Death

Live Report: Vader @ Slaughter Club, Paderno Dugnano 12/10/2023

Di Jennifer Carminati - 13 Ottobre 2023 - 16:03
Live Report: Vader @ Slaughter Club, Paderno Dugnano 12/10/2023

Inizia oggi, giovedì 12 ottobre 2023 allo Slaughter Club di Paderno Dugnano, il tour italiano celebrativo dei quarant’anni di carriera dei Vader, storica metal band polacca, che porterà il suo The World 40-anniversary Tour 2023/2024 anche al Traffic di Roma domani e il giorno dopo ancora al Revolver di San Donà Di Piave (VE).

Le occasioni quindi per celebrare a dovere questa leggendaria band non mancano, non ci sono scuse valide per mancare, anche perché di supporto nelle date italiane suoneranno altre tre band validissime che sarebbe davvero un peccato farsi sfuggire.

A dir la verità, di scuse oggi ce ne sarebbero anche, perché in contemporanea ci sono altri concerti importanti che sicuramente hanno attirato molti che sarebbero diversamente venuti qui se non ci fosse stata una più che valida alternativa e sapete tutti a cosa mi sto riferendo.

La vita è fatta di scelte, si sa, e anche il concerto a cui andare è una decisione che va presa a volte per motivi logistici, altre finanziari e altre ancora lavorativi. Fortunatamente, vivendo a Milano non ho di che lamentarmi e le occasioni ci sono eccome, come avrete notato dai numerosi miei live report.

Pubblico presente oltre il centinaio di persone e credo potesse andare peggio, quindi accontentiamoci e, soprattutto, godiamoci questa serata all’insegna del metal estremo che unisce nomi storici ad altri più recenti, che si preannunciava come un giro all’Inferno e così è effettivamente stato. Ora vi racconto come è andata senza darvi ulteriori anticipazioni.

Live Report a cura di Jennifer ‘Jenny’ Carminati

AETHERIAN

Ad aprire le porte degli inferi alle 19.30 tocca agli Aetherian, ateniesi, in giro da una decina d’anni con due album, ‘The Untamed Wilderness’ del 2017 e ‘At Storm’s Edge’ di quest’anno, da cui attingeranno a piene mani per la scaletta di questa sera che non sono riuscita a recuperare ma fidatevi che è andata così.

In questa mezz’ora a loro disposizione avremo un susseguirsi di blast beats intervallati da momenti di furia e intrecci più orecchiabili, una perfetta alternanza tra pesantezza ritmica e melodia, insomma, come vuole la tradizione del death metal melodico, di cui solitamente son portavoce gruppi provenienti dal Nord Europa e sicuramente ad alcuni nomi in particolare i nostri si ispirano parecchio.

Invece il combo ellenico dimostra di saperlo fare come si deve, solo che non mi hanno particolarmente convinto, non saprei dirvi il perché, son sincera. Forse è solo gusto personale, sicuramente i ragazzi son molto bravi e hanno padronanza del palco, i suoni erano ok e il frontman, Panos Leakos, che alternava growl a grida furiose, mi è piaciuto come impostazione e carisma, però nell’insieme la loro esibizione mi è stata pressoché indifferente. Forse san davvero troppo di già sentito, fatto bene lo ripeto, ma questo è.

Semisconosciuti fuori dal territorio loro nazionale, con questo tour, hanno l’occasione di farsi vedere e ascoltare e, se giocano bene le loro carte, anche apprezzare da chi, come me, non sapeva neanche della loro esistenza. Speriamo per loro che riescano a sfruttare al meglio questa opportunità che gli è stata data e portino alto il nome del metal greco, che, per quanto mi riguarda, fa rima solo con Rotting Christ e continuerà ad essere così, almeno per il momento, non me ne vogliate.

Lineup

Panos Leakos – voce

Angelos Maniatakos – chitarra

Sokratis Alexiou – chitarra

John Reaper – chitarra

Kostas Mexis – basso

Nikos Parotidis – batteria

SKAPHOS

E dopo un veloce cambio palco tocca ora agli Skaphos, gruppo death/black metal di Lione, costituitosi nel 2018 e composto da musicisti esperti e noti nella scena metal francese, che ha già avuto il piacere di condividere il palco con molti nomi altisonanti nella variante più estrema, che, se state leggendo, è anche per voi la preferita come per la sottoscritta, ed essere qui questa sera lo dimostra.

