Live Report: Týr + Wind Rose + Ulvedharr @Feffarkhorn, Cimadolmo (TV) – 08/09/2023

Di Elisa Tonini - 14 Settembre 2023 - 11:30
Live Report: Týr + Wind Rose + Ulvedharr @Feffarkhorn, Cimadolmo (TV) – 08/09/2023

Live Report: Týr + Wind Rose + Ulvedharr @ Feffarkhorn, San Michele di Piave, Cimadolmo (Treviso) 08/09/2023

 

E così il Feffarkhorn, festival di cultura celtica è giunto alla sua sesta edizione . Situato nelle selvagge grave del Piave il suo nome è in realtà quello cimbro del Mazarol (pron. circa: masáról), solitario folletto tipico dei boschi del trevigiano e delle vallate bellunesi, ritratto in modo spiritoso nel logo stesso.
Dal 2017 il Feffarkhorn ha continuato a crescere proponendo bill con band di tutto rispetto, sia nazionali che internazionali, fra cui Kanseil, Nanowar of Steel, Metsatöll, Dalriada e, quest’anno, i faroesi Týr. Noi come TrueMetal.it abbiamo deciso di presenziare per la data in cui sono presenti quest’ultimi, ovvero l’8 settembre. Considerando la dannata tromba d’aria di circa metà luglio  ed il tempo instabile di agosto poi, c’era veramente da incrociare le dita ma fortunatamente il festival ha avuto modo di essere. La serata dell’8 settembre era splendida dal punto di vista meteorologico ed il clima era assolutamente gradevole.

La location e la logistica al Feffarkhorn

Arriviamo circa alle 19 notando già a quell’ora parecchi posti auto occupati, parcheggiando seguendo le istruzioni degli addetti. Lo spazio disponibile è comunque di notevole dimensione. Molti sono gli avventori giornalieri come la sottoscritta ma per chi viene da lontano c’è volendo anche la possibilità di campeggiare nell’area circostante, scelta alquanto gettonata da quel che vedevamo.

Come da tradizione dell’evento è notevole il numero di bancarelle – specie di oggettistica – poste poco dopo l’entrata ma anche spazi dedicati a persone in costume celtico e vikingo. Ogni tanto girava qualcuno vestito da pirata…sarà stato l’effetto live-action di One Piece. Feffarkhorn abbraccia altresì l’aspetto culturale ed artistico ed intrattiene il visitatore con spettacoli in mezzo alla natura.
Dopo aver curiosato velocemente tra le bancarelle ci siamo fiondati alla ricerca di bevande e di cibo. In questo senso, un plauso alla varietà di proposte, dallo street food giapponese ispirato ad Ukyo, alla carne alla griglia, patate fritte, zuppe, panini, piadine ed arrosticini. La sottoscritta, con esigenze particolari ha trovato facilmente qualcosa di adatto.

I concerti al Feffarkhorn

Ulvedharr

 

Prima band della serata, i bergamaschi Ulvedharr iniziano puntuali alle 20 30 per suonare poco meno di un’ora ma con uno spirito veramente carico, trainato da Maurizio Caverzan (Husqwarnah, Ghostheart Nebula) sostituto temporaneo del cantante attuale Ark, assente per problemi lavorativi. Il gruppo si dimostra in forma, energico, e dotato di un’ironia pungente e diretta che trasportano nel loro death/thrash senza compromessi accompagnato da tematiche di ispirazione nordica. Ottimi intrattenitori esprimono in certi casi la loro bizzarria esilarante suonando tipo 30 secondi – manco i Napalm Death – dicendo poi ” basta finito” e riprendendo la canzone un istante dopo.

Il pubblico degli Ulvedharr

Quest’oggi 8 settembre anche il pubblico ha dato spettacolo, a volte più delle band stesse.

Sotto il palco degli Ulvedharr c’era un numero di persone molto consistente ed estremamente coinvolte dalla loro musica al punto da rendersi partecipi in grandi e vorticosi pogo, cicle pit, mosh pit. Frasi tipo: “Sapete cosa dovete fare”, ” Dovete farla grossa ma proprio grossa grossa” incoraggiano ancor di più il pubblico in tal senso.
Io che mi trovavo pressoché al centro dovetti abbandonare la posizione e spostarmi a malincuore verso il lato sinistro. Fosse per me starei ferma ad ascoltare ed al limite ondeggiare in una via di mezzo tra un Baltoy ed un orologio a pendolo. Devo però ammettere che nonostante questo lo spettacolo che offriva il pubblico era notevole, anzi superava le aspettative di quanto visto finora dal vivo personalmente. C’era stato persino un pirata intrappolato in una gogna che si scatenava nel pit. E questo è solo l’inizio.

