Live Report: Total Metal Open Air Festival

Di Vittorio Sabelli - 22 Luglio 2014 - 12:30
Live Report: Total Metal Open Air Festival

TOTAL METAL OPEN AIR FESTIVAL

Bitonto (BA) – Piscine Comunali – Sabato 19 luglio 2014

 

Partiamo dalle cose reali: il Total Metal Festival del 2014 è l’Evento con la E maiuscola del Centro/Sud Italia. Anche se questa definizione probabilmente è troppo riduttiva, considerando la mole di band provenienti da ogni dove e dalle caratteristiche musicali più diverse. Diciamo in maniera più consona e oggettiva che è tra i migliori Festival Metal dello stivale intero, e non solo per le cinque band headliners presenti nel bill, ma grazie a un’organizzazione impeccabile sotto ogni punto di vista, che dà vita a una due giorni no-stop fatta non solo di concerti, ma di decine di attività di contorno per intrattenere i tanti presenti accorsi da tutta Italia. Il caldo la fa da padrone, ma è possibile distrarsi nelle diverse aree allestite per l’occasione, tra villaggi medievali, metal bus, bikers area e vari stand, cercando di conservare le giuste energie per il finale di serata che vede alternarsi Decapitated, in sostituzione dei Napalm Death (in un rocambolesco last second), Behemoth e Kreator. Band che sulla carta non hanno nulla a che vedere tra di loro, ma il nome dell’evento, giunto alla decima edizione, è esplicativo, perché TOTAL sta a significare metallo sotto tutti i suoi aspetti. Il vortice in cui si è immersi rimbalza dall’heavy classico dei Collateral Damage al thrash dei torinesi Homicide Hagridden e degli umbri S.R.L.; dal groove degli svedesi Days Of Anger all’hardcore groovoso dei baresi BackJumper fino al power dei milanesi Derdian. Non mancano incursioni post hardcore da parte degli egiziani Massive Scar Era e contorni gothic con i greci Sorrowful Angels. Il symphonic black metal è rappresentato dai veneti Riul Doamnei, mentre il death metal ha diverse sfumature: da quello classico dei baresi Dewfall, al prog/death degli Acid Death di Atene, fino agli svizzeri Despising Age e al technical dei milanesi Node. Ognuna ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per dire la propria nel panorama del ‘metallo’, dimostrando grande professionalità e grinta sul palco e fuori. Insomma, se qualcuno ha da lamentarsi del prezzo del biglietto è solo per volontà di aprire bocca, visto che sfido chiunque a trovarsi un cartellone così vario e imponente a queste cifre. Per ragioni logistiche e metereologiche menzioniamo le band che hanno aperto questa prima giornata del Festival, soffermandoci in maniera dettagliata su quelle che erano le band più attese di questa prima giornata.

DECAPITATED

Ore 20.15, in anticipo di mezz’ora sul programma si presentano sul palco i sostituti dei sostituti (Napalm Death) dei Death Angel, che dovevano calcare il palco del TMF prima di Behemoth e Kreator. Per chi (spero in pochi) non li conoscesse i Decapitated sono un’esperienza. Nonostante la giovanissima età hanno sviluppato uno stile personale che, a dispetto dei tanti cambi in line-up, ha portato il quartetto di Krosno a farsi conoscere come una delle più interessanti band nell’area del technical death metal (anche se il termine è alquanto riduttivo). L’unico membro originale, perno della macchina rodata e affilata, è il chitarrista Vogg, che detta l’andamento del loro set di brano in brano, con uno stile che fa guardare con nuovi occhi Dimebag Darrell e la coppia Kidman/Hagstrom dei Meshuggah. Perché ogni riff, ogni poliritmo, ogni cosa che esce dalla sua sei corde (e per qualche brano dalla sette corde Ibanez) è una bomba che si innesca sotto i colpi della coppia ‘ritmica’ Pasek/Moldy, quest’ultimo subentrato in maniera eccellente quest’anno al posto di Krimh. Il tutto farcito dalla presenza animalesca di Piotrowski, che si dimena, incita la folla e tiene in maniera ottimale lo stage per un set incendiario durante il quale i presenti si scatenano sotto il palco, incitando i quattro per tutta la durata del set. Set che ha alternato brani dell’ultimo disco “Carnival Is Forever” con alcuni degli esordi tratti da “Winds Of Creation” e “Nihility”, fino a raggiungere l’ovazione con “Spheres Of Madness”, manifesto della band. La chiusura con “Homo Sum” sancisce sul campo il potenziale espresso dai Decapitated, dimostrando ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) di essere tra le migliori band dell’intero panorama…in attesa del sesto capitolo in uscita il prossimo 26 settembre, intitolato “Blood Mantra”.

