Live Report: Satyricon + Chthonic a Roma

Di Francesco Sorricaro - 9 Dicembre 2013 - 8:30
Live Report: Satyricon + Chthonic a Roma

Satyricon + Chthonic @ Orion
Ciampino (RM), 06/12/2013

Report a cura di Damiano Fiamin
Foto a cura di Francesco Sorricaro

È passato ormai un lustro dall’ultima calata in terra romana del duo norvegese composto da Satyr e Frost. Nel frattempo, la band ha dato alla luce un nuovo album, accolto in maniera piuttosto tiepida da critica e fan. Nonostante tutto, l’occasione di vedere nuovamente il gruppo dal vivo era troppo ghiotta e, infatti, un buon numero di spettatori ha cominciato a riempire l’Orion di Ciampino sin dall’improbabile, per un giorno feriale, orario di apertura dei cancelli. Un pubblico piuttosto variegato per genere ed età prende posto e rumoreggia nell’attesa che il concerto inizi, spostandosi pigramente dentro e fuori al locale nel tentativo di ammazzare il tempo sorseggiando birra e chiacchierando.

Chthonic

Ad aprire la serata ci pensano i taiwanesi Chthonic, band forse non troppo conosciuta ma con una notevole esperienza alle spalle che gli ha permesso decisamente fare il proprio dovere. La loro musica brutale e veloce ha come tratti distintivi l’utilizzo di fraseggi e strumenti tipici della tradizione orientale e l’inserimento di sezioni epiche e pompanti, quasi più prossime all’heavy metal vecchio stampo che al black proposto dai cinque ragazzi.
Ammetto che il primo impatto, probabilmente a causa dell’estetica da videogioco, con bende, maschere e strumenti luminosi, non è stato dei migliori; ogni dubbio sulle reali capacità della band, però, è stato spazzato dal primo assalto sonoro del quintetto di Taipei.
Il gruppo è andato avanti per una mezzora, implacabile e spedito, riuscendo perfettamente nello scopo di riscaldare gli animi del pubblico con una performance coinvolgente e sentita. Peccato che la qualità dell’audio sia andata degradando nel corso dell’esibizione, impastandosi sempre più pezzo dopo pezzo e diventando sempre meno comprensibile a distanza ravvicinata dal palco. Anche la gestione delle luci è stata discutibile, con costanti abbacinamenti e lampi diretti negli occhi delle prime file che impedivano di apprezzare a pieno quanto succedeva sul palco. Problemi tecnici, probabilmente, che non hanno comunque impedito al pubblico di apprezzare la proposta musicale degli Chthonic.

Satyricon

Dopo la rituale pausa necessaria al cambio di strumenti, utile anche per permettere agli avventori di rifocillarsi e reidratarsi, le luci si abbassano e, in una nebbia rosso sangue, fanno il loro ingresso i protagonisti della serata. L’esplosione del pubblico all’entrata dei musicisti è un buon presagio sull’esito della serata. La band parte subito a tavoletta: dopo il crescendo introduttivo, riff taglienti e velocissimi cominciano a eruttare dalle casse dell’Orion, accompagnati dall’inarrestabile tempesta ritmica scatenata tramite la sua gargantuesca batteria da Frost. Satyr non sembra essere in piena forma, ma riesce comunque a irretire le folle con il suo carisma e con la sua abilità rodata di frontman. Come sempre, il duo norvegese porta con sé in tour dei musicisti di supporto in grado di non far sfigurare la band: chitarre e basso viaggiano veloci e precisi mentre, ahimè, la tastiera soffre qualche problema di amplificazione e risulta difficilmente udibile in alcuni punti del locale, soverchiata dalla violenza degli altri strumenti.

La scaletta è piuttosto variegata e attinge a tutta la storia della band, con pezzi che spaziano dai primi, memorabili successi del gruppo, ad altri provenienti dai più discussi capitoli finali della discografia dei norvegesi. Come un’onda sinusoidale, i tempi accelerano e rallentano in maniera costante, in un amalgama abbastanza ben miscelato tra vecchio e nuovo che ha visto una partecipazione praticamente costante del pubblico sotto palco. Satyr fa il suo dovere e, pur non spremendosi troppo, interagisce con gli astanti al momento giusto, solleticando la loro attenzione e il loro interesse non appena questo va intorpidendosi. Fortunatamente, i problemi tecnici che avevano accompagnato l’esibizione degli Chthonic sono stati risolti: luci e suoni sono di buona qualità e contribuiscono ad arricchire l’esperienza, piuttosto che il contrario.

Il bis arriva quasi all’improvviso, dopo poco più di un’ora di show. Richiamati a gran voce sul palco, i nostri si congedano con energia, acclamati dai presenti prima di allontanarsi e scomparire nelle tenebre dei camerini, mettendo il sigillo su una bella esibizione, intensa e potente anche se, forse, un po’ troppo distaccata e di mestiere. L’energia c’è stata di sicuro e anche il divertimento, ma sempre senza un eccessivo sbilanciamento da parte della band.
In ogni caso, due ore ben spese, con i due gruppi che hanno sicuramente fatto felici i propri fan. E non è poco.

Scaletta:
Voice of Shadows
Hvite Krists Død
Now, Diabolical
Black Crow on a Tombstone
Our World, It Rumbles Tonight
Ageless Northern Spirit
Repined Bastard Nation
The Infinity of Time and Space
To the Mountains
The Pentagram Burns

Bis:
Mother North
K.I.N.G.