Live Report: XXIV Agglutination Metal Festival – 19 agosto 2018, Chiaromonte (Potenza)
Inutile dirlo: scontato e pure ripetitivo come concetto, ma è ormai risaputo che l’Agglutination Metal Festival è ormai una certezza della vita ‘On The Road’ dei metallari non solo meridionali, ma ormai tricolore a tutto tondo.
E non a caso, dato che stiamo parlando dell’edizione numero ventiquattro (!), non so se mi spiego…ma per quest’anno non voglio perdermi nelle chiacchiere, quelle ciarle ormai tipiche per ogni Live Report dell’Agglutination da parte del sottoscritto…eppure non posso non sottolineare diversi aspetti, in primis quello legato alle nefaste previsioni metereologiche, le quali sulle prime promettevano tuoni, pioggie ed olocausti dal cielo: bene, nulla di tutto questo è avvenuto ed anzi il tempo è stato mite, anzi oserei dire perfetto dato che le sporadiche nuvole, che in quel dì hanno attraversato il cielo di Chiaromonte, hanno protetto i viandanti accorsi al Festival dai roventi raggi solari estivi! Un altro appunto, ma ormai tradizionale quando si parla di Agglutination, è dato dalle lamentele del pubblico (comodamente seduto sulla propria poltroncina da social con la tastierina in mano pronto a criticare) relativamente al bill: mai come quest’anno infatti, addosso alle spalle di Gerardo Cafaro sono piovute così tante critiche, anche molto pesanti se non veri e propri insulti (…ma Complimenti!) per la scelta dei nomi, in primis dei Necrodeath, e poi dei Death SS, questi ultimi definiti in vari modi, da ‘Portasfiga’ (…nel 2018 ancora credete a questa roba da fattucchiere pensionate?) a ‘Minestra riscaldata’.
Beh, scusatemi lo spoiler: questo è stato, per il sottoscritto ma non solo, uno delle migliori edizioni che si siano mai tenute, se non la migliore in assoluto (sempre personalmente parlando).
Bene, adesso si parte con il Report, sempre alla faccia dei detrattori!
Il festival apre le danze con quella che è stata, meritatamente, la band vincitrice del Concorso Agglutination: i Rome In Monochrome salgono sul palco di Chiaromonte saccheggiando un terzetto di brani appartenenti al loro disco di debutto “Away From Light” e lo fanno con atteggiamento modesto, a tratti quasi volutamente elegante, consono alla musica che propongono. La proposta sonora del combo romano è, infatti, decisamente intrigante: a metà tra Doom ed ultimi Katatonia arricchiti da modernismi Post, la band viaggia in un sogno decadente per tutta la durata del loro breve ma intenso set; la presenza scenica minima, a tratti quasi assente data la proposta decisamente sobria ma non per questo povera di contenuti (anzi decisamente ricca da tal punto di vista, basta ascoltare il disco per rendersene conto), non si rivela affatto un difetto.
I Rome in Monochrome: una graditissima sorpresa.
I testi dell’ensemble, sempre carichi di pensieri intimi, a volte grigi e talvolta addirittura funerei, sono l’anima delle sonorità cupe e malinconiche alle base del suono Rome In Monochrome: il set è proposto con una convinzione del tutto particolare, tipica di una band altrettamente particolare che ad un occhio meno informato potrebbe anche non essere non esattamente all’esordio, almeno per quanto concerne l’esperienza On Stage. I Rome In Monochrome inoltre, hanno vantato un pubblico (con le dovute proporzioni, dato la fila per i biglietti all’esterno dell’area era ancora lunga e moltissimi dei poi presenti dovevano ancora accedere all’area concerti) decisamente gremito sotto le prime file, contrariamente a quello che si è solito aspettarsi da una band di apertura, e le sonorità ad una prima impressione forse poche adatte (lente, oppressive, moderne) all’apertura di un festival puramente Metal si sono invece rivelate un antipasto decisamente gradito ed inusuale che ha invece attirato molta più gente del previsto.
Solo applausi, e pure densi, per loro.
