Live Report: XXII Agglutination Festival – 21 agosto 2016, Chiaromonte (PZ)
LIVE REPORT
21 AGOSTO 2016 – CHIAROMONTE (POTENZA)
Il Delirio nell’Anima.
Ci sono cose e situazioni indescrivibili per un metallaro del Sud Italia e l’Agglutination Metal Festival é una di queste.
Giunto ormai alla sua ventiduesima edizione (e che edizione!), questo Festival (la F maiuscola non é casuale) rappresenta, per noi giovani e meno giovani metallari del Sud Italia, uno di quei rituali a cui partecipare e un’azione che viene dal profondo, il nocciolo dell’essenza dell’essere un metallaro oltre che metal festival per eccellenza della parte bassa dello Stivale. Ma, credetemi, non é facile descriverlo.
Non é facile infatti, perché ci sono troppe emozioni in gioco tra cui il rispetto, nonché la profonda ammirazione che ogni metalhead del Meridione nutre per la persona di Gerardo Cafaro, da 22 anni vero e proprio ‘Difensore della Fede’ nel Metallo del Sud Italia, citando un famoso album dei Judas Priest targato 1984.
E’ davvero troppa la carne al fuoco, ma credo che ormai sappiate che per noi ogni edizione dell’Agglutination é una chiamata alle armi Sacrosanta, da difendere con le unghie e con i denti, a cui bisogna presenziare ad ogni costo possibile e, se non si riesce a farlo fisicamente causa impegni, lo si fa col cuore e con l’animo.
Partiamo subito col dire che questa edizione é stata un qualcosa di monumentale, granitico, imponente come imponenti sono state le dimensioni del palco messo su per ospitare le band accorse a celebrare questo nuovo Sabba e con un’affluenza finalmente decente (sebbene non sufficiente, ma di queste cose ne parleremo sul finale), cosa che ormai non succedeva da anni, da sempre ridotti ad una quantità massima di 600 presenze tirate all’osso e forse anche meno….pendo solo per un attimo l’ago della bilancia sul range della polemica dicendo che questo non si chiama rispetto, ma per fortuna, tornando a noi, per questa edizione ne siamo usciti parzialmente salvi.
Il palco della ventiduesima edizione dell’Agglutination Metal Festival (credetemi che in foto l’effetto non rende per nulla)
Bene, torniamo sereni per un attimo nel segno del ricordo indelebile lasciato anche da questa edizione (anzi, particolarmente in questo caso) e cerchiamo di descrivere in maniera sufficientemente chiara quello che noi abbiamo vissuto e che tanti altri si sono persi….che si aprino le danze del metallo.
La locandina ufficiale di questa ventiduesima edizione
Sito Ufficiale Agglutination: http://www.agglutination.it/
Facebbok Ufficiale: https://it-it.facebook.com/AGGLUTINATION-43721679817/
REAL CHAOS
Prima band in scaletta: Real Choas, proveniente da Foggia (Puglia).
Il genere proposto è Grindcore con fortissime influenze Death Metal, un ottimo antipasto per dare il via al Sabba Metallico con una prima dose di sana violenza sonora.
Il terzetto appare discretamente in palla, forse penalizzato dalla solita ‘maledizione della band di apertura’ vale a dire il doversi esibire dinanzi ad un pubblico ancora decisamente esiguo ed intento perlopiù a “cazzeggiare” più che a seguire davvero quello che succede sul palco.
I pezzi, cantanti (anzi urlati) in italiano, sono brevi, efficaci e diretti come nella migliore tradizione grind: il mix di death metal, hardcore e grind vecchia scuola colpisce e riesce anche nella difficilissima impresa di risvegliare dal torpore del viaggio (incredibile questo sì) i primi intrepidi eroi che non hanno esitato a rifugiarsi nelle prime file….si sa, il rumore é il primo valido rimedio contro il torpore anche perché, credetemi, a differenza della scorsa edizione quest’anno la temperatura era a livelli pienamente estivi, quindi calore a manetta che favoriva la pennichella, essendo appena le quattro e mezza del pomeriggio.
Real Chaos sul palco
Grindcore Heroes in azione!
La cosa che per l’occasione ha fatto davvero onore a questi tosti pugliesi é la capacità di aver mantenuto una buona dose di violenza, costante dall’inizio alla fine della breve durata della loro esibizione (20 minuti circa), nonostante una certa staticità sul palco da parte del frontman (bassista e singer della band) forse dovuta ad una certa timidezza o chissà, magari reale misantropia che, date le liriche trattate, basate sul disagio e sull’odio per la società che ci circonda, ci starebbe anche.
Anzi, nel caso di quest’ultima sappiate che i Real Chaos potrebbero divenire i miei eroi personali (coerenti in tutto e per tutto!), e anche di qualcun altro magari!
Coraggiosi e violenti: caldamente consigliati, colgo l’occasione per segnalare che qui trovate la recensione di qualche mese fa del nostro Daniele D’Adamo.
Pagina Facebook Ufficiale: https://www.facebook.com/RealChaosBand
DE LA MUERTE
Ammazza che botta! Che energia!
E chi se lo sarebbe mai aspettato? I romani De La Muerte salgono sul palco dell’Agglutination con la potenza e la carica di un rullo compressore settato a manetta, proponendo il loro hard rock con possenti sfumature heavy metal.
“Ed é subito festa”, si potrebbe dire: la carica della band romana é contagiosa a dir poco, il vocalist Gianluca Mastrangelo é infatti un vero e proprio animale da palco ma la formazione che accompagna non é da meno, i vari membri della band saltano da una parte all’altra del palco nella tradizione dei migliori indemoniati del Rock n’Roll e, tra ‘riffoni’, assoli e linguacce (quelle del bassista Claudio Michelacci) sciorinano un set da paura, dove inni di puro Hard Rock come ‘Desaparecido’ e ‘Silver Bullet’ (tratti dal loro album omonimo) escono ulteriormente rafforzati dal tiro live pauroso della band.
I De La Muerte: impressionanti, dal vivo.
I De La Muerte assieme al loro ospite speciale, Frank Marino dei The Glam
Come se non fosse già bastata la spaventosa carica live della band, in grado di risvegliare definitivamente anche i più assonnati delle prime ore del tardo pomeriggio, i De La Muerte invitano sul palco “un amico, per celebrare questo evento e divertirsi tutti assieme”: costui é Frank Marino, vocalist dei The Glam, hard rock band dell’entroterra romano con cui i De La Muerte sembrano essere molto legati.
Inutile dire che l’effetto ‘festoso’ della loro performance si é ampliato a dismisura grazie a questa aggiunta: il buon Frank, infatti, é capace di lanciarsi in degli acuti talmente ‘high-pitched’ da far impallidire singer storici della musica a pelle & borchie (e non faccio nomi), fomentando a tal punto anche i più scettici a saltare all’unisono con la musica della band.
Una band per tutte le salse e situazioni insomma, grande intuizione quella di Gerardo Cafaro di portarli a questa edizione del festival.
Grazie De La Muerte, grazie Frank per questa devastante performance: l’Agglutination sarà sicuramente orgoglioso di voi.
Una band da tenere assolutamente d’occhio, sia su disco ma soprattutto dal vivo.
Sito Ufficiale De La Muerte: http://www.delamuerte.net/
Facebook De La Muerte: https://www.facebook.com/delamuerteband
Facebook The Glam: https://www.facebook.com/The-Glam-162342243032/
DEWFALL
Si torna al Meridione, si torna in Puglia: perché é da Bari che provengono i death/black metallers Dewfall, ed é con loro che arrivano i primi accenni di gelo, di tinte oscure sulle sonorità del festival.
Visti da poco al Breaking Sound Metal Fest II (qui il report ufficiale) dove brillarono per una performance dai toni davvero ‘nordici’ ed epici, anche in questa sede ritorna l’ormai caratteristica asta da microfono della band e con essa le stesse tonalità aspre e raggelanti.
Fa piacere notare come buona parte del pubblico sia giunto qui anche per loro: molta gente tra le prime file li incita a più non posso ed addirittura segue e canta i testi delle canzoni assieme al vocalist Vittorio, segno della ormai buona popolarità della band barese.
Nonostante il sole, ci pensano i Dewfall a portare un po’ di gelo….
Sinceramente manca quel fascino freddo e misantropico che lo staff dei fonici aveva saputo donare al loro sound durante il Breaking Sound II, ma la carica é tutta lì ed anche lo stesso carisma da parte di tutta la band: ad ogni nuovo pezzo il pubblico risponde con un’ovazione.
Una performance di breve durata, ma lunga a sufficienza a rimembrare a tutti perché i Dewfall sono qui: death/black massiccio, cavernoso e gelido ma dal feeling epico.
La band tutta appare coinvolta all’inverosimile ed anche realmente onorata di essere presente su quel palco, ringraziando a più riprese il buon metal warrior Gerardo e coinvolgendo il pubblico in un headbanging deciso: difficile dire chi sia stato il più coinvolto tra la band ed il suo pubblico, mentre il full-length “V.I.T.R.I.O.L.” e l’ultimo demo/EP “Painful Death Lake” vengono giustamente saccheggiati per essere portati a risplendere anche in sede live. in onore del palco dell’Agglutination.
Peccato che il fiebile sole del tardo pomeriggio alle loro spalle abbia smorzato in parte l’atmosfera della loro musica, però ci hanno pensato le prime nuvole minacciose a portare una piccola dose di buio e decadenza in onore della loro performance.
Alcune foto tratte dallo show dei Dewfall
Sito Ufficiale Dewfall: http://www.dewfallofficial.com/
Facebook Ufficiale Dewfall: https://www.facebook.com/DewFallOfficial/
NANOWAR OF STEEL
Ed eccoci al turno di quella che é stata di sicuro la formazione più chiacchierata del festival: amati ed odiati in egual misura senza lasciare indifferenti, arriva il turno dei Nanowar Of Steel, vale a dire coloro che sono stati gli headliner ‘ in segreto’ del festival, ma per saperne di più questo dettaglio continuate pure a leggere e capirete il perché di questa mi affermazione (anche se chi era presente avrà già capito tutto).
Salgono sul palco nei loro soliti, pacchiani ed improponibili abiti ad intonare inni che ogni metalhead meno serioso conosce a memoria quali “Odino & Valhalla”, “Feudalesimo e Libertà”, “Il Cacciatore della Notte” e soprattutto “Giorgio Mastrota (The Keeper of Inox Steel)”, il tutto condito da deliranti siparietti di umorismo demenziale e volgare come sempre al limite della decenza, caratteristica che rende i Nanowar Of Steel quello che sono oggi.
Aldilà dei gusti personali, bisogna ammettere che la band ha un’indiscutibile capacità nel coinvolgere il pubblico con le sue trovate sceniche tra l’osceno e il paurosamente divertente, il tutto condito con dosi mostruose di pacchianeria e tutti i luoghi comuni del metallari medio che, con il suo fare burlesco, dissacra divertendosi e facendo divertire il suo pubblico.
Per lo zampone di Odino, ma chi sono questi tipacci sul palco?
Lo show é stato qualcosa di veramente coinvolgente, tanto che non é mai esistito un vero e proprio momento di picco durante tutti i 40 minuti di durata del concerto: per molti un imperdibile e coinvolgente siparietto, mentre per altri solo 40 minuti di noia….io francamente sono fieramente parte della prima categoria.
Una esibizione effettivamente perfetta, senza sbavature, da 10+ come direbbe il buon Amadori se costoro fossero dei simpatici polli pronti per il fornello, che ci mostra una band che aldilà della sua dissacrante/demotivante (dipende dai punti di vista) irriverenza vanta elevate capacità di tecnica strumentale: il concerto si chiude con l’inno del buon Mastrota citato in apertura, introdotto da una falsa cover in salsa acustica che riprende un celebre brano del nostrano Tizy Iron (sarebbe Tiziano Ferro ma così é più metal…), con tanto di headbanging scatenato (!) delle prime file.
Un solo appunto puramente personale, dedicato a tutti coloro che li hanno criticati prima, durante (con fischi ed urla di disapprovazione dai lati della gigantesca area pubblico) e dopo il festival dicendo che ‘uccidono il vero spirito del metal’: é solo un punto di vista e poi chi li critica, li rende più forti.
A tal punto pubblico uno dei ‘rumours’ dell’ultima ora: pare che che backstage un infuriatissimo Hoest (Taake) sia schizzato di senno a causa della loro esibizione, in quanto “Il metal é una cosa seria, non una pagliacciata” ma essendo solo voce di corridoio, prendetela con le pinze….se fosse vera, pare proprio i Nanowar siano riusciti persino a far infuriare un autentico blackster norvegese.
In chiusura mi sentirei di dire che i Nanowar Of Steel, aldilà dei singoli apprezzamenti personali, hanno avuto tre meriti: il primo é quello di aver sdoganato il gangsta-rap ad un festival metal ed essere persino riusciti a farsi apprezzare (la delirante proposizione di “RAPsody”, parodia in chiave gangsta-rap di “Emerald Sword” degli allora Rhapsody), il secondo é stato di quello di esser riusciti a far piovere col sole (!!!!) una volta che il loro cantante ha indossato l’accappatoio mentre il terzo….naaa, questo non ve lo voglio dire ora, continuate a leggere piuttosto.
Il bassista ‘GattoPanceri666’ in tutta la sua eccitante bellezza
Signore e signori, Rob Halford e KK Down….NO!
Di sicuro ad uno show del genere é praticamente impossibile annoiarsi!
La nuova versione del Martello di Thor per caso?
Tutta la band assieme a danzare sul palco durante il dissacratorio gangsta-rap di “RAPsody”
FLESHGOD APOCALYPSE
Quando la soprano mascherata giunge sul palco a battere il bastone contro il pavimento del palco con fare imperiale, é facile capire che é arrivato il momento dei Fleshgod Apocalypse.
Attesissimi da moltissimi fans (il loro stand del merch é stato preso di mira da moltissimi metal kids ancor prima della loro esibizione, con il risultato che molti presenti tra le prime file indossavano una delle t-shirt presenti al banchetto durante la loro esibizione), la formazione ha fatto immediatamente capire ai presenti di essere particolarmente in palla e, carica dell’entusiasmo ricevuto sin dai primi attimi di presenza, ha sfoderato una performance sentita, appassionata, ringraziando a più riprese l’organizzazione del festival e la gente accorsa fino a Chiaromonte per vederli (questa volta vi erano numerosi ‘turisti del Nord’ tra il pubblico, era ora che l’Agglutination attirasse a se anche i metalheads del Nord Italia).
Ed il palco dell’Agglutination assunse così i contorni di un’opera teatrale in salsa metal, grazie ai Fleshgod Apocalypse
Sei elementi sul palco per un death metal a tinte sinfoniche, elegante e violento all’unisono: mai visti dal vivo finora ed oltretutto non posso certo di dire di essere un loro sfegatato estimatore (personalmente, pur apprezzando la loro esibizione, li preferivo agli esordi) ma devo ammettere che la loro esibizione é stata davvero compatta e coinvolgente, il calore del pubblico sarebbe stato tangibile anche da un kilometro di distanza per quanto era intenso, tra urla ed applausi talmente scroscianti da regalare al sottoscritto i primi accenni di mal di testa.
Il caratteristico abbigliamento in stile ‘Fantasma dell’Opera” della band pare particolarmente adatto ai primi accenni dell’imbrunire, quindi l’elegante carica decadente della band ne esce rafforzata atmosfericamente parlando, con un set lungo e vissuto pienamente. La strabordante personalità barocca della band esplode letteralmente sul palco di Chiaromonte, ed é riuscita a farmi apprezzare episodi che sull’ultimo disco (“King” uscito a Febbraio, qui la nostra recensione) non mi avevano convinto moltissimo: chitarre sature, impianto ritmico possente e preciso al millimetro per una performance tecnicamente senza sbavature che riesce egregiamente nell’intento di riproporre senza calo alcuno le complesse sonorità dei Nostri, ma soprattutto tanto talento che splende soprattutto in sede live.
Ammetto di non poter dire molto di più, in quanto in tutta onestà non li conosco molto bene e come già accennato non mi fanno nemmeno impazzire, ma a giudicare dall’impatto live e dalla risposta del pubblico (anche perché il sottoscritto non é certo l’opinione massima ed assoluta della ragione universale), i ‘fantasmi dell’opera’ nostrani si rivelano essere una band di valore (non per nulla é parte del roster Nuclear Blast, qualcosa vorrà pur dire….) e con un ampio seguito che farebbe qualsiasi cosa per i propri beniamini.
Un’altra prova dell’eccelenza italiana in chiave metal, come negarlo?
Il travestimento teatrale dei Fleshgod Apocalypse funziona alla grande dal vivo, aumentando il coinvolgimento del pubblico
Sito/Shop Ufficiale Fleshgod Apocalypse: http://shop.fleshgodapocalypse.com/
Facebook Ufficiale: https://it-it.facebook.com/fleshgodapocalypse/
TAAKE
Finalmente arriva il buio, la luce diviene sempre più fioca e le tenebre della notte cominciano ad aleggiare su Chiaromonte.
Il momento é perfetto, la nebbia é nell’aria e, quando i membri dei Taake sul palco per eseguire il perfetto setup di palco (complimenti vivissimi ai fonici) la tensione é palpabile, cala il silenzio e il respiro dei presenti si blocca.
Un breve silenzio avvolge anche lo stesso palco, silenzio rotto dagli strumentisti della band norvegese (che ricordiamo, sono semplici session ed il vero mastermind é da sempre il solo Hoest) che introducono il brutale arrivo di Hoest sul palco: il frontman urla, sbraita, scalcia, sputa e chissà cosa altro, nel pieno stile del suo personaggio e come sempre nel rispetto del più puro spirito black metal. Il suono cambia completamente: lontano eoni dalle chitarre graffianti del death metal sinfonico presente pochi minuti prima, lo staff dei fonici riesce a plasmare il suono della performance nel più puro stile “Norse Black Metal”, un trademark tipico della band norvegese. Questa é pura e semplice magia Made In Agglutination. Qualcosa degno davvero di mani esperte che dona un tocco in più al nostro amato festival.
Il feeling marziale, misantropico che ne fuoriesce é sensazionale e la performance dell’ensemble non é da meno, il pubblico ovviamente ne trae giovamento accogliendo al crew del metallo nero norvegese con urla a dir poco singolari (meglio note come bestemmie, ehm….).
Hoest allunga l’asta del microfono, anche il più crudo misantropo norvegese ha bisogno del contatto con il suo pubblico
Hoest propone brani sparsi da tutta la discografia di questo suo ormai storico progetto musicale, dal celeberrimo “Nattestid…” fino all’ultimo “Striden hus” e lo fa con uno stile sfrontato, più ‘caciarone’ del solito (stando miei primi concerti in cui li vidi protagonisti su un palco, lui me lo ricordavo decisamente più freddo e misantropico) tanto da interagire a più riprese con il pubblico, gioca con l’asta del microfono (subito dopo il primo pezzo allunga il microfono sino alle prime file per per far sì che potessero sentire le proprie urla, mentre a più riprese innalza l’asta al rovescio per farla sembrare una croce rovesciata), punzecchia il pubblico mentre urla “Taake” alla lettera (prima prega il pubblico di urlare “Neb-bia Neb-bia!” e poi si lancia in un “Dear italian friends, the real pronunciation is Tooc!” – trascrivo letteralmente -), modifica il proprio abbigliamento on stage (un provocatorio smanicato con un simbolo religioso sbarrato, se non erro islamico) e, durante l’ultimo pezzo, si esibisce nudo sotto giochi di fumo e di luce.
I Taake sono sul palco: che il massacro abbia inizio
Ci sarebbe davvero poco da dire, se non che stasera i Taake sembrano davvero i Taake, richiamano perfettamente i loro suoni su disco: timbricamente perfetti al cospetto di un’esecuzione precisa ed un feeling crudo, senza fronzoli.
Sembra di ascoltare un greatest hits in chiave live, sembrano davvero al top della loro forma, sembra tutto questo e molto più: Hoest striscia sul palco, come un novello serpente anticristo volto a tentare lo spettatore nel cogliere la mela peccaminosa, si lancia in scream poderosi e prolungati senza il benché minimo sforzo….lui é Hoest, colui che rappresenta uno degli ultimi sgoccioli di purezza del TNBM (True Norwegian Black Metal) e che stasera fa tutto il possibile per catturare quel feeling, azzerando i contatti con i musicisti che lo accompagnano dal vivo ma massimizzando il suo ego.
In pratica, l’essenza del Black Metal.
Sono i Taake, lui é Hoest, lui può.
L’ultimo pezzo: Hoest a petto nudo sul palco mentre i fumi attorno a lui donano a questi ultimi attimi un’aura sinistra e soffusa
Di colpo, un solo “Goodnight” che parte di colpo, dopo l’unico ed pezzo eseguito a petto nudo e che quindi si rivelerà essere l’ultimo: da lì in poi, nessun sussulto, nessun ritorno sul palco nonostante i continui richiami del pubblico in delirio. Finiscono le mossette sul palco, l’interazione minimale ma selvaggia, finisce tutto.
In fondo, Hoest non é mai cambiato, il camaleonte norvegese ha solo mutato pelle ma é pur sempre lui.
Hoest. Taake.
Agglutination. Chiaromonte.
Ogni cosa ha il suo ordine naturale.
E brilla nell’oscuro chiarore della notte.
Il trionfo del True Norwegian Black Metal, su un palco del Sud Italia.
Solo all’Agglutination sarebbe potuto succedere tutto questo.
Sito Ufficiale Taake: http://taake.svartekunst.no/
Facebook Ufficiale: https://it-it.facebook.com/taakeofficial/
EXODUS
Leadies and Gentlemen….it’s thrash metal time!
E’ il momento di uno dei nomi più attesi della serata, é il momento degli Exodus: i thrashers californiani salgono sul palco carichi come bestie, con uno Steve “Zetro” Souza praticamente impazzito che non ha fatto altro che correre sin dai primi momenti da una parte all’altra dello stage (basti pensare che nei primi momenti é stato difficilissimo da fotografare per il sottoscritto) con il risultato che il pubblico, ora stipato fino all’ingresso del festival rendendo l’area del festival un qualcosa di più simile ad una stalla da allevamento massivo più che un’area da concerto, si lancia immediatamente in un pogo sfrenato, senza esitare, nella furia più totale e nella più totale nocuranza dell’incolumità personale ed altrui.
Ah per dire, si pogava anche sugli spalti: una bolgia, in pratica.
Steve “Zetro” Souza e Kragen Lum: poco presi eh?
E quindi il momento é storico perché, se non fosse già bastata la performance assolutamente sbalorditiva dei californiani, questa volta é stato anche il pubblico a fare la propria parte di spettacolo: pogo indiavolato e mosh a manetta, circle-pit e wall of death come se piovessero, uno dietro l’altro. In pratica, una celebrazione del più puro spirito del thrash più che un semplice show.
Poco male che sul palco non vi sia Gary Holt (sicuramente impegnato più che mai con gli Slayer ormai), sostituito dal session Kragen Lum, perché l’accoglienza rivolta verso lo storico thrash metal act é tale che persino lo stesso Souza dichiara a più riprese frasi come le seguenti….
“Pazzi! Voi siete fottutamente pazzi! E vi amiamo per questo, la cosa ci piace un casino!”
(“CRAZY! You are fuckin’ crazy! And we love you for this, we like a lot things like that!”)
“Abbiamo girato il Mondo, suonato ad un casino di festival e concerti in oltre 30 anni di storia ma, credetemi, voi siete veramente poco sani di mente!”
