Thrash

Live Report: Voivod a Milano (Legend Club 28/05/2015)

Di Vittorio Cafiero - 6 Giugno 2015 - 1:39
Live Report: Voivod a Milano (Legend Club 28/05/2015)

E’ una splendida e tiepida sera di tarda primavera a fare da contorno al ritorno in terra meneghina dei Voivod, maestri indiscussi delle dissonanze metal e non solo. A far da teatro all’esibizione il Legend, locale che ultimamente sta convincendo sempre di più in quanto a calendario: è proprio durante la rassegna Rock In Park 2015 (attualmente in corso) che i Canadesi fanno la loro apparizione e, probabilmente, si tratta dell’appuntamento più di grido dell’intero programma. Platea abbastanza eterogenea (dal giovane thrasher incallito fino al maturo amante delle sonorità progressive), atmosfera amichevole e rilassata e più che discreto il numero degli astanti: ottime prerogative per quella che si rivelerà una serata sicuramente riuscitissima e che diventerà una vera e propria “one night with…“, complice l’assenza della band di supporto. 
Per chi scrive, si trattava di una prima in assoluto per quanto riguarda la band canadese: tanta la curiosità, specialmente per quanto riguarda quello che sarebbe stato l’approccio dei nostri e, in termini più generali, il feeling dell’esibizione: un concerto thrash vecchia scuola oppure uno show cerebrale e progressivo? Metal tout court o furore simil-punk? Ebbene, la risposta è forse la più semplice: tutto questo, tutto insieme, tutto perfettamente mixato. L’unicità della band di Snake & Co. è proprio questa: non sono l’essere intelligenti ed eterogenei in quanto a stile, ma riuscire ad esserlo con una naturalezza mai vista. 
I Voivod si presentano sul palco, assolutamente privo di scenografia, nella maniera più sobria mai vista per un gruppo comunque di una certa importanza: nessuna intro, nessun effetto speciale, grossi sorrisi, strumenti imbracciati e via con Kluskap O’Kom, nevrotico estratto dall’ultimo convincente Target Earth. Tanta carne al fuoco e ben poco fumo, se si esclude qualche piccolo e divertente sipario. I Nostri, nonostante l’età non più giovanissima, sembrano comunque in forma più che discreta: i due veterani Snake e Away sanno indubbiamente il fatto loro in quanto a live show: con il primo, sembra di assistere ad un’esibizione di Teatro Dell’Assurdo piuttosto che ad un concerto metal: nessuna posa true, nessun atteggiamento macho o calcolato; piuttosto, una serie interminabile di smorfie accattivanti e un gesticolare ininterrotto, originale quanto divertente. Away, dal canto suo, offre una prestazione nevrotica, ma estremamente precisa. Vuoi l’acconciatura, vuoi lo stile essenziale, sembra di assistere ad una prestazione dei Ramones sotto doping. Chewy, alla chitarra, è estremamente a suo agio come se fosse all’interno della band da sempre e il nuovissimo arrivato Rocky è già un membro della famiglia voivodiana ed è accolto con tanto di cori cinematografici. La setlist si mostra da subito praticamente perfetta, andando a pescare classici (e non) da tutti i capolavori del gruppo: la splendida Tribal Convictions, con il suo assolo così motorheadiano, la cruda e ultrapunk Ripping Headheaches, la solida The Unknown Knows, dal mai troppo celebrato Nothingface. Canzone dopo canzone, la partecipazione della platea diventa sempre più partecipata e sentita. Con The Prow (dallo sperimentale Angel Rat) si cambia registro e un divertito Snake chiede alle fanciulle presenti se hanno voglia di ballare: ed il pezzo si presta più che bene al movimento, senza dubbio. 
La serata è ormai nel vivo, ma i Voivod non ne vogliono sapere di inserire il pilota automatico: c’è infatti tanta spontaneità dai parte dei Canadesi ed è proprio questo che tante band più giovani e più di grido dovrebbero imparare: il saper salire sul palco non per esibirsi inteso come “mostrarsi”, ma come suonare per il puro piacere di farlo. E’ forse questa la grandezza dei Voivod, che, chiaramente, si sposa con il grande talento che è facilmente percepibile anche sui lavori in studio. 
Manca poco alla fine: come non mezionare un altro grande classico come Forgotten In Space, che vede il classico marchio di fabbrica fatto di thrash e tematiche fantascientifiche che ha reso grande la band del Quebec. 
Siamo al termine: dopo la nuova We Are Connected, i nostri si congedano per pochissimi istanti ed è subito tempo di bis. L’inno Voivod è cantato con tanto di pugni alzati dal pubblico, ma è con l’ultimissima Astronomy Domine che si raggiunge il climax emotivo della serata: il pezzo, ipnotico e coinvolgente, è dedicato al mai dimenticato Piggy, fondatore e leader del quartetto. 
 
Si chiude con tanta nostalgia, eppure, nessun amarcord: i Voivod nel 2015 si dimostrano un gruppo assolutamente vivo che non si adagia sugli allori e ancora carico di energia e di idee da proporre. Destinati a durare. 
All systems go!!! 
 
Vittorio Cafiero 
 
Setlist: 
Kluskap O’Kom 
Tribal Convictions 
Ripping Headaches 
The Unknown Knows 
Chaosmöngers 
The Prow 
Order of the Blackguards 
Mechanical Mind 
Psychic Vacuum 
Forgotten in Space 
Inner Combustion 
Overreaction 
We Are Connected 
-Encore- 
Voivod 
Astronomy Domine