Setlist Rome In Monochrome:
01. A Solitary King
02. Between The Dark and Shadows
03. Paranoia Pitch Black
I Katatonia del tricolore? Quasi quasi…
Cavolini, mi scappa da andare al bagno…e lì, proprio nei pressi dell’albero che da ora in poi molti degli addetti al backstage adotteranno come rudimentale strumenti di esplusione di residui organici, incontro Mario ‘Hell’ Bove dei Circle of Witches: neanche il tempo di salutarlo che me lo ritrovo On Stage! Mazzarola, i tempi all’Agglutination qui vengono rispettati con precisione rapida e millimetrica, mi sa che è il caso di riafferrare ex-novo la mia modesta macchina fotografica!
Insomma, i Circle of Witches salgono sul palco e lo fanno con la carica di chi vorrebbe convincere tutti in pochissimo tempo, data la brevità dei set previsti per le band di apertura, ma nonostante tutto riescono a divertire a tal punto che il loro set sembra durare molto più dei canonici 20 minuti regolarmente assegnati: la motivazione è data sia data dalla carica On Stage che dal carisma del frontman Mario ‘Hell’ Bove, il cui vocione imponente si erge imperioso sul comparto strumentale della sua creatura. Il Circolo delle Streghe ci delizia i timpani aprendo con ‘Tongue of Misery’, primo pezzo estratto dall’imminente nuovo album in uscita ad ottobre, efficace sia in studio che soprattutto dal vivo.
Le streghe posson dormire sonni tranquilli: i loro difensori sono in gran forma stasera!
La formazione campana oggi è in stato di grazia e sciorina urla, riffs ed assoli con una naturalezza mista ad una grinta tipica di chi crede sul serio in quello che fa! Ottima decisione, quella di Gerardo Cafaro, di portarli sul palco di questa edizione dell’Agglutination quindi, e pubblico che risponde ben più che positivamente alla carica dei quattro adoratori della Magia Nera…o Bianca o quello che sia…comunque la loro ‘formula magica’, tanto semplice quanto efficace, si rivela riuscita: Heavy Doom grantico, maligno e catchy al punto giusto. La loro performance, sempre nel segno delle streghe, è un inno alla libertà nel senso più ampio, e pezzi come ‘Giordano Bruno’ (introdotta sul palco con indubbio carisma) e ‘First Born Sinner’ sono veri e propri Inni Heavy Metal…e scusate se potrei sembrare esagerato, ma tale è ciò che questi occhi e queste orecchie hanno rispettivamente visto e sentito.
Incantesimo riuscito, Mario & seguaci!
Setlist Circle Of Witches:
01. Intro (Cult of Baphomet)
02. Tongue of Misery
03. Giordano Bruno
04. The Oracle
05. First Born Sinner
L’incantesimo di Mario Bove & soci funziona anche troppo bene!
…il tempo di azzannare furiosamente metà del mio paninazzo da viaggio che in men che non si dica mi ritrovo sul palco quella che oggi è stata l’unica e sola band puramente Black Metal della scaletta, vale a dire i baresi Ad Noctem Funeriis. La formazione pugliese è ovviamente, per i cultori del genere, una band che ovviamente non ha bisogno di presentazioni, soprattutto grazie ai numerosi concerti di caratura sempre più prestigiosa che la vede protagonista e pare proprio che molti dei presenti siano qui, oggi, per loro, allo scopo di tributare questo altro importante tassello della loro carriera. Per l’occasione, i blacksters pugliesi propongono, su 4 pezzi totali, 3 pezzi ancora senza titolo che faranno parte del prossimo disco in studio della formazione, successore di quel “Satan’s March Black Metal” da cui verrà estratta proprio la conclusiva ‘Fuck Christian’s Cross’. Poco conta che il pubblico qui non conosca nemmeno uno dei pezzi qui presentati in esclusiva, perché gli Ad Noctem Funeriis oggi sono carichi come un Caprone inferocito intento a percuotere con le sue corna insanguinate contro il Cristo sofferente!!!!
