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Live Report: Wacken Open Air 2024

Di Paolo Fagioli D'Antona - 11 Agosto 2024 - 11:22
Live Report: Wacken Open Air 2024

Live Report: Wacken 2024 @Wacken, Germania – 31 luglio – 3 agosto 2024

Report a cura di Paolo Fagioli D’Antona

Un’altra edizione del  Wacken Open Air giunge al termine, la decima edizione consecutiva per il sottoscritto e mentre i biglietti per l’edizione 2025 sono già quasi sold-out, iniziamo a tirare le somme di un Wacken 2024 davvero soddisfacente sotto diversi punti di vista- per una volta il tempo è stato piuttosto clemente con il pubblico wackeniano oramai abituato al peggio da quel punto di vista ma quest’anno, l’edizione in questione è stata piuttosto asciutta e calda per gli standard del festival (sempre nulla in confronto alla torridissima estate italiana, con temperature in media tra i venticinque e i quattordici gradi in terra tedesca) con qualche pioggia il sabato ma nulla di più. Un sospiro di sollievo per gli organizzatori che l’anno scorso hanno dovuto ordinare un forzato stop alle entrate al festival per via delle condizioni del terreno con tantissime persone che sono rimaste fuori. Questo è anche la seconda edizione del Wacken vera e propria con quattro giornate ufficiali dopo che per anni il festival era sempre stato una kermesse da tre giorni. Per il resto quest’anno le novità sono state poche se non uno specifico pass per chi arrivava in macchina e qualche piccolo cambio all’area del festival con la posizione degli Shuttle Bus cambiata rispetto a quella degli ultimi anni. Rimane l’ottima idea del chip incluso col braccialetto che si può ricaricare sia dall’app del Wacken che da degli appositi punti nell’area in modo da evitare l’uso di denaro liquido all’interno del festival e facendo scorrere ancora di più le code già estremamente limitate per la verità (e tranquilli che se vi rimangono dei  soldi all’interno del chip, a fine festival li potere recuperare… insomma altro che token non rimborsabili come abbiamo qui in Italia!) . Parlando di musica, i primi due giorni del festival sono stati molto incentrati sulle vecchie glorie dell’heavy metal tedesco e non, sicuramente apprezzate da un pubblico più anziano che con i vari Axl Rudi Pell, Accept, KK Priest, Girlschool, Scorpions, e Rage che hanno di certo accontentato quella fetta di pubblico più affine al metal classico.

Per quanto ci riguarda il primo giorno abbiamo assistito al concerto dei The Darkness che avevano da poco festeggiato il ventennale del loro debutto di grandissimo successo Permission To Land e il folk irlandese dei Flogging Molly (questo sui mainstages), mentre sul Louder Stage dopo il concerto delle Girlschool, ci siamo deliziati con il live delle The Warning, sicuramente la sorpresa più gradita di questa prima giornata- un gruppo messicano tutto al femminile composto da tre sorelle che proponevano un heavy rock moderno carico di groove che ha coinvolto moltissimo il pubblico specialmente quello sudamericano che era tutto lì per supportarle. La serata viene affidata agli In Extremo in ruolo da headliner (scelta un pochino discutibile per chi scrive) per una band che comunque in Germania ha un seguito importante. Da menzionare il concerto acustico di Anneke van Giersebergen (ex- The Gathering) alla chiesa del Wacken in paese a circa una ventina di minuti a piedi dall’area del festival.

È dal secondo giorno tuttavia che il bill prende una marcia in più e dopo aver visto i Dio Disciples di Joey Belladonna con le loro cover del repertorio Dio del periodo Rainbow, Black Sabbath e carriera solista sotto un torrido sole e con tanto di intervento finale di Wendy Dio (la moglie di Ronnie) e gli Skeletal Remains (band death metal statunitense) su uno dei palchi minori è giunto il momento di Axel Rudi Pell, per un concerto un pochino moscio sorretto solamente dall’ugola del vocalist della band che ha davvero trascinato il live. Molto più interessanti i Blackbriar, band gothic/symphonic metal olandese con voce femminile che sul palco del Wackinger nell’area del villaggio vichingo ci offrono un concerto atmosferico e degno di nota per un genere (quello del gothic metal) che onestamente era abbastanza latitante nel bill di quest’anno. Una grande sorpresa sono stati i KK Priest di KK Downing che ha riproposto su uno dei palchi principali con tanto di Tim “Ripper” Owens tanti classici dei Judas Priest da Hell Patrol e Sinner alla cover di Diamonds & Rust . Fuoco, fiamme e tanta carica per un concerto grandioso sia dal punto di vista scenico che della performance. Ma siamo al piatto forte della serata almeno per quanto ci riguarda, ossia il concerto degli Opeth con scaletta a richiesta e votata online da parte dei fan. Ne viene fuori ahimè, una setlist composta dai soliti brani che gli Opeth suonano sempre da anni, quindi le varie  Demon Of The Fall, The Drapery Falls, Heir Apparent, Deliverance con la sola Sorceress a rappresentare il periodo Prog Rock della band. Belli i fondali animati mostranti spesso paesaggi e spezzoni di natura morta, mentre Mikael non si risparmia con i suoi lunghi e divertenti monologhi tra un brano e l’altro. Sul finale a sorpresa tramite un QR code sullo schermo viene rivelato il titolo e la tracklist del nuovo album in uscita ad ottobre. Nel frattempo gli Scorpions sul palco principale stanno chiudendo il loro set. Riusciamo a seguire gli ultimi tre pezzi tra cui Still Loving You e Rock You Like a Hurricane. C’è Mikkey Dee alla batteria e Doro appare sul palco come guest ma la band (in particolare il buon Klaus Meine) appare parecchio imbalsamata e priva di mordente.

Si apre la terza giornata con gli alfieri del power metal finlandese Sonata Arctica che ci propongono su uno dei due mainstage uno show carico e convincente facendo estasiare il pubblico soprattutto con le ballad Replica e Tallulah e le immancabili Fullmoon e Don’t Say A Word. Sarà una giornata intensa questa e dopo aver assistito agli ottimi concerti di Blues Pills e Ankor eccoci pronti per gli Spiritbox una delle band di punta del metal moderno contemporaneo e una delle band più attese dell’intero bill per quanto ci riguarda. La scaletta purtroppo viene tagliata di quindici minuti ma la band di Courtney Laplante e Mike Stringer mostrano una sicurezza ormai da veterani proponendoci perlopiù brani dell’ultimo EP The Fear Of Fear come Jaded (nominata anche ai Grammy) e del loro debutto Eternal Blue con le immancabili Circle With Me e Holy Roller (ormai un brano che è diventato un classico del metalcore moderno). I Whitechapel devastano i nostri padiglioni uditivi al Louder Stage con un crowdsurfing selvaggio e la band deathcore americana che ci ripropone estratti dagli ultimi acclamatissimi lavori The Valley e Kin oltre che tanto altro materiale vecchio. A seguire uno dei piatti forti della serata con i Blind Guardian di Hansi Kursh che offrono uno spettacolo coinvolgente ed emozionante pur non cambiando troppo la scaletta che avevano proposto nel loro ultimo tour dell’autunno scorso in promozione del loro ultimo album The God Machine. Purtroppo con grande rammarico siamo costretti a saltare il concerto degli Unleash The Archers , sicuramente una delle power metal band più interessanti e di talento del momento per vederci i Korn, veri e propri headliner del festival e una brezza di aria fresca per una kermesse che negli ultimi anni si sta aprendo anche a gruppi di questo tipo (basta pensare agli Slipknot in veste di headliner del 2022). La band di Jonathan Davis orfana di Fieldy al basso alle prese con i suoi problemi di dipendenza sfoggia uno show grandioso con dei volumi veramente elevati e tanti, tantissimi classici dal loro passato con una menzione speciale per il primo album che ha appena compiuto trent’anni e da cui verranno suonate Blind ma anche Shoots & Ladders , Divine e Clown mentre Rotting In Vain apre la scaletta in maniera abbastanza sorprendente con l’unico pezzo della band dell’ultima decade. Freak On A Leash, Here To Stay, Falling Away From Me e Y’all Want A Single con tanto di cover di One dei Metallica accorpata alla fine mandano in visibilio il pubblico! È già mezzanotte ma la serata è ancora lunga perché stanno per calcare il palco gli Avantasia di Tobias Sammet con tanto di guest quali Geoff Tate, Bob Catley e l’italianissima Chiara Tricarico che duetta con Toby sulla splendida Farewell. Uno show bellissimo ma che forse non ci siamo goduti al massimo per via della tarda ora e della stanchezza.