I suoni

Rispetto a dove mi trovavo, generalmente i suoni apparivano adeguatamente calibrati e potenti, specie in “Master Liar” pezzo di grandissima presa e che personalmente preferivo. L’esecuzione dell’ultimo brano “The Last Winter” destava invece delle perplessità alla chitarra, forse dei problemi tecnici – momentanei – un po’ fastidiosi.

Considerazioni:

Gli Ulvedharr sono un validissimo gruppo per gli amanti del genere, sinceri in quello che fanno e decisamente diversi – a volte opposti – ai successivi.

NOTA

Nota fantastica: con grande stupore il palco del Feffarkhorn riservava ogni tanto una sorpresa, delle fiamme di fuoco che fuoriuscivano dal basso. C’è dell’altro – non a livello dei Rammstein ma tant’è – che vi dirò poi.
Nota dolente: le luci ad intermittenza nei momenti concitati della musica, espediente che ho visto usare altrove, in altri concerti.

Ulvedharr – setlist

This Is War…
A Full Reload of Fear
War is in the Eyes of Berserker
Master Liar
Revenge Loop
Legion
Dagon
Skjaldborg
Onward to Valhalla
The Last Winter

Pausa

Finito il concerto degli Ulvedharr ci sgranchiamo un po’ le gambe ed alle 21 e 20 notiamo da lontano una coda di macchine che continua ad arrivare.

Wind Rose

Wind Rose Feffarkhorn 2023

Dieci minuti più tardi, alle 21. 30 i Wind Rose band dalla provincia di Pisa iniziano il loro concerto della durata di circa un’ora. Personalmente non li avevo mai sentiti nominare, tuttavia la fiumana di gente al loro cospetto era davvero, davvero tanta, più degli Ulvedharr e dei successivi Týr. L’amore del pubblico per loro era pressoché totale, mi ha impressionato questo calore riversato e che il gruppo generosamente contraccambia. Io posso descrivervi una frazione di certi sentimenti, potrete capire veramente solo se siete sul posto.

I Wind Rose sono autori di un folk epic-power potente e maestoso (che a tratti la mia mente ha associato a Blind Guardian, Rhapsody ed Ensiferum) trainata dalla splendida voce profonda di Francesco Cavalieri e dagli impavidi cori. Le tematiche sono ispirate al Signore degli Anelli e soprattutto ai nani, quest’ultimi centrali nell’estetica – specie del cantante – e nell’interazione con il pubblico. “I nani, i nani” – di Richard Benson memoria – ripeteva in coro la platea ed il cantante chiese ad un certo punto “Cosa c’è di meglio di un nano?”. A quest’ultima domanda personalmente sovviene Fabrizio De André nel brano “Un Giudice“.

Pur essendo la prima volta che li ho sentiti e visti mi è stato impossibile non voler bene ai Wind Rose, affettuosi e grati con il pubblico “tanti fratelli e tante sorelle” a detta del front-man. Insomma oltre alla musica luminosa ma combattiva si ha l’impressione di far parte di un ideale guidato dal sovrano/comandante dei nani, poetico e carismatico che tu segui perché lo vuoi seguire. Pervade una spiritualità sacra nell’animo guerriero, culminante in un “Stavolta combattiamo insieme”.
Tra i brani proposti emergono a titolo personale “Gates of Ekrund”, “Tales of war” e “Together We Rise”, delle quali ho adorato il tipo di melodie e – specie quest’ultima – particolarità di chitarre.
Inaspettato e ironico il risvolto tamarro, dance anni 90 del brano “Diggy Diggy Hole”.

Il pubblico dei Wind Rose

La platea era catturata dalla magia sopra descritta ma più che pogare saltava e si muoveva. Curioso il “cosplay” di un’ascia bipenne che dominava per poco l’angolo destro della platea, tra le prime file del palco.

I suoni

Mi trovavo ancora nel lato sinistro della zona centrale ed i suoni giungevano ricchi ma equilibrati e puliti, inoltre esaltavano l’imponente aspetto orchestrale dei brani e la loro struttura diretta. Sul subito ho pensato che la proposta musicale dei Wind Rose si valorizzasse più dal vivo che in studio, sensazione poi confermata.

Considerazioni

Graditissima scoperta quella dei Wind Rose e band assolutamente meritevole nel panorama italiano e non solo.

Da citare il palco. Se con gli Ulvedharr esso emanava occasionali fiamme, con i Wind Rose – e poi con i Týr – uscivano altresì incantevoli fontane pirotecniche, a sottolineare il lato magico ed epico. Complimenti all’organizzazione ed agli addetti ai lavori in generale per la scelta.