“Sun No Longer Rises”? Il sole pare non spaventare molto questi figli del Demonio, pure che fosse…
I suoni di palco, durante la loro esibizione, si impastano di molto e si sente anche, ma ciò nonostante nessuno ferma la macchina da guerra Ad Noctem Funeriis, tanto che il pubblico nelle prime file bestemmia a più non posso e le classiche pose da Black Metaller del frontman vengono sempre accolte con un boato (sempre arricchito da un deciso contorno di bestemmie che risuona in tutta l’area pubblico). I suoni stessi, nonostante siano da ora in poi quindi molto impastati e con un basso quasi assente dal mix di palco (almeno nella mia posizione), sono comunque eseguiti da un quintetto il cui tiro è paragonabile ad una ciurma di assassini indemoniati: la formazione, quindi, termina la propria esibizione con un altro bestemmione da paura (…in queste occasioni ogni bestemmia equivale ad un complimento: più si ottiene bestemmie, più si è bravi!) da parte del pubblico ed un’ovazione meritatissima. Se non vi sono piaciuti, che peste vi colga. Peccato per i suoni on stage, ma nonostante questa piccola pecca la band barese si è rivelata una efficacissima macchina da guerra: ne terremo conto il Giorno dell’Apocalisse, quando qui nel Meridione ci verrà chiesto quale band assoldare per suonare il concerto finale prima del totale sterminio della razza umana!
Ah, ho perso il conto delle bestemmie che ho ascoltato durante la loro intensa esibizione, giuro: alla prossima, Suonatori di Satana.
Setlist Ad Noctem Funeriis:
01. Inedito 1
02. Inedito 2
03. Inedito 3
04. Fuck Christian’s Cross
L’Armata delle Tenebre è a noi giunta!
Dopo una prestazione indiavolata quale è stata quella della band precedente, cosa è lecito aspettarsi dal palco dell’Agglutination se non una ulteriore prova indiavolata da parte di una band tricolore che, a quanto pare, con il Diavolo pare averci fatto un patto vero e proprio? Sì, perché almeno a livello di energie sul palco ed iconografia luciferina pare proprio che i Witchunter, Heavy/Speed metallers tricolore, abbiano più che una semplice simpatia per il Maligno e tutto ciò che riguarda il suo mondo infernale. La formazione mantiene fede alle proprie promesse, vale a dire quelle diffuse dai comunicati stampa pubblicati fino ad allora riguardo la loro performance sul palco di Chiaromonte: la venuta sul palco dell’Agglutination è, senza messe misure, un vero tripudio di Hard & Heavy, una celebrazione sfegatata del più grezzo e selvaggio spirito Rock & Roll condito con il giusto apporto di iconografia sinistra e luciferina.
Ammazza che botta ragazzi…questi fanno sul serio!
Attaccando con ‘Crystal Demons’, la formazione abruzzese dimostra perché il loro nome è sempre più discusso e chiacchierato non solo in Italia ma ormai in tutta Europa: le due asce/sei corde sciorinano riffs uno dietro l”altro con precisione chirurgica e carica assassina, la sezione ritmica è sempre sopra le righe mentre il frontman Steve Di Leo è un autentico animale da palco. Tutto il pubblico si eccita a dismisura per una esibizione spettacolare sia dal punto di vista esecutivo che soprattutto visivo, con tanto di fumogeni e cambi di abbigliamento del frontman: una prova live impeccabile che ha visto anche la presentazione di uno dei brani di anteprima del prossimo, imminente split con i tedeschi Blackevil, senza dimenticare di seccheggiare quanto basta i due dischi finora pubblicati, vale a dire “Crystal Demons” e “Back On The Hunt”, che per chi scrive rappresentano due gemme di assoluta purezza Hard & Heavy. Tra travestimenti ‘indiavolati’ e furia Rock & Roll di altissima caratura, gli abruzzesi chiudono con una spettacolare riproposizione di ‘Lucifer’s Blade‘, autentico cavallo di battaglia dell’ensemble tricolore, e lo fa ‘invitando’ sul palco un vero e proprio Demone (pescato direttamente dalle lande infernali abruzzesi probabilmente…), per una chiusura davvero col botto!
