Report: Bud Tribe+Rain+Dark Horizon al Field
L’occasione della Metal Maniac Night al The Field di Carpaneto Piacentino (Pc) mi ha permesso di fare un ideale salto temporale indietro di vent’anni. Questo fin dalla partenza dalla mia ridente??? valle fino a raggiungere l’atmosfera rassicurante della pianura padana nei pressi di Fiorenzuola D’Arda. Si, come più di vent’anni fa, spinto da un entusiasmo mai sopito e rigorosamente da solo, mi sono sparato più di cinquecento chilometri con la mia vecchia ma indistruttibile Alfa, compagna di centinaia di concerti, per gustarmi il vecchio Bud a urlare dalle assi di un palco. Viaggiare in solitudine alla volta di un concerto talvolta può essere terapeutico: mentalmente ci si ritrova in un caleidoscopio di immagini, ricordi, sensazioni che riportano a situazioni passate. La compagnia di un disco dei Cloven Hoof (A Sultan Ransom) contribuisce poi alla creazione di quest’atmosfera surreale e magica, guidando nell’affascinante campagna padana. Ci si sente un po’ protagonista di quei vecchi film di Pupi Avati, dove gli orizzonti sono rappresentati da una cascina romagnola e da un cartello stradale di una piccola frazione. Altro che Route 66 o Monument Valley! (sto scherzando, ovviamente!). Mi sono probabilmente fatto un po’ trasportare dalla vena epica e poetica ma anche questo è heavy metal, anzi! Forse soprattutto questo è heavy metal: sensazioni ed emozioni evergreen!
Era la prima volta che mi recavo al Field: un caratteristico pub in legno con ampi spazi per qualsiasi esigenza. Appena parcheggiato la macchina in una strada poco distante, dopo aver notato la mitica Ford Capri dei Rain in bella mostra di fronte alla location, le note del soundcheck della Bud Tribe mi hanno subitamente rapito. Arrivando per tempo ai locali di questo tipo infatti si può beneficiare, come in questo caso, di ulteriori note profuse dalle varie band. Appena dopo il soundcheck c’è stato l’incontro con il grande Daniele “Bud” Ancillotti, ex singer della Strana Officina, mitico personaggio dell’HM italiano, portatore di una carica di umanità e di entusiasmo che hanno davvero pochi pari nel nostro paese. L’occasione è stata propizia per fare un ulteriore tuffo nel passato discorrendo di buono e sano HM con i due ex Sabotage (ora nei Bud Tribe) Dario Caroli e Leo Milani. In particolare io e Dario abbiamo disquisito riguardo le differenze nel suono dei Saxon dopo gli avvicendamenti dietro le pelli dei vari Pete Gill, Nigel Glockler, Fritz Randow e l’attuale Jorg Michael.
DARK HORIZON
Verso le ventitré hanno inizio le “danze”: è la volta dei Dark Horizon, promettente gruppo di power metal nostrano che alterna parti rocciose a inserti di tastiere e di flauto. Senza inventare niente hanno saputo comunque scaldare l’audience con una prestazione dignitosa mista a una provata presenza scenica sul palco. Ci credono e lo fanno con entusiasmo: penso siano le cose fondamentali per divertirsi e divertire.
Dark Horizon (foto)
RAIN
Dopo la mezz’oretta abbondante dedicata agli opener, i bolognesi Rain si impossessano del palco con la grazia di un elefante africano in una cristalleria, come da copione. Sono intriganti, rumorosi e estroversi. Queste loro peculiarità si riversano da sempre nella musica che fanno: HM puro e diretto figlio degli anni ottanta. Le bordate si sprecano, oltre alla prova sopra le righe dell’istrionico Amos ho visto molto in forma il singer Tronco, animale da palcoscenico consumato che anche in quest’occasione non si è di certo risparmiato. I Rain sono, prima di essere una band, un gruppo di amici (casinisti) e questa complicità traspare in ogni loro concerto. Il tempo a loro disposizione era quello che era e i nostri hanno dovuto condensare il loro set-list, traboccante di classici, che il pubblico ha veramente gradito. Finale scoppiettante con l’inno Only for the Rain Crew: pezzo che è già nella storia del metallo made in Italy.
