Live Report: White Skull + Hounds @ Ziggy Club, Torino – 21/10/2023
La vita di un redattore di TrueMetal.it che tiene famiglia non è sempre facile. La fine del ‘grande blocco’ imposto dalla pandemia, pur con tutte le difficoltà del caso, ha permesso una graduale risalita dei musicisti sui palchi di locali, festival estivi e quant’altro. Con la ripresa dei concerti tutti gli appassionati hanno avuto modo di tornare ad occupare il loro ‘spazio vitale’ di fronte agli artisti, in mezzo al pit o nelle aree limitrofe. Tutti? Non esattamente. Certi redattori di TrueMetal.it che tengono famiglia, come ad esempio il sottoscritto, devono condurre trattative sfiancanti con moglie e figlio per potersi allontanare da casa e soddisfare il bisogno primario di musica dal vivo…trattative che per me finiscono immancabilmente con una tragica sconfitta: di solito riesco a strappare ai miei adorati carcerieri un solo ‘permesso per concerto’ mensile. Controllando gli eventi nel mese di ottobre scopro che, dopo alcuni anni di assenza, i White Skull torneranno a Torino: non potrebbe capitare un’occasione migliore per la mia ottobrina fuga controllata. Il sestetto veneto verrà preceduto sul palco dai giovani torinesi Hounds, gruppo Heavy/Power che ascolterò per la prima volta proprio in quest’occasione. La venue in cui avrà luogo lo spettacolo è lo Ziggy Club, storico locale sabaudo divenuto ormai un punto di riferimento per la ‘scena alternativa’ piemontese, italiana ed estera. Parlo di scena alternativa e non di scena metallara perché lo Ziggy ospita eventi Punk/HC, Gothic, Black Metal, Dark Wave e chi più ne ha più ne metta, sempre sotto l’egida dell’immortale David Bowie. Il nome del locale, come qualcuno avrà già intuito, fa esplicito riferimento all’alter ego del Duca Bianco, nonché ad una delle sue più note canzoni: “Ziggy Stardust” del 1972. Inoltre, le pareti del locale e il bancone del bar sono tappezzati di citazioni prese dai suoi testi, come ben sanno i 23 Lettori che si sono imbattuti in alcuni miei precedenti Live Report.
Canticchiare i testi vergati sui muri e ammirare le molte locandine di concerti appese alle pareti sono tutte operazioni utili per far partire la serata col piede giusto. L’elemento che mi fa sentire ‘come se fossi a casa mia’, però, è un altro: non appena varco la soglia dello Ziggy mi imbatto nel soundcheck dei White Skull, al momento ancora vestiti in borghese. La band saggia la bontà dei suoni selezionando riff e ritornelli dai brani “Black Ship“, “Greedy Rome” e “Ad Maiora Semper“, forse la mia canzone preferita del loro ultimo album “Metal Never Rusts”. E’ proprio il momento giusto per scolarsi la prima birra! Stare in coda davanti al bancone del bar è sempre produttivo. I migliori incontri avvengono quasi sempre nei dintorni degli spillatori di birra e anche questa serata non fa eccezione. Ho il piacere di salutare i sodali con cui trascorrerò la serata, amici appartenenti al gotha del sottobosco metallaro torinese che hanno risposto alla chiamata dei White Skull. Scambio il primo brindisi con Andy Rage, mattatore del programma radiofonico Power of Metal, in onda tutte le domeniche alle ore 16:00 su Radio Stella Piemonte, nonché poeta fresco di pubblicazione. Si uniscono alla festa anche il buon Walter Olivetti, motivatore ufficiale di band sotto al palco e poeta a sua volta, e Federico Albano, cantante dei gruppi torinesi Emblema e Sail Away. Mentre il locale si riempie gradualmente di volti conosciuti e facce nuove, insieme al sempre ottimo Andy Rage approfitto del momento di relativa tranquillità per esplorare il locale alla ricerca di musicisti da conoscere e stalkerare bonariamente.