“We travelled the World, played at a lot of festival and show in over 30 years of history but, believe me, you are really crazy in the mind! “
Una performance sbalorditiva con tanto di dedica a Lemmy, prima di eseguire “The Toxic Waltz” (annunciandolo chiedendo al pubblico se adorasse o meno un album come “Fabulous Disaster”) e tanta altra storia nel mezzo, più o meno recente, tratta da tutta la discografia dei nostri Bay Area Thrashers, passando da “Blacklist” e “A Lesson in Violence”, fino alle title-track dello storico “Bonded By Blood” e del recente “Blood In Blood Out”.
Souza non fa altro che incitare il suo pubblico, dichiarando a più riprese di “adorare tanto casino” con il mosh-pit che diviene sempre più violento (e pericoloso), candidando questa performance come una delle più ‘fisiche’ mai viste nella storia dell’Agglutination. La band scompare per un attimo, invocata dal pubblico adorante, per poi ritornare sul palco (vabbè era prevedibile, dai!) ad intonare la mazzata finale: ed é con “Strike of the Beast” che si conclude lo show di questi cinque folli californiani, con un ultimo wall of death organizzato dallo stesso Souza in collaborazione con il suo pubblico, ed una definitiva consacrazione di quanto la band stessa abbia apprezzato questa performance.
Siete stati un grande pubblico per gli Exodus questa notte! Voi siete davvero gente che crede nell’Heavy Metal! ITALIA VI AMIAMO!
You’ve been an awesome crowd for Exodus tonight! You are people who really believe in Heavy Metal! WE LOVE YOU ITALY!
Thrash Metal Victory!!!!
Sito Ufficiale Exodus: http://exodusattack.com/
Facebook Ufficiale: https://www.facebook.com/exodusattack
THERION
In fondo era facile prevederlo: é davvero difficile riprendere il fiato dopo la dilaniante performance degli Exodus, ed é forse anche per questa previsione che l’organizzazione ha optato per ospitare i Therion sul finale del festival.
Chiariamoci, avere i Therion in chiusura é indubbiamente un modo atipico per concludere: la band di origine svedese é un qualcosa più da ascoltare seduti in platea che da vivere fisicamente, saltando e pogando, ma questo non vuole affatto essere un deterrente, anzi.
E’ corsa voce che i Therion abbiano chiuso il festival per motivi logistici e che i veri headliner sarebbero dovuti essere gli Exodus (soluzione che modestamente secondo me che sarebbe stata preferibile, ma come sempre il sottoscritto non é nessuno) ma, voci a parte, contano i fatti e la band di Christofer Johnsson é a tutti gli effetti headliner di questo Agglutination: scrivo queste parole non per criticare la scelta, quanto per enfatizzare l’atipicità della stessa, dopo un lungo numero edizioni in cui il gruppo ‘spaccaossa’ veniva posizionato in alto al bill a mo’ di mazzata finale (con gruppi del calibro di Obituary, Entombed A.D., Bulldozer, Mayhem, Overkill e Dark Tranquillity nelle loro rispettive edizioni), quest’anno invece la parte conclusiva del festival é affidata ad un ensemble internazionale dedito al lato più atmosferico ed operistico del metal.
Signore e signori, mister Christofer Johnsson!
La band svedese imposta uno show decisamente faraonico, caratterizzato da impressionanti effetti speciali sul palco e da performance individuali dei singoli musicisti da pelle d’oca: la band ormai é rodatissima ed ogni singolo elemento vanta una precisione tecnica mostruosa.
Una nota particolare é data dal soundcheck, anch’esso abbastanza lungo: il risultato sonoro é stato, credetemi, assolutamente spettacolare, degno al 100% della precisione millimetrica della band svedese, roba degna di un Wacken che non avrebbe assolutamente sfigurato (anzi!) al confronto delle rese sonore di festival ben più imponenti per intenderci, dove ogni singolo elementi brillava all’interno di un mix di palco studiato e complesso, scrupolosamente scolpito dal team di backliners (ben 5!) e fonici. Il sottoscritto ha ascoltato la band da lontano e, credetemi se vi dico che il suono conferito alla performance é stato qualcosa di assolutamente fenomenale, quel dettaglio in più che é riuscito persino a farmi apprezzare un ensemble la cui proposta su disco mi é sempre risultata moderatamente indigesta.
Lo show é stato sicuramente indimenticabile per i numerosi fan della formazione qui presenti, decisamente noioso e trascurabile per i meno avvezzi ad un genere così complesso e particolare.
Erano moltissimi infatti i metal kids indossanti le t-shirt ‘Theroniane’ che, immobili, sono rimasti come ipnotizzati con lo sguardo fisso sul palco sino all’ultimo momento dello show, della durata di oltre un’ora, dove si sono sciorinati classici come “Lemuria” ed un’acclamatissima, sul finale, “To Mega Therion” (con il pubblico intento in un girotondo gioioso, una specie di circle-pit ma senza la violenza esibita durante lo show precedente), con la band intenta a risalire sul palco acclamatissima dai fan che urlavano a squarciagola il loro nome.
