Black

Live Report: “Taake – Nattestid 20th Anniversary + guests” – Demodè Club – Modugno (Bari)

Di Giuseppe Casafina - 3 Dicembre 2018 - 18:00
Live Report: “Taake  – Nattestid 20th Anniversary + guests” – Demodè Club – Modugno (Bari)

 

20 anni passano per tutti: come questi passino è sempre relativo, ma comunque passano…e proprio 20 anni fa, nel 1998, il polistrumentista norvegese Hoest (al periodo sotto lo speudonimo di Høst) registrava “Nattestid ser porten vid”, disco di esordio del suo progetto Taake, che poi debuttò ufficalmente sul mercato l’anno successivo. Insomma, un tour celebrativo che i ragazzi del Metal Symposium hanno portato, in grande esclusiva e credo con non ben pochi sforzi economici, sul palco del Demodè Club di Moguno (Bari), ormai sempre più meta di pellegrinaggio dei metallari più affamati della Puglia e del Meridione tutto.

Vale subito la pena sottolineare che si è trattato di una serata che ha sorpreso tutti per presenze, considerando che la stessa è avvenuta nel bel mezzo di un giovedì qualunque e, si sa, secondo logica lavorativa  ( – almeno chi un lavoro ancora ce l’ha… – Nda ) il metà settimana è una tappa di quasi certo ostacolo per il metallaro lavoratore. Ma stavolta così non è stato, con buona fortuna di tutti.

Ma, aldilà di tutto, abbiamo assistito ad una grande serata oppure no?

Vediamo com’è andata, passo dopo passo…

Colgo l’occasione di ringraziare Daniele Parisi, mio carissimo amico e stimato fotografo (per passione), per avermi concesso i suoi spettacolari scatti: la mia scheda SD si è fusa per ragioni sconosciute una volta giunto a casa per caricare le foto sul PC…

 

 

Tocca ai depressive black metallers lucani Eyelids aprire la serata dinanzi ad un pubblico che, sebbene un orario di apertura se non ricordo male spostato più in avanti rispetto a quello regolarmente concordato, si esibiscono dinanzi ad una quantità di pubblico ben più che soddisfacente. La loro popolarità nella zona (e non solo) va crescendo concerto dopo concerto, e lo fa meritatamente, grazie a delle performance ogni volta di valore altissimo, con in più un’attitudine ipnotica e decadente, consona allo spirito del genere: per loro stessa natura, non sono certo una band capace di sfoderare chissà quali mossette sul palco e nemmeno di scatenare pogo violento, ma che comunque riesce a convincere per la compattezza del suono e molti altri piccoli dettagli che fanno la differenza (non ultimo, il look minimale ma azzeccato) su un palco.

 

Minimali quanto evocativi, gli Eyelids dimostrano che la classe (nera) non è acqua…

 

Avevo già assistito una volta, e per di più rceentemente, ad una performance della band lucana ma, complice il sound inadatto in quella occasione e il palco sin troppo ristretto (e non indifferente, la presenza di due spugne in prima file ubriache marce che urlavano coprendo quasi del tutto il suono degli strumenti, saltellando da una parte all’altra tra l’imbarazzo generale di noi altri), mi sarei promesso di rivederli appena mi fosse stato possibile, ed ecco fatto: il gioco di luci azzeccato, il sound di palco sicuramente buono e la già citata, particolare presenza scenica, mostra a tutti i presenti di che razza di pasta, anzi melma nera, sono fatti gli Eyelids. Le nenie sono dissonanti il giusto senza riusltare eccessive e le melodie, quando queste sono chiamate in gioco, sono facilmente memorizzabili in pochi passaggi pur non trattandosi chiaramente di un genere per così dire ‘ easy listening’.

 

La fiamma nera della malinconia risplende nei cuori degli Eyelids.

 

Non rivoluzioneranno il Mondo del Metallo Nero, ma sanno comunque il fatto loro e la presenza scenica del vocalist, minimalmente misteriosa e vocalmente compatta, completa il tutto. Da vedere, appena ne avrete la possibilità.

Promossi a pieni voti.

Setlist Eyelids:

01. Endless Oblivion I
02. Endless Oblivion ll
03. The Deepest Desolation
04. Endless oblivion VI
05. Departure
06. Endless Oblivion V

 

 

E giunse l’Inferno!

Mai parole furono più azzeccate delle seguenti per descrivere quel che hanno portato sul palco i bolognesi Kyterion questa sera: a loro modo danteschi nel linguaggio (per i testi utlizzano l’idioma italico del XXIII secolo) quanto assassini nelle movenze, il risultato è quella di una vera e propria bolgia infernale. Inferno…e ci credi, perché, saranno anche la maschere adottate dai componenti (anche se questa storia della maschere e dei volti coperti è ormai divenuta un clichè nel Black), ma l‘uomo dietro al microfono potrebbe essere anche Dante Alighieri in persona, o forse Virgilio, tanto è lo stupore che riescono a creare. Il fascinoso misticismo dell’antico odioma da loro adoperato ben si fonde ad una performance di così forte impatto scenico, con il risultato di scatenare i primi, timidissimi tentativi di pogo della serata, poi falliti (non certo per colpa della band): stasera si fa spettacolo e questo è alla pari di una vera e propria rappresentazione teatrale in salsa Metal, dove è la sola musica a fare da copione e i musicisti ne sono gli attori recitanti.