Il primo artista in cui mi imbatto è Max Ventura, chitarrista e cantante degli Hounds, pronto per andare a sostituirsi ai White Skull e superare l’obbligatorio scoglio del soundcheck. La veloce chiacchierata con Max si svolge nei pressi del banco del merch, sorvegliato in quest’occasione da Samuele ‘Peyo’ Peirano, bassista dei cuneesi Anthenora. Si unisce alle chiacchiere anche Jo Raddi, bassista dei White Skull, che si concede due passi e una birretta prima di iniziare a cenare. Con lui si finisce ben presto a parlare del passato, del presente e del relativamente preoccupante futuro della musica. Avere tutta la musica del mondo a portata di un tap sul cellulare potrà sembrare comodo e conveniente, su questo non vi è dubbio, però siamo sicuri che la progressiva perdita della fisicità nel rapporto con la musica procuri esclusivamente vantaggi? Per quanto possa sembrare anacronistico, per noi metallari di mezza età una buona parte del divertimento stava proprio nella necessità di uscire di casa per procurarci i dischi, vuoi in un negozio specializzato, vuoi presso un ricco banco del merch come quello ‘apparecchiato’ stasera allo Ziggy. Ecco l’effetto collaterale di questo giurassico approccio: col pretesto di dover acquistare l’ultimo singolo di una delle mie band preferite, in poche parole, imparavo ad arrangiarmi e a muovermi nel mondo che mi circondava…scusate se è poco! Va detto, però, che l’inaspettato e dirompente ritorno in auge dei vinili negli ultimi anni sembra essere destinato a riequilibrare la situazione. Chi vivrà vedrà; io, per ora, inizio a guardare con voluttà i dischi, i libri e le t-shirt disponibili sul tavolo…nel frattempo, tra il serio ed il faceto, tra una chiacchiera e una birra, gli Hounds hanno ultimato il loro soundcheck e consumato il lauto pasto preparato dalla cucina dello Ziggy. Il separè posto a protezione degli artisti e della loro strumentazione viene scostato e il pubblico può avvicinarsi al palco: che lo spettacolo abbia inizio!
HOUNDS
Normalmente, quando vado a gustarmi il concerto di un gruppo che non conosco, resisto alla tentazione di effettuare un ascolto preventivo per non rovinarmi la sorpresa. Una bella sorpresa, gli Hounds! Chi in sala li conosce da più tempo mi dice con ammirazione che i ragazzi negli ultimi anni sono migliorati parecchio. Non faccio fatica a crederlo: l’esibizione del quintetto è assolutamente convincente. La scaletta prevede la riproduzione di brani estratti dal primo e finora ultimo album della band, “Warrior of Sun” del 2020, con l’aggiunta di qualche nuova canzone e del loro ‘cavallo di battaglia’ “Stronger than Steel”, prima traccia dell’omonimo EP d’esordio, dato alle stampe nel 2018. L’EP in questione, fatta eccezione per “Stronger than Steel”, presentava altri 5 brani confluiti poi nel succitato full-length: comprendo quindi con facilità come i fan di vecchia data parlino con entusiasmo della crescita del gruppo, considerando che il ‘materiale sonoro’ presentato questa sera viene diffuso dai palchi torinesi sin dal 2018. Praticamente sto scoprendo da zero una band del mio territorio che ha già ‘messo in saccoccia’ almeno cinque anni di attività…il mio imbarazzo viene comunque spazzato via all’istante dalle bordate musicali sparate da questi giovani prestanti, il cui Heavy/Power Metal viene piacevolmente screziato da graditissime atmosfere anni ’70. Vuoi per le sgargianti camicie indossate dai musicisti, vuoi per la t-shirt dei Rush sfoggiata dal batterista Enrico Cairola, fatto sta che l’angolino del mio cuore che batte costantemente al ritmo dei classici di Deep Purple, Rainbow e compagnia bella si è sentito chiamato in causa più di una volta. Al di là degli scherzi sul dress code dei ragazzi, probabilmente, il tappeto sonoro prodotto dalle tastiere di Marco de Fabianis è il maggior responsabile di questa mia impressione, che verrà in parte confermata durante le chiacchiere post-live anche da Stefano Paparesta, bassista degli Hounds nonché collaboratore abituale dello Ziggy nonché collega ‘scribacchino’ presso il periodico Rock Hard. Tornando alla scaletta proposta dalla band, confesso di sentirmi piuttosto fortunato: gli Hounds presentano ben tre pezzi inediti. “Fight Warrior”, al momento non ancora inserita su disco, è già stata suonata dal vivo in qualche occasione, mentre “Knightmare” e “Fatal Destroyer” vengono diffuse per la prima volta dall’alto di un palco. Non capita tutti i giorni di introdurre un concerto dei veterani White Skull…quale miglior occasione per presentare ai fan un paio di nuove canzoni? Il concerto degli Hounds fila via che è un piacere, tra le cavalcate Heavy di “Warrior of Sun” e “Stronger than Steel”, le atmosfere sinistre di “Condemned to Hell” e le abbondanti mazzate distribuite con “City Hunter”. Per amor di cronaca, uno dei brani che ho apprezzato maggiormente è l’epica “Beyond the Horizon”: l’intensità di questa lunga canzone pescata da “Warrior of Sun” viene ulteriormente amplificata dall’esecuzione live. Gente da tenere d’occhio, questi Hounds…avanti così, la strada è quella giusta!
