Live Report: Roger Waters @ Mediolanum Forum di Assago
Live Report: Roger Waters @ Mediolanum Forum di Assago
a cura di Michele Aldeghi
Quattro date al Mediolanum Forum di Assago, quattro sold-out per Roger Waters col suo annunciato farewell tour “This is not a Drill” e potete stare sicuri che sarà realmente l’ultimo perché al contrario di qualche altra band americana, che millanta tour d’addio da ormai quasi un decennio, lo “zio Roger” è monolitico nelle sue decisioni e difficilmente si farà ingolosire dai soldi o altre motivazioni, pertanto chi non è passato a salutarlo questa volta difficilmente avrà la possibilità di vedere nuovamente il suo manifesto live.
Sì, perché oltre ad essere un concerto con palco a croce posizionato al centro del palazzetto e mega schermi sospesi sopra i musicisti che proiettano video e immagini, questo tour è un manifesto politico e ideologico di Waters che fin dal primo istante mette in chiaro le cose: “se vi piace la musica dei Pink Floyd ma non siete d’accordo con le idee politiche di Waters potete andare affanculo al bar”
Lo show inizia preciso con un countdown che avvisa i presenti di spegnere i cellulari e di godersi lo show, “nel rispetto degli alti spettatori” dice, cosa che puntualmente non avverrà; tant’è che alla fine ho dovuto chiedere all’attempato signore che continuava a sventolare il suo cellulare in aria con tanto di luce flash accesa di smetterla di infastidire tutti i presenti seduti in tribuna stampa.
Comfortably Numb spezza l’attesa, luci spente, un video di una città spettrale quasi post-atomica passa sugli schermi a croce che si alzeranno in aria e restano sospesi sopra il palco alla fine del pezzo, permettendo a Waters di uscire da una scaletta all’inizio di una pedana.
Il palco rivela finalmente una decina di membri di tutto rispetto fra cui Jon Carin – Keyboards / Guitars / Vocals Robert Walter – Organ / Fender Rhodes Jonathan Wilson – Guitars / Vocals Gus Seyffert – Bass Guitar / Guitar Dave Kilminster – Guitar / Vocals Joey Waronker – Drums / Percussion Seamus Blake – Saxophone Amanda Belair – Vocals Shanay Johnson – Vocals,
il viaggio sonoro prosegue con The Happiest Days of Our Lives, mentre il rumore di un elicottero che sembra volare sopra le nostre teste accompagna un faro che indugia sul pubblico cercando nelle tribune finché il fortunato viene individuato con Waters che lo indica “YOU!”.
Waters canta e suona spostandosi sulle quattro passerelle rivolgendosi a tutti i lati del Forum, Another Brick in the Wall, part. 2 e 3 , The Powers That Be, The Bravery of Being out of Rage, sono accompagnati da veri e propri video proiettati dai monitor sospesi sopra le teste dei musicisti e slogan provocatori di Waters, dal “controlla la narrativa, controllerai le masse” a “noi siamo i buoni loro sono i cattivi” alternati a video ormai tristemente famosi di morti come George Floyd accompagnati dalla loro colpa di essere di colore, essere donne in Iran, essere contro un sistema o essere una minoranza.
Waters non le manda a dire nemmeno ai presidenti americani indicando Reagan, Trump, Biden come criminali di guerra, che mascherano dietro alla propaganda di essere i “buoni e i giusti”, i loro interessi perseguiti con la guerra.
Prima di The Bar, Waters si ferma a parlare per un lungo tratto raccontando alcuni aneddoti sulla canzone e sul loro significato, dove la conclusione è che il bar ha un utilità sociale e che anche tutto il forum in quel momento potrebbe essere un immenso bar dove conoscersi e fare nuove amicizie.
Nel mentre io stavo pensando cosa avrei fatto a quel cellulare che da circa mezzoretta continuava ad essere sventolato davanti alla mia faccia con la luce flash accesa che continuava ad accecare i presenti e al mio vicino che suonava una batteria immaginaria nell’aria finché ad un certo punto ha colpito la testa, per errore, del ragazzo seduto davanti… Sì Roger, il bar è davvero un bel posto per farsi nuovi amici, penso che andrò a prendermi un’altra birra!!!
Altro racconto degno di nota, Roger Waters racconta un aneddoto su Sid Barret, controverso membro dei Pink Floyd nonché amico di infanzia di Roger e di quella volta che andando a vedere un concerto a Londra decisero che avrebbero creato una band… un Waters che si dice stranamente loquace, lui che non è avvezzo ai monologhi…
Wish You Where Here e Shine On Crazy Diamond chiudono il capitolo Barret, immagini d’epoca dei due amici vengono mandate sui monitor, con ancora Waters che racconta un triste aneddoto di Syd che ormai perso nei suoi deliri perde il contatto con la realtà, aprendo la scena a Sheep dove una Pecora gonfiabile radiocomandata si prodiga in evoluzioni in aria facendo il giro del palazzetto mentre la canzone scorre col chiaro messaggio “siete pecore, non siate pecore…”
Dopo una decina di minuti di pausa dove personalmente ho ricacciato giù lacrime, groppi in gola, pugni nello stomaco e milioni di riflessioni personali, si ricomincia: un rumore industriale crescendo avvisa il pubblico che lo show sta per riprendere.
La seconda parte riprende veloce con In The Flesh, Run Like Hell in cui viene riproposta la versione di un Roger Waters da gerarca con palandrana di pelle nera e mostrine con gli ormai immancabili e famosi martelli incrociati, che salendo sulla passerella accompagnato da due militari, imbraccia il fucile e spara verso il pubblico.
Deja vu, Is this the Life We Really Want, Us and Them, lo schema è lo stesso della prima parte dello show, musica suonata egregiamente fin troppo perfetta e video sparati dai monitor, che catturano l’attenzione del pubblico, sinceramente più di una volta non sapevo dove guardare, se il palco o seguire il susseguirsi delle immagini per stare dietro al messaggio di Waters.
E ancora immagini e storie vere di innocenti morti per errore con i governi che insabbiano i loro crimini e gli eroi, per Waters come Julian Assange, che hanno avuto il coraggio di denunciare al mondo il misfatto, fino ad arrivare a Money con la faccia di Trump proiettata sui monitor e un maiale che balla immerso nei soldi, oltre che al classico maiale gonfiabile radiocomandato che gira sopra le nostre teste facendo evoluzioni.
Su Any Color you Like, Brain Damage e Eclipse il buio prende possesso del palco mentre i musicisti continuano il loro viaggio sonoro, dei bracci meccanici si ergono per poi illuminare nuovamente il palco con luci laser formando una serie di triangoli colorati che richiamano appunto l’album di The Dark Side Of The Moon di cui ricorre anche il cinquantesimo anniversario.
Two Suns in the Sunset, un accenno al singolo di The Bar chiudono lo show, ricordando la recente morte del fratello, roger Waters richiama tutti i componenti della band al centro del palco per brindare con uno shot di mezcal: d’altronde è un grande bar questa sera. Ringraziando il pubblico e intonano una canzone di saluto percorrendo il perimetro del palco, salutando tutti e chiudendo la canzone sulla rampa esterna di accesso al forum per poi staccare le telecamere.
È stato uno show decisamente pieno di messaggi e riferimenti personali, un chiaro “trip” nella mente e nei pensieri complessi di un uomo che ha vissuto una vita decisamente particolare, condivisibili e/o discutibili sta a voi deciderlo, per quanto mi riguarda ho portato a casa un fiume di emozioni che mi ricorderò per molto tempo e un po’ di amaro in bocca per le cose belle che finiscono e sai che non torneranno.
Addio zio “brontolone” Roger, in cuor mio spero di rivederti ancora in un altro viaggio sonoro.
Photo report: https://www.truemetal.it/heavy-metal-news/photo-report-roger-watersmediolanum-forum-assago-2023-1117039