Live Report: Sonisphere Italy 2015 ad Assago (MI)
SONISPHERE ITALY 2015
02/06/2015 @Assago Arena, Assago (MI)
5 Giugno 1999: nell’area esterna al Forum di Assago (MI) si svolgeva la terza edizione del Festival Metal Italiano per eccellenza, il Gods Of Metal. Headliner della serata i Metallica, thrash metal band all’apice del proprio successo commerciale, complice dai tempi dell’uscita del celeberrimo “Black Album”, disco che ad oggi ha venduto la bellezza di oltre 15 milioni di copie solo negli USA.
2 Giugno 2015: Sono passati circa 5 anni dall’ultima edizione del Gods Of Metal. La location è la stessa del ’99, l’headliner pure, ma il festival è cambiato. Sonisphere e ormai l’unico Open Air rimasto in Italia a fare grandi numeri come pubblico, riuscendo ad affiancare agli ormai collaudatissimi Iron Maiden, Metallica e Megadeth alcuni nomi di portata mondiale appartenenti a correnti più alternative all’interno del nostro genere preferito, dai Mastodon a Rob Zombie, passando per Alice In Chains, Papa Roach, Ghost e Slipknot. Quest’anno il bill prometteva bene, soprattutto per tutti gli amanti del metal moderno: oltre ai Metallica, in scaletta ci sono Meshuggah, i francesi Gojira, gli statunitensi We Are Harlot e Three Days Grace, i giovani Hawk Eyes e prima dei Four Hoursemen uno special guest d’eccezione, i Faith No More capitanati dal grande Mike Patton.
Ad aprire le danze ci pensano gli inglesi Hawk Eyes, gruppo la cui proposta si barcamena con un certo stile tra lo sludge metal e il metalcore. Il tempo a loro disposizione è poco, eppur sufficiente per allietare i già numerosi presenti sotto il palco in attesa dei grandi big della giornata.
I Three Days Grace sono un gruppo post grunge nato nel 1997 il cui sound è spesso associato a quello di band come Staind, Breakin Benjamin e primi Nickelback. Gruppi come questo difficilmente passano dalle nostre parti. Di recente, nel 2013, la band ha dovuto fare i conti con l’abbandono di Adam Gontier (voce e chitarra), membro fondamentale del gruppo che è stato sostituito da Matt Walst, proveniente dai The Darkest Hour.Anni addietro un gruppo come i Three Days Grace in un festival italiano sarebbe stato bersagliato con bottiglie e oggetti vari solo per poter interrompere la sua performance; da notare, invece, come buona parte dei presenti sia lì per loro. Gli statunitensi propongono, per l’occasione, una selezione di classici e pezzi estratti dal nuovo album “Human”, come il singolo “Painkiller”. Inutile dire che il pubblico canti a gran voce soprattutto i pezzi storici come “I Hate Everything About You” e la conclusiva “Riot”. Una bella performance live penalizzata purtroppo da suoni non ottimali. Da rivedere, magari durante un tour da headliner, sperando che l’ottimo riscontro avuto oggi sia di ispirazione per band americane come Godsmack e Staind per passare anche dalle nostre parti.
Non conoscevo i We Are Harlot e sapendo che il cantante aveva fatto parte degli Asking Alexandria, mi aspettavo il classico gruppo metalcore ipertecnico e con cantato in scream. Invece il Sonisphere mi riserva un’altra piacevole sorpresa: il gruppo che mi trovo davanti offre ai presenti un’ottima lezione di hard rock americano che ricorda molto da vicino le sonorità degli Shinedown. A differenza dei Three Days Grace, i We Are Harlot godono di suoni più equilibrati. Il cantante Danny Worsnop continua a correre da una parte all’altra del palco senza fermarsi un secondo e il pubblico sembra divertirsi parecchio, soprattutto quando i Nostri ci offrono un’ottima cover di “Tie Your Mother Down” dei Queen. I We Are Harlot lasciano il palco con 10 minuti di anticipo, ma salutati a gran voce da un pubblico ormai numeroso e che inizia a riempire l’Area Concerti con grande velocità per assistere al concerto dei Gojira.
