Live Report: Saxon, FM e Raven @ Live Club, Trezzo sull’Adda, 5 ottobre 2018
Aria d’altri tempi quella che si è respirata venerdì 5 ottobre 2018 fra le mura del Live Club di Trezzo sull’Adda. A propiziarla la calata italica di tre ensemble storici del rock duro britannico: Raven, FM e Saxon, nell’ordine.
Un plauso all’organizzazione o a chiunque abbia provveduto a definire gli orari delle esibizioni: Raven alle 19.30, FM alle 20.15 e Saxon alle 21.30. Per le moltissime persone che si sono sciroppate centinaia di chilometri per raggiungere il luogo del concerto è autentico sollucchero potere levare le tende prima della mezzanotte, dopo essersi gustati ampiamente le varie esibizioni. Uscire dal locale dopo la 01.00 come talvolta accade non è proprio la stessa cosa!
Altro particolare non da poco il rispetto degli stessi orari, che fa il paio con la vivibilità e l’acustica del Live Club, che lo pone fra le eccellenze nazionali e non solo. Fa piacere poter constatare sintomatologie di questo tipo in un’Italia ove il disfattismo, oggidì, la fa da padrone.
RAVEN
L’ottima affluenza fin dai primi minuti – che diverrà davvero considerevole appena prima dell’esibizione dei Saxon – evidentemente contribuisce ad alimentare ulteriormente il sempiterno buon umore dei Raven, da sempre paladini dell’athletic rock che anche in quel di Trezzo non ha fatto prigionieri. L’agilità non è più quella di un tempo, per i Gallagher bros, ma con l’ironia si riesce sempre a trovare il bandolo della matassa, alla facciaccia dei chili di troppo. Attivi sin dal lontanissimo 1974 e al debutto discografico nel 1980, Mark e John viaggiano intorno alla sessantina ma di smettere proprio non ci pensano! Come annunciato sulle assi del Live Club è in arrivo un nuovo album e la loro prestazione è killer, al solito. Con il giovane Mike Heller dietro ai tamburi i Raven spaccano come devono e la consueta dose massiccia di potenza arriva dritta dritta al petto, fra la gioia degli astanti. Un’anteprima dal nuovo disco e mazzate del calibro di “All for One” e “On and On” provocano furiosi headbanger, come da manuale! Il power trio se ne va soddisfatto dopo mezzoretta fra i boati del coro “Raven, Raven, Raven!”. Molti dei convenuti erano in quel di Trezzo proprio perché c’erano loro!
FM
Cambio di palco e cambio di genere, nettamente. Al posto dei defezionari Y&T si impossessano della scena gli FM, autori da sempre di un finissimo Aor e che solo ad un’occhiata approssimativa potevano apparire totalmente fuori contesto, in un bill di defenderoni quale quello comprendente Saxon e Raven. In realtà il combo di Steve Overland era su quel palco perché in quel del Live Club si festeggiava la musica dura e i suoi interpreti con i controcolleoni, come appunto gli FM, al di là della proposta in seno, notevolmente più leggera dei due campioni Nwobhm di cui sopra. Fra il pubblico si aggiravano fan convenuti espressamente per i cinque londinesi, a conferma di un “fucking great package”, come sottolineato nei confronti del sottoscritto da Mark Gallagher a fine serata. Pulizia di suono e perizia, questi gli ingredienti vincenti degli FM, e quando alive ti senti pezzi quali “That Girl”, “All Or Nothing” e la recente “Killed By Love” che sembrano fuoriuscire direttamente da un loro Lp sparato ad alto volume, beh, ritengo non vi sia più nulla d’aggiungere…
SAXON
E siamo ai Saxon, per l’ennesima volta e per l’ennesima data nel nostro Paese. Ai tempi di Destiny ai concerti italiani la metà della gente presente la si conosceva di persona e l’altra metà quantomeno di vista, esagerando un po’, tanto i numeri erano risicati. Venerdì notte al Live Club eravamo in millecinquecento circa, un bel numerone per i cari, vecchi, Sassoni. Che poi vecchi lo sono solo all’anagrafe, fermandomi ai soli Peter Byford e Paul Quinn. Gli Stallions hanno infatti mazzuolato alla grande senza redenzione per un’ora e cinquanta, partendo alle 21 e trenta precise con “Thunderbolt” e finendo sulle note di “Denim And Leather”. Pelle d’oca, ma nel vero senso della parola, lungo l’esecuzione di “Motorcycle Man”, poi su “Heavy Metal Thunder”, introdotta da un urlo disumano di Biff, cosa decisamente inusuale per un frontman come lui: sì immenso ma mai stato una sirena… Tornando al setlist del concerto, davvero troppa carne al fuoco dopo quasi quarant’anni di milizia: le doverose tracce tratte dall’ultimo album, a mo’ di promozione dello stesso tolgono inevitabilmente spazio a pezzoni del calibro di “Broken Heroes”, “Battalions Of Steel”, “Frozen Rainbow”, “20,000 Ft” e chissà quante altre ancora, sulla base dei vari gusti di ciascuno. C’è poco da fare: oggi per accontentare un po’ tutti Byford, Quinn & Co. dovrebbero tenere uno concerto di più di tre ore…
Ogni volta che assisto a un loro show “vedo la luce”, personalmente parlando. I Saxon nel 2018 fanno ancora i Saxon e, insieme con Judas Priest e Iron Maiden sono ancora fottutamente credibili e inossidabili allo scorrere del tempo. Niente di più lontano, insomma, da quelle band che paiono la cover band di se stessi. Byford è il solito, implacabile, animale heavy metal da palcoscenico: asciutto ed essenziale concede il giusto al proprio pubblico ed evita, elegantemente, di gigioneggiare sul tributo a Lemmy e ai Motorhead quando avrebbe avuto tutti i titoli per poterlo fare: “They Played Rock’N’Roll” ce la spara in faccia senza menate di sorta. Della serie: l’importante era suonarla e suonarla bene, poi ognuno le proprie emozioni se le gestisce intimamente, senza che nessuno da lassù sul palco si arroghi il diritto di indirizzarle qua o là. Classe, niente altro da dire.
Sarà la magia dell’HM, sarà anche suggestione personale, ma, nonostante la miriade di concerti visti dal ’77 a oggi non esiste band al mondo che dalle assi di un palco riesca a inocularmi cotanto puro e fottuto Acciaio nelle vene. L’aquila vola ancora alta nei cieli del Metallo, lassù, dalle parti del Valhalla e non ha nessuna intenzione di atterrare. Come detto da Biff venerdì sera, appuntamento al 2019 per il concertone celebrativo del quarantennale, con la vera aquila metallica dietro la batteria di Glockler and all kind of shit!
HAIL
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Foto a cura di Matteo Musazzi