Live report: Sepultura, Betzefer e Forever Will Burn (PN)

Di Alberto Fittarelli - 26 Marzo 2007 - 16:00
Live report: Sepultura, Betzefer e Forever Will Burn (PN)

23 marzo 2007, Deposito Giordani (Pordenone): Sepultura – Betzefer – Forever Will Burn

Report a cura di Nicola Furlan

Gran bella serata farcita di groove quella del 23 marzo 2007. Sul palco del Deposito Giordani (PN) si esibiscono come headliner i Sepultura, una band che ha fatto storia ed ancora oggi capace di trasmettere quella potente energia che tutti si aspettano dal thrash metal sound.
Molte sono le aspettative, devo essere sincero. La mia curiosità è al lavoro già dal pomeriggio. Curiosità sul sostituto di Igor Cavalera, in merito al cantato live di Green e su Paulo Jr. e Kisser: saranno ancora in forma smagliante come ai vecchi tempi?
Rimango assorto in compagnia di qualche amico e di una birretta meditativa fino a che vengo di colpo riportato alla realtà dalla opener live track dei sudafricani Forever Will Burn cui seguiranno i Betzefer, nuova conquista della Roadrunner Records. Le danze hanno inizio.

FOREVER WILL BURN

Non ci siamo. La combinata di death metal melodico ed hardcore proposta dal combo non convince. Troppi sono i punti deboli riscontrati. In primis la mancanza di personalità on stage forse dovuta alla paura di sbagliare, forse alla carenza di personalità. La band non trasmette energia e questo dà da pensare parecchio. Il drumming non ha “pacca”. Le ritmiche hanno un qualcosa di scialbo.
La scelta di uno stile musicale che annovera sonorità hardcore deve prima di tutto invitare all’headbanging spontaneo e di stimoli in tal senso se ne sono colti pochi. Positivi solo la qualità esecutiva del chitarrista Andreas Smit soprattutto in merito alle esecuzioni soliste e qualche piacevole frangente sonoro su As We Wait e Hell is Six Feet Deep. Inconsistenti.

BETZEFER

Se avete letto quello che ho scritto sui Forever Will Burn allora già siete al corrente di quello che hanno dimostrato sul palco gli israeliani Betzefer.
I quattro ribaltano come un calzino il mood sterile che i sudafricani avevano pennellato sul pubblico fino qualche minuto prima. Una miscellanea di violenza fatta di post-thrash core alla Pantera e di tecnici stacchi repentini alla Machine Head. Avital Tamir potrebbe quasi attestarsi a nuovo Anselmo per la rabbia che caccia fuori ad ogni vocalizzo. Il chitarrista Matan Cohen ha una attitudine al movimento davvero coinvolgente e questo non pregiudica nemmeno per un istante una prestazione esecutiva molto precisa sebbene variegata. La setlist pesca molto dall’ultimo album “Down Low” e non si dimenticherà facilmente il primo idrofobo pogo sulle note di Fuckin’ Rock ‘N’ Roll. Da vedere.

SEPULTURA

L’apice della serata. Sul palco sale una band che nel periodo di decadenza del thrash è riuscita a partorire un “Reign in Blood” del post-thrash ovvero Arise. Una band che è riuscita nel corso degli anni a rimanere in piedi sebbene percossa da cambiamenti significativi sia a livello di line-up sia in merito alle coordiante stilistiche adottate.
Nulla invece è cambiato quando c’è da suonare dal vivo. Sempre con il pubblico e sempre per il pubblico. Dalle pacche sulle mani ai temerari della prima fila fino alle battute vis a vis tra Green e i fans sulla scelta delle song da eseguire.
Tutto è rimasto come ai tempi d’oro quando il vero thrash dal vivo era quello dei piccoli locali trasformati per l’occasione in vere mini arene di puro massacro spalla a spalla.
Dolabella passa l’esame. Non è certamente quel martello pneumatico dal nome di Igor Cavalera però l’interpretazione dei classici alle pelli convince. Niente trigger o effetti digitali per un concerto sincero e di emozionante gusto thrashy.
La scaletta pesca con successo qua e là dai vari full-length e porta a lodare su tutte le esibizioni dell’opener di Dante XXI Dark Wood of Error, l’accoppiata Desperate Cry/Escape to The Void e Beneath the Remains. In mezzo tantissimi classici come la recente Ostia e qualche masterpiece, su tutti Arise. Chiude Roots Bloody Roots con una folla ormai in overdose di coinvolgimento. Venti pezzi in tutto di cristallino e storico thrash metal. Immensi.

Setlist:
Dark Wood of Error
Refuse/Resist
Convicted in Life
False
Slave new World
Dead Embryonic Cells
Ostia
Crown And Mitter
Desperate Cry/Escape to The Void
Boycott
Activist
Buried Words
Bullet the Blue Sky
Troops of Doom
Beneath the Remains
Territory
Arise
————
Kayowas/Biotech
Come back alive
Roots Bloody Roots

Nicola Furlan
Un ringraziamento a dimensionzero per le foto