Wind Rose – setlist

Of War and Sorrow
Army of Stone
Fellows of the Hammer
Drunken Dwarves
Gates of Ekrund
Mine Mine Mine!
Tales of War
The Battle of the Five Armies
Together We Rise
Diggy Diggy Hole
(The Yogscast cover)
Diggy Diggy Hole (Remix)

Pausa

Al termine del concerto dei Wind Rose la coda di macchine non c’era più. Ci sgranchiamo le gambe ed ammiriamo incantati lo spettacolo di fuoco a cura del trio Firetales, che ha intrattenuto il pubblico per circa mezz’ora, fino a poco prima dell’esibizione dei Týr.

Esilarante il siparietto del – forse- cantante dei Wind Rose che si lasciava scrivere su una maglietta di tutto, pure l’inimmaginabile.

Týr

Týr Feffarkhorn 2023

Alle 23.15 cominciano a suonare i Týr, storico gruppo della scena viking folk metal faroese. Il loro è uno spirito ben diverso dagli altri due gruppi, ben più meditativo, cerebrale ma comunque capace di sparate decise. Ed i Nostri vanno al sodo senza troppi preamboli ma risultando comunque molto affabili e garbati nei modi, specie il bassista Gunnar H. Thomsen, il più gioviale e platealmente allegro dei tre. Ogni tanto Heri Joensen si lanciava in alcune frasi in italiano anche piuttosto “ricercate”, tipo “grazie mille, adorabili italiani”.
Comunque abbiamo un gruppo decisamente in forma con l’ungherese Tadeusz Rieckmann ( ex Dalriada) alla batteria decisamente devastante.

Il pubblico dei Týr

Da subito il pubblico pare più tranquillo e meno numeroso di prima ma sempre consistente. La massa pare assecondare il mood della musica e dei musicisti dimostrando una creatività fuori dal comune. In “Hail to The Hammer” per esempio diverse persone facevano finta di remare su una barca, da seduti ed in altri momenti durante il concerto dei Týr si vedeva quello che sembrava un manichino argentato (tanto pareva finto) fare crowd surfing. Si trattava di una persona a tutti gli effetti, forse un cosplay di qualcosa che mi sfugge ma al momento l’avevo giudicato un misto tra The Rockets e Silver surfer. Lo si vedeva a volte fare headbanging e rendersi partecipe in pit vari.

Nella stupenda “Evening Star” brano prevalentemente lento il pubblico si lanciò muovendosi in modo laterale, abbracciandosi, in una qualsivoglia danza ondosa.

Fatto sta che il pubblico si è preso i complimenti da Heri stesso e, a sua detta, era la cosa più bella che abbia mai visto in Italia.
La massa però è capace di momenti palesemente più scatenati, specie in “By the Light of the Northern Star”.

I suoni

Nel caso dei Týr conoscendo già un paio di album – “How far to Asgaard” ed “Erik the Red” + canzoni sparse – il metro di giudizio è un altro rispetto agli Ulvedharr e Wind Rose. Se nelle opere in studio tutto può risultare perfetto e bilanciato -specie se ascoltato con le cuffie – dal vivo devo sempre tarare” il tutto all’acustica del luogo e del punto in cui mi trovavo. Ero sempre sulla posizione laterale centrale sinistra e quello che arrivavano maggiormente erano i passaggi più epici, melodici ed estremi mentre le parti più tecniche, fra cui gli assoli parevano decisamente penalizzate. Un peccato dato che le complessità di stampo prog sono un elemento centrale della musica del gruppo. I brani trasmettevano comunque un avvincente e compatto moto ondoso di fondo, sottolineato con maggior impatto nei testi in faroese, come in “Regin Smiður”.

Considerazioni

Sentir suonare dal vivo “Hail to the Hammer” è un desiderio esaudito da Malpaga del 2017. Di contro, purtroppo, spiace un sacco l’assenza in scaletta di “Ramund Hin Unge” – per esempio – ma non si può avere tutto.
Quello dei faroesi è stato un grande concerto ed avere band di tale calibro nei nostri festival è sempre un immenso onore e soddisfazione.

Týr – setlist

Hel’s Prelude
Blood of Heroes
Tróndur í Gøtu
Mare of My Night
Valkyrja
Hail to the Hammer
Regin Smiður
By the Light of the Northern Star
Evening Star
Ragnars Kvæði
The Lay of Thrym
Sinklars vísa
By the Sword in My Hand
Hold the Heathen Hammer High

Conclusione

Il Feffarkhorn è riuscito a sollevarsi dall’episodio infausto di luglio proponendo ancora una volta una location accogliente ed efficiente e, soprattutto, ottima musica. Gli auguriamo di continuare così e di continuare a crescere in questo senso, magari accogliendo -in futuro – tra il bill gruppi folk metal oltre l’universo viking e celtico. Le potenzialità per diventare tra i festival di punta in Italia ci sono tutte. Il prossimo anno sarà la settima edizione che attendiamo con pazienza, così come moltissimi altri a venire.

Elisa “SoulMysteries” Tonini