Il bassista Nalle Påhlsson
La soprano di origine italiana Chiara Malvestiti, durante l’esecuzione di “Lemuria”
Va notato come la gente presente nelle prime file si fosse ora decisamente ridotta, rispetto al mostruoso ‘oceano umano’ a cui abbiamo potuto assistere durante la performance degli Exodus, limitandosi ad uno sparuto gruppetto di 300 persone al massimo, mentre tutto il restante pubblico ha preferito (me compreso) assistere al loro show in tranquillità, seduto sugli spalti o per terra, cogliendo l’occasione per un panino con birra mentre gli aficionados della formazione erano nelle prime file ad alzare le corna al cielo. La motivazione secondo me non era dovuto tanto al cambio di genere, quanto alla stanchezza accumulatasi fino a solo mezz’ora prima, sino all’ultimo wall of death.
Alla fine nulla da eccepire anche qui: band in formissima ed entusiasta del proprio pubblico, non una sbavatura che fosse una, nessun sussulto nel lasciarsi andare nei confronti di chi incitava a gran voce il loro operato musicale. Anche solo per questo, e complice anche il sound spettacolare conferito dal service, devo ammettere di aver comunque apprezzato la performance e, nonostante tutto (da leggersi come ‘differenti gusti musicali’), sono tornato a casa col sorriso, come molti altri in quella notte a cavallo tra il 21 e 22 Agosto 2016.
Therion & Agglutination: il Trionfo!
Alla fine bisogna ammettere che, scelta singolare a parte, lo show é stato a suo modo una degna e particolare conclusione di una edizione praticamente perfetta ed il tutto termina sul serio solo quando Gerardo Cafaro, organizzatore del Festival, sale sul palco intento nella consegna di una speciale targa alla band, per ringraziarla dell’onore di aver suonato al suo festival (rivelando che loro sono la sua band preferita in assoluto, ecco svelato l’arcano del nostro amato Gerardone!): ringraziamenti come sempre, applausi al limite dei decibel, meritatissimi, per i Therionma soprattutto per LUI, il VERO nonché UNICO Metal Warrior per eccellenza del Sud Italia, vale a dire Sua Eccellenza GERARDO CAFARO.
Sito Ufficiale Therion: http://www.megatherion.com/
Facebook Ufficiale: https://www.facebook.com/therion
NANOWAR VS THERION
(GIA’, AVETE LETTO BENE!)
Bene, ora veniamo al “Terzo Segreto dei Nanowar”!
Come accennato durante il report della loro esibizione, i Nanowar sono stati per certi versi i veri headliner di questa edizione del festival: é stato un vero peccato non aver scattato foto, ma sappiate che durante l’esibizione dei Therion i nostri Nanowarriors hanno tenuto un esilarantissimo balletto con tanto di addobbo umano a mò di luci natalizie direttamente dall’interno della scuola in cui era costruita l’intera area del festival (quindi era impossibile non notarli), senza dimenticare una strabiliante Macarena: beh signori, sappiate che é anche grazie alla loro ironia che l’esibizione dei Therion é riuscita a risultare digeribile anche dai metallari meno svezzati….gira anche voce che qualcuno abbia anche mostrato le chiappe, qual classe (e quante voci che sono girate in questa edizione….amorevoli metallari chiacchieroni)!
Solo all’Agglutination, questo ed altro!
Con permesso, linko un video caricato su YouTube da uno spettatore dell’insolito show, giusto per far capire di cosa stiamo parlando.
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI FINALI
Bene, anche quest’anno il nostro amatissimo Agglutination Festival é giunto al termine.
L’unico difetto é che, a livello organizzativo….non ci sono stati difetti, non uno che sia uno, ed é la più pura verità.
Tutto é filato liscio come l’olio, con precisione assoluta, con un service audio/video spettacolare, anche più delle precedenti edizioni e che ha saputo, come già anticipato, forgiare il sound perfetto per ogni situazione (solo durante lo show dei Dewfall una delle due chitarre é sparita dal mix, ma si é trattato di pochi attimi): credo davvero di poter dire che questa a cui abbiamo assistito Domenica é stata una delle migliori edizioni dell’Agglutination, se non proprio la migliore, da qualsiasi punto di vista si possa considerare la cosa.
I prezzi erano molto popolari: 3€ una birra media, 3,50€ un panino, 1,50€ una bottigla d’acqua, 15€ una t-shirt ufficiale del festival (un vero peccato non averne potuto acquistare una, ma la mia taglia era finita).
L’ unica pecca non é certo da imputare all’organizzazione Agglutination, quanto ad un fattore esterno (e da ora in poi parlerò a livello strettamente personale e per nulla a livello redazionale): il pubblico e l’affluenza dello stesso.
