Live Report: The Haunted a Roma

Di Angelo D'Acunto - 28 Settembre 2010 - 21:40
Live Report: The Haunted a Roma

Cala il gelo su Roma, e non sto parlando solo del puntualissimo autunno di questi giorni di settembre ma dell’arrivo degli svedesi The Haunted per la prima volta in assoluto su un palco della capitale. Il Jailbreak è il teatro dove la creatura dei fratelli Björler si è esibita venerdì 24 in una delle date italiane del mini tour promozionale del Total Metal Festival che porterà gli scandinavi, insieme con le band italiane Subliminal Crusher e Methedras fino alla data conclusiva di Bari dove anche il caloroso pubblico meridionale potrà tributare tutta la sua passione a questi ed altri protagonisti del metal nazionale ed internazionale.

 

Foto e report a cura di Francesco Sorricaro

Inizia molto presto, come da programma, la serata del Jailbreak con l’opening act costituito dai romani In Cold Blood. Band giovane ma con le idee ben chiare in testa, i sei sono saliti sul palco davanti ad un pubblico esiguo portando tutta la rabbia chirurgica di un gruppo consumato da anni di tour intorno al mondo. Autori di un moderno thrash metal a tratti sfociante nel metalcore hanno divertito i presenti con sfuriate di pura violenza condite da azzeccati inserti elettronici prodotti da uno dei membri del combo appositamente addetto alle “macchine”. Tecnica da vendere da parte dei due chitarristi e buona presenza del cantante Fulvio Glerean che ha messo in luce la potenza della sua voce, il tutto corroborato da suoni praticamente perfetti in sala. Un’ottima occasione per farsi conoscere ulteriormente su un terreno amico, in attesa di un nuovo album ed ulteriori possibilità dal vivo.

Rapido cambio di palco ed è il turno dei Subliminal Crusher da Terni con il loro martellante death metal di stampo scandinavo. Dal loro show si è denotata l’esperienza di una band che, seppur non abbia ancora 10 anni di vita, vanta ben tre dischi pubblicati dal 2003 ad oggi. Buona presenza sulle assi, grande tecnica e qualche linea melodica accattivante sono state le loro armi migliori per cercare di scuotere un po’ un pubblico abbastanza statico ma comunque presente. Il gruppo, che può vantare in formazione l’intera collaudata sessione ritmica dei thrasher Hyades formata da Rawdeath e Jerico, ha divertito sufficientemente con i suoi riff semplici ma incalzanti e ritmati e le frequenti sgroppate veloci e tirate, ed ha offerto un saggio del proprio livello compositivo attuale che li sta portando alla composizione di un nuovo lavoro di prossima uscita.

Molto attesi ed annunciati dagli stessi Subliminal Crusher, i lombardi Methedras sono stati, per quanto mi riguarda, la piccola delusione della serata. Il motivo non è da ricercarsi tanto nella carica espressa sul palco, che in ogni caso è stata adeguata all’occasione, soprattutto grazie ad un maestro di cerimonie come l’invasato biondocrinito cantante Claudio Facheris, il quale ha retto praticamente da solo tutta la scena con le sue battute e le sue urla indiavolate ed il growl a la Chuck Billy. Ciò che mi ha colpito in negativo è, purtroppo, l’estrema omogeneità dei brani proposti in set-list, tra i quali nessuno in particolare è riuscito a spiccare per originalità. In particolare quelli più recenti non mi sono sembrati reggere il confronto con quelli più datati, che pure avevano colpito l’ambiente all’epoca per il loro roccioso thrash metal con contaminazioni death, e che gli avevano valso la partecipazione al prestigioso bill del Wacken. Esecuzione potente e praticamente senza sbavature ma niente di nuovo per le mie orecchie nè per quelle dei presenti che, ad onor del vero, a quel punto aspettavano solo l’arrivo degli headliner della serata.

Dopo una breve messa a punto dei volumi (operata, per dovere di cronaca, dagli stessi musicisti che avrebbero di lì a poco imbracciato gli strumenti) ed un’intro ad hoc, ecco finalmente i The Haunted che partono a tutta birra con Moronic Colossus, opener dell’ultimo lavoro Versus. Vedere i fratelli Björler all’opera è sempre una strana esperienza ma ritrovarsi davanti, su di un palco di così piccole dimensioni, due gocce d’acqua che schizzano letteralmente da una parte all’altra, sfoderando cattiveria e potenza ad ogni mossa, è una vera e propria ossessione. Ombrosi ma posseduti dal solito furore i cinque di Gothenburg hanno dato subito una prima mazzata alla serata percorrendo, nei primi cinque brani proposti, praticamente tutta la propria discografia, deliziando il pubblico, finalmente coinvolto in un headbanging selvaggio rivolto direttamente sulle assi del palco, tra le altre, anche con una Trespass che non sembra affatto risentire dei suoi dieci anni di età.

Peter Dolving è ispiratissimo e non ha mancato di esprimere il suo apprezzamento per il pubblico di Roma ed il suo rammarico per non aver potuto visitare la città a causa dei ritmi serrati del tour. Tra una battuta sarcastica ed uno scambio di occhiate con alcune delle belle donzelle in sala, l’empatia con la platea è giunta presto al suo apice ed il cantante ha potuto sfoderare una prestazione davvero intensa dimostrando di sentire visceralmente ogni brano eseguito: dote rara al giorno d’oggi.


                                

La set-list ha abbracciato in particolare brani provenienti dalle ultimissime fatiche del combo ma ha anche rispolverato alcuni di quei classici che ancora risentivano pesantemente dell’eredità At The Gates come le devastanti versioni di Dark Intentions ed Hate Song, killer opener dell’omonimo disco d’esordio, o l’azzeccata doppietta formata da Forensick e dalla più recente D.O.A. lasciate brillare senza pietà sulla testa dei malcapitati che occupavano il pit. Il death-thrash dei The Haunted è una vera garanzia di godimento dal vivo, perchè i nostri si agitano come forsennati per quell’ora e mezza di spettacolo tenendo il palco da veri navigati alfieri di questa musica, regalando, di tanto in tanto, anche momenti di intensa quiete tra una tempesta e l’altra; e poco male se alla fine la durata può sembrare esigua (il concerto terminerà semplicemente e senza l’ombra di un encore), perchè è l’ardore sprigionato che conta e la mancanza di proteste in sala era lì a dimostrarlo.

Ritmi serrati fino alla conclusione, affidata alla vecchia Bury Your Dead, song che butta giù anche le ultime macerie e con la quale si accommiata una band che, con semplicità e senza fronzoli ha donato una serata di pura evasione a quanti, fan di vecchia data o solo curiosi dell’ultim’ora, hanno voluto recarsi al Jailbreak per vedere da vicino alcuni tra i protagonisti principali dell’epopea del metal scandinavo. In attesa di ritorni e pubblicazioni varie questa serata ha lasciato in eredità una band in salute che va comunque avanti per la propria strada con una sua identità ormai acquisita pienamente ed un manipolo di fan che può solo crescere grazie anche alle circostanze recenti che hanno avuto il merito di rilanciare certe sonorità mai troppo incensate.

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Setlist The Haunted

Moronic Colossus
99
The Drowning
Trespass
Undead
The Flood
The Medication
All Against All
The Guilt Trip
No Compromise
Trenches
Forensick D.O.A
Hate Song
Iron Mask
Dark Intentions
Bury Your Dead