Grandi ragazzi, è stata una gran festa Rock & Roll: i Kiss sarebbero orgogliosi di voi!
Setlist Witchunter:
01. Intro
02. Crystal Demons
03. Witchunter
04. Maze of Darkness
05. Hell For Leather
06. Lucifer’s Blade
07. Outro
Che il party sabbatico abbia inizio!
…e parlando appunto di performance impeccabili, i Necrodeath oggi non si sono certo risparmiati. Carichi a mille grazie alle entusiastiche (e meritatissime) recensioni del nuovo “The Age of Dead Christ” e reduci dalla loro esibizione come headliner solo due giorni prima al Rock Metal Fest X di Pulsano (Taranto, a cui ovviamente il sottoscritto era presente), il leggendario trademark genovese brucia tutte le malelingue (la loro presenza a questa edizione è stata fortemente criticata dai soliti metallari da tastiera poco sopra accennati…) con un concerto praticamente perfetto, inattaccabile, la cui unica pecca è stata rappresentata da dei suoni di palco forse non sempre all’altezza (nella prima parte del concerto spesso il basso di GL scompariva dal mix e la chitarra si impastava, non si sa come, con la batteria) ma che comunque, come anche nel caso degli Ad Noctem Funeriis, non ha minimamente intaccato la qualità della loro resa sul palco.
Necrodeath? 100% Hell garantito, come recita il titolo di un loro album!
I Necrodeath sono in giro, sebbene con una seconda formazione ormai completamente rinnovata fatta eccezione per il drummer e fondatore Peso, ormai da 33 anni: abbiamo a che fare qundi con musicisti di indubbia esperienza che oggi sfogano On Stage una rabbia assoluta, un delirio di puro ed assassino Black/Thrash d’autore. Tra un Flegias completamente devoto alla causa del suo pubblico adorante ed il restante terzetto che suona con l’entusiasmo di chi, davvero, è tuttora un Metal Kid dentro, sul palco di Chiaromonte abbiamo assistito (ripetendomi…) alla prova del nove sul perché oggi i Necrodeath siano così acclamati e sempre tanto adorati dal proprio pubblico. Attaccando come da tradizione con ‘Mater Tenebrarum’ e seguendo con un crescendo di classici alternati a brani del nuovo album (‘The Whore of Salem’ fa sfaceli dal vivo), quasi verso il finale Flegias dedica ‘Process of Violation’ alla sua <
Appunto finale: GL, su quel palco, pareva veramente impazzito!
Il pubblico è in evidente stato di delirio, i Necrodeath oggi son stati qui per spaccare e dire perché saranno sempre sopra ogni tipo di critica.
Nulla succede a caso.
Setlist Necrodeath:
01. Mater Tenebrarum
02. The Whore of Salem
03. Forever Slaves
04. Master of Morphine
05. The Creature
06. The Triumph of Pain
07. Wrath
08. Process of Violation
09. Bridge the Age
10. Hate and Scorn
11. Black Magic (Slayer cover)
…ed anche stavolta massacro è stato fatto!
Anno di ritorni: assieme ai Necrodeath, è tempo anche per i Folkstone di ritornare sul palco di Chiaromonte.
Un ritorno in pompa magna, con una posizione ben in alto nel bill, a mo’ di celebrazione di una carriera sempre più ricca di successi per una formazione che, non a torto, è ormai prossima al ruolo di star del Folk Rock/Metal nazionale. La carica dei Folkstone sul palco è veramente notevole e, nonostante la imponente mole di alcuni degli imponenti strumenti tradizionali utilizzati dal folto ensemble, ogni singolo membro corre da una parte all’altro in preda all’euforia. Il pubblico dell’Agglutination cambia di colpo: sotto il palco infatti, ora ritroviamo una folta folla di affezionati della formazione tricolore pronti ad intonare a memoria ogni singolo pezzo proposto questa sera, mentre buona parte del pubblico (la presenza a questa edizione non è stata gremitssima, ma di questo aspetto ne discuteremo nel finale) più tradizionale scappa via verso gli stand presenti all’evento, tra chi ne approfitta per accaparrarsi qualche disco e chi ne approfitta anche solo per mangiare e bere qualcosa. Insomma, una esibizione che per i metallari più classici ha rappresentato fondamentalmente un momento di pausa dove la formazione folk nazionale si è rivelata più che altro un semplice sottofondo è stata invece, per i tanti appassionati della stessa (molti dei presenti eran qui per loro, e si vedeva), l’evento concertistico dell’anno.