Lo so, sembra una lamentela da circolo vizioso, quella che ogni anno ci si debba lamentare della poca presenza di pubblico all’Agglutination e forse potrebbe sembrarlo anche di più quest’anno, dato che hanno presenziato all’incirca 1300 persone….certo, sempre meglio delle 600 persone dello scorso anno, nonostante un bill di alta fattura che prevedeva tra i ‘big’ band come Inquisition, Edguy ed Obituary, ma quest’anno stiamo parlando di una manifestazione che prevede Fleshgod Apocalypse, Taake, Exodus e soprattutto Therion, il tutto in un colpo solo. Insomma, il bill é stato davvero esagerato, sia per qualità che per costi dello stesso (i Therion li pagate voi?), l’organizzazione come già detto é stata un qualcosa di eccezionale quanto a precisione e dettagli: quindi, date le premesse, sarebbero bastati anche un 200-300 persone in più per sostenere i costi, gente che ovviamente ha preferito rimanere a casa per….fare cosa?
Lo sono, non sono fatti miei però occhio, non voglio ora mettere il dito in tasca alle famglie con problemi economici, precisiamolo, quelli li affronto anche io ogni giorno per tirare a campare, piuttosto mi riferisco a tutti quei metallari del Sud Italia, eroi da tastiera e da chiacchiera che blaterano di supporto a questo o quell’evento o band, ma che poi a conti fatti restano a casa a supportare unicamente la loro pigrizia e la voglia di lamentarsi ad ogni costo. Credo che, per un qualsiasi metallaro del Meridione (Sardegna esclusa, credo), 30€ di biglietto più spese di viaggio (che, se si viene dal Sud stesso, sono quasi irrisorie anche considerando che esistono moltissimi bus a basso costo provenienti anche da mezza Italia) secondo me siano una spesa affrontabile da qualunque appassionato di metal di queste parti: ci sta che qualcosa o qualcuno nel bill non possa piacere, ma alla fine credo che il supporto di un evento, piccolo o grande che sia, dipenda anche da un fattore come il rispetto e Gerardo Cafaro, permettetemi (lungi da me fare il ruolo del ‘paraculo’), ne merita a palate, così come allo stesso tempo si merita sempre qualche presenza in più.
La mia non é sterile polemica, quanto precisazione per l’infinita ammirazione e rispetto che il sottoscritto nutre per la persona di Gerardo Cafaro ed allo stesso tempo la consapevolezza dei costi (di sicuro non facilmente gestibili) che costui ogni anno supporta perlopiù di tasca propria (avete letto bene, gente) per realizzare l’ennessimo avvento di questo suo vero e proprio ‘figlio’ (perché tale lo considera, ed é facile capirlo), con precisione annuale: anni fa volevano addirittura bloccarne l’esecuzione, ma alla fine l’Agglutination é ancora qui tra noi e ci ha regalato una delle più belle edizioni della sua storia.
Per ora il buon Gerry, nel suo tipico discorso finale, non ha minimamente accennato ad una prossima edizione al contrario di tutti gli anni passati: non ci rimane pertanto che sperare, questa volta più che mai, in un ripensamento nella speranza che ancora una volta l’Agglutination risorga dalle ombre di chi, inconsapevolmente o meno, fa del suo meglio per distruggerlo.
Mi scuso per un finale così apparentemente negativo e drammatico, ma volevo togliermi un ‘sassolino dalla scarpa’, come si usa dire, nella speranza che tali parole non siano l’ennesimo fiume a vuoto senza senso e che, in una prossima eventuale edizione nel prossimo anno, ci sia molta più gente assieme a noi supporters per rispondere al Sacro Richiamo del Metallo.
Grazie Gerardo “Stronger Than Steel” Cafaro e a tutto lo staff per quella che é per noi meridionali da sempre la notte più magica dell’anno!
….senza nulla togliere ad altri eventi, ma l’Agglutination é il nostro Mantra da ben 22 anni ormai.
Un grazie di cuore sentito e spero contraccambiato da molti altri appassionati come me.
Nel frattempo colgo l’occasione per salutare Antonio Urso della Blasphemous Art Records, il mio compagno di viaggio Maurizio Ambriani, Alessandro Fiore dei Dreker oltre che tutta la crew del Breaking Sound, organizzatori dell’omonimo bus che ci ha portato fino a Chiaromonte, oltre che Francesco Gallina (Metallized Webzine) ed Enrico Losito (Policoro.tv), più volte incrociati nella Press Area.
Per ora possiamo solo dire una cosa, parafrasando un noto pezzo degli Exciter:
LONG LIVE THE LOUD! LONG LIVE AGGLUTINATION!
Al prossimo anno!
(o almeno si spera….)
Giuseppe “Maelstrom” Casafina
TrueMetal.it