Report: 24/11/04 – W.A.S.P. a Firenze

Di Redazione - 27 Novembre 2004 - 0:15
Report: 24/11/04 – W.A.S.P. a Firenze

3… 2… 1… Rock’n’Roll!
Gli anni passano per tutti ma non per Blackie Lawless: maglia numero 81, Jackson targata Raiders, ginocchiere con frange e calzamaglia nera degna del miglior Robin Hood (quello di Mel Brooks ovviamente). E musicalmente? Nessuna paura. La band è in grande forma e la voce del buon vecchio Blackie non manca all’appello. Se già al Gods Of Metal i W.A.S.P. avevano entusiasmato dando vita a una esibizione da cardiopalma, in quel di Firenze le cose vanno ancora meglio…

I tanti giunti al Tenax vengono immediatamente investiti dalla carica di una band che decide di cominciare come meglio non si può, e dopo la consueta formula d’apertura con il medley a tre (quest’oggi On Your Knees, Inside The Eletric Circus e Hate To Love Me) arrivano altrettanti classici immortali di una giovinezza sfacciata e impudente: un trittico formato da L.O.V.E. Machine, Wild Child e Animal (Fuck Like A Beast) che scatena il delirio sotto le transenne. Senza dubbio questa prima grandiosa mezzora, per risposta del pubblico e attitudine della band, è l’apice della serata.

Molto ben riuscita la seguente Come Back To Black, estratta dall’ultimo The Neon – God Part 2: The Demise, che in sede live, grazie soprattutto ad un palm muting molto marcato, si presenta con un notevole guadagno in potenza e aggressività, divenendo ottimo punto di allaccio tra la prima parte dello spettacolo e la seconda. Eh sì, perché come in un viaggio attraverso la propria carriera, dopo una partenza clamorosa votata alla pura sfrontatezza rock’n’roll degli esordi, i W.A.S.P. cominciano a pescare dai “dischi di mezzo”. Propongono classici come The Headless Children o The Idol, proseguendo in uno show che se perde qualcosa in grinta e groove, guadagna in intensità emotiva e interpretazione, con Blackie Lawless che abbandona la chitarra e si arrampica sulla sua immancabile moto-scheletro cosparso di unguento fluorescente. Il momento più lento e riflessivo viene infranto alla grandissima dall’inno I Wanna Be Somebody, che come da copione chiude il primo set.

Qualche minuto di riposo e i W.A.S.P. si ripresentano sul palco per il bis: è la volta del primo Neon God con The Raging Storm. La band lascia ancora il palco, qualche istante per i cori dei presenti che invocano a gran voce la formazione di nuovo sul palco ed ecco il secondo e ultimo encore: la spettacolare e devastante Blind In Texas, che mette la parola fine a un’esibizione non particolarmente lunga (15 pezzi per circa 80 minuti) ma decisamente più che convinvente.

Ottima prova e promozione a pieni voti dunque per la seconda tappa della visita in terra italica dei W.A.S.P.. Grandissimo Blackie Lawless, trascinatore assoluto, con una voce in serata di grazia completa e una presenza scenica che è ormai una sicurezza. Ben fatta la selezione dei pezzi proposti, che mandano a casa soddisfatti sia i fan della prima ora, quelli che preferirscono i rockers selvaggi dei primi album (presente!), sia coloro che prediligono il nuovo corso più riflessivo e introspettivo. Personalmente mi dispiaccio della mancanza di un paio di nomi come Chainsaw Charlie e Helldorado, quest’ultima tornata in rotazione per questo tour ma non presente nella setlist fiorentina. Lungi da me però avere recriminazioni o rammarichi: lamentarsi di un concerto così vorrebbe dire aver perso il senno…

 

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini