Power

Live Report: Secret Sphere + Elvenking a Torino

Di Redazione - 29 Aprile 2013 - 10:00
Live Report: Secret Sphere + Elvenking a Torino

La notte prima di pasqua, a Torino, assume i contorni di un’occasione da non perdere per assistere agli show di due band che hanno, a loro modo, fatto la storia degli ultimi 15 anni del metal italico: Elvenking e Secret Sphere. I primi orientati verso il folk, i secondi verso il power, hanno dato vita a una serata divertente, in cui il pubblico che ha preso parte all’evento ha avuto modo di constatare quanto la scena italiana abbia ancora da dare al resto del mondo.

 

Un’intro epica accoglie sul palco i loschi figuri camuffati con maschere e mantelli che ricordano da vicino Eyes Wide Shut. Tolto il travestimento, gli Elvenking al gran completo cominciano il loro show e si vede che sono particolarmente in botta. Damnagoras è un frontman di razza, ormai navigato e a suo agio sulle assi del palco, tant’è che non manca di aizzare i presenti con cori e incitamenti vari.

Nella scaletta trovano posto molti estratti dall’ultimo Era, ma anche ripescaggi dalla storia passata della band. La chiave del successo di questo concerto è, però, il divertimento: tutti i musicisti sembrano divertirsi moltissimo e il pubblico apprezza sicuramente questo lato dello spettacolo. E proprio a proposito di pubblico, troviamo finalmente un’audience partecipe e volenterosa di dare una risposta più che positiva a questi ragazzi friulani. Durante il concerto, oltretutto, è stata ribadita la “fratellanza” tra le due band le quali, ricordiamo, condividono il progetto Hell In The Club, di cui fanno parte proprio Damnagoras degli Elvenking e Andrea Buratto e Federico Pennazzato dei Secret Sphere, oltre al chitarrista Andrea Piccardi.

Qualche parola va anche spesa sui suoni che hanno caratterizzato la performance degli Elvenking: uno strumento inusuale come il violino, infatti, è stato reso ottimamente tra il muro eretto dalle chitarre e dalla sezione ritmica.

La conclusione del concerto arriva inesorabile e, tra i volti soddisfatti della gente, c’è chi vorrebbe più spesso esempi di musica di questa qualità passare da Torino. Gli applausi concessi dai presenti ripagano una performance di altissimo livello e gli Elvenking possono dirsi decisamente soddisfatti di questa serata. Ora la palla passa agli alessandrini Secret Sphere.

 

C’era molta curiosità nel vedere all’opera un binomio così potenzialmente riuscito come quello Secret Sphere + Michele Luppi e, lo diciamo sin da subito, quest’accoppiata si è dimostrata vincente. Anzitutto il frontman emiliano si è reso protagonista di una prova canora assolutamente invidiabile, ma, cosa ancora più importante, ha dato modo di far vedere l’amalgama presente all’interno della band. Dubbio lecito, infatti, era quello di trovarsi davanti, più che una band, un gruppo che ha giocato la carta del cantante famoso per fare il salto di qualità. Niente di più sbagliato e l’affiatamento dei vari componenti l’ha ampiamente dimostrato.

Ovviamente i brani in scaletta sono quasi tutti estratti dall’ultima fatica discografica dei Secret Sphere, ovvero quel Portrait Of A Dying Heart che ha permesso al sestetto di togliersi non poche soddisfazioni. Il singolo Lie To Me è, ovviamente, il cavallo di battaglia di questa sera e, a grande richiesta, verrà addirittura suonato una seconda volta durante il bis.

Ciò che più impressiona è, in realtà, l’abilità del chitarrista Marco Pastorino, il quale ha una voce tale da riuscire a incastrarsi perfettamente nelle linee vocali di Luppi con cori e controcanti. Non per niente il buon Michele presenta Marco come suo degno erede.

Contenere l’energia del combo è quasi impossibile e tra gli intervenuti alla serata vi sono anche moltissime persone che conoscono a memoria ogni singolo verso dei brani proposti, cosa che appaga non poco gli artisti sul palco. Pienamente soddisfatti della risposta ricevuta, i Secret Sphere sciorinano i pezzi in scaletta con destrezza e magistrale sforzo tecnico, ma anche, come già detto, con il sorriso sulle labbra.

Finito il loro tempo, anche i sei della “sfera segreta” abbandonano le assi dello United Club per quella che, almeno per qualche tempo, sarà la loro ultima data del tour promozionale di Portrait Of A Dying Heart.

 

Le impressioni finali di una serata come quella pre-pasquale appena descritta sono tutte riassunte in una domanda: come mai band come queste non si fanno vive più spesso in quel di Torino? E, come diceva Bob Dylan, “The answer, my friend, is blowin’ in the wind…”.