Doom

Live Report: Saint Vitus @ Debaser, Stoccolma, Svezia 04/04/19

Di Davide Sciaky - 10 Aprile 2019 - 10:00
Live Report: Saint Vitus @ Debaser, Stoccolma, Svezia 04/04/19

SAINT VITUS + DOPELORD

04/04/2019 @Debaser, Stoccolma, Svezia

I Saint Vitus hanno bisogno di poche introduzioni: considerati tra i padri del Doom Metal, in 40 anni di attività hanno avuto una storia travagliata che tra cambi di cantante (e di altri membri), scioglimenti e reunion non ha mai permesso agli americani di uscire dall’underground, nonostante la loro grande influenza su molti altri gruppi.
Giunti per l’appunto al quarantesimo anniversario i Saint Vitus si apprestano a pubblicare il loro nuovo album, il primo in 7 anni ed il primo in 24 con il cantante originale Scott Reagers, che uscirà circa due settimane dopo il concerto italiano al Circolo Magnolia di Milano dell’1 maggio.

Al Debaser di Stoccolma siamo solo alla seconda data del tour e ci si potrebbe aspettare che le band siano ancora un po’ fredde, ma non è assolutamente così.
In apertura troviamo i Dopelord, quartetto polacco dedito ad uno Stoner Metal di ottima fattura, che hanno a disposizione tre quarti d’ora per scaldare il pubblico.
La band fa il suo lavoro alla perfezione con riff marci e fumosi al punto giusto che fanno entrare i presenti nel mood giusto per la serata; sul finale, con ‘Preacher Electrik’, il pubblico mostra di conoscere già la band quando molti cantano a gran voce le parole dalla canzone che fa scapocciare anche alcuni membri dei Saint Vitus che si trovano in sala.

Viene aggiustato il palco e, una volta pronto per l’ingresso degli headliner, le luci si abbassano e i quattro musicisti salgono sul palco.
Gli americani partono subito con ‘Remains’, canzone tratta dal nuovo album, definendo subito il tema della serata: sebbene il disco uscirà più di un mese dopo il concerto, i Saint Vitus non si fanno problemi ad anticiparlo e, anzi, suonano in anteprima ben sei pezzi sui nove che compongono l’album.
Se il nuovo “Saint Vitus” (il nuovo album sarà omonimo esattamente come il debutto) è il principale protagonista della serata, viene dato anche il giusto spazio al passato con vari pezzi principalmente dei dischi con Reagers alla voce.
Troviamo quindi al secondo posto della scaletta ‘Dark World’ seguita subito da ‘White Magic/Black Magic’, prima di tornare al nuovo album con ‘Hourglass’.
La band suona in maniera impeccabile, con un Dave Chandler che macina riff che trasudano marciume, Patrick Bruders (l’ultimo entrato in casa Vitus, già noto per la sua militanza in Down, Crowbar e Goatwhore) che martella incessantemente il suo basso, e Henry Vasquez che picchia la batteria con energia.
La voce di Dave Chandler rimane un po’ un mistero dato che il mixing non è generoso con il cantante che si sente poco; spostandoci nella sala, però, troviamo alcuni punti in cui Chandler si sente meglio e anche lui sembra fare la sua parte a dovere.
Procedendo nella serata, tra i pezzi più vecchi risalta ‘Burial at Sea’ che col suo ritmo più accelerato nella parte centrale fa partire un piccolo pogo in cui avvistiamo anche Lars Johansson dei Candlemass.
La canzone è seguita da un altro classico, ‘Saint Vitus’, dopo il quale la band lascia il palco.
Dave prima di andare però passa dal microfono e dice, “Non ve ne andate eh, torniamo subito”, ed infatti i quattro tornano poco dopo per l’encore.
Questo inizia con l’unico pezzo del concerto che su disco era cantato da Wino, ovviamente parliamo di ‘Born Too Late’, title-track del capolavoro omonimo, probabilmente il pezzo più noto della band.
Il classico è seguito da un’altra title-track, ‘Hallow’s Victim’, e un ultimo pezzo nuovo, ‘Useless’.

Il concerto è ottimo e mostra una band che raggiunti i 40 anni di attività è ancora in gran forma e che non ha paura di mettersi in gioco suonando molti pezzi nuovi.
Scelta, tra l’altro, riuscita dato che all’uscita tutti i fan sembrano pienamente soddisfatti.

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