasse, l’unicità di Van Drunen pensa al resto. Non ce n’è per nessuno, il death metal old-school passa obbligatoriamente dalle loro parti, e il calore dei fan italiani li lascia spesso esterefatti tra un brano e l’altro. Come ci riferirà nell’intervista a fine concerto lo stesso Van Drunen: «è stata una serata pazzesca dove i brividi ci hanno invaso per tutta la durata del concerto. Questo pubblico è tra i più incredibili ed emozionanti che abbiamo mai trovato». E questo scambio emotivo è stato ricambiato con gli interessi dai Nostri, che continuano a portare la bandiera della old-school in maniera fedele e sincera, insieme ad act come Autopsy e Master. La setlist, come tutti speravano, ha alternato i brani storici provenienti dai primi due dischi (“The Rack” e “Last One On Earth”) ad altri del più recente “Death…The Brutal Way” e dell’ultimo “Deathhammer”. Quasi a sorpresa l’ultimo brano non è stato lo storico “The Rack”, messo in penultima posizione. Quando viene annunciato l’ultimo brano il pubblico ringrazia per una performance sopra le righe, rispondendo al leader nell’invocare “Last One On Earth”, e, con l’aria incandescente e il collo messo a dura prova dall’headbanging, gli Asphyx lasciano il palco tra scroscianti applausi e il loro nome urlato a gran voce dalla sala intera.

Setlist:

– Intro (The Quest Of Absurdity)
– Vermin
– Death The Brutal Way
– M.S. Bismarck
– Deathhammer
– We Doom You To Death
– Wasteland Of Terror
– Scorbutics
– Asphyx (Forgotten War)
– The Rack
– Last One On Earth

(report a cura di Nicolò “mimo” Cioccarelli)

Gigioni e festanti come al solito, i thrasher tedeschi Tankard, che di goliardia e power-chord hanno fatto una ragione di vita e un trend che continua ormai dal lontano 1981, non hanno deluso le aspettative come co-headliner dell’Hard Rock Festival. Anche oggi la storia non è cambiata, con la loro accattivante presenza scenica assolutamente naturale e spontanea è rimasta la stessa degli anni passati. Cambiano le canzoni, così come si aggiungono titoli alla discografia anno dopo anno, e lasciando spazio a pezzi pescati qua e la tra le produzioni del combo di Francoforte ci siamo trovati davanti a un’ottima prova di freschezza e a tanta voglia di divertirsi con il classico thrash-party iniziato con “Zombie Attack”, title-track del loro primo disco. Dopo una breve pausa per ovviare ad alcuni problemi tecnici (mai perfettamente risolti) parte la riuscita “Time Warp”, uno dei pochi brani di pregio del penultimo disco “Volume 14”. “Do you want some old school thrash metal?” con queste parole introduttive partono le veloci e spietate “The Morning After”, “Not One Day Dead (But One Day Mad)”, “Stay Thirsty!”. La prima un classico, le altre due, recenti, ma assolutamente in vecchio stile! Da qui in avanti comincia il Gerre show, il corpulento cantante incita e arringa la folla in italiano e sprona i presenti al pogo su “The Beauty And The Beast” e “Slipping From Reality”. Le seguenti “Rules For Fulls” e “Maniac Forces” Sono inni di disprezzo per le regole e i paletti della società oltre ad essere dei pezzi di gran presa e violenza. Il Vecchio Frank al basso, saltella gaio a ogni nota e sorride come è solito fare da Trent’anni. Andi e Olaf (chitarra e batteria) fanno il loro sporco lavoro da fuoriclasse del gruppo (peccato per i volumi della sei corde però che in alcuni momenti hanno lasciato a desiderare). “Rapid Fire” pescata dal nuovo album e “Rectifier” sono il giusto preambolo per prendere fiato prima del pogo selvaggio della classica “Chemical Invasion” della nuovissima “A Gilled Call Cerveza” e della classica e conclusiva “Empty Tankard”! A conti fatti i Tankard sono rimasti sempre gli stessi, e vedere chi suona che si diverte tanto e forse più degli astanti è sempre un bel vedere. In più il pubblico italiano è facilmente trascinabile nell’atmosfera festaiola dei concerti marchiati dai “KINGS OF BEER” e indubbiamente i cari buoni sbronzi Tankard torneranno presto a bersi un paio di birrette sul suolo italico!

Setlist:

– Zombie Attack
– Time Warp
– The Morning After
– Not One Day Dead (But One Day Mad)
– Stay Thirsty!
– The Beauty and the Beast
– Slipping From Reality
– Rules For Fools
– Maniac Forces
– Rapid Fire (A Tyrant’s Elegy)
– Rectifier
– Chemical Invasion
– A Girl Called Cerveza
– (Empty) Tankard

(report a cura di Paolo Redaelli)

Sono trascorse le 23 e non si vede più uno spazio vuoto nel locale; il pubblico ha occupato tutto il parterre e le balconate in trepidante attesa dell’arrivo degli headliner della serata: i Sodom, importanti esponenti del thrash metal tedesco, freschi dell’uscita discografica “Epitome of Torture”. La formazione attuale comprende Tom Angelripper alla voce e al basso, Bernemann alla chitarra e alle pelli Markus “Makka” Freiwald, che ha sostituito Bobby. Pochi istanti dopo le 23.30 si spengono le luci e, dopo una breve intro, i tre thrashers salgono sul palco, iniziando lo show con l’ottima “In War and Pieces”. Il pubblico è molto caldo e partecipe, non sembra risentire della lunga giornata passata davanti al palco. Tutto il locale sostiene a gran voce i Sodom che non perdono tempo; suonando “Sodomy And Lust”, “Outbreak Of Evil”, “M-16” e una coinvolgente cover di “Surfin’ Bird” dei Trashmen, cantata da tutti i presenti. Degna di nota l’esecuzione di “Iron Fist” dei Motorhead dedicata a Lemmy. Non ci sono attimi di pausa e i Nostri continuano a suonare conquistando pezzo dopo pezzo il favore di tutto il pubblico che canta senza sosta. Vengono proposte anche “Burst Command ‘Til War” e “Blasphemer”, dedicata a Chris Witchhunter, e i tre non perdono mai occasione per ringraziare il pubblico italiano per la meravigliosa accoglienza a loro riservata. Si arriva all’esecuzione di “Agent Orange” e, a metà del pezzo, l’aria diventa stranamente irrespirabile. Gran parte del pubblico esce dalla sala coprendosi il volto con magliette e fazzoletti. Non si riesce al momento, purtroppo a capire la causa dell’accaduto, fatto sta che da allora in poi la serata non è più la stessa; una parte del pubblico rimane fuori dal locale, mentre un’altra rientra per assistere al resto dello show. Nonostante questo inconveniente i Sodom continuano la loro performance eseguendo “Ausgebombt” e “Sodomized”. I Nostri salutano ed escono per poi risalire sul palco e concederci un lungo Encore di ben cinque brani e concludere con “Bombenhagel”. Possiamo concludere che la performance musicale dei Sodom meriti una promozione a pieni voti; ai continui applausi e cori in loro onore, i Nostri hanno risposto con un’ottima ora e mezza di show, segno che questi lunghi 31 anni di attività non hanno assolutamente scalfito la loro carica e voglia di thrash.

Setlist:

– In War and Pieces
– Sodomy and Lust
– Outbreak of Evil
– M-16
– Surfin’ Bird (The Trashmen cover)
– The Saw is the Law
– Stigmatized
– Iron Fist (Motörhead cover)
– Burst Command ‘til War
– Proselytism Real
– Among the Weirdcong
– The Vice of Killing
– Blasphemer
– Agent Orange
– Ausgebombt
– Sodomized

Encore:

– City of God
– Fuck the Police
– Nuclear Winter
– Remember the Fallen
– Bombenhagel