Heavy

Live Report: Truemetal Festival II

Di Fabio Vellata - 14 Aprile 2013 - 13:01
Live Report: Truemetal Festival II

2001-2013. Tanto è stata lunga l’avventura di TrueMetal fin qui. Dodici anni che, a guardarsi dietro, sembran passati in un lampo, ma che a veder scritti lì, nero su bianco, fan tremare i polsi. Soprattutto a chi, come il sottoscritto, c’era allora quando tutto è iniziato e oggi è ancora qui, a scrivere queste parole. Forse è l’età (di permanenza su TM, mica quella anagrafica) a giocare questi scherzi o forse la passione. Quella passione che ancora ci scorre nelle vene e che vediamo, tale e quale, negli occhi degli altri componenti della redazione, dai collaboratori ai caporedattori. Gente nuova e meno nuova, ma unita da un’unica fede, quella per il metallo.
Per chi, come me, ha avuto l’occasione di vivere il primo TrueMetal Fest, ormai tanti anni fa al fu Transylvania Live, sapere di questo nuovo concerto per festeggiare il portale, è stata un’emozione unica. Un vero e proprio tuffo nel passato che ha riaperto un intero baule di ricordi che si credevano perduti e dimenticati. E, in effetti, questo Festival qualcosa in comune col passato l’ha avuto. Allora la data finì ad essere in concomitanza con il concerto di un musicista del tutto sconosciuto, tal Ronnie James Dio (conoscete?), eppure riuscimmo a fare il pienone lo stesso. Questa volta siamo andati a fissarlo, involontariamente, in quello che è stato forse il giorno dell’anno con il maggior numero di concerti. Nonostante tutto, il successo è arrivato anche questa volta. E, lasciatevelo dire, è stato fantastico vedere le facce e gli occhi di tutti gli intervenuti mentre cantavano a squarciagola sulle note dei Rain, dei Time Machine (probabilmente il più importante gruppo prog italiano, che si è riformato apposta per questa occasione, a ulteriore dimostrazione dell’importanza di TM nella e per la scena metal della penisola), della Strana Officina e degli altri gruppi intervenuti. Un successo, però, che di certo questa volta non aspetteremo altri dieci anni per replicare, statene certi!
Ma quello che è stato ancora più bello è stato ritrovare gli altri componenti della redazione e i tanti utenti del forum che son venuti a salutarci, a conoscerci, anche solo a stringerci la mano. Veri e propri amici e fratelli, anche quelli che non si erano mai incontrati prima di persona, e che si son visti in faccia per la prima volta, perchè TrueMetal è, prima di tutto, una grande famiglia. Tante facce, parole, addirittura ringraziamenti, capaci di commuovere quasi fino alle lacrime. Situazioni che credo non dimenticherò più, capaci di dare una carica unica, di farti capire che una recensione, un articolo, un’intervista, non sono mai tempo e fatica sprecati, perchè per qualcuno là fuori, possono essere importantissimi.
In tutto questo tempo tanta gente è venuta e se ne è andata, eppure TrueMetal è ancora qui. Più bello (bella la nuova grafica, vero?) e agguerrito che mai. In un certo senso ringiovanito, sia per le nuove forze fresche che son entrate in redazione, che, soprattutto, per le motivazioni e la voglia di fare. Comincia per TrueMetal una nuova era fatta di voglia di rimettersi in gioco e di stupire, rimanendo fedele ai propri ideali. Restate con noi e non ve ne pentirete, il nuovo corso di TrueMetal inizia qui, con il TrueMetal Fest!

