Report Bloody Herald – Bresso 3/11/2006
Report a cura di Marco “Homer_Jai” Ferrari che ringraziamo per il supporto. Buona Lettura.
Bloody Herald , 3/11/2006 Indian Saloon Bresso
Sono sempre ben disposto a passare un venerdì sera con gli amici all’insegna della birra e della buona musica che, le numerose band emergenti, propongono ogni fine settimana esibendosi nei locali meneghini: tra le giovani promesse annoveriamo i nostri “Bloody Herald” e la serata è di quelle ghiotte; da non perdere.
Dopo averli visionati in un altro paio di occasioni ero curioso di capire se, la giovanissima band, si fosse evoluta nell’ultimo periodo, dopo aver dato alla luce l’interessante esordio “Like a Bloody Herald Remains” disco che mi ha impressionato positivamente e lavoro del quale potrete leggere una esauriente recensione sulle nostre pagine.
Al mio arrivo l’Indians Saloon si presenta già sufficientemente gremito e pronto a lasciarsi scaldare dai Desterrador, fautori di un death metal di stampo decisamente classico e tecnicamente molto valido ma la maggioranza dei presenti attende la prova dell’Araldo Insanguinato che inizia dopo un velocissimo (purtroppo) sound check.
La partenza mette subito in chiaro quello che sarà il leitmotiv della serata: una incandescente colata di puro metallo portata on stage con quella energia e sfrontatezza che solo i giovani hanno dentro. Ed è così che i nostri si presentano con la title track del loro esordio discografico, ma è dopo questo “aperitivo” che la mia fame di heavy metal inizia finalmente ad essere soddisfatta; è infatti la volta della stupenda “Blood of a Child”, granitica opener del sopraccitato platter, con i suoi ispirati e trascinanti riff che riescono a portarmi indietro di vent’anni senza per questo risultare già sentiti. Questa è la grande qualità del quintetto dotato di ottime capacità individuali e che ha saputo amalgamarsi alla perfezione.
Le note scorrono veloci e potenti così come la voce di un Adam sempre più a suo agio on stage e che, nonostante i suoni (scadenti) che spesso e volentieri lo coprono, sarà autore di una prova meritevole sia sui passaggi più potenti che su quelli più sognanti ed intimisti.
L’accoppiata successiva è di quelle da togliere il fiato, prima la violenza di “Ashes” seguita senza un attimo di respiro dalle cavalcate di “Demons of the Sands” nella quale la potenza dei riff che fuoriescono dalla chitarra di William si intrecciano con i virtuosi assoli di Matt che se già mi avevano favorevolmente impressionato su disco mi lasciano entusiasta in sede live soprattutto in termini di precisione.
Segue la “prima” assoluta per una nuova canzone targata Bloody Herald, ovvero “Room 33” che, nonostante l’ottima propensione da palcoscenico, ritengo risenta di eccessivi modernismi e forse troppo lontana da quanto abbiano sino ad ora composto.
Dopo tanto metallo scottante è il momento di riprendere fiato con la cupa “Silence”, brano nel quale il sempre presente basso di Jack diviene, almeno inizialmente, l’assoluto padrone.
Si giunge così, fin troppo velocemente, al gran finale della band che ha inizio con quella “Metamorphosis” che si è dimostrata essere la miglior canzone del bel debutto e che in sede live aiuta a mettere in mostra il lato migliore della band, sia a livello tecnico, che emotivo.
Tocca poi alle incandescenti cavalcate di “Fearbringer” il compito di condurci all’ultimo atto di questa serata che, come da tradizione, è rappresentato dalla violenza di “Pyomaniac”.
Rimangono i saluti della band che da l’arrivederci ad uno scatenato pubblico composto sia da fedelissimi che da nuovi curiosi, i quali non possono che essere rimasti favorevolmente impressionati dai cinque musicisti.
La strada è quella giusta, di tecnica ce n’è in abbondanza (la sezione ritmica è ottima e solidissima), di classe parecchia e di personalità fin troppa. Insomma le carte in regola ci sono tutte: ai “Bloody Herald” ora spetta il compito di confermarsi, farsi conoscere e bissare l’ottimo debutto, a voi il compito di dare loro una chance e di seguirli dal vivo: non ne rimarrete delusi.
Marco “Homer_Jai” Ferrari