SCALETTA
“Fight Warrior”
“Warrior of Sun”
“Condemned to Hell”
“Knightmare”
“City Hunter”
“Beyond the Horizon”
“Fatal Destroyer”
“Stronger than Steel”
WHITE SKULL
A differenza di quanto mi è successo con gli Hounds, criminalmente ignorati fino ad oggi, con i White Skull la situazione è ben diversa: questa è la seconda volta nel 2023 in cui incappo in un live dei nostri beneamati magnagati vicentini. Chiunque volesse sapere cos’è successo nella precedente occasione può recuperare il mio Live Report del concerto tenutosi il 24/02/2023 al Live Club di Trezzo sull’Adda, in cui il Teschio ha preceduto sul palco i gloriosi Accept. Anticipo fin da ora che anche stasera i Nostri saranno protagonisti di un ottimo show…anzi, per certi versi, forse migliore del precedente, complice l’atmosfera intima ed accogliente dello Ziggy Club, locale più raccolto e vivibile rispetto ad un grosso fabbricato in grado di accogliere svariate centinaia di persone. Non vi è nulla di strano o di sbagliato nella seconda situazione, sia chiaro; un luogo come lo Ziggy, però, garantisce un pressoché totale azzeramento della distanza tra pubblico e artisti, i cui fronti avversi si trovano praticamente sullo stesso livello. Inutile dire quanto questa vicinanza sia in grado di formare sin dalle prime note un forte legame emotivo tra uditorio e musicisti; persino il mio povero smartphone, strumento prescelto dal sottoscritto per scattare qualche fotografia, trae beneficio da questa contiguità! I membri dei White Skull, d’altronde, rappresentano un ottimo soggetto per lo scatto di buone immagini: i nostri 6 beniamini appaiono fin da subito carichi a pallettoni! Buio in sala, ascia bipenne posizionata davanti al microfono di Federica ‘Sister’ De Boni, copertina di “Metal Never Rusts” proiettata alle spalle del batterista Alex Mantiero, abiti di scena indossati: il concerto può iniziare.
“Mediolanum Capta Est”, Milano è stata catturata: così i Mayhem intitolavano un loro live album registrato a Milano nel 1998, con buona pace per il neutro latino non rispettato. A loro volta, arrivati a fine concerto, i White Skull potranno ben dire Augusta Taurinorum (Torino) capta est! Dopo molti anni di astinenza i fan torinesi stanno per godersi una scaletta con i controfiocchi inaugurata dalla possente “High Treason”, gemma incastonata nello storico album “Public Glory, Secret Agony”, che viene seguita a ruota dalla title track dell’ultimo disco. L’ultimo album verrà giustamente saccheggiato a più riprese durante la serata: verranno proposte infatti alcune delle moltissime punte di diamante che compongono “Metal Never Rusts”, cantate a squarciagola da un pubblico comprensibilmente in visibilio. La scanzonata “Skull in the Closet” e le maestose “Ad Maiora Semper” e “Black Ship” sono destinate a strappare molti cuori e altrettante corde vocali dal petto di molti fan sfegatati. Noto con piacere che l’età media tra gli scalmanati presenti ai piedi del palco è piuttosto bassa, nonostante le capocce bianche, le capocce pelate e quelle che uniscono miracolosamente entrambe le caratteristiche come la mia. Ciò implica che, accanto a tutte queste testimonianze di appartenenza alla mezza età, vi siano anche parecchi giovani fan: coraggio, Jo Raddi, c’è ancora speranza! Ovviamente non di solo “Metal Never Rusts” si può campare: come vuole la tradizione, anche i dischi classici della band “Tales from the North” del 1999 e il succitato “Public Glory, Secret Agony”, uscito nell’anno successivo, vengono evocati più volte. Gli evergreen “Cleopathra”, “The Killing Queen” e “Tales from the North” non deludono mai, però la serata allo Ziggy riserva a tutti un’inattesa sorpresa. Il Capitano Tony ‘Mad’ Fontò, infatti, annuncia un brano che è stato inserito nelle scaletta dietro esplicita richiesta di Federica: parliamo di “Kriemild Story”, canzone prediletta dalla cantante perché, a quanto pare, ‘fa saltare la gente’ quando viene proposta. Risultato: la gente ha saltato eccome. Obiettivo centrato! La discografia pubblicata tra il 2000 e il 2017, anno di pubblicazione del penultimo “Will of the Strong”, vedrà come uniche rappresentanti due tracce immancabili in sede live: “Red Devil”, estratta da “Under this Flag” del 2012, e “I Am Your Queen”, sesto brano di “Will of the Strong”. Come già capitò a febbraio, anche in questa serata non manca la messa in scena di un simpatico siparietto tra Capitan Tony e Federica: al Live Club si trattò del ratto del tricorno piratesco di Tony Mad da parte della cantante. Allo Ziggy viene inscenata una situazione ben più oltraggiosa per un capitano di lungo corso: una tentata impiccagione elettrica perpetrata da Federica ai danni del povero malcapitato, portata a compimento con un uso improprio del cavo del microfono!
La setlist dei White Skull purtroppo sta per arrivare al termine: prima che la situazione si faccia ancora più perniciosa per il buon Tony tocca chiudere la serata in pompa magna. La scaletta stampata e attaccata alle assi del palco prevede come ultima canzone “The Roman Empire”. A me potrebbe anche andare bene così…ma non al buon Andy Rage, la cui esperienza accumulata in decine di concerti dei White Skull gli permette di anticipare esattamente cosa succederà fra breve. Il DJ sabaudo si limita a pormi una domanda retorica: <<E “Asgard”?>>. Detto, fatto: la band ritorna sul palco per il tradizionale encore e si prepara a mandare in brodo di giuggiole tutti gli astanti, eseguendo “The Roman Empire” e concludendo per l’appunto con l’epica “Asgard”. Non c’è nulla da fare: non lo hanno detto i White Skull, lo scriverò io: Augusta Taurinorum capta est!
SCALETTA
“High Treason”
“Metal Never Rusts”
“Heavily Mental”
“Tales from the North”
“Cleopathra”
“I Am Your Queen”
“Kriemild Story”
“Ad Maiora Semper”
“Red Devil”
“Skull in the Closet”
“The Killing Queen”
“Black Ship”
“The Roman Empire”
“Asgard”
Il concerto si conclude con le tradizionali strette di mano e le valanghe di complimenti ai musicisti, selfie e autografi vergati su ogni superficie disponibile. Dopo aver più volte brindato e scattato fotografie mi unisco al movimentato andirivieni di persone da e verso il banco del merch. I presenti hanno l’imbarazzo della scelta: è possibile portarsi a casa t-shirt, vinili e CD delle band che hanno animato la serata e non solo. Fanno capolino anche “Midnight Dreams”, l’ultimo, ottimo album di Valentino Francavilla, chitarrista dei White Skull e abile polistrumentista, e il libro L’Anima del Teschio, storia dei White Skull pubblicata nel 2022 da Arcana Edizioni e scritta dal collega di TrueMetal.it Marco Donè. Anche stavolta uscirò dal locale con le tasche appesantite!
La serata volge al termine e tutti gli appassionati pian piano abbandonano il locale per gettarsi nell’umida e fresca notte torinese. Tutti tranne il sottoscritto e pochi altri temerari, che nonostante l’inarrestabile incalzare delle lancette dell’orologio sono determinati a fare le ore ancora più piccole. Peccato per la pista da ballo, rimasta praticamente deserta a fine serata: il DJ set organizzato dopo i concerti, arricchito da brani anni ’80 di The Cult e Depeche Mode, avrebbe meritato molto più pubblico danzante…la birra della staffa, insomma, viene consumata da me e pochi altri nottambuli desiderosi di concedersi qualche ‘ascolto proibito’. Mentre sorseggio una buona Menabrea mi godo i coinvolgenti ritmi Dark/Wave selezionati dalla DJ Lesley del collettivo ElectroNation, abilissima nel far vibrare le mie corde anni ’80 come non succedeva da molto tempo. Non mancano sonorità più ‘rocchettare’, garantite dalle canzoni dei succitati The Cult, dei Killing Joke e dei Placebo, presenti all’appello con “This Picture“, però il grosso della scaletta prevede brani riesumati dagli anni ’80 come la celeberrima “Face to Face – Heart to Heart” dei The Twins. C’è spazio anche per canzoni estratte da dischi di artisti contemporanei che sembrano aver viaggiato nel tempo, dal 1986 ad oggi, per proporre la loro musica. Citerò a mo’ di esempio gli interessanti artisti turcofoni She Past Away o l’innovativa one woman band newyorkese Light Asylum: scoperte stimolanti! Si conclude così una festa di quelle che non dovrebbero finire mai: Metal dal vivo, divertimento, parecchi brindisi, musica nuova tutta da scoprire e tanta, agognata spensieratezza. Grazie ai Lettori che sono arrivati fino a qui e alla prossima!