Alex “Engash-Krul” Calvi

 
 

Live report a cura di Emanuele Calderone

Ore 20:10, si parte! L’apertura del TrueMetal Fest in quel di Rozzano è affidata ai Blindeath, giovane formazione thrash proveniente da Milano. Nonostante il pochissimo tempo a disposizione, i ragazzi riescono nell’intento di divertire il pubblico che, un po’ alla volta, comincia a riempire il locale. La loro prestazione convince fin da subito, grazie alla buona preparazione tecnica di ciascun membro, chitarristi in primis, e alla scaletta. I brani, sebbene non brillino per originalità, convincono per impatto emotivo e non lasciano un secondo di respiro. Gli attacchi frontali lanciati dal quintetto riscaldano la folla, che assiste con grande interesse alla performance.
Molto buona anche la padronanza scenica dei Nostri: i ragazzi si muovo sul palco con grande disinvoltura e Matteo, il cantante, non manca di incitare la folla sottostante. I 20 minuti a loro disposizione scorrono in fretta e, terminato il concerto, i ragazzi possono finalmente raccogliere i meritatissimi applausi del pubblico, che ha evidentemente apprezzato il lavoro svolto.

 

 
 

Live report a cura di Damiano “kewlar” Fiamin

Dopo l’offensiva sonora dei giovani Blindeath, calano le tenebre sul TrueMetal Fest. Direttamente dagli abissi dell’underground più feroce, emergono gli EvilSpell.
Ironici e beffardi, i componenti del trio salgono sul palco e scatenano senza remore la loro furia sonora. Malgrado la formazione sia ridotta all’osso, due chitarre e una batteria, i nostri paladini del Male saturano l’aria con un’eruzione di note velocissime e taglienti; riff dopo riff, brano dopo brano, l’assalto alle orecchie degli ascoltatori è incessante.  
Gli EvilSpell non sono certo degli sprovveduti alle prime armi e sanno come gestire il palco senza lasciarsi intimorire. Certo, visti i tempi ridotti, i tre ragazzi sono costretti a condensare le facezie di contorno per lasciare spazio alla musica; nonostante ciò, traspare chiara la volontà di divertire e divertirsi (impagabile il lancio di bacchette ai danni del cantante), elemento non di poco conto quando si tratta di suonare dal vivo. Un esempio su tutti? Basta pensare alle croci rovesciate che fungono da scenario, vero trionfo di un Maligno bricoleur del selvaggio Nord, un demonio autarchico che, dalle fredde lande di Älmhult, arriva per inchiodare al legno un Salvatore brianzolo.  
Per quanto mi riguarda, i tre satanassi ci hanno regalato una delle esibizioni più divertenti dell’intero Festival; se da un lato hanno convinto grazie a una performance competente, dissacrante, ironica e irrispettosa, dall’altro sono stati penalizzati da una scaletta un po’ troppo uniforme. Sicuramente, la scelta di sparare incessantemente brani al fulmicotone è stata voluta perché meglio rappresentativa della proposta musicale del gruppo e più consona al contesto live; però, sarebbe stato interessante sentire come i nostri se la sarebbero cavata con qualcosa di diverso.
In ogni caso, un gruppo di cui sarà interessante seguire gli sviluppi.
 

 

 

Live report a cura di Andrea Rodella

La palla, dopo Blindeath ed Evil Spell, passa ai veterani Rain. La band emiliana, con più di 30 anni di carriera alle spalle, non tradisce le aspettative e si colloca perfettamente all’interno del bill del TrueMetal Fest scaricando sui presenti una ricetta di hard rock/heavy metal classico che punta tutto sul tiro e sulla presenza scenica dei musicisti. Compatti, decisi e con dei suoni decisamente all’altezza, i Nostri vengono trascinati dall’irruenza vocale di un frontman come Francesco “Il Biondo” Grandi, cantante dotato e ottimo intrattenitore.

Rain: il “Biondo” e Amos

I pezzi proposti durante il loro concerto toccano soprattutto gli ultimi album della band con estreatti da Dad Is Dead (Mr. 2 Words, Bangbus e Love In The Back), XXX (Born To Kill, Fight For The Power), Bigditch 4707 (Network) e Headshaker, rappresentato dall’inno Only For The Rain Crew. In più, troviamo anche due cover, vale a dire Antisocial dei Trust (resa celebre dagli Anthrax) e Running Free dei sempiterni Iron Maiden, stasera dedicata alla memoria del recentemente scomparso Clive Burr.
Insomma, i Rain si confermano come una delle band più attive e preparate dello stivale. Una realtà da preservare, insomma, per le generazioni future e un esempio di come il vero cuore pulsante del metallo nostrano sia ancora vivo e vegeto. Ottimo live ed altrettanto buona la risposta del pubblico che, ora, sta cominciando a diventare numeroso.
 
Setlist Rain:
Love In The Back
Mr. 2 Words
Antisocial (Trust cover)
Bangbus
Network
Fight For The Power
Only For The Rain Crew
Running Free (Iron Maiden cover)
Born To Kill

 

 
 

Live report a cura di Fabio Vellata

Negli anni novanta, dire Prog Metal Tricolore significava pronunciare principalmente un nome su tutti: Time Machine.
Scomparso dalle scene da tempo immemore, il gruppo guidato dall’ottimo bass player Lorenzo Dehò ha rappresentato – negli anni di maggiore attività – un punto di eccellenza assoluto nel panorama musicale heavy del nostro bel paese, proponendosi, a tratti, come uno dei più credibili antagonisti all’imperante dittatura a stelle e strisce dell’epoca.
Un’assenza significativa in studio, amplificata ancor più dalla totale mancanza di esibizioni dal vivo, che necessitava di una buona occasione per potersi riproporre in grande spolvero al proprio pubblico di appassionati, riannodando le fila di un discorso interrotto temporalmente ma mai accantonato del tutto.

Considerata la profonda amicizia che lega da tempo TrueMetal con lo stesso Lorenzo Dehò, occasione migliore non poteva dunque esserci della nuova edizione del TrueMetal Festival, contesto ideale per una reunion che potesse rappresentare un ideale trampolino di lancio verso gli obiettivi futuri del combo milanese.
Già dal sound check del primo pomeriggio, la sensazione di un nucleo di musicisti ancora affiatato e coeso è parsa evidente e manifesta: i Time Machine hanno dato l’impressione di divertirsi tuttora un sacco nel proporre i brani storici della propria discografia, tanto da dilatare le prove dei singoli pezzi al punto da farli diventare una sorta di mini concerto per i pochi presenti, attratti dall’eccellente preparazione dei cinque musicisti e dall’incredibile maestria di Gianluca Ferro, autentico guitar hero dotato di una tecnica a dir poco mostruosa.

 

Chiamata sul palco nel ruolo di co-headliner della manifestazione, subito dopo l’intenso show dei magistrali Rain, la macchina del tempo si è finalmente riattivata, riportando i presenti indietro di una quindicina d’anni o poco meno, per un revival dal notevole impatto emotivo.
Concentrata sulle evoluzioni sonore degli ultimi tre album da studio – Revivescence (2003), Evil (2001) e Eternity Ends (1998) – la scaletta scelta per l’esibizione ha definitivamente messo in evidenza quanto supposto sin dalla prima serata, mostrando la bontà di una band dalle individualità eccellenti e dal potenziale ancora intatto.
Le sontuose Rotten Souls, Tears Of Jerusalem, Hailing Souls e Eternity Ends, hanno rinverdito la memoria del particolare e personalissimo gusto prog di Dehò e soci, fatto di melodie elaborate, spesso oscure, darkeggianti e dal profilo altamente raffinato, cui non sono mai difettate le concessioni all’easy listening ed all’orecchiabilità.

Ben guidati da Marco Sivo – singer anche nei rockers Planethard – i Time Machine hanno dunque messo in scena uno spettacolo convincente e privo di incertezze, aiutato da una discreta qualità dei suoni e da un affiatamento che par non essere mai scomparso, quasi come se l’ultimo show dal vivo dei cinque fosse da far risalire a pochi giorni prima e non all’ormai remoto 2004.

Un vero piacere rivedere sul palco i veterani Gianluca Galli e Lorenzo Dehò, accompagnati da una crew di musicisti di grande valore.
Una grande soddisfazione sapere che uno dei gioielli della musica heavy italiana è di nuovo in pista con la preparazione di un nuovo album.

Un autentico onore, essere testimoni di questo rientro proprio in occasione del nostro festival!

 

Live report a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti
 

Nel godere dell’ennesimo concerto della Strana Officina ho realizzato che il combo livornese costituisce per l’Italia quello che sono i Saxon in Inghilterra. Al di là delle differenze stilistiche, la potenza di fuoco e il cordone ombelicale che legano queste due leggende al proprio paese è un qualcosa di stupefacente. Così come per i portabandiera della musica dura italiana è davvero difficilissimo imbattersi in detrattori accaniti, sia a livello di fan che di addetti ai lavori, anche per gli Stallions of the Highway di Sheffield i colori della Union Jack costituiscono di fatto una seconda pelle. Entrambi invisi al successo obnubilante, da decenni portano in giro con fierezza il loro pesante carico di watt siderurgici fatto di violenza pura misto a melodia. Beat the Hammer e Metal Brigade (Difendi la Fede) sono solamente due degli esempi di mazzate fatte musica e gli astanti convenuti in quel di Rozzano per il TrueMetal Fest lo sanno bene, avendone percepito le vibrazioni direttamente sulla propria pelle.

 

Strana Officina: “Kappa” e “Bud” 

Nemmeno i problemi ai suoni palesati durante l’esecuzione dell’opener Ritual sono riusciti a fermare il Camion Metallico più famoso dello Stivale, tanto che sono bastate una manciata di note tratte da King Troll, con l’aiuto di un paio di imprecazioni di razza lanciate dal singer Daniele “Bud” Ancillotti a spazzare via, d’incanto, tutti gli inconvenienti tecnici. A seguire Profumo di Puttana, Sole Mare Cuore, un paio di pezzi dall’ultimo album del 2010, poi l’immancabile Non Sei Normale e, per chiudere, un trittico da paura tutto in italiano quale Autostrada dei Sogni, Viaggio in Inghilterra e Officina a consegnare alla storia del Metallo un’altra notte da ricordare.

Batti il martello per sempre!   

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Non poteva mancare un pensiero conclusivo di Roberto Buonanno, editore di TrueMetal ed ideatore del TrueMetal Fest

Una serata meravigliosa in compagnia di persone eccezionali. Ecco come descrivo il TrueMetal Fest 2013. Grazie all’aiuto del nostro incredibile staff siamo riusciti –  a partire dall’autunno scorso – a lanciare una nuova versione del sito e ad organizzare un concerto celebrativo per il decennale di TrueMetal. Due imprese titaniche, considerando che per ciascuno di noi TM è una passione che si coltiva nel tempo libero da studio e lavoro.
Ringrazio particolarmente, e non si offendano i più giovani, Fabio e i nostri veterani Steven e Marcello, sempre in prima linea e sempre disponibili. Un tributo è d’obbligo anche per Benny e Saverio di Eagle, impeccabili organizzatori dell’evento e a tutte le band che hanno partecipato. Grazie ai Blindeath, che sono stati una piacevole sorpresa, agli EvilSpell; sono stati un po’ sopra le righe, ma sul palco ci sanno fare. Gli inossidabili Rain si confermano una band eccezionale che vorrei sempre a ogni concerto. Un ringraziamento particolare poi a Lorenzo Dehò e ai Time Machine che hanno ripreso in mano gli strumenti appositamente per Truemetal. E impossibile poi non elogiare la Strana Officina, dei veri animali da palco.

Infine grazie per l’ospitalità al The Theatre, chissà che non ci torneremo presto!

Tempo di ringraziamenti, quindi ne approfitto per elogiare per questa esperienza ultra decennale tutti i membri passati in questi quasi 12 anni dallo staff di TrueMetal, dal sempiterno Alex Calvi al transfugo Zac, senza dimenticare Mauro, che ha tenuto il sito in pista per tanti anni.  Dal primo settembre 2001 è passato un mucchio di tempo, siti sono nati e morti ma noi siamo sempre lì e, come dal primo giorno, TRUE, coerenti alla linea, integri e animati da una passione che sposta le montagne.
Come ho anticipato al mio staff, ripeto pubblicamente: non lascerò mai più TrueMetal.

All Hail Truemetal, Forever!

Roberto Buonanno

 

Gli scatti della serata sono stati realizzati da Michele Aldeghi, Stefano Catalani e Monica Moncada.