Malnatt + Tod al Transilvania di Bologna (Report)
Quale modo migliore di un concerto black per festeggiare il santo patrono di una città? Ed ecco allora che nella serata del 4 di ottobre, San Petronio, il Transilvania di Bologna ospita due nomi cardine della scena locale e non: i giovani TOD e i più noti Malnàtt.
Sono ovviamente i TOD ad aprire l’evento, suonando per una mezzora abbondante davanti a un pubblico ancora piuttosto scarso (che arriverà in massa per i Malnàtt). La triade apre con due propri classici direttamente da Black Vengeance, ovvero Black Vengeance Of Death e Plenilune Of Sorrow per poi buttarsi a piene mani sull’ultimo lavoro: lo split coi piemontesi Cold Void (intitolato Black Metal Armageddon), dal quale la band propone tutti i 3 pezzi. Spazio poi per l’omaggio ai grandi maestri Darkthrone, con la cover di Lifeless (da Ravishing Grimness) farcita di uno stacchetto rock’n’roll, al grido di “black’n’roll“, capace di strizzare l’occhio agli Impaled Nazarene. Conclusione affidata alla presentazione di un brano inedito, ancora senza titolo definitivo, che segue la linea del precedente In The Endless Black I Lay. |
I TOD sono stati protagonisti di buon concerto, con la voce e la chitarra di Helkor solito traino per il neontrato bassista Tk e la batteria di Kvart (per la verità apparso leggermente in difficoltà sugli ultimi pezzi). Ottima la prima parte, in cui la formazione ha seguito in pieno le orme darkthroniane, meno anche se comunque buona la seconda (forse anche per i gusti di chi scrive) improntata su pezzi dalla matrice più depressiva.
Setlist:
Black Vengeance Of Death Plenilune Of Sorrow Hate Campaign Lifeless (Darkthrone cover) Blood Filled Eyes In The Endless Black I Lay (inedito) |
È sempre un piacere vedere all’opera il Gran Maestro Supremo dell’Ordine Mistico Musicale di Malnàtt (quell’uomo geniale che risponde allo psudonimo di Porz) e Il Circolo Interno dell’Ordine dei Malnàtt (ovvero l’allegra combriccola di sei musisti che lo accompagna). Si tratta di una band assolutamente fuori dalle righe, che propone un black con inserti folk cantato in dialetto bolognese e italiano. Una formazione che poggia su un frontman davvero notevole per simpatia e carisma quanto per capacità e genialità, Porz; e che ha un ottimo muro ritmico grazie a due elementi come il batterista Canaja e il bassista Mat, che insieme ai chitarristi Lèder e Lerz formano una amalgama su cui si snodano le melodie del tastierista Giaz e della voce femminile di Dsgrazia.
Anche questa volta la extreme-folk band bolognese non ha deluso le aspettative. In un’atmosfera tutt’altro che oscura o glaciale, anzi assolutamente goliardica che potrebbe far storcere il naso ai blackster più integralisti (peggio per loro), i sette adepti del maiale portano avanti il loro show fatto sì degli scherni del loro leader verso certi atteggiamenti estremi della scena (“frostbitten-necro-666 e quelle cose lì”) ma fatto anche di tanta bella musica.
Ci sono i classici di Perle Ai Porci proposti con i nuovi arrangiamenti come La Vanpîra o Misêria, c’è la bellissima Deus Vult! in cui le voci di Porz e Dsgrazia si muovono in modo notevole sulla stessa linea e c’è il nuovo pezzo, La Guéra d’Incion, che compare sullo split della band coi Thodde. Di contorno non mancano le due classiche cover, ovvero Pakanajuhla dei Moonsorrow (Festa Pagana) e di Quintessence dei Darkthrone (L’esanza dal Dievel), con l’aggiunta di una versione core (quasi grind) di Imagine di John Lennon.
I Malnàtt concedono un encore e un omaggio alla città con la conclusiva Bulåggna e se ne vanno al saluto di “Buonanotte e figli maschi”.
C’è chi può permettersi un atteggiamento del genere e chi no, e i Malnàtt rientrano sicuramente nella prima categoria. I pezzi sono tutti di buon livello, i testi non sono assolutamente demenziali (vi invito ad andarli a leggere sul loro sito), la loro resa live è ottima e la band ha feeling e traino. Ogni loro concerto è una esperienza divertente e piacevole, tanto per il loro modo di approcciare uno show live, quanto per la loro proposta musicale.
Ora sta a voi decidere se puntare il dito contro una band del genere, accusandola di essere sacrilega e sostenendo progetti ben meno validi di personaggi che si nascondono dietro stereotipi e attitudine… oppure dare merito ai Malnàtt di non essere assolutamente il brutto anatroccolo della scena black italiana.
Setlist:
Miseria La Guéra d’Incion La Vanpira Festa Pagana (Pakanajuhla dei Moonsorrow) Deus Vult! Imagine (Lohn Lennon) L’esanza dal Dievel (Quintessence dei Darkthrone) – Encore – Bulåggna |
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini