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Live Report: Summer Metal 2018 – 3/4/5 agosto, Codroipo (Ud)

Di Marco Donè - 11 Agosto 2018 - 10:20
Live Report: Summer Metal 2018 – 3/4/5 agosto, Codroipo (Ud)

SUMMER METAL 2018 – 3/4/5 AGOSTO

AREA VERDE DI LONCA DI CODROIPO (Ud)

 

 

Dopo aver lanciato il concorso che ha permesso di vincere i CD degli headliner del Summer Metal 2018, festival a ingresso gratuito che si è tenuto a Lonca di Codroipo (Ud) nei giorni 3-4-5 agosto, Truemetal.it non poteva mancare all’appuntamento friulano. Eccovi quindi il resoconto della tre giorni metallica svoltasi nella provincia di Udine.

 

Live report a cura di Marco Donè

 

Giorno uno – 3 agosto 2018

La prima giornata del Summer Metal 2018 è dedicata agli amanti della melodia. Sul palco, infatti, si esibiranno gli headliner Frozen Crown, i Kanseil, gli Headquakes e i Sacro Ordine. Arriviamo all’area verde di Lonca di Codroipo verso le 19:00, orario d’apertura dei chioschi. L’atmosfera è delle migliori, con vari espositori di dischi già attivi, da cui andremo ad alleggerire il portafoglio in attesa delle esibizioni dei gruppi, il cui inizio è previsto per le 21:00. Dopo un pomeriggio in cui il termometro ha raggiunto temperature folli, il meteo inizia a fare i capricci. Il cielo cambia colore e iniziano a cadere le prime gocce, che fanno temere il peggio. Fortunatamente è solo una nuvola passeggera, che ha l’effetto di rinfrescare una giornata caldissima. Il cielo, però, rimane coperto.

 

SACRO ORDINE

Alle 21:00, puntuali come orologi svizzeri, fanno il loro ingresso in scena i Sacro Ordine. Come facilmente intuibile dal nome, la band di Gorizia, che ha da poco pubblicato il debut album “Heavy Metal Thunderpicking”, è dedita a un heavy metal classico, di chiara matrice ottantiana. I Nostri salgono sul palco carichi, con tanta voglia di divertirsi e far divertire. Lo spirito della band è quello della vecchia scuola, che si traduce alla perfezione nelle composizioni. I Sacro Ordine non si perdono in soluzioni prolisse o in orpelli vari, vanno dritti al sodo, proponendo tracce dall’incedere maestoso alternate ad altre più dirette, come il genere impone. Il pubblico sembra gradire e risponde in maniera positiva. Ma proprio mentre la “festa” sembra decollare, il meteo decide di metterci lo zampino. Un’altra nuvola passeggera scarica un po’ di pioggia sul Summer Metal, interrompendo lo show della band goriziana. Un vero peccato.

 

Setlist:

Prey of Pride
Inside Me
Four Kings
Stone River

 

Purtroppo, a causa della pioggia e per il rispetto delle tempistiche, gli Headquakes non riescono a esibirsi.

 

KANSEIL

Poco dopo le 22:00 il meteo sembra stabilizzarsi e la serata può così continuare. Dopo un rapido cambio palco, verso le 22:30 i Kanseil entrano in scena. La band veneta è una delle più attese di questa edizione del Summer Metal e, nonostante il meteo ci abbia messo del suo, un cospicuo numero di fan è pronto a dare loro il benvenuto. I Nostri, che hanno da poco pubblicato il secondo album, intitolato “Fulìsche”, attuano un vero cambio di atmosfera, conducendoci con il loro folk metal in un viaggio alla riscoperta delle tradizioni e della storia locale. I Kanseil si presentano sul palco con la classica formazione a sette, sfoggiando un look a tema, ottenendo di conseguenza un grande impatto scenico. Attaccano con ‘Ander de le Mate’, canzone tratta da “Fulìsche”, ricevendo subito una grande risposta dal pubblico. La compagine trevigiana proporrà canzoni estratte da entrambi i dischi fin qui registrati, dimostrando grande convinzione nei propri mezzi e regalando ai presenti una prestazione sentita. Ci sarà anche il tempo per un duetto con l’amico Andrea Mezzarobba, cantante dei Chronic Hate, in ‘Orcolat’. I Nostri chiudono il proprio set con ‘Panevin’, tratta dal primo album “Doin Earde” e salutano i presenti. Il pubblico però reclama a gran voce ancora un pezzo e i nostri li accontentano con una ‘Thzimbar Bint’ eseguita magistralmente. Prestazione da incorniciare per una band che ormai è divenuta qualcosa in più di una piacevole sorpresa.

 

Setlist:

Ander de le Mate
Pojat
Vallòrch
Orcolat
Il lungo viaggio
Densiloc
Panevin

Encore

Thzimbar Bint

 

 

FROZEN CROWN

La serata sta per arrivare al suo momento clou. Poco prima della mezzanotte fanno l’ingresso in scena gli headliner Frozen Crown, letteralmente esplosi grazie al debut album “The Fallen King”, uscito lo scorso febbraio via Scarlet Records. I Nostri attaccano con ‘Fail No More’ e fanno subito capire che non sono qui per fare prigionieri. Il quintetto aggredisce il palco del Summer Metal con grande energia, conquistando immediatamente il pubblico. I pezzi proposti appartengono tutti al fortunato disco di debutto, dove spiccano i singoli ‘Kings’ e ‘Everwinter’, oltre alla già citata ‘Fail No More’ e alla rabbiosa ‘Netherstorm’. La prestazione dei singoli è da incorniciare, come la resa sul palco. Talia Bellazecca e Filippo Zavattari sono pura adrenalina, Alberto Mezzanotte mette in mostra le sue doti di randellatore di pelli, Federico Mondelli si muove con grande esperienza e Giada Etro incanta con la sua splendida voce. Lo show si lascia vivere tutto d’un fiato e i Frozen Crown concludono la loro esibizione con ‘The Shieldmaiden’. Il pubblico però non ne ha avuto abbastanza e reclama ancora qualche pezzo. Il quintetto non si tira indietro e soddisfa la richiesta riproponendo ‘Kings’ e ‘Netherstorm’, chiudendo una prestazione sopra le righe, che ha dimostrato una volta in più come i Frozen Crown possano contare su un gran numero di frecce da poter scoccare con il proprio arco e da utilizzare in ottica futura.

 

Setlist:

Fail No More
To Infinity
Kings
Everwinter
I Am the Tyrant
Queen of Blades
Across the Sea
Netherstorm
The Shieldmaiden

Encore

Kings
Netherstorm

 

 

Giorno due – 4 agosto 2018

La seconda giornata del Summer Metal 2018 cambia completamente registro rispetto al venerdì e si sposta su sonorità più estreme e tirate. Il fattore meteo questa volta non influirà nel prosieguo della giornata, tanto che il termometro resterà spesso a quota 36°C, resi sopportabili grazie all’area verde in cui il festival ha sede e all’aiuto di qualche birra fresca. I concerti iniziano attorno alle 19:00 e i primi a entrare in scena sono i thasher Manoluc.

 

MANOLUC

Ai thrasher friulani Manoluc il compito di aprire le danze della seconda giornata. I nostri salgono sul palco carichi, mettendo in luce tanta passione e fede incondizionata per il metallo, tanto che il chitarrista, Alessandro Attori, dedicherà il concerto a Mark “The Shark” Shelton, leggendario mastermind dei Manilla Road, venuto recentemente a mancare. La proposta del quartetto friulano è un po’ acerba e il live risulta prevedibile nel suo incedere. Nonostante questo, i Nostri riescono ugualmente a scaldare il pubblico presente. I Manoluc, per l’occasione, hanno presentato alcune tracce inedite, in fase di sviluppo, che andranno a comporre l’imminente nuovo album, canzoni che si sono rivelate le più interessanti del lotto. Vedremo se una volta definite in tutti i dettagli, evidenzieranno la crescita compositiva attualmente accennata.

