Report: 4/11 Saxon a Trezzo D’Adda
Prima calata italica dei defender inglesi nell’ambito del Lionheart World Tour 2004
Finalmente il 4 di Novembre è arrivato. La prima calata in terra italica del tour mondiale dei Saxon ( le altre date saranno l’11 a Firenze e il 12 a Cortemaggiore ) si è rivelata, come prevedibile, un successo, il trionfo del true fucking metal britannico. La band di Barnsley oggi come oggi è la più “defender” in circolazione, dall’impianto di amplificazione vengono vomitate sul pubblico tonnellate di british metal con marchio di qualità ISO 9001 senza possibilità alcuna di scampo. Il Live Club di Trezzo D’Adda (MI) è un locale atipico, ha la particolarità di essere stato ricavato all’interno di un capannone ma non come di consueto a piano terra, bensì al primo piano!. Sono giunto in prossimità dell’edificio per tempo e già orde di metallari ordinatamente aspettavano che il locale aprisse. I Saxon, come di consueto, sono una delle poche band al mondo “trasversali”, cioè in grado di catalizzare l’attenzione di metallari di varia estrazione musicale. Mi ricordo che ai loro concerti degli anni ottanta si potevano incontrare tranquillamente truci thrashers e colorati glamsters in buona convivenza oltre ovviamente alla consueta fauna di bikers e defenders che non sono mai mancati. In questa data il pubblico era composto da vecchi nostalgici metallari e nuovi adepti che guardavano con curiosità e presumo un pizzico di invidia i vari giubbotti di pelle e i gilet di jeans addobbati da toppe di vecchia memoria e introvabili spille reduci da mille battaglie nei pit. Verso le 20 e 30 iniziano i tedeschi Chinchilla, gruppo hard ‘n’ heavy onesto e solido che ha fornito una buona mezz’ora di sana musica ben supportato dal solito caldo pubblico italiano. La band ha dimostrato di gradire le reazione dell’audience anche perché, e questo è risaputo, in altri paesi i metallari spesso rimangono immobili quando suona il gruppo di supporto e per un musicista un atteggiamento del genere sicuramente non è beneaugurate. Il loro concerto finisce con una cover di un brano dei Kiss fra gli applausi del pubblico. Il palco viene liberato dallo striscione dei Chinchilla e in tutta la sua maestosità si può ammirare il backdrop posto dietro il drum kit: si tratta dell’originale utilizzato dalla band nel tour del 1979 già presente sulla copertina del loro primo lp ‘Saxon’. Riguardo questo fondale di scena conservo un aneddoto che racconterò magari in altra occasione. Il locale nonostante la concomitante data degli Europe a Milano si è ben popolato, l’attesa per l’inizio del concerto degli stalloni dell’autostrada inglese si fa sempre più palpabile e alle 21 e 45, sulle note di “The Return” inizia la guerra dei watt. Lionheart, probabilmente il brano più bello dell’ultimo loro disco, irrompe senza pietà sul campo di battaglia, Biff come di consueto indossa il solito spolverino nero pece che calato sulla sua maestosa figura gli conferisce il titolo di mr. ‘heavy metal’. Jorg Michael, attesissimo e concentratissimo, pesta come un fabbro con precisione chirurgica, Nibbs Carter è il solito animale da palco, uno che fa headbanging anche durante le pause, Paul Quinn e Doug Scarrat come consuetudine vuole rimangono piuttosto “abbottonati” e non concedono molto allo spettacolo visivo. L’impianto a loro disposizione è di qualità e la resa sonora, seppur fottutamente “metallica”, all’altezza della situazione. Durante le due ore scarse della loro performance vengono snocciolati i loro grandi classici del passato unitamente a parecchi brani dell’ultimo Lionheart che dal vivo acquistano, come da prassi, maggior potenza ed impatto.
Tutti i rituali e gli stereotipi di un concerto dei Saxon sono stati rispettati come il pubblico esige: i fischi di Byford durante Motorcycle Man, il siparietto della distruzione del foglietto del set-list, l’atteggiamento gioioso e anti rockstar di tutta la band, il solo di Scarrat prima di Wheels Of Steel, le pose alla Judas Priest durante la finale Denim And Leather. Poco prima di mezzanotte lo spettacolo finisce fra gli osanna degli astanti, si inizia l’assalto alla bancarella del merchandising, si salutano i vecchi amici e poi, ancora carichi di adrenalina ci si rimette in cammino per la lunga strada del ritorno. Durante il viaggio un caleidoscopio di immagini scorre nella mia mente, che “piena” di metallo cari lettori, un’altra notte d’ acciaio da raccontare ai nipoti.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
n.b. : ecco di seguito in linea di massima il set-list, non ho potuto essere più preciso in quanto le stimmate procuratemi dalla balaustra della prima fila al centro dove risiedevo per tutta la durata del concerto non hanno permesso che facessi di più.
The Return
Lionheart
Backs To The Wall
Power And The Glory
Motorcycle Man
Flying On The Edge
Heavy Metal Thunder
Man And Machine
Beyond The Grave
Rock The Nations
Stong Arm Of The Law
To Live By The Sword/Unleash The Beast/To Live By The Sword
Broken Heroes
Dogs Of War
Witchfinder General
20,000 ft
Princess Of The Night
747 (Strangers In The Night)
Crusader
Wheels Of Steel
Solid Ball Of Rock
Denim And Leather