Poesia sul palco Agglutination…
Troppo l’entusiasmo dei presenti accorsi qui per loro, troppe le urla di gioia, troppe le danze al ritmo di cornamuse, panini e deliri alcolici: di colpo l’Agglutination si tramuta in una specie di Notte della Taranta in salsa Metal dove la fortissima personalità dei Folkstone riecheggia nell’aria prepotente, accolta con boati infiniti dal proprio pubblico. Al che mi è sorto un dubbio: perché i Folkstone sono così tanto snobbati dal metallaro classico, data l’indubbia qualità musicale? Forse l’evoluzione in chiave più Rock degli ultimi dischi è vista come un tradimento verso le proprie radici da parte del più tradizionale difensore dell’Heavy Metal? Forse un senso di innata esterofilia, dati i prepotenti dati di pubblico riscossi da formazioni quali Korpiklaani e Moonsorrow sul suolo tricolore (almeno per quel che mi viene raccontato, abbiate pietà), spesso spina nel fianco del metallaro tricolore? Insomma, tante domande, nessuna risposta…ma non riesco proprio, a tal punto, dall’escludere di intromettere una piccola nota puramente personale: ok che i gusti rimangon gusti però, dato che il Metallaro in genere si vanta di una somma apertura mentale, perché tanto immeritato disprezzo? I Folkstone hanno suonato un concerto divino, senza sbavature, con dei volumi sempre abbastanza precisi sul palco e dimostrando come il loro nome sia veramente degno di esser balzato così in alto nel bill Agglution rispetto alla loro passata, piccole esibizione sempre sul palco di Chiaromonte. Il salto di qualità c’è stato, è evidente: perché non apprezzare il merito in ogni caso?
Tutto qui…grandi Folkstone, pur non essendo assolutamente parte dei miei gusti personali (non nego comuqnue che l’esibizione di questa sera me li ha fatti risalire di prepotenza, in quanto proprio a preferenza personale). Date a Cesare quel che è di Cesare, dice un motto.
Setlist Folkstone:
01. Nella mia Fossa
02. Frerì
03. Nebbie
04. Prua Contro il Nulla
05. Anna
06. Anime Dannate
07. In Taberna
08. Omnia Fert Aetas
09. Folkstone
10. Mercanti Anonimi
11. Un’Altra Volta Ancora
12. Con Passo Pesante
Il palco di Chiaromonte vibra di eccitazione, durante l’esibizione dei Folkstone.
Si cambia registro con del Death Metal puro e duro…e che Death Metal! Patrick Mameli sale di prepotenza sul palco e, dove un breve soundcheck, il tanto atteso “Exclusive Old School Set” dei Pestilence può avere inizio.
Si apre con ‘Non Phisical Existent’, unico pezzo tratto dall’ultimo “Hadeon”, per poi celebrare alla grande la carriera della formazione europea rispescando dal proprio passato alcuni dei più grandi pezzi facenti parte di “Malleus Maleficarum”, “Consuming Impulse” e “Testimony of the Ancients” (personalemnte mi è dispiaciuto che non abbiano proposto nulla da “Spheres”, ma qui si ricade puramente nei gusti personali). La presenza sul palco di Mameli & soci non è esattamente energica, almeno non nel modo in cui tutte le formazioni salite finora sul palco hanno lasciato intendere tale termine: la musica dei Pestilence è complessa, ricca di partiture estremamente articolate e ciò significa che la carica c’è, ma rimane concentrata esclusivamente sulle parti suonate da ognuno dei musicisti qui presenti stasera su quel palco.
La Pestilenza conduce le danze nel migliore dei modi…
Per i presenti l’esibizione di stasera ha dell’incredibile, rappresentando un tuffo al cuore in memoria dei gloriosi anni ’90 e, di conseguenza, il tipo di pubblico accorso alle prime file cambia completamente lasciando spazio a moltissimi presenti di indubbia età, assieme a tanti altri ragazzi decisamente più giovani, desiderosi di riscoprire dal vivo parte di quelle gemme che hanno rappresentato l’ABC del Death Metal e che hanno reso loro quel che sono oggi e, si spera, rimarranno anche negli anni a venire. Patrick Mameli sul palco rimane sempre molto sulle sue al contrario dello scatenato Circle Pit creatosi sulle prime file, molto probabilmente allo scopo di rimanere concentrato sui tecnici saliscendi strumentali della sua creatura, ma sfoderando comunque una tecnica strumentale (priva di sbavatura alcuna) da brividi, sia a livello strumentale che soprattutto vocale. Il risultato è che i classici rimangono classici e questa sera la loro resa in chiave live ne esce fuori impeccabile.
Concerto assolutamente indimenticabile per moltissimi, un po’ noioso per quei pochi che invece cercava un qualcosa di più fisico e meno commemorativo, ma questi ultimi in questo caso specifico non fanno numero.
Giuro che a concerto finito ho visto alcuni dei presenti, ovviamente quelli di età maggiormente sostenuta, in lacrime di gioia: anche questo è l’Agglutination, signore e signori.
Setlist Pestilence:
1. Non Phisical Existent
2. Antropomorphia
3. Subordinate to the Domination
4. Commandments
5. Dehydrated
6. The Process of Suffocation
7. Chrionic Infection
8. The Secrecies of Horror
9. Twisted Truth
10. Land of Tears
11. Prophetic Revelations
12. Out of the Body
Lezioni di Storia stasera, su quel palco…
L’attesa è palpabile: le croci compaiono sul palco ed i primi accenni della imponente scenografia dei Death SS prendon pian piano posto sul palco, che di colpo si trasforma in una vera e propria reggia teatrale in salsa orrorifica. Il logo Death SS compare sullo schermo retrostante al palco, l’ansia per l’attesa e il relativo sudore crescono…i tre minuti di introduzione di ‘Ave Satani’ paiono interminali tanta è l’attesa, ma è solo questione di tempo: ecco infatti che partono i fuochi di artificio sul palco e che la bara sul retro si scopre, rivelando il corpo (fortunatamente ancora in vita, logicamente) della leggenda vivente Steve Sylvester, Animale da Palco nel senso vero (la maiuscole non sono inserite a caso) che l’età pare non scalfire minimamente quanto ad energia, e quindi si parte a tremila con ‘Peace of Mind’, perfetto apripista nonché biglietto da visita del suono Death SS.
Fuochi, Litanie e Metallo: Death SS!
Il concerto, esclusiva Open Air di questo Agglutination, è del livello atteso vale a dire elevatissimo, con un comparto scenografico di livello elevatissimo a fare da perfetto compagno delle perfette performance strumentali dei musicisti dell’autenticamente leggendario ensemble tricolore. E se ogni tanto i picchi vocali di Steve Sylvester paiono non essere più quelli di un tempo pazienza, ad uno come lui si può perdonare tutto perché il carisma e la ferocia dal vivo sono assolutamente rimasti intatti, custoditi gelosamente come se ad ogni esibizione estrapolati da un prezioso vaso che, ogni volta scoperchiato, rivela doti poderose di infinita longevità. Il Release Party di “Rock ‘N’ Roll Armageddon” si rivela quindi un qualcosa di assolutamente imponente sia a livello scenografico che musicale, un qualcosa di mai visto sul palco dell’Agglutination che ha scolpito memorie indelebili nelle menti dei fortunati qui accorsi stasera. La setlist è lunga e faraonica, il supporto del pubblico insostenibile tanto erano forti i boati di frenesia.
la chiusura di un concerto realmente estasiante è ovviamente affidata al cavallo di battaglia ‘Heavy Demons’ e tra make up, ballerine seminude e tanti siparietti a tema orrorifico, con tanta estasi ma anche tristezza, il concerto dei Death SS giunge a termine. E così anche questo Agglutination.