 

I quattro mascherati cantori dell’Apocalisse son giunti su questa Terra…

 

La formazione perde una chitarra rispetto al duo alle sei code della band che li ha preceduti, ma la compattezza è tale che non se ne sente affatto il bisogno: il basso riempie alla grande le frequenze più gravi, mentre l’enigmatico chitarrista riempie di suo lo spettro sonoro che dipinge le melodie portanti del brano. Il vocalist, dal canto suo, ci narra di tentazioni, peccati, vani vaneggiamenti e chissà quali altre amenità concepite dagli Inferi al solo scopo di farci cadere, una volta lasciato questo Mondo, dentro di essi. I fumi da palco danno una grossa mano alla band nel riuscire ad ottenere la giusta atmosfera e il risultato sono stati 8 brani evocativi (tratti da entrambi i dischi da loro incisi finora, “Inferno I” e “Inferno II”) di un magma sonoro ribollente di Ira Divina.

 

Cantaci, O’ Sommo, delle Pene dell’inferno!

 

Una formazione studiata sin nel minimo dettaglio, che sicuramente vanta, dietro quelle sue maschere, musicisti di siffatta esperienza: i risultati questa sera eran dinanzi gli occhi di tutti.

Validissimi.

Setlist Kyterion:

01. Dolenti ne la ghiaccia
02. Onde la rena s’accendea
03. Mal nati
04. Gerione
05. Cerbero il gran vermo
06. Caron Dimonio
07. Li ‘Ndivini
08. Lo ‘mperador del doloroso regno

 

 

Padroni della serata (tre componenti dei Dewfall sono parte del team Metal Symposium, organizzatori di questo e molti altri eventi) e forti di un nuovo album di altissima caratura quale è “Hermeticus” (e la cui recensione sarà di breve comparsa anche sugli schermi di TrueMetal), rilasciato per di più con il supporto di una delle più attive etichette europee in via d’espansione quale è la Naturmacht Productions, questa sera i cinque musicisti del barese riportano sul palco solo brani tratti appunto dalla loro ultima fatica, allo scopo proprio di dimostrarne sia la validità (ben sei brani su otto vengono estratti questa sera sul palco del Demodè) che la bravura nel riportare quelle atmosfere On Stage. Aprono il set, esattamente come su disco, con ‘The Abomination Throne’, perfetto cavallo di battaglia del riinnovato sound della formazione pugliese oltre che perfetto brano di apertura per qualsivoglia concerto di qualsiasi band estrema esistente su questo pianeta.

 

V’gandr cantore di Puglia? Tutto è possibile…

 

Arte estrema, fieramente pugliese in quanto incentrata sull’arcaica figura di Federico II, e che dimostra come appunto la stessa arte sia un bisogno effettivo di molti musicisti su questo appunto pianeta quali lo sono i Dewfall. I brani, oltre a vantare una riporduzione fedelissima alla loro controparte in studio, vengono impreziositi da quella magia che solo l’effetto live ci sa regalare, con movenze ed effetti scenici di sicuro impatto quali l’uso di antichi simboli pugliesi quali campanaccio e antiche tele (entrambi adoperato dal frontman Vittorio Bilanzuolo), per lo stupore dei presenti di questa sera. E parlando nuovamente di fedeltà all’ultimo lavoro in studio, ecco giungere sul palco V’gandr dei Taake, intento ad intonare parte di ‘Apud Portam Ferream’ anche in sede live. I Dewfall, questa sera, sono in stato di grazia e ci hanno mostrato senza mezze misure di essere una formazione con gli attributi maiuscoli, capace di sfornare performance a livello da headliners della serata, con performance strumentali precise al millimetro e con un frontman in grado di evocare, anche tramite il proprio solo operato, tutta la magia sprigionata dai brani in studio grazie sia ad un cantato dinamico che ad una presenza scenica di alto livello (e comunque contornato da musicisti di valore altrettanto alto).

 

Ipnotici ed evocativi, i Dewfall sono stati autori di una performance impeccabile.

 

Non è un caso che questa band sia stata scelta come degno co-headliner di tutte le serate dell’intero tour italiano dei Taake…per caso qualcuno osa ancora parlar male dei gruppi italiani?

Che si accomodi pure, ai fatti ci pensano band di questo livello!

Setlist Dewfall:

01. The Abomination Throne
02. Murex Hermetica
03. Monolithic Dome
04. Apud Portam Ferream (feat. V’gandr)
05. The Course to Malkuth
06. Apostasy of Hopes

 

 

I norvegesi si fanno attendere spasmodicamente, in fondo è risaputo che al buon Hoest piace giocare al ruolo della rockstar di turno, pur sapendo benissimo di non esserlo: il suo è un sadismo inflitto con ampia giustificazione, in quanto consapevole (almeno questa sera, per quanto il sottoscritto ne possa sapere) di farsi poi perdonare con un set MAIUSCOLO da parte dei suoi Taake, che ha portato eccitazione dalle prime sino alle ultime file di una sala strapiena.