Chi era presente al concerto dei Metallica a Udine del 2012 si ricorderà sicuramente del gruppo francese che anche in quella occasione aveva suonato prima delle leggende del Thrash. Sulle scene dal 2001, i Gojira hanno saputo negli anni conquistarsi un ruolo importante all’interno della scena metal mondiale. Il concerto inizia con la devastante “Ocean Planet”, seguita da “The Axe” e “The Heaviest Matter of the Universe”. I Gojira non fanno prigionieri. Molti miei amici ne avevano tessuto le lodi, ma non credevo potessero essere capaci di regalare uno show così coinvolgente ed energico; complici anche gli ottimi suoni e le grandi capacità tecniche dei quattro musicisti, i transalpini si confermano ancora una volta una delle speranze del metal estremo. Il loro set termina con “Vacuity” e con la promessa del sottoscritto di tornare a sentire i quattro francesi non appena possibile.
Arriviamo sul podio e sul gradino più basso troviamo uno dei gruppi più amati della scena estrema mondiale: i Meshuggah. Dopo aver registrato un meritato tutto esaurito al Live di Trezzo Sull’Adda lo scorso Dicembre, i cinque svedesi tornano in Italia per la gioia di gran parte dei presenti oggi ad Assago. Si inizia con “Rational Gaze”. Il muro sonoro prodotto dai Meshuggah è impressionante e Jens Kidman se non canta muove la testa a tempo completamente immerso nella musica prodotta dai compagni. Kidman passa da un lato all’altro del palco, mentre i suoi compari restano per la maggior parte del tempo statici, massicci, tutti intenti a suonare i propri strumenti. Il finale viene lasciato alla devastante “Bleed”. Nonostante qualche problema di audio, i Meshuggah riescono rinvigorire un pubblico abbastanza provato dalle ore passate sotto il sole. 25 anni di onorata carriera, sette album all’attivo e un numero sempre crescente di fan vorranno pur dire qualcosa.
Eccoci finalmente al motivo principale della mia presenza al Festival: i Faith No More. Su un palco adornato da teli bianchi e vasi di fiori che ricorda le decorazioni tipiche di kermesse come il Festival di Sanremo, Mike Patton e i suoi esordiscono con il nuovo singolo “Motherfucker” tratto dal loro ultimo album “Sol Invictus”. Devo ammettere che al primo ascolto l’ultima fatica dei Faith No More non mi aveva convinto del tutto, tuttavia la resa Live dei nuovi pezzi è invece notevole (oltre a “Motherfucker” verranno proposte anche la title track, “Separation Anxiety”, “Sunny Side Up” e Superhero). Ovviamente il pubblico si scalda soprattutto durante l’esecuzione di pezzi come “Epic” e “Be Aggressive”. Grande musica e grandi emozioni a sentire la musica dei padri del crssover/nu metal, ma ciò che ricorderò sempre e che certamente ricorderanno tutti i presenti (nel bene e nel male) saranno Mike Patton e la sua comicità: Patton ha trascorso parte della sua vita in Italia, quale migliore occasione per il cantante americano di rinfrescare il suo italiano scherzando con il pubblico? C’è chi come il sottoscritto la prende sul ridere sentendosi dire “CANTATE CO****NI!!!” nel bel mezzo dell’esecuzione di “Easy” o un originalissimo “MERDALLARI!”. L’apice è stato toccato quando Roddy Bottum (tastiere) fa notare a Mike di non conoscere l’italiano. Patton di tutta risposta lo rimprovera dicendo: “DEVI IMPARARE, C***O!”. Purtroppo c’è chi si sente preso nel vivo da questi “insulti” e inizia a rispondere a Patton per le rime. Si alza anche un coro “SCEMO! SCEMO!”, forse con più energia di quanta esternata dai presenti per applaudire o cantare i pezzi dei cinque americani. Il pubblico di Assago è freddo e forse non si meritava uno show eclettico, vario e memorabile come quello offerto quest’oggi dai Faith No More. Il gran finale viene ovviamente lasciato al classico “We Care A Lot”. Unica pecca il fatto che non fossero headliner e che classici come “Surprise!You’re Dead” e “From Out Of Nowhere” vsiano state escluse dalla setlist. Forse sarò troppo di parte, ma chi come me ama questa band potrà confermarvi di aver assistito ad un ottimo concerto.
Partendo dal presupposto che, a mio modesto parere, nessun concerto dei Metallica potrà mai eguagliare quanto proposto nel 2011 in occasione della data del Big 4 tenutasi a Rho, attendevo con ansia di assistere all’ennesimo grande concerto dei Metallica, e così è stato. Pochi istanti dopo la fine del concerto dei Faith No More, il tempo di liberare il palco e di posizionare la strumentazione dei Four Hoursemen, sul palco salgono un sacco di persone di cui la gran parte dei presenti, compreso il sottoscritto, ignora l’identità. Scoprirò in seguito che sono membri del Fan Club che hanno avuto l’opportunità di assistere al concerto dal palco. Verso le 21:45 si accendono i maxischermi e parte la classica intro de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” che accompagna le immagini del film di Sergio Leone. I Nostri salgono sul palco e attaccano subito con “Fuel”: nel parterre è il delirio collettivo. Non contenti, i Metallica sferrano un altro fendente ai presenti proponendo subito un altro classico, “For Whom the Bell Tolls”, tratto da da “Ride The Lightning”. Si fa un salto indietro nel tempo e i Nostri propongono un brano dell’album d’esordio “Kill ‘Em All”, la meravigliosa “Metal Militia”, grande esempio di Thrash Metal old school. La scenografia che circonda i Metallica è molto essenziale, sullo sfondo solo un enorme maxischermo e i fan verso i quali i Four Housemen si rivolgeranno diverse volte durante lo show permettendo loro di toccare i gli strumenti e di interagire. James Hetfield è in forma smagliante e tra una canzone e l’altra incita il pubblico a dare il massimo. Ormai il Tour è iniziato da qualche settimana e in molti se l’aspettano; come in altre date di questo Tour, i Nostri ci regalano una meravigliosa esecuzione di “The Unforgiven II”, brano tratto da “Reload”, eseguita solo nel 1997 durante i Billboard Awards. C’è spazio in scaletta anche per l’ultimo singolo “Lords Of Summer” e per chicche come “The Frayed Ends of Sanity”. Si sentono suoni di bombe ed elicotteri, e una serie di raggi laser variopinti iniziano a partire dal palco; è il momento di “One”, uno dei pezzi più attesi dai presenti. “Master of Puppets”,”Fight Fire With Fire”, lacrime con “Fade to Black”, adrenalina a mille con “Seek & Destroy” e i nostri escono di scena, ma siamo tutti consci che non può essere finita qui. James e soci ritornano infatti sul palco per lasciarci altri ricordi indelebili nelle nostre menti proponendo “Creeping Death”, l’evergreen “Nothing Else Matters” cantata in coro da tutta l’arena e la conclusiva “Enter Sandman” con il classico lancio di palloni neri sul pubblico. Con la promessa di Lars di tornare presto in Italia, i Metallica salutano il pubblico e si conclude anche quest’anno il Sonisphere.
Prima di tirare le somme di una giornata globlamente positiva, occore tuttavia fare almeno un minimo accenno riguardo la location. L’Arena Fiere di Rho inizialmente scelta per ospitare il Festival) sarebbe certamente stata più adatta per un evento di queste proporzioni in virtù delle maggiori dimensioni e della conformazione. Al contrario l’Arena di Assago si sviluppa più in lunghezza che in larghezza e, a causa di tale conformazione, la maggior parte dei presenti ha avuto scarsa visibilità del palco e dei maxischermi per la maggior parte della giornata. Un vero peccato poiché, al contrario, dal punto di vista musicale c’è davvero poco di che lamentarsi: tutti i gruppi presenti a questa edizione hanno dato prova di grande professionalità e capacità dimostrando che si può fare musica metal di qualità anche nel 2015, senza ovviamente dimenticare da chi è partito tutto.
Live Report a cura di Paolo Redaelli