L’ultimo giorno lo inauguriamo con i Dragonforce di Herman Li che con due imponenti draghi e delle console per videogiochi sul palco portano la loro fantastica idea di power metal e divertimento assieme ai loro classici intramontabili come Fury Of The Storm, Cry Thunder e l’immancabile Through The Fire And Flames. Simpatica la scelta di proporre la cover il stile power metal di My Heart Will Go On di Céline Dion e Wildest Dreams di Taylor Swift. Nel tardo pomeriggio ci accingiamo a seguire la prima parte dello show dei Testament che ben presto abbandoniamo per andare a gustarci una delle band che ci destava più curiosità all’interno del bill- I belgi Brutus con il loro sound fortemente influenzato dal Post-hardcore, autori dello splendido Unison Life del 2022. Una band che stupisce live per via della batterista che è anche la lead vocalist del gruppo riuscendo a destreggiarsi tra i due compiti in maniera assolutamente naturale. Ma uno degli show migliori di questo edizione sta per arrivare ed è quello dei Behemoth di Nergal– i titani del death/black metal polacco hanno per questo specifico concerto adottato una setlist speciale che ha pescato da praticamente tutti gli album della band (includendo anche qualcosa dai primissimi dischi puramente black metal) e un moniker speciale denominato “Outliving Christ” (la band ha apparentemente appena compiuto trentaquattro anni e questo spiega il titolo…). Suoni perfetti e potentissimi, ferocia devastante, fuochi e fondali spettacolari, per una band che ci snocciola una dopo l’altra Blow Your Trumpets Gabriel, Christians To The Lions, Ov Fire And The Void, Conquer All, Bartzabel (con tanto di Nergal vestito da Papa satanista). Grande Show! I vampiri inglesi Cradle of Filth invece hanno purtroppo dei suoni un pochino impastati e poco potenti rispetto ai Behemoth ma comunque regalano al pubblico una setlist con le immancabili Cruelty And The Beast, Nymphetamine Fix e Her Ghost In The Fog assieme ad altri pezzi proposti meno frequentemente come Dusk And Her Embrace, la splendida Saffron’s Curse o la più recente She Is Fire. Questo concerto ci ha anche permesso di vedere in azione l’ennesima nuova vocalist /tastierista della band. Dopo i Cradle ci gustiamo gli ultimi trequarti d’ora dello show degli Amon Amarth , headliner di questa quarta serata che per quanto ci riguarda si stanno trasformando in una band fotocopia di se stessa con troppi mid-tempo e una buona manciata di dischi piuttosto latitanti negli ultimi dieci anni. Eppure sentire Twilight Of The Thunder God tra esplosioni, fuoco e fiamme è sempre emozionante.  Tripla sovrapposizione per questo finale di Wacken con gli Insomnium che si sovrappongono ai Persefone che si sovrappongono agli Architects, altro grande nome nel bill di quest’anno…scegliamo di vedere proprio loro , una band che ho già apprezzato nel concerto di febbraio all’Alcatraz di Milano assieme agli Spiritbox e che anche qui offrono uno show travolgente che ha mandato in visibilio soprattutto la fetta più giovane del pubblico Wackeniano.

Insomma un altro anno ed un altro Wacken che ci dimostra la competenza organizzativa delle persone che stanno dietro a questo festival. Ogni anno delle piccole migliorie portano il Wacken ad essere sempre più una garanzia dal punto di vista della vivibilità e dell’organizzazione, cosa non da poco. See you in 2025! Rain or Shine!