In fondo, si è trattato solo di pochi minuti, ma la tensione era talmente alta che un solo secondo sembrava un minuto, a momenti. I session della band (perché tali alla fine rimangono, ricordiamo che il vero e solo compositore di tutti i dischi della band è sempre il solo Hoest) salgono sul palco e la tensione è ancora più palpabile, con il sudore che comincia a colare dalle fronti di molti dei presenti sulle prime file e non solo: non appena viene intonato il riconoscibile riff di ‘Vid I’ (così nordico, così gelido…e no, non sono i versi di un celebre brano dei Darkthrone…) Hoest sale di colpo sul palco e, immediatamente, la saletta piccola del Demodè si tramuta in un patibolo infernale, con i presenti intenti a scalpitare come scalmanati, mentre il buon Hoest ipnotizza e intrattiene costoro con il fare di un sapiente sciamano giunto da chissà dove. Ogni brano è un tuffo al cuore di molti dei presenti e, quando Hoest imbraccia il basso (in una posizione che oltretutto nessun insegnante dello strumento si sognerebbe mai di consigliare, ma al buon neo pelatone norvegese è concesso questo e altro) per eseguire la strumentale ‘Vid IV’, il pubblico comincia ad urlare in maniera esagerata, al punto da ricoprire quasi del tutto le sonorità della band, ormai ridotte a mero sottfondo dell’entusiasmo generale. Come promesso, “Nattestid…” viene eseguito per intero, brano dopo brano e, alla fine del disco stesso la band scende dal palco con la premessa di farsi attendere pochi minuti: così è infatti, con i cinque simpaticoni scandinavi che risalgono sul palchetto per quello che sarà il primo di tre (!!!!) bis consecutivi, dove la scaletta è completamente improvvisata, basata sulle richieste del pubblico adorante, completamente sul momento.

 

Credo che nemmeno le foto rendano l’idea della bolgia creatasi…

 

In pratica, un sogno per ogni vero amante del Black Metal di stampo norvegese, con Hoest e compagni di viaggio sempre più simili a quello che è un autentico Juke Box umano, data l’enorme mole di pezzi eseguiti su richiesta. Bastava pagare il biglietto e si veniva accontantati, a patto di urlare a volume disumano il nome del brano desiderato…comodo! (…ironia!)

Sicuramente una formazione preparatissima sull’intero repertorio della band, con Hoest che in più di un’occasione si rivela un autentico personaggio d’intrattenimento, tra continue incitazioni a suon di bestemmie italiane (e pure ben pronunciate, una volta tanto, con i giusti accenti), spinti apprezzamenti verso le signorine in prima fila (i suoi baci inviate alle suddette alla fine dei brani sono divenute col senno di poi una costante della serata), ironia sulla sua prepotente erezione (!!!…ehm, sì…ha fatto anche questo, oltretutto ficcandosi la base dell’asta del microfono direttamente nella patta dei pantaloni, a suggellare la sua leggera eccitazione), regala la sua maglietta sudata ad una delle presenti in prima fila (per poi farsela restituire…Hoest, che razza di gentiluomo norvegese saresti mai?) e per ben due volte di fila fa finta di andarsene dal palco, per poi risalire e chiedere ai presenti il nome di un altro pezzo…al terzo bis e relativa richiesta di Hoest al resto della band di risalire sul palco, i musicisti che lo accompagnano risalgono visibilmente estenuati ma ancora con energie da vendere! E così, tra ‘Over Bjoergvin Graater Himmerik’, ‘Orkan‘ e moltissimi altri brani la cui scaletta, nell’eccitazione del momento praticamente di tutti (me compreso), era del tutto indecifrabile e per di più il set ha avuto una durata lunghissima, dove l’estasi dei presenti si è consumata oltre ogni aspettativa, sempre più in crescendo.

 

Hoest, personaggio carismatico e anche un bel po’ mattacchione!

 

Ma ogni momento, anche il più bello, ha la sua fine e così Hoest, avendo ormai terminato la sua bottiglia di scotch (credo…), ringrazia tutti i presenti salutandoli e indicando col dito la bottiglia ormai vuota, parafrasi alcolica della fine effettiva del concerto. Ubriachissimo, Hoest scende dal palco assieme al resto della band e si fiondano tutti nel camerino. Per noi invece, è tempo di fiondarci a casa…essendo il set stato prolungato di molto rispetto alle comuni aspettative, ora è realmente tardissimo.

 

 

Una serata perfetta.

Band perfette. Tutte.

Organizzazione impeccabile.

Credetemi se è la verità e non aggiungo altro. Anzi, dico solo che vorrei che ogni serata si rivelasse di questo livello, se mai fosse possibile.

Grazie allo staff del Metal Symposium e tutte le band che hanno reso questa serata così indimenticabile.

Alla prossima!

Giuseppe ‘House’ Casafina

Si ringrazia nuovamente Daniele Parisi per le foto.