Live Report: Volbeat @ Rock Im Ring Festival (BZ)
VOLBEAT
Arena Ritter di Collalbo (BZ), Rock Im Ring Festival, 12/07/2013
Sono le 18 in punto quando, con il primo gruppo, gli High Voltage Overdrive, apre ufficialmente i battenti l’edizione 2013 del Rock Im Ring. Il suggestivo paesaggio delle Dolomiti fa da cornice al festival, giunto ormai alla sua 20-esima edizione, e per cominciare la due giorni di metal per l’occasione propone tre band locali, gli apripista High Voltage Overdrive, formazione dalla bassa atesina, i sudtirolesi Reach Us Endorphine del frontman Alexander Stein e i bolzanini Slowtorch con Matteo Meloni alla voce. All’apertura dei cancelli, puntualissima, alle 17, non è moltissima la gente presente ma man mano che le ore passano l’affluenza aumenta costantemente. Già alle 20:15 (mai vista una tale precisione e puntualità a un concerto…), quando sono gli svizzeri Dreamshade a salire sul palco, il pubblico è numeroso e soprattutto pronto finalmente a scatenarsi. Sono loro infatti che hanno il compito di ‘preparare’ il pubblico all’arrivo dei californiani Suicidal Tendencies, capitanati dall’intramontabile Mike Muir. In oltre un’ora di concerto il frontman di Los Angeles non si ferma un solo istante. Scatenato sul palco, per la gioia dei molti fan presenti e accompagnato dal suo inconfondibile look bandanato, Mike ha letteralmente corso avanti e indietro per il palco senza sosta sfoggiando una grande voce e un grandissimo fiato proponendo i pezzi più famosi del repertorio ormai trentennale dei Suicidal Tendencies come “War Inside My Head”, “Send Me Your Money” o “You Can’t Bring Me Down”.
Ed ecco alle 22:45 finalmente arrivare il momento degli attesissimi Volbeat. Dopo due anni di lontananza e un tour in cui ha girato tutti gli Stati Uniti finalmente la band danese rimette piede in Italia. E lo fa veramente alla grande. Dopo aver aperto il giorno prima il concerto dei Rammstein eccoli in una serata che li vede band principale, due anni dopo il loro ultimo concerto italiano all’’Alcatraz di Milano. E di cambiamenti da allora ce ne sono stati. Sicuramente il numero di fan, decisamente aumentato nel frattempo, grazie anche agli ottimi risultati in termini di vendite, del loro ultimo lavoro, “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” (a onor del vero, successo ottenuto principalmente all’’estero, Stati Uniti su tutti, piuttosto che in Italia) ma anche nella line-up che ha perso il chitarrista Thomas Bredhal, sostituito dall’ex-Anthrax, Rob Caggiano. Dopo un intro in pieno stile western (tema portante dell’ultimo album) si comincia con tre canzoni estratte da due precedenti lavori “A New Day” da “Beyond Hell Above Heaven”, “Hallelujah Goat” e la dirompente “Guitar Gangsters & Cadillac Blood” entrambe da “Guitar Gangsters & Cadillac Blood”. Ecco poi arrivare il momento della prima canzone dal nuovo album, “Pearl Hart”. Canzone cantata anche dal pubblico che dimostra di aver apprezzato l’ultima fatica di Michael Poulsen e soci. La scaletta della serata prevede pezzi di tutti i precedenti album… “Sad Man’s Tongue” (anticipata da un abbozzo di “Ring Of Fire” di Johnny Cash, il cui ritornello viene lasciato interamente cantare al pubblico preparatissimo) da “Rock The Rebel / Metal The Devil”, “Fallen”, “16 Dollars” e “The Mirror And The Ripper” da “Beyond Hell Above Heaven”, “Mary Ann’s Place” e “Still Counting” da “Guitar Gangsters & Cadillac Blood” e la finale “Pool Of Booze, Booze, Booza” dal loro primissimo album “The Strenght / The Sound / The Songs” del 2004. Tutte intervallate dalle migliori tracce di “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” cioè “Pearl Hart”, “Lola Montez”, “Dead But Rising”, “The Hangman’s Body Count”, “Doc Holliday” e “Cape Of Our Hero”, che suonata dal vivo guadagna sicuramente in cattiveria e grinta rispetto alla versione dell’album, piuttosto monotona e lontana dagli standard della band. Un’ottima set-list, impreziosita anche dagli omaggi della band ad alcuni mostri sacri del metal, con alcuni pezzi come “Keine Lust” dei Rammstein, “Breaking The Law” dei Judas Priest, “Raining Blood” degli Slayer, omaggio a Jeff Hanneman (da notare anche la maglietta che Michael indossa nella mattinata, dedicata al compianto chitarrista) e “Ace Of Spades” dei Motorhead. Ottima come al solito la loro presenza scenica, un Michael Poulsen più in forma che mai, decisamente dimagrito rispetto agli inizi e un Anders Kjølholm come sempre scatenato sul palco. Da rivedere, a mio modestissimo parere, la performance di Rob Caggiano, piuttosto sottotono e quasi timido di fronte al pubblico. Probabilmente non ancora inserito a pieno nelle meccaniche della band, anche per quanto riguarda il look… un pirata in mezzo a una banda di gangsters! Splendido il finale di serata, con un’esplosione di fuochi d’artificio dal tetto del palco a illuminare le splendide montagne circostanti e il pubblico di questo fantastico festival che ogni anno aumenta di popolarità e dimensioni.
Report e foto di Filippo Peruz