I lionesi arrivano sul palco poco dopo le 20 immersi nell’oscurità totale ed è davvero difficile distinguere i volti, per altro dipinti con il caratteristico corpse paint di alcuni gruppi black, dal fondale immerso nel fumo e al buio; l’unica cosa che leggevo a chiare lettere era il nome della band scritto sul telo posto alle loro spalle. E non ho usato la parola fondale a caso: i nostri, nelle loro liriche e concept degli album, incentrano tutto sull’acqua, sul mare principalmente, e lo mostrano anche dal vivo, allestendo il palco con reti da pesca e oggetti di scena a forma di creature marine. Scelta bizzarra la loro, che potrebbe far storcere il naso ai blackster abituati a simboli anticristiani, ma apprezzabile come originalità, almeno finalmente si vede qualcosa di diverso, e soprattutto stasera di fanatici del black metal puro e crudo non credo ce ne siano.

Due album all’attivo, ‘Bathyscaphe’ del 2020 e ‘Thooï’ del 2022 da cui pescano i pezzi per la scaletta di questa sera, che combina elementi di death e black metal nell’impostazione almeno e che creano, almeno nella sottoscritta, una sensazione di tensione e angoscia continua, accentuata anche dai numerosi problemi tecnici avuti durante la loro performance. Ogni tanto si sentivano come degli scoppi di petardo, credetemi la sensazione era quella, seguiti da qualche frazione di secondo di silenzio totale. Bravissimi gli Skaphos a continuare imperterriti la loro esibizione ed a non farsi intimorire da nulla, da qui si vede un gruppo con esperienza e professionalità, nonostante la giovane età.

Il loro riffing è davvero veloce, una mitragliata dietro la l’altra, brevissimi stop e ripartenza fulminee, con un solido lavoro di batteria alle spalle che a volte, purtroppo, sovrastava tutto il resto compresa la voce del frontman, fatta di growl e urla che sembravano provenire direttamente dall’oltretomba, che ci conduce attraverso questo viaggio alla “Ventimila leghe sotto i mari” versione noir, scritta in francese per altro.

Non di facilissimo ascolto, insomma, peggio ancora se si tratta del primo come ora è per molti ora. Non credo, dalle facce che vedo attorno, che i nostri abbiamo molto convinto; personalmente mi piacciono su disco e dal vivo hanno confermato la mia prima buona impressione su di loro.

Da rivedere sicuramente, e, nel mentre, me li riascolto a casa e farò lo stesso anche con i loro predecessori, promesso.

Lineup

Stephan Petitjean – voce, chitarra

Théo Langlois – basso

Jérémy Tronyo – chitarra

Paul Sordet – batteria

Setlist

Bathyscaphe

US OH

Tormentia

Cephalopoda

Hypoxia

Abyssal Tower

VOMITORY

Quando è stato il turno dei Vomitory l’atmosfera all’interno del locale alla periferia milanese si è fatta davvero molto calda: ci stiamo preparati in tutto e per tutto per addentrarci all’Inferno con questi amici di vecchia data dei Vader, che li accompagnano anche in tour per quest’occasione così speciale.

E quale miglior occasione di vedere due vere e proprie leggende del metal estremo. Una differenza sostanziale tra i due però c’è, eccome: mentre gli headliner, di cui vi parlerò a dovere dopo, hanno avuto il meritato successo anche qui da noi, per gli svedesi Vomitory, non possiamo dire lo stesso. Con un addio alle scene annunciato una decina di anni fa per motivi economici, perché di qualcosa deve campare l’uomo con le rispettive famiglie e gran pochi sono quelli che possono farlo con la musica, sono fortunatamente tornati per noi con un nuovo album, ‘All Heads Are Gonna Roll’, uscito lo scorso maggio e che a me è piaciuto molto, non so voi.

Spesso accusati di brutalità troppo estrema, per me semplicemente non sono mai stati apprezzati e non ne capisco il motivo; la loro formula non si discosta molto da altri nomi che il successo l’hanno avuto ecco, eppure sempre di estremo si parla.  Forse non sono molto socievoli e portati per i media? Non lo so, io c’ho scambiato qualche chiacchiera e fatto pure una foto e come me altri. Le loro uscite discografiche e le varie (poche a dire il vero) calate italiche son sempre o quasi passate in sordina, io li ho visti varie volte negli ultimi vent’anni e sempre in compagnia di pochi altri metalheads, oggi invece almeno pubblico in più ce ne è e se li meritano tutti gli applausi che riceveranno nei 45 minuti a loro disposizione. Ho iniziatoa seguirli da ‘Revelation Nausea del 2001’ e album come i successivi ‘Blood Raptur’ o ‘Terrorize Brutalize Sodomize’, restano tra i miei ascolti quando ho voglia di queste sonorità violente senza ingentilimento alcuno, ma come dico sempre, son gusti, altri di voi preferiranno album diversi, ne son certa.