 

Setlist:

Con gli occhi del rapace
Incubi nel letto di Procuste
Solstizio
The Triumphal March of Nothingness
Infected Communication
Ouroboros Corporation
Heliopolis 2020

 

 

MEMBRANCE

Tocca poi ai veneziani Membrace, che salgono sul palco a torso nudo, cosparsi di un liquido simil sangue, quasi a voler evocare la figura orrorifica dello zombie. Il terzetto, dedito a un thrash-death fortemente debitore alla vecchia scuola, sfoggia orgoglioso due bandiere con il Leone di San Marco, simbolo di Venezia, quasi a voler sottolineare un marcato senso di appartenenza alla propria città di origine. Il loro set sarà un puro concentrato di follia e ignoranza metallica, aggredendo il palco con violenza, interagendo con il pubblico con personalità, riuscendo addirittura a lanciare una gara per la bestemmia più fantasiosa. Uno show divertentissimo a cui i presenti risponderanno con entusiasmo. La proposta dei Membrance presenta qualche aspetto acerbo e migliorabile, ma i Nostri sembrano aver intrapreso la strada giusta, e con l’entusiasmo che li contraddistingue sono sicuramente una band da tenere d’occhio. A loro il premio simpatia!

 

Setlist:

High-Tide
Endles Torture
Shred of Flesh
Escape From Hell
Poveglia
Swamp Things
Groovy
Ace of Spades (Motorhead cover)
Tarantula

 

 

SKORBUTIKS

La luce inizia ad affievolirsi e la notte muove i suoi primi passi quando gli Skorbutiks fanno il loro ingresso in scena. I Nostri si presentano con un look d’impatto, in completo nero, con braccia e viso tinti di nero, come fossero delle ombre nell’oscurità. Non conoscevo il quartetto di Verona, ma con loro si inizia a fare sul serio. Il palco è tenuto con esperienza e la proposta dei quattro veronesi si rivela efficace, tagliente e coinvolgente. Un death metal che risente l’influsso della scena nord europea, con i primi Entombed tra i sicuri punti di riferimento. Uno show senza punti deboli per una band che, almeno per il sottoscritto, si è rivelata una piacevole sorpresa.

 

Setlist:

Death Breed Implants
Skyhole Devourment
The Pernicious March
Pulsion of Tyrrany
Towards the Great Enslavement
The Levelling
Tombbath
Vision and Monolith
The Ruins of Hatas (outro)

 

 

SEPOLCRAL

Le sonorità si fanno ancora più estreme e intricate con i Sepolcral, nome storico del metallo friulano. I Nostri scagliano sul pubblico tutta la violenza del proprio sound, potendo contare sul terremotante drumming di Aleks, sui riff graffianti di Chris e sul growl abrasivo di Daniele. Proprio il cantante si rivelerà una sorta di valore aggiunto per la band, dimostrandosi un frontman carismatico, riuscendo fin da subito a conquistare i presenti. Il modo in cui cammina sul palco, come impugna il microfono, l’enfasi con cui inizia a cantare con il piede sulla cassa spia e il pugno rivolto verso il pubblico, sono adrenalina pura. Alle volte non occorre strafare, bastano rabbia e convinzione per centrare il bersaglio. L’esibizione dei Sepolcral durerà circa quaranta minuti, rivelandosi un concentrato di pura brutalità in cui i nostri metteranno in risalto anche ottime doti tecniche. In sede live i Sepolcral sono una sicurezza.

 

Setlist:

Intro
Enslavement Choice
Suicider
Angerlust
Broken Armour
White Venom Temple
Plague Purity
Media Induced Coma
Stench

 

 

ANTROPOFAGUS

Anche il secondo giorno del Summer Metal si sta avvicinando al momento più atteso, stanno infatti per salire sul palco gli headliner Antropofagus. Tre album all’attivo che, pur rimanendo fedeli al verbo del death metal più brutale, presentano ognuno un’anima diversa rispetto agli altri, il primo dei quali è il leggendario “No Waste of Flesh”. La formazione capitanata da Francesco “Meatgrinder” Montesanti gode ormai di un alone di semi culto all’interno della scena estrema italiana, e non solo. C’è quindi grande attesa per la loro esibizione e gli Antropofagus non deludono le aspettative. I Nostri partono subito a mille con ‘Spawn of Chaos’, piazzando in sequenza ‘Chants of Abyzou’, ‘Architecture of Lust’ e ‘Loving You in Decay’, ormai un classico della band, autentiche mitragliate pronte a spazzare via tutto e tutti. Il quartetto pescherà a piene mani dai propri dischi, mettendo in risalto tutte le anime citate in precedenza: da quella più old school, figlia del sound americano, a quella più brutale e tecnica. La prestazione dei singoli è letteralmente spaventosa. Montesanti trita riff come pochi altri, Davide Billia alle pelli è un autentico rullo compressore e Jacopo Rossi sfoggia intricate trame di basso. A prestare particolare curiosità è il “nuovo” cantante Paolo Chiti, entrato in formazione dopo l’abbandono del frontman Mattia “Tya” DeFazio. Per lui prestazione da incorniciare, con un growl cavernoso e presenza scenica mastodontica. Lo show prosegue e, come se non bastasse, gli Antropofagus chiudono la propria esibizione con la cover dei Malevolent Creation ‘Living Fear’. Un’ora di concerto, un’autentica mattanza in musica.

