Live Report: Steve Hackett @ Nalen, Stoccolma, Svezia 13/05/19
STEVE HACKETT
13/05/2019 @Nalen, Stoccolma, Svezia
Steve Hackett è facilmente uno dei chitarristi più influenti della storia del Rock.
Tra influenze dirette e indirette – Brian May e Van Halen si sono detti influenzati da lui, e quanta gente è stata influenzata da loro? – praticamente chiunque suoni la nostra musica preferita gli è debitore.
Pure avendo intrapreso la carriera solista ormai più di 40 anni fa, il suo lavoro con i Genesis è fondamentale ed amatissimo e l’opportunità di sentirlo suonare pezzi di questa band è sempre un’occasione imperdibile per gli amanti del Rock.
Quest’anno Hackett celebra i 40 anni del suo terzo album solista, “Spectral Mornings”, e ha inserito questa ricorrenza nel tour che ormai porta avanti da qualche tempo in cui suona l’intero “Selling England by the Pound” dei Genesis: il risultato sono concerti focalizzati sul suo repertorio più datato, con qualche piccola incursione nel suo ultimo disco, “At the Edge of Light”.
Al Nalen di Stoccolma, un pittoresco ex teatro del ‘800, il concerto è sold out ed il pubblico dall’età media elevata, sfoggia magliette di Hackett, dei Genesis, di festival Prog e così via; tutti i presenti o quasi sono appassionati e sanno esattamente cosa li attende, l’attesa è grande, e quando la band sale sul palco viene accolta da un fragoroso applauso.
La prima parte del concerto si concentra su “Spectral Mornings”: dall’album vengono suonate sei canzoni, solo ‘The Ballad of the Decomposing Man’ e ‘Lost Time in Cordoba’ vengono lasciate fuori, a cui si aggiungono tre pezzi dell’ultimo album che non sfigurano accanto alle altre canzoni, anche se vengono accolte un po’ freddamente da un pubblico a cui probabilmente i pezzi usciti solo pochi mesi fa sono meno familiari.
Sul palco i sei musicisti suonano con gran precisione e affiatamento, ma le persone più sciolte e a proprio agio sono Rob Townsend e (prevedibilmente) Steve Hackett: il primo, uno strumento diverso in mano ogni due minuti, ha un sorriso perennemente stampato in faccia mentre si muove su e giù nel lato sinistro del palco, ed il secondo scherza col pubblico tra una canzone e l’altra quando non è concentrato sul suo strumento.
Dopo aver suonato ‘Clocks – The Angel of Mons’ Hackett annuncia una pausa di 20 minuti per la band, al termine dei quali i musicisti tornano sul palco per il momento più atteso della serata.
Dal pubblico sale un coro, “Can you tell me where my country lies?”, a cui poco dopo si aggiunge Nad Sylvan ed inizia la celebrazione di “Selling England by the Pound”.
Le canzoni sono suonate nello stesso ordine dell’album, nessuna pausa se non qualche risata quando nelle transizioni tra un pezzo e l’altro a volte il pubblico comincia a cantare in anticipo la canzone successiva.
L’esibizione è impeccabile, i pezzi suonati con grande precisione e non fedeli al 100% all’album solo perché viene aggiunto qualche dettaglio dagli strumenti a fiato di Townsend che non fanno altro che impreziosire la musica.
Sylvan, completamente immerso nel ruolo che fu di Peter Gabriel, si presenta sul palco con abito impizzettato e cappello, e con fare molto teatrale canta ottimamente facendo dimenticare, in alcuni momenti, di non avere davanti il vero Gabriel.
Ottimo anche Jonas Reingold che con maestria passa da basso a chitarra a seconda dei pezzi con il suo particolare strumento a due manici, uno basso ed uno chitarra.
Al termine delle otto canzoni Hackett prende il microfono per la prima volta dalla pausa ed introduce il pezzo seguente, uno scritto durante le sessioni di scrittura dell’album ma non incluso all’epoca e registrato solo anni dopo dal chitarrista, ‘Deja Vu’.
La band procede poi a suonare un altro classico dei Genesis, ‘Dance on a Volcano’, prima di lasciare il palco; gli applausi del pubblico li riportano indietro poco dopo per un pezzo finale, un medley di ‘Myopia’, ‘Slogans’ (di Hackett solista) e ‘Los Endos’ (dei Genesis) che chiude con classe due ore di grande musica.
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