Ad un loro concerto l’intransigenza del combo svedese è evidente, non c’è tregua tra un brano e l’altro, la cattiveria con cui i nostri ci sbattono addosso la loro musica è senza soluzione di continuità: dall’opener, la nuova ‘All Heads Are Gonna Roll’ alla conclusiva e micidiale, oltre che loro pietra miliare immancabile, ‘Chaos Fury’, passando per ‘Terrorize Brutalize Sodomize’ e ‘Raped’, ‘Strangled’, ‘Sodomized’, ‘Dead’, la brutalità è sconcertante, già i titoli bastano a rendere l’idea di quello che significa essere qui questa sera e vedere questi svedesoni che suonano la loro musica a testa bassa e se ne vanno dal palco come nulla fosse. E come non citare ‘Regorge in the Morgue’, con il suo giro di basso iniziale che fa letteralmente impazzire chi riconosce al volo questo riff. Brano che ho apprezzato particolarmente è stato ‘Redemption’, altro loro cavallo di battaglia indiscusso, ma ho ammesso sin da subito di essere una loro fan accanita, per cui non faccio testo, potrei fare track by track ma non è il caso.

I suoni forse non erano perfettissimi, ma non interessa a nessuno tantomeno a loro, la resa finale è sempre e comunque la stessa: un concerto dei Vomitory è un vero e proprio concentrato di cattiveria e potenza, fatto di brutalità feroce e violenza fine a sé stessa, vomitataci addosso a velocità impressionante come solo loro sanno fare, senza compromesso e, soprattutto, senza voglia di piacere a tutti.

Il pubblico, dal canto suo, apprezza tutto questo, anche perché non è capitato certo qui per sbaglio e si scatena in altrettanto violenti mosh pit e pogo, oltre che un continuo headbanging che si va ad unire a quello dei cappelloni biondi sul palco, che difficilmente ho visto in viso se non quando gironzolavano tra il pubblico prima e dopo la loro esibizione e, conoscendoli, li ho facilmente individuati.

In questi minuti nessuno tra queste quattro mura si è risparmiato, sia chi sta sul palco ma anche chi sta sotto, l’impatto fisico ed emotivo è evidente e tutto questo è il motivo per cui scrivo questi live report con tanta passione, perché questo è emozione pura e c’è poco altro da aggiungere per quanto mi riguarda … andrei già a casa soddisfatta ora.

Perfetto preambolo di quel caos infernale assoluto che sta per arrivare e, sì, necessito di un’altra birra per riprendermi.

Lineup

Erik Rundqvist – basso, voce

Peter Östlund – chitarra

Urban Gustafsson – chitarra

Tobias Gustafsson – batteria

Setlist

All Heads Are Gonna Roll

Stray Bullet Kill

Terrorize Brutalize Sodomize

Piece by Stinking Piece

Revelation Nausea

Ode to the Meat Saw

Regorge in the Morgue

Rebirth of the Grotesque

Redemption

Raped, Strangled, Sodomized, Dead

Chaos Fury

 

VADER

E finalmente sono le 23,00 e ciò significa che è il turno dei tanto attesi headliner della serata, i Vader, giunti a festeggiare i 40 anni di onorata carriera … e pensare che io pure ho festeggiato questo compleanno lo scorso aprile, mi fa pensare al tempo che passa e come sia possibile che certe band restino nei libri di storia del metal e arrivino anche a chi è nato dopo il loro successo e altre no.

Ho già avuto occasione di vedere i Vader altre volte, ultima insieme ai miei adorati Entombed A.D. quando fecero il tour per i loro trentacinque anni di attività, ed evidentemente a loro piace onorare gli anniversari e fanno bene, se questo è il risultato.

La band polacca, di cui l’unico superstite della formazione originaria è il frontman e chitarrista Peter Wiwczarek, è come sempre artefice di un death metal che vira a volte verso il thrash, veloce e molto tecnico, non certo originale e vario ma capace, senza dubbio, di tenere ancorata a sé una solidissima fanbase di metalheads che li seguono un po’ ovunque e anche stasera son qui presenti a dar loro il giusto tributo, e io mi schiero assolutamente tra questi.

La setlist di questa sera ripercorre, in ordine cronologico badate bene, un po’ tutta la loro discografia, fatta di 16 album, partendo dal malvagio esordio ‘The Ultimate Incantation’ del lontano 1992 da cui attingono principalmente con ben 4 pezzi proposti fino ad arrivare all’ultimo di tre anni fa, ‘Solitude in Madness’, senza tralasciare un estratto da quasi ogni uscita avvenuta nel mezzo.