Rain (Amos)
Set list:
01 Wings
02 Energy
03 Odyssey
04 Network
05 Headshaker
06 Rock ‘n’ Roll
07 Only for the Rain Crew
BUD TRIBE
Dopo la convincente prova dei Rain l’atmosfera si carica di adrenalina: di lì a poco una leggenda del metallo italiano calcherà (è proprio il caso di sottolinearlo, vista la sua mole) le assi del Field. Sto parlando di Bud Ancillotti, icona vivente di un certo modo di fare e intendere la musica: lontano dai riflettori, senza clamore, con tonnellate di entusiasmo che hanno permesso a lui e ai suoi pard di continuare a suonare da più di venticinque anni su palchi prestigiosi così come in fumosi pub dimenticati da Dio. Oltre al Bud alla voce i Bud Tribe sono composti dallo storico bombardiere dei Sabotage Dario Caroli, dal fratello di Bud Sandro “Bid” al basso e dal chitarrista (ex Sabotage ultimo periodo) Leo Milani. Per gli amanti (molti) del metallo anni ottanta un ensemble di prim’ordine! Il concerto si apre con Face The Devil, subito seguita da Black Widow: i suoni sono massicci e potenti, la band è affiatata e si permette di svisare a dismisura in base alle reazioni del pubblico, l’impegno e la dedizione di Bud sono da premio Nobel. Dopo la storica Starrider (cantato in italiano e chorus inglese) Bud e soci propongono un pezzo in lingua madre che finirà sul prossimo lavoro della band toscana: il titolo è bene augurante, si tratta di Non Finirà Mai. Segue una delle mie song preferite di sempre: la struggente Dark Knight, poi è la volta di Roll the Bone fino ad arrivare a un cavallo di battaglia della Strana Officina: la devastante Non sei Normale. E’ l’apoteosi, sotto il palco è una bolgia, l’headbanging coinvolge tutti, compresi i colleghi Alex Ventriglia e Sandro Buti di Metal Maniac oltre a tutti i metallari presenti nel pit! Rock ‘n’ Roll Tribe, dopo una pioggia di metallo del genere fatica a decollare ma ci pensa un inno come Metal Brigade a ristabilire a livelli di guardia il tono dell’adrenalina della serata. Inaspettatamente, e di questo lo ringrazio di cuore, Bud mi ha onorato dedicandomi il pezzo e non sto parlando di un brano qualunque, sto parlando proprio di Metal Brigade, una delle canzoni più belle dell’intera discografia della Strana Officina! Il concerto si chiude con Officina, un melting pot di metallo incandescente che dà la mazzata definitiva a un audience ormai stremata! Cosa posso aggiungere dopo un performance del genere? Niente! Chi si è mosso per vedere la Bud Tribe è stato ampiamente ripagato, gli assenti come sempre in questi casi hanno torto e potrei finire qui. Oltre alla maiuscola prova di Bud al microfono, Dario Caroli dietro le pelli ha pestato come un fabbro, dimostrando di non avere perso un’oncia di cattiveria e di talento dai tempi dei gloriosi Sabotage. Leo Milani alla chitarra non lo scopro di certo io: è una garanzia e per di più si diverte come un ragazzino quando suona. Sandro Bid Ancillotti è l’alter ego di Bud, meno spettacolare degli altri ma professionale e granitico.
Grande nottata di inizio luglio 2005: grazie Bud Tribe, esempi viventi di dedizione al metallo.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Bud Tribe (Bud)
Set list
01 Face the Devil
02 Black Widow
03 Starrider
04 Non Finirà Mai
05 Dark Knight
06 Roll the Bone
07 Non Sei Normale
08 Rock ‘n’ Roll Tribe
09 Metal Brigade
10 Officina