Live Report: Sonata Arctica a Milano
Report e foto a cura di Stefano “Elrond” Vianello
Milano, Alcatraz – 27/02/2011
Sono le 17.30 quando arrivo all’Alcatraz e da subito rimango impressionato dalla lunghissima fila di fan che attende con trepidazione l’apertura dei cancelli. I biglietti sono ormai esauriti da mesi per lo show che questa sera vedrà apparire sul palco milanese una delle band finlandesi più amate del power metal, i Sonata Arctica. Con alle spalle un concerto, quello del 25 novembre 2009, tutto da dimenticare, la band finnica prova a farsi perdonare con uno show di quasi due ore. Ma andiamo per gradi cominciando dai gruppi di supporto che sono stati una gran sorpresa (i 4 Th Dimansion) e una consolidata conferma (i Labyrinth).
4Th Dimension
La band vicentina con il debut album The White Path To Rebirth appena dato alle stampe sale sul palco intorno alle 19.15 mentre l’Alcatraz sta ancora accogliendo l’ingresso degli spettatori. Senza indugi i 4Th Dimension sfoderano tutta la loro grinta partendo alla grande con i propri pezzi. Un sound che ricorda band come Freedom Call, Stratovarius e quello che proponevano agli esordi i Sonata Arctica, si lascia ascoltare piacevolmente. Nonostante i suoni non siano ancora perfetti, il gruppo riesce a scaldare il pubblico già presente in sala.
A causa del poco tempo a disposizione, circa venticinque minuti, vengono proposte una manciata di brani estratti appunto dal disco di debutto, tra i quali spiccano Goldeneyes, Everlasting e l’ottima Angel’s Call. Tanto di cappello allo scopritore e produttore di questi cinque ragazzi Alessio Lucatti che, nella veste si “talent scout”, sta portando alla luce dei riflettori diverse realtà underground da tenere assolutamente in considerazione nel prossimo futuro.
Labyrinth
Dopo la breve pausa per il cambio palco ecco arrivare sotto i riflettori i Labyrinth. La band senza il tastierista Andrea De Paoli ha colmato il vuoto grazie all’aiuto offerto dall’amico Alessio Lucatti, preso in prestito dai Vision Divine. Anche per la band di Olaf Thorsen e Roberto Tiranti il tempo è tiranno: solo quaranta minuti a disposizione, che vengono comunque sfruttati al meglio. Il brano di riscaldamento è l’ormai amatissima dal pubblico The Shooting Star estratta dall’ultimo disco Return To Heaven Denied pt. 2; il gruppo è in gran forma e il pubblico non lesina in cori di apprezzamento e scapocciate forsennate. Una dietro l’altra le canzoni vengono proposte alla platea dagli animi caldi, In The Shade, A Chance, New Horizon, Sailors of Time e l’ultima acclamatissima Moonlight.
Un Roberto Tiranti in gran forma trascina il pubblico in estasi e grazie alle doppie voci e cori campionati, ogni canzone aumenta decisamente la resa.
Quaranta minuti davvero intensi e apprezzati dalla sala che applaude e acclama a gran voce il nome dei Labyrinth, che nell’ultimo anno stanno portando alta la bandiera del metal tricolore in giro per tutta Europa.
Sonata Arctica
Dopo trenta minuti di trepida attesa ecco finalmente salire sul palco i Sonata Arctica. L’Alcatraz ormai colmata la propria capienza, li accoglie con un boato di urla e applausi. La band non indugia e subito si lancia alla carica con un tris estratto dall’ultimo album: Flag In The Ground, The Last Amazing Grays e Juliet. Tony Kakko questa volta sembra in gran forma e sfodera una prestazione vocale decisamente migliore rispetto all’ultima calata in quel di Milano. Tutto il gruppo si lascia trascinare dalla folla decisamente calorosa e la ripaga con una doppietta d’eccezione, una meravigliosa Replica e una strabordante Blank File che da troppo tempo non veniva più proposta dal vivo: anche se diversi acuti, presenti sul disco, vengono astutamente fatti cantare dai fan o presi decisamente a tonalità più basse, i brani in questione hanno un tiro micidiale e ci fanno ricordare quanto i Sonata Arctica siano stati fino a qualche tempo fa una band con gli “attributi”.
Parlo al passato perché, a parte qualche sporadico episodio, i live del combo finnico (questo, ma anche quello precendente qui in Italia) si stanno lentamente appiattendo: tutte le canzoni veloci e tirate che fanno da sempre impazzire i fan (tra cui il sottoscritto) sono scomparse dalle setlist per lasciare spazio ai nuovi brani mid-tempo o lenti che, per quanto siano piacevoli, non raggiungono minimamente il livello di quelli del passato. Una nota di delusione poi, è il fatto che in tutta la scaletta non sia stato dato spazio neanche per un brano estratto da Silence e alla fine di tutto il concerto ciò ha inciso parecchio sulla soddisfazione di chi ha comprato il biglietto per l’evento.
Dopo alcune altre canzoni tra cui Victoria’s Secret, Fullmoon e un’emozionante The Misery, i nostri si fermano un istante per lasciare al pubblico una sorta di “regalo” per farsi perdonare la mancata registrazione del DVD: tutti i membri, tranne Tommy Portimo, imbracciano una chitarra acustica e insieme danno vita ad una jam acustica di tutto rispetto. Vengono proposte in successione Mary Lou, Shy e Letter to Dana. Bello ed emozionante, ma anche qui forse si poteva dedicare un po’ meno tempo al set acustico per da spazio a vecchie glorie ormai cadute nel dimenticatoio.
Infine, a conclusione di questo live, vengono suonate Caleb e la sempre apprezzata Don’t Say A Word.
Quasi due ore di show per i Sonata Arctica in quel dell’Alcatraz a Milano, suonate alla perfezione, non bastano a sciogliere il dubbio che ormai da un paio di album a questa parte tormenta gran parte degli ascoltatori, ovvero quanto si stia indebolendo la proposta musicale della band. Ora non rimane che aspettare questo famigerato DVD e sperare che per la data di registrazione la scaletta venga un pochino risistemata.
Setlist:
01. Everything Fades To Gray (Intro)
02. Flag In The Ground
03. The Last Amazing Grays
04. Juliet
05. Replica
06. Blank File
07. As If The World Wasn’t Ending
08. Paid in Full
09. Victoria’s Secret
10. Instrumental
11. The Misery
12. Fullmoon
13. In Black and White
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14. Runaway (acoustic) (cover)
15. Mary-Lou (acoustic)
16. Shy (acoustic)
17. Letter to Dana (acoustic)
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18. Caleb
19. Don’t Say A Word
20. Vodka/Everything Fades To Gray (Outro)