BEHEMOTH

Cambio stage velocissimo (durante il set dei Decapitated c’erano già le operazioni di assemblaggio della batteria di Inferno) ed ecco che lo stage inizia a prender forma per la band di Nergal, ma purtroppo senza la scenografia alla quale la band polacca ha abituato i suoi fan. Assenza giustificata dalla breve durata della loro performance, 50 minuti rispetto ai 60 previsti in cartellone. Ma se la forma non fa la sostanza c’è da stare tranquilli, considerando che la band è tra le più acclamate dell’intero panorama death/black metal. Cala l’oscurità e i quattro si presentano ‘on stage’ con Nergal che esegue il suo rituale del fuoco prima di dar vita al loro show, sulle note del ‘singolo’ “Blow Your Trumpets Gabriel”, dal nuovo album “The Satanist”. Diciamo che potrebbe essere la cosa più interessante dello spettacolo, insieme alla solennità e all’ottimo abbigliamento sfoggiato. Il modo di stare sul palco è frutto di un’operazione di marketing in cui ogni minimo movimento, soprattutto del leader, è concepito a tavolino, e lui è un camaleonte carismatico che riescve ad attrarre l’attenzione dei presenti in maniera magnetica col solo sguardo. Inferno è il solito martello pneumatico che in coppia con Orion detta le basi del quartetto, mentre Seth si alterna con Nergal per quanto riguarda ritmiche e soli per dar vita al ‘nuovo’ sound Behemoth, quello che in disco funziona a meraviglia, con tutti gli innesti di tastiere e quant’altro alla perfezione. Ma dal vivo quello che si è sentito è stata una band la cui verve è dispersa (magari in Festival dove sono gli headliner assoluti?), con Nergal che ha cercato di coinvolgere il pubblico con il suo carisma, Inferno che picchiava a più non posso durante tutto il set, Orion che da ‘Ultimo dei Moicani’ riusciva ad attrarre più di uno sguardo, e Seth, che rendeva al meglio il suo corpse paint, rimanendo mummificato per buona parte del concerto. I brani, per buona parte provenienti dal nuovo “The Satanist” non hanno smosso minimamente i presenti, che hanno dato segni di reazione solo all’annuncio di “Christians To The Lions” (da Thelema.6), con cui la band ha dato finalmente una scossa alla noia dei primi 25 minuti. Dopo una breve pausa annunciata da un “fuck you” con tanto di medio rivolto al pubblico da parte di Nergal, ecco che ritornano per proseguire con del sangue riversato addosso. Ma la sostanza non cambia, i brani si susseguono in un monotono e antipatico set, così come il loro atteggiamento in pubblico. La conclusione dopo 50 minuti di delusione (per il sottoscritto, per intenderci) sotto le quattro maschere nere con le corna, è che la band non è minimamente entrata nell’atmosfera del Festival, mostrandosi priva di entusiasmo e soprattutto rispetto per chi è accorso per loro. L’applauso di qualche secondo appena riservato ai Behemoth rispecchia il loro set, senza cuore e senza voglia, che neanche fa venire in mente di invocare un bis…il dito medio all’unisono dei presenti sarebbe stato la giusta ricompensa.

KREATOR

Lungo cambio palco per vedere all’azione i Kreator, con solo qualche minuto di ritardo sulla scaletta, a distanza di quasi due anni dall’ultima apparizione in Puglia, allora in compagnia di Nile e Morbid Angel. E basta poco per rianimare e ridare la carica ai tanti accorsi al Total Metal Festival; l’umanità di Petrozza è lontana anni luce dall’atteggiamento spocchioso da rockstar di Nergal e soci, e non c’è tempo di pensare al set precedente che si è subito proiettati nel vortice killer della band capostipite tedesca. Si parte con i brani dell’ultimo “Phantom Antichrist” per arrivare a “Endless Pain”, che è solo il pretesto per un Wall Of Death e un Circle Pit, e da lì impazza il metallo assoluto, rovente, che entra dentro le ossa, di cui i Kreator sono maestri. La macchina Kreator è perfetta, assemblata in assetto da guerra con Sami e Giesler ai lati del leader, e infligge colpi pesantissimi con i suoi cavalli di battaglia. “Enemy Of God”, “Phobia”, “Hordes Of Chaos”,“Pleasure To Kill” sono puro divertimento da urlare, e un ottimo pretesto per pogo e headbanging. Ventor è una roccia, nonostante i piatti si sentano poco (purtroppo) e la carica dei thrasher tedeschi fa il resto. Non una virgola fuori posto, Mille ricorda di essere per buona parte di sangue calabrese e di essere particolarmente attaccato all’Italia, ma non serve questo per conquistare l’intera platea, quanto la dedizione e la voglia di divertire, di assassinare e di mandare a letto (si fa per dire) i presenti con vibrazioni che rispecchino in maniera completa questa prima estasiante giornata di Total Metal. Il trittico che segue “The Patriarch” composto da “Violent Revolution”, “Flag Of Hate” e “Tormentor” fa uscire ancora una volta i Kreator da vincitori tra gli scroscianti applausi e le “Horn-Up” che ne sanciscono sul campo l’importante ruolo nei gradini più alti dell’intera storia del thrash metal.

 

Outro

In attesa della seconda giornata, che vedrà altrettante band esibirsi a partire dalle ore 12 fino a giungere a compimento con gli headliner Annihilathor e Moonspell, va fatto un plauso alla Vivo Management e alle Associazioni che hanno permesso lo svolgimento di questo imponente evento giunto alla sua decima edizione, che riesce ogni anno ad attirare fan del metallo sotto i suoi diversi aspetti da ogni parte dello stivale.

 

Live Report a cura di Vittorio Sabelli