OPETH + MADDER MORTEM: live report

Di Alberto Fittarelli - 6 Marzo 2003 - 11:31
OPETH + MADDER MORTEM: live report

Transilvania Live, Milano – 17/02/2003

 

Eccoci qui a raccontarvi di uno dei concerti più attesi dell’anno, l’esibizione live di una delle band più apprezzate e considerate del panorama metal degli ultimi anni: gli Opeth.

Il concerto si è svolto al Transilvania Live il 17 Febbraio, il locale ha aperto al pubblico intorno alle 19.00 e ad aprire la serata è stato il gruppo di supporto dei Maddem Mortem (anche se personalmente sono arrivato al locale con Vampi, che ringrazio ancora per il passaggio, un po’ in ritardo a causa del traffico di Milano, e ho potuto ascoltare solo la fine dell’esibizione della band di spalla, n.d. E-K).

 

Terminato il concerto dei Maddem Mortem con un rapido giro di telefonate con i cellulari si è potuto formare il gruppo di TrueMetal.it venuto ad assistere al concerto: Engash-Krul, Hellbound, Vampi, Alextheprogman, Grey-Star e Krevads. Anche Bat doveva essere dei nostri ma ripetuti tentativi di mettersi in contatto con lei sfumarono probabilmente anche a causa del volume della musica diffusa.

Fatte le dovute presentazioni tra chi ancora non si conosceva di persona decidiamo di cominciare a prendere posto per il concerto che più ci interessava, quello degli Opeth. Engash-Krul e Hellbound decidono di muoversi verso le prime file anche per avere una migliore posizione da cui fare le foto per questo report.

La folla davanti è pigiata e così più di tanto non riusciamo ad avanzare, arrivati a circa un paio di metri dal palco veniamo bloccati da un vero e proprio muro umano. Ci siamo appena fermati che il sipario rosso si apre e sul palco fanno la loro apparizione gli Opeth.

 

     

 

L’esibizione del gruppo è tutta improntata a stupire con la musica piuttosto che con tanti fronzoli, la band si sente sicura e così vengono spese solo poche parole per salutare il pubblico e ingraziarselo. Sembra quasi timoroso il cantante di spendere troppe parole e quando si limita a un “Hi Milano, You’re the best”, il pubblico esulta in una maniera che lui sembra quasi non aspettarsi. Ma come si diceva le cerimonie sono poche e gli Opeth cominciano subito a suonare intonando la bellissima The leper affinity, canzone che darà da subito l’idea di come riuscirà a suonare la band per tutto il concerto, essendo riproposta in modo del tutto fedele alla versione da disco! La voce di Mikael è davvero al top per espressività, lo dimostra nelle molte parti in pulito infondendo ancor più emozioni che su CD; ma quello che stupisce veramente è il lavoro di Martin Lopez alla batteria, già complesso normalmente ma qui complicato ulteriormente da passaggi particolari, il tutto con una tranquillità e naturalezza che stupisce! Gli Opeth vogliono davvero colpire il pubblico e ripescano canzoni da quasi tutta la loro discografia, escludendo solo il primo Orchid (che però avevo già avuto la possibilità di vedere proposto, con peggiori risultati, nel ’97  n.d.H.): da Advent, l’opener del seminale Morningrise, si passa a The Drapery Falls, a Deliverance e A Fair Judgement, dall’ultimo album; questi pezzi sono tra i più “fisici” della scaletta e riescono a scatenare un discreto pogo sotto al palco, con addirittura un accenno di slam-dancing da parte dei più scatenati. Questo dimostra l’ampiezza di emozioni esplorate dalla band, soprattutto se si pensa che subito dopo si passava con la massima naturalezza ad alcuni tra gli episodi più melodici della discografia del gruppo, come nel caso di una splendida Godhead’s lament, eseguita per la prima volta in Italia e dedicata espressamente dai quattro svedesi al nostro pubblico, da sempre fedele a loro.

 

     

 

     

Anche volendole cercare a forza, quindi, è difficile, se non impossibile, trovare delle pecche in questo spettacolo: perizia strumentale che ha dell’incredibile, grande feeling con la folla, coinvolgimento generale ai massimi livelli. L’ennesima prova di ciò è fornita dai due bis proposti dopo una breve pausa, la toccante ed inaspettata Harvest (da Blackwater Park) e la invece richiestissima Demon of the Fall, la più violenta del lotto nonché il capitolo conclusivo dello show.

 

Indubbiamente uno spettacolo con la esse maiuscola grazie alla incredibile tecnica del gruppo capace di far sembrare tutto semplice, tutto facile, nonostante i loro brani siano tutto tranne che questo.

A termine concerto, e dopo aver finito il rullino della macchina fotografica, il gruppo di TrueMetal.it si riunisce a fondo sala, ci scambiamo le nostre opinioni e siamo tutti d’accordo nel rimanere a bocca aperta di fronte a questo gruppo che ha sicuramente passato la prova “live” a pieni voti, lasciandoci tutti stupiti.

 

Mentre la gente cominciava ad andarsene il locale passava alla musica diffusa (che a dir la verità in alcuni momenti mi era anche parsa più alta del concerto vero e proprio, n.d. E-K). Invece di seguire il grosso del pubblico, noi di TrueMetal.it ci avviamo nella direzione contraria e raggiungiamo le transenne dove ci appostiamo. Giunti lì pass stampa si sono rivelati inutili per cercare di raggiungere la band nel backstage ed eventualmente intervistarla, così ci poniamo in attesa che qualcuno del gruppo faccia capolino per stringergli la mano e magari strappare una foto insieme.

 

L’attesa è lunga ed è diverse volte interrotta da quelli dello staff che hanno trattato piuttosto malamente la gente che era lì in attesa, nonostante tutto noi restiamo mentre notiamo che altri, un po’ infastiditi anche dal trattamento, desistono e se ne vanno.

Passano i minuti e cogliamo l’occasione di far passare il tempo con una birra e facendoci una bella foto di gruppo grazie alla macchina di Alex che ancora aveva delle foto a disposizione. Poi finalmente ecco comparire batterista, chitarrista e bassista degli Opeth. La calca attorno alle transenne aumenta esponenzialmente mentre tutti cercano di stringere una mano, ottenere un autografo, una foto insieme o solo scambiare due parole.

Noi di TrueMetal.it riusciamo ad ottenere praticamente tutto quello che potevamo desiderare (a quel punto mi sento più che appagato dalla serata, anche in vista di un esame che mi aspettava il giorno seguente, e decido di tagliare la corda insieme alla mia amica Medea di Obscurity Webzine che ringrazio ancora per il passaggio fino a casa, n.d. E-K.).

 

In generale comunque una serata decisamente positiva con l’esibizione di un gran gruppo che si è confermato tra i migliori al mondo anche sul piano “live”, decisamente difficile da dimenticare per tutti i presenti.

 

Alex “Engash-Krul” Calvi

Alberto “Hellbound” Fittarelli