 

Setlist:

Spawn of Chaos
Chants of Abyzou
Architecture of Lust
Loving You in Decay
Thick Putrefaction Stink
Demise of the Carnal Principle
Praise to a Hecatomb
Deception of the Blood
The Abyss
Living in Fear (Malevolent Creation cover)

 

 

Giorno tre – 5 agosto 2018

L’ultima giornata del Summer Metal 2018, che vede i leggendari Necrodeath in veste di headliner, non comincia nel migliore dei modi. L’inizio dei concerti è previsto per le ore 18:00 e alle 17:00 c’è già una cospicua presenza di metalhead che si raggruppa nella zona dei chioschi. Il cielo tende però a incupirsi e proprio verso le 18.00 cadono le prime gocce di pioggia. Anche in quest’occasione, come già successo il venerdì, sarà una pioggia breve, circa venti minuti, quanto basta per ritardare la scaletta odierna. Per il rispetto delle tempistiche, viene purtroppo cancellato uno show, quello del gruppo di apertura, i friulani Nightdive.

 

INHUMAN HUNTERS

Ad aprire le danze sono così i giovanissimi Inhuman Hunters. Giovanissimi, sì, forse non tutti e quattro gli elementi raggiungono la maggiore età. Il quartetto è dedito a un death melodico i cui pezzi fanno perno su chitarra e tastiera. Nonostante la giovane età i nostri si muovono sul palco con personalità e riescono a scaldare il già numeroso pubblico della domenica. La proposta è ancora acerba e migliorabile, ma visto l’entusiasmo, la passione e il dato anagrafico, possiamo star sicuri che i nostri sapranno migliorare e crescere presto. Una band che in previsione futura fa ben sperare.

 

Setlist:

No Escape
Silence Can’t Exist
Demonstration of Hate
The Forsaken Way

 

 

GATES OF DOOM

Subito dopo salgono sul palco i Gates of Doom e già dalle prime note intuiamo di trovarci al cospetto di una delle migliori esibizioni della tre giorni del Summer Metal. Il giovane quintetto si presenta con un immagine figlia diretta del filone pagan, sia nell’abbigliamento che nel trucco. Immagine che rispecchia le tematiche trattate dalla band, che in particolare nell’EP “Forvm Ivlii”, pubblicato lo scorso maggio, ha trattato l’origine romana del Friuli, narrando sia la componente storica che antiche leggende. Musicalmente i Nostri si rifanno agli Amon Amarth più ispirati e la loro prestazione attira sempre più gente sotto il palco. Melodia, epicità, aggressività, questi alcuni elementi che caratterizzano le composizioni e la prestazione del quintetto. Spiccano in particolare l’ottima presenza scenica del frontman Stefano Declich, che sfoggia inoltre un belligerante growl, il lavoro delle due chitarre di Manuel Scapinello e Samuele Nonino, mentre una nota di merito va al drumming della bravissima Giulia Zuliani. Nient’altro da dire, promossi a pieni voti e compagine da seguire attentamente. Le carte in regola per lasciare un segno del proprio passaggio ci sono tutte.

 

Setlist:

Under the Sign of the Eagle
Limes
The Galenus Plague
Forvm Ivlii

 

 

OLD ROGER’S REVENGE

Subito dopo tocca ai triestini Old Roger’s Revenge, per quello che si rivela un totale cambio di sonorità. Il quintetto giuliano sale sul palco e, senza perdere tempo, attacca subito con la terremotante “The Sea Lane”. Bastano poche note per capire che stiamo per assistere a uno show che si rivelerà dinamite pura. La proposta dei Nostri è articolata, trascinante e matura, conducendoci in un vero e proprio assalto frontale fatto di partiture thrash, stacchi stoner, rallentamenti doom e bordate sludge. Se poi consideriamo che la presenza scenica degli Old Roger’s Revenge può essere descritta come una tempesta che arriva dal mare e si abbatte sulla costa, possiamo facilmente capire che ci troviamo di fronte a una delle migliori prestazioni dell’intero festival. Il singer Roberto Puissa è un autentico animale da palco e dal punto di vista vocale regala una prestazione disarmante. Roberto sa utilizzare tutto il proprio spettro vocale, con sicurezza e precisione, risultando sempre trascinante, alternandosi in un continuo cambio tra clean ed extreme vocals. Ma è tutta la band a girare alla perfezione, alzando un vero e proprio muro sonoro. Prestazione sopra le righe.

 

Setlist:

The Sea Lane
The Hangmans Face
Lighthouse of Death
Drown Into the Dephts
Dead Men Tell No Tales

 

 

HELLMETALL

Salire sul palco dopo la performance odierna degli Old Roger’s Revenge non è cosa facile per nessuno. L’ingrato compito spetta agli Hellmetall, formazione della Val Resia caratterizzata dal cantato in dialetto resiano, con cui i Nostri affrontano temi legati alla guerra. Gli Hellmetall stanno affrontando un percorso di evoluzione stilistica rispetto agli esordi del debut album “Śa našo sëmjo”, e si stanno spingendo sempre più verso un thrash incazzoso e grezzo. Trattando temi di guerra, il quartetto entra in scena con un vestiario che richiama il mondo militare e iniziano a pestare duro. Le varie parti vengono suonate con precisione, anche se i Nostri appaiono un po’ staccati e, in alcuni frangenti, un po’ statici sul palco. Nonostante questo, i quattro ottengono una buona risposta dal pubblico che, man mano ci avviciniamo verso l’evento clou della serata, continua ad aumentare di numero.

 

Setlist:

Maladina jama
Śa našo sëmjo
Afrika
Dusce wod canin
Śa në sabit
Vojusse kri

 

 

AGANIS

Tocca poi ai goriziani Aganis, che avvolgono il palco del Summer Metal in nubi di oscurità e misticismo, conducendoci in un viaggio magico, alla riscoperta di antiche leggende del Friuli, dell’Istria e della Dalmazia, delineando il nostro cammino con la fiamma delle candele. E proprio le candele caratterizzeranno lo show degli Aganis. Sulle assi dello stage troviamo infatti vari candelabri accesi, a creare un’atmosfera suggestiva e onirica, che ben si sposa con il personalissimo black metal suonato dal quintetto goriziano. I Nostri ottengono una buona risposta dal pubblico, che si lascia trasportare dai continui cambi d’atmosfera che caratterizzano le lunghe composizioni della band. La particolarità degli Aganis è proprio questa, alternare parti evocative, cantate in pulito e a tre voci, per creare ulteriore pathos, per poi esplodere in classiche partiture black. Una buona prova quella messa a segno dai cinque goriziani, avvalorata dall’impatto visivo dettato dallo spettacolo mistico creato sul palco.

 

Setlist:

Intro/Hecate
Domina Oriens
Il Carso a Novembre
Aries

 

