Report Concerto Angra (Milano 10/03/2002)
La rinascita degli Angra continua con un tour europeo che ha toccato anche Milano e noi di Truemetal eravamo li per voi!
Eduardo Falaschi |
Eccoci qui per il report del concerto degli Angra del 10 Marzo al Transilvania Live! di Milano. Arriviamo al locale giusto quando sta iniziando il gruppo spalla della serata, i Silent Force. L’atmosfera si presenta gia calda, infatti il locale è quasi pieno e il gruppo fa di tutto per mantenere vivo lo spettacolo e ci riesce benissimo, il cantante soprattutto si da un gran da fare sul palco e durante una delle canzoni presentate si lancia addirittura in mezzo al pubblico.
Passiamo però al pezzo forte della serata. Al suono dell’intro di Rebirth! salgono sul palco gli Angra che subito partono con uno dei pezzi migliori dell’ultimo album: “Nova Era“. Purtroppo la qualità sonora non è delle migliori (molto meglio la serata dei Grave Digger) ma la band è veramente in gran forma e Falaschi salta in giro per il palco come un furetto impazzito, scuotendo la capigliatura (che a dire il vero non è lunghissima) per tutto il tempo.
Kiko Loureiro |
Una nota curiosa sta nell’abbigliamento di Kiko Loureiro (chitarra), infatti si presenta sul palco con la maglia numero 9 dell’Inter (quella bianca da trasferta)……sarà un tifoso di Ronaldo?!? Falaschi invece si presenta con il suo look classico, maglietta e chiodo, che intelligentