Vario

Live Report: Rock the Castle – 29/30 giugno / 1 luglio 2018

Di Davide Sciaky - 4 Luglio 2018 - 9:08
Live Report: Rock the Castle – 29/30 giugno / 1 luglio 2018

LIVE REPORT ROCK THE CASTLE
CASTELLO SCALIGERO DI VILLAFRANCA

29/30 GIUGNO / 1 LUGLIO

Report a cura di Davide Sciaky

 

Dare un giudizio al Rock the Castle non è semplice.

Prima di qualunque critica è giusto e doveroso dire che al festival mi sono divertito e penso che, al netto di tutti i problemi, la maggior parte dei presenti possa dire lo stesso.

Ma, ed è un grosso ma, il Rock the Castle è riuscito a fare una quantità di errori organizzativi che mai ho visto in anni di festival.

Partiamo dall’inizio, la Vertigo, promoter guidata da chi ha fondato il Gods of Metal (insomma, una persona con una certa esperienza in quanto all’organizzazione di concerti), annuncia questo nuovo festival: una location particolare – il Castello Scaligero di Villafranca -, una capienza limitata per rendere l’evento più vivibile, selezione particolare di viveri e, soprattutto, una scelta di band di alto livello ad un prezzo onesto.

All’annuncio molti probabilmente avranno gridato al miracolo, ed il Rock the Castle effettivamente aveva tutte le carte in regola per essere l’evento dell’anno per quanto riguarda il Metal in Italia.
Cos’è andato storto?

Evitando estremismi, da un lato o dall’altro, cercherò di elencare i problemi oggettivi avvenuti prima e durante il festival:

Prima del festival:

  • Partendo dal principio, il festival non ha un sito web con delle informazioni: nel 2018 avere un evento di questa caratura (il promoter aveva dichiarato di aspettarsi 20.000 spettatori spalmati sui tre giorni) senza un luogo dove trovare delle informazioni è anacronistico e senza senso.
  • L’unica fonte ufficiale di informazioni direttamente legata al promoter è l’evento su Facebook, evento su cui però qualunque richiesta di informazione viene puntualmente ignorata. Nell’epoca in cui anche le pompe funebri hanno un social media manager è possibile che un evento che vuole raccogliere 20.000 persone non risponda a chi cerca informazioni?
  • Il festival è tale più di nome che di fatto dato che dura tre giorni ma non esiste un biglietto cumulativo, se uno vuole assistere a tutto l’evento deve comprare tre biglietti giornalieri.
  • Chi volesse assistere a più di un giorno di festival, però, è abbandonato a sé stesso: non esiste un campeggio, ma non esistono neanche degli hotel/bed & breakfast convenzionati.
  • I biglietti del primo giorno vengono messi in vendita a circa 50€ più prevendita, ma nelle settimane prima del festival il prezzo varia di giorno in giorno fino ad arrivare a quasi 20€ di meno.
    Chi ha comprato il biglietto al prezzo più alto chiede informazioni e magari un rimborso parziale su Facebook ma viene ignorato.
  • Dopo aver annunciato Tremonti e In This Moment per il primo giorno le due band vengono cancellate senza alcun avviso.
    Quando lo si scopre? Quando una settimana prima del festival vengono annunciati gli orari e le band sono sparite (sostituite da altre minori).
  • Direzioni: le uniche informazioni che il festival fornisce su come raggiungere il festival riguardano il come arrivare a Villafranca, informazioni facilmente reperibili su Google Maps.
    Non una parola su dove parcheggiare (tra l’altro in contemporanea al festival ha luogo la festa del patrono della città che porta alla chiusura di molte strade nei dintorni) o su come tornare a Verona dopo i concerti.

Durante il festival:

  • Non è possibile uscire.
    In qualunque festival europeo danno braccialetti per uscire a piacimento dal festival, in altri festival italiani più piccoli negli scorsi anni davano braccialetti per uscire, fra un po’ anche alla sagra della porchetta danno il braccialetto per uscire e nel festival organizzato dal promoter che ha quasi il monopolio del Metal in Italia non riescono a inventarsi qualcosa per far uscire la gente?
  • 35 gradi, sole assassino e non ci sono fontanelle d’acqua.
    Un bene di prima necessità come l’acqua, a maggior ragione in giornate tanto calde, senza ombra e senza poter uscire dal festival dovrebbe essere sempre garantito.
  • 35 gradi, sole assassino e non c’è un ombrellone.
    Fino alle 16-16.30 quando il palco comincia a proiettare un po’ d’ombra, l’unica ombra è un piccolissimo spazio a destra del mixer e sulla montagnetta sotto le mura.
    E non è che l’ombra sotto le mura sia stata accuratamente progettata, la zona è piena di ortiche.
    Intanto tutti i tavoli davanti ai banchetti del cibo sono sotto al sole, metterci qualche ombrellone avrebbe sicuramente giovato a chi voleva mangiare o anche solo sedersi un attimo per riposare.
  • Le code per entrare nel castello sono spesso lunghissime, sotto il sole cocente, ovviamente.
    Sacrosanti i controlli, ma andrebbero organizzati in modo da essere più scorrevoli.
  • Parlando di controlli, pochi giorni prima del festival viene pubblicato un regolamento che vieta tantissime cose: zaini/borse (con la rettifica poi che borse piccole sarebbero state ammesse), bottiglie, accendini, power bank e via dicendo.
    Peccato poi che gli zaini vengano fatti entrare tutti (almeno fino a dimensione Eastpak, non esattamente una borsetta), le bottiglie vengano fatte entrare a volte senza tappo a volte con; spesso la sicurezza non apre neanche gli zaini permettendo l’ingresso di qualsiasi cosa.
    Per assurdo l’inefficienza della sicurezza ha reso il festival più comodo per chi voleva portare con se cose vietate (qui parlo di divieti francamente assurdi come gli accendini, poi venduti all’interno, non certo di oggetti effettivamente pericolosi o illegali).
  • In un primo momento vengono annunciati i token, diventano “contanti e pos” pochi giorni prima dell’evento, una volta dentro in realtà sono solo una piccola frazione i banchetti che accettano il bancomat.
  • Lo stand delle bevande (acqua e birra Heineken) è uno solo, la gente che ci lavora è poca e le code che si creano sono infinite.
    Nelle ore di punta ci si può mettere anche 20 minuti per fare uno scontrino e altrettanti per prendere una birra.
  • Il secondo giorno intorno alle 18 tutti i banchetti di cibo finiscono le bevande, l’unico modo di bere è fare la coda infinita di cui sopra.
    Incredibile come anche in questo frangente non venga permesso alla gente di uscire: no fontanelle, no bevande (se non aspettando tempi lunghissimi), migliaia di persone bloccate dentro.

 

Tutti questi problemi sono un vero peccato dato che, come scritto sopra, il festival aveva tutte le carte in regola per essere l’evento dell’anno: una location splendida (con prato, una cosa non da poco), un’ottima line-up ad un ottimo prezzo, biglietti unici senza il pit che negli ultimi anni si è purtroppo diffuso in molti eventi, buona varietà di cibo per lo più ad un prezzo nella media di questi eventi.
Una cosa da sottolineare è come il tecnico del suono sia stato davvero bravo a mantenere ottimi suoni per quasi tutti i concerti dei tre giorni.

La speranza è quindi che la Vertigo faccia tesoro delle tante critiche collezionate e che l’anno prossimo possa riproporci un festival finalmente organizzato come si deve.

Una nota di colore: per qualche motivo l’organizzazione non ha venduto magliette dell’evento, ma a fine serata (almeno il terzo giorno, i primi due non ho notato) fuori dal castello degli ambulanti le vendevano, tarocche, davanti agli occhi dei Carabinieri.

Viva l’Italia!