NECRODEATH

Dopo un veloce cambio palco arriva il momento dei leggendari Necrodeath. Trentatré anni di carriera, di diritto tra i capostipiti del genere estremo con dischi che hanno influenzato una moltitudine di band. Il quartetto ligure ha da poco pubblicato “The Age of Dead Christ”, album che li ha visti abbandonare le sperimentazioni degli ultimi anni per tornare a pestare duro, ricreando in musica quella violenza cieca di un demone pronto a ridurre in brandelli la propria preda. Già dall’ingresso in scena, la band appare carica e quando le danze si aprono con ‘Mater Tenebrarum’ ne abbiamo assoluta conferma. I Necrodeath aggrediscono letteralmente il palco e suonano con precisione ogni singola parte, trasmettendo carica e adrenalina a un pubblico numeroso e già ai loro piedi. I quattro proseguono il set andando a pescare a piene mani nella propria discografia, proponendo classici e pezzi estratti dall’ultimo “The Age of Dead Christ”. Lo show rasenta la perfezione, con una band in palla come non si vedeva da tempo. Flegias vomita sul pubblico le sue graffianti vocals, Pier Gonnella spara riff abrasivi e assoli a ripetizione con una semplicità disarmante, Peso è il solito panzer e Gianluca Fontana il collante perfetto per amalgamare il tutto. Sotto il palco un’autentica bolgia. Per la serata i Necrodeath hanno in serbo qualche sorpresa così, quando Flegias presenta ‘The Creature’, sale sul palco John, il bassista del ritorno dei Necrodeath, colui che ha suonato in quel capolavoro intitolato “Mater of All Evil”. Gianluca Fontana posa il basso e si impossessa di un microfono, duettando con Flegias sulla distruttiva ‘The Creature’. Ultimata la canzone, i due lasciano il palco e il terzetto rimasto, con John in veste di bassista-cantante, piazza una ‘United Forces’ (cover dei S.O.D. n.d.r.) da paura, accolta alla grande da un pubblico sempre più entusiasta. Lo show prosegue con i Necrodeath che continuano a lanciare autentiche frustate sui presenti, prendendosi un attimo di respiro inserendo una parte strumentale di ‘The Age of Dead Christ’ in cui sarà Flegias a sedere dietro le pelli, lasciando a Peso la possibilità di rinfrescarsi. Una prestazione devastante quella dei liguri che, finito lo spettacolo, salutano il Summer Metal e rientrano nel backstage. I presenti però non ne hanno avuto abbastanza e a gran voce li richiama sul palco. E qui i Nostri si aprono al pubblico, dimostrando di avere grande umanità, umiltà e passione per quello che fanno. Ringraziano l’organizzazione, i gruppi che hanno suonato prima di loro, donando un saluto speciale ai Nightdive colpiti dalla sfortuna per non essersi esibiti a causa del meteo. È un tripudio. Subito dopo i Necrodeath attaccano con un’altra mazzata: ‘Black Magic’, cover degli Slayer. La formazione ligure è un fiume in piena, consapevole di aver portato a casa un’altra vittoria. Flegias è carico come una molla ma, durante l’esibizione, non dimentica di andare a salutare con un doppio cinque il fonico di palco, tributando il giusto ringraziamento a una squadra che in tutta la durata del festival ha svolto un lavoro encomiabile. Il concerto finisce con i Necrodeath che salutano il pubblico e ricevono i dovuti ringraziamenti per quella che si è rivelata una prestazione perfetta. Un aggettivo per descrivere i Necrodeath di questa serata? Letali…

 

Setlist:

Mater Tenebrarum
Mountains of Madness
The Flag of Inverted Cross
The Whore of Salem
Forever Slaves
Master of Morphine
The Creature
United Forces (S.O.D. cover)
The Triumph of Pain
Wrath
Process of Violation
The Age of the Dead Christ (bridge)
Tanathoid
The Master of Mayhem

Encore

Black Magic (Slayer cover)

 

 

CONCLUSIONI

Tirando le somme, l’edizione 2018 del Summer Metal è stata sicuramente un’esperienza positiva. Il festival friulano ha puntato a dare ampio spazio alla scena underground del Nord-Est e, come abbiamo visto, qualche nome si è rivelato capace di ambire a un ruolo autorevole in futuro. A guidare queste agguerrite compagini, tre headliner che rappresentano la storia, il presente e il futuro del metallo pesante italiano. L’area scelta per il festival si è rivelata perfetta, in mezzo al verde, con ampie zone d’ombra, offrendo la possibilità di cenare in tranquillità, defilati dal palco, senza per forza venire travolti da ondate di decibel. Ottimo l’operato dei fonici, che hanno garantito qualità a tutte le band. Peccato per il meteo, che ha penalizzato un po’ le giornate di venerdì e domenica. Detto questo, non rimane che attendere l’edizione 2019.

 

Marco Donè