Setlist Death SS:
01. Ave Satani (Intro)
02. Peace of Mind
03. Horrible Eyes
04. Cursed Mama
05. The Crimson Shrine
06. Where Have You Gone?
07. Baron Samedi
08. Scarlet Woman
09. Terror
10. R’n R’ Armageddon
11. Baphomet
12. Dionysus
13. Panic
14. Hi-Tech Jesus
15. Vampire
16. Heavy Demons
Mai Agglutination fu così magico…quest’anno è stata ancor più dura tornare a casa….
Concludiamo dicendo che, per quanto riguarda sia me che molti dei presenti, questa edizione dell’Agglutination si è rivelata essere la migliore in assoluto a cui si abbia mai preso parte: parlando a proposito di partecipazioni e del numero delle stesse, il numero si è rivelato sicuramente confortante date le nefaste previsioni che hanno sicuramente convinto in molti a non tentare il cammino verso la Basilicata, ma comunque assolutamente non sufficiente a non coprire le spese di gestione del Festival. Il numero di paganti pare si sia assestato, secondo dati ufficiali, sui 600 numero più numero meno, una cifra che di sicuro non è di buon auspicio per le tasche dell’unico e solo organizzatore Gerardo Cafaro. Ma quest’anno non voglio dilungarmi nella solita, lunga chiacchierata circa le poche presenze, spettro tipico di molte edizioni Agglutination, piuttosto voglio spezzare una lancia a favore della perfetta resa della manifestazione tutta, dal clima sempre famigliare ed accogliente. A proposito di famiglie allargate,mando un saluto ai colleghi delle altre webzine incontrati come ogni anno nel backstage (tra cui Francesco ‘Raven’ Gallina di Metallized, Raffaele Pontradolfi di VeroRock Italia, Rita ‘Rose’ Profesta di Metalforce e molti altri), i tanti amici e le vecchie conoscenze reincontrate ogni anno al festival quasi come una specie di Mecca del Metallo dove si è tutti amici e meno lontani almeno per un giorno all’anno.
Dal canto mio ma non solo, speriamo solo che non si tratti davvero dell’ultimo Agglutination: qui abbiamo vissuto una giornata davvero indimenticabile senza esagerazione alcuna, quindi aspettiamo una edizione numero 25 che funga, se proprio di fine dobbiamo parlare (sigh…), da maestoso epitaffio finale della lunga parentesi Agglutination. Non mi piace usare certi toni catastrofistici, ma la realtà mi impone che organizzare un evento di questo tipo costi tantissimo e credo, per ovvio sospetto, che possa comportare anche un certo ammontare di debiti sulle proprie spalle. Ovviamente prendete tutto ciò come pura riflessione personale, non puntando il dito contro nessuno: la promozione del Festival quest’anno è stata imponente, le locandine erano ovunque qui nel Meridione, ma pare che le fobie del maltempo abbiano avuto la meglio di molti…oh ragazzi, tutta questa paura per un po’ di pioggia (si scherza allo scopo di sdrammatizzare, ma di cuor mio un po’ di amarezza c’è, anche considerando quanto incredibile si è rivelata questa edizione).
Insomma, tanta amarezza come ogni anno per il ritorno verso casa ed assai vogliosi di reincontrare le tante nuove persone conosciute qui ogni anno nella loro veste quotidiana, quella fuori dai canoni Agglutination. Con un pizzico anche di brillio in corpo, causa unico dì all’anno in cui adoro concedermi qualche eccesso alcolico quindi, si torna a casa, nella speranza di una venticinquesima edizione degna del Grande Nome Agglutination.
..si torna a casa Guerrieri dell’Agglutination, con tanta speranza per l’eventuale chiamata alle armi della prossima edizione che, stando al numero riportato (25…!) si preannuncia ancor più memorabile. La speranza, come risaputo, è l’ultima a morire…il Metal invece, non muore mai.