Live Report: The Crimson ProjeKCt a Roma

Di Damiano Fiamin - 4 Aprile 2014 - 0:01
Live Report: The Crimson ProjeKCt a Roma

The Crimson ProjeKCt @ Roma

01/04/14 – Auditorium Parco della Musica

Report a cura di Damiano Fiamin

Caliamo subito le carte in tavola: per il concerto dei Crimson ProjeKCt all’Auditorium avevo delle aspettative altissime. Le aspettative sono pericolose perché c’è sempre il rischio che lo spettacolo non sia all’altezza e che le speranze maturate durante l’attesa si infrangano contro la dura realtà. Vista la sequela di sold-out che il sestetto ha registrato nelle cinque date italiane, non ero certo il solo a smaniare per assistere all’esibizione di quest’emanazione dei leggendari King Crimson. Ma perché tanta brama?
Innanzitutto, a prendere parte a questo esperimento sono musicisti di fama e valore indiscusso che, oltre a pezzi propri, per l’occasione riportano in vita brani che spaziano per l’intera discografia della famosa band britannica. Non meno importante, inoltre, la cornice designata per ospitare lo show: l’Auditorium di Roma non è certo un locale qualunque e la qualità del sonoro ne trae un indubbio vantaggio.

Dopo la breve presentazione di Guido Bellachioma, mente organizzatrice dietro la maggior parte degli eventi progressive della Capitale, le luci si abbassano e i musicisti cominciano a salire alla spicciolata sul palcoscenico. Primo fra tutti, Reuter che, davanti a una scenografia minimale, comincia ad avvolgere il pubblico con un’introduzione musicale onirica. Dopodiché, è un crescendo inarrestabile, una piena di note e soluzioni armoniche da togliere il fiato.

Come premesso, il sestetto che dà vita al progetto si esibisce in un gioco di scatole cinesi in cui i componenti si alternano, si uniscono, si scindono e si ritrovano in maniera continua. In questa alchimia, Tony Levin, Pat Mastelotto e Markus Reuter sono, da un lato, parte del gruppo in cartellone ma, dall’altra, si presentano in veste autonoma, sotto la bandiera di quegli Stick men fondati dallo stesso Levin nel 2010. Allo stesso modo, Belew e i due membri più giovani sul palco operano in sinergia con l’altro terzetto, ma eseguono anche pezzi dell’Adrian Belew Power Trio.

Che i sei fossero musicisti di un certo peso era scontato, ma è un piacere ascoltare con quanta abilità riescono a suonare senza prevaricarsi l’un l’altro. A tal proposito, meritano senz’altro una menzione d’onore le due batterie: Mastelotto e Ralph vanno come treni, schermagliando e scherzando con tempi assurdi senza mai perdere un battito. La loro “battaglia” durante “Indiscipline” basterebbe da sola a riassumere tutto questo resoconto. Simpatico omaggio anche quello di Levin che, in tono pacato e profondo, introduce tutti i pezzi in italiano, arrivando addirittura a cantare uno dei brani del suo gruppo nel nostro idioma.

Sebbene non ci sia stato permesso fare foto, il danno in tal senso è minimo: sul palco, infatti, gli unici elementi di decorazione sono dei triangoli che “incoronano” la band; l’estetica è essenziale, quasi a voler sottolineare ulteriormente che l’aspetto fondamentale della serata è quello sonoro. Grazie anche alle caratteristiche architettoniche della location, sarebbe possibile chiudere gli occhi e lasciare che siano le note e le armonie a evocare immagini nella nostra mente. Non è solo la perizia tecnica degli esecutori, ma anche la passione che traspare nella realizzazione, uno scambio reciproco con il pubblico che, infatti, mostra di apprezzare ogni passaggio.

Il sestetto si congeda dopo quasi tre ore di concerto. I timori iniziali sono stati fugati. A parte qualche piccola sbavatura (come la fin troppo dimessa versione di “In The Court Of The Crimson King”), è stato uno show impeccabile, talmente carico di energie diverse da lasciare storditi alla sua conclusione. L’esperimento, se così si può chiamare, è decisamente riuscito; questi “grandi vecchi” sono ancora in grado di impartire una bella lezione ai giovani. Speriamo che qualcuno riesca a trarre giovamento dai loro insegnamenti prima che il progressive si inaridisca e finisca mummificato nel ripostiglio dei ricordi.