Trovano spazio quindi brani come ‘Chaos, Sothis’ e Carnal, particolarmente sentiti dal pubblico nostalgico qui presente, fatto di molti metalheads un po’ più vecchietti della sottoscritta ma in cui mi inserisco per affinità di ascolti e che come me conoscono bene la furia incontrollata a cui il combo polacco da luogo ogni volta e non vedevano l’ora di essere qui questa sera.

La loro lineup è cambiata tante volte nel corso degli anni ma quella di ora si dimostra ben rodata sul palco, nessun cenno di incertezza, nessuna sbavatura, stiamo parlando di professionisti in effetti. I suoni sono pressoché perfetti, e qui va dato il giusto merito anche al fonico, ovviamente, e possiamo così godere di ogni singolo feroce riff delle chitarre e di un drumming altrettanto efferato e micidiale.

La scaletta ci viene schiaffata addosso ad una velocità folle, non c’è pausa alcuna tra un brano e l’altro, e i nostri, che proprio giovani non sono, si dimostrano essere una band in gran forma fisica che riesce a reggere ancora ritmi tiratissimi, da far invidia ai giovani d’oggi che dopo tre pezzi uno di seguito all’altro son scoppiati, o poco ci manca.

Non ci danno modo neanche di riprendere fiato, e negli 80 minuti a loro disposizione si concedono solo brevissime pause in cui Peter presenta la canzone successiva, dicendo l’album da cui viene presa e ringrazia sentitamente il pubblico italiano che accoglie i Vader sempre con entusiasmo e calore, come dimostrano il pogo e l’headbanging oltre che un moshpit continuo questa sera, soprattutto su alcuni loro pezzi diventati nel tempo veri e propri inni, come ‘Wings’ e ‘Cold Demons’ da ‘Litany’ del 2000.

‘Helleluyah!!! (God Is Dead)’, invece, è un po’ uno spartiacque, che rappresenta quella che è stata una virata, diciamo così, commerciale, dei nostri: ritornello orecchiabile che ti entra subito in testa e che sicuramente ha permesso ai metalheads più giovani di avvicinarsi all’ascolto di un gruppo che con pezzi come ‘The Crucified Ones’ (che ahimè non hanno fatto oggi) e ‘Silent Empire’ è diventato una vera e propria leggenda nel metal estremo, dove non c’era spazio neanche per un accenno di melodia.

Devo ammettere che mi ha spiazzato e un po’ deluso la scelta dell’ultimo pezzo con cui i nostri hanno deciso di salutarci, ovvero ‘Shock and Awe’ dall’ultimo loro album, ne avrei preferito altri sinceramente, ma come dicevo all’inizio, è sempre questione di fare una scelta.

Ancora una volta i Vader hanno dimostrato di essere nel tempo sempre rimasti orgogliosamente fedeli al loro sound, senza mai cambiare una virgola, e questo personalmente lo apprezzo molto, ed è per questo che ad ogni loro data qui da noi cerco di andare a vederli, perché sono una garanzia di intransigenza estrema tramutata in musica.

A serata conclusa è ormai l’una e mezza quando arrivo a casa e comincio a scrivere questo report, c’è poco altro da dire sugli inossidabili Vader, se non che vi consiglio di andare a vederli dal vivo se ne avete occasione, perché ne vale davvero la pena di fare un giro all’Inferno in loro compagnia.

I polacchi sono una delle poche certezze della scena death metal europea che non si discosta mai molto dal proprio passato, l’ho già detto e chi li conosce lo sa bene, eppure non sbagliano un colpo, discograficamente parlando sei sicuro che una loro uscita è sinonimo di qualità e coerenza musicale davvero invidiabili a molti, e live ve l’ho appena descritto l’effetto distruttivo a cui danno luogo.

Semplicemente, si fa per dire, i Vader fanno sempre la stessa cosa, suonano onestamente la loro musica con estrema passione e congruenza, e di questi tempi, cosa volere di più?

Io non chiedo altro, e più che soddisfatta per la serata appena trascorsa, vi aspetto al prossimo giro all’Inferno, chissà in compagnia di chi.

Lineup

Peter Wiwczarek – voce, chitarra

Spider – chitarra

Hal – basso

Michał Andrzejczyk – batteria

Setlist

Decapitated Saints

The Wrath

Chaos

Vicious Circle

Dark Age

Silent Empire

Sothis

Black to the Blind

Carnal

Wings

Cold Demons

Epitaph

Dark Transmission

This Is the War

Helleluyah!!! (God Is Dead)

Never Say My Name

Come and See My Sacrifice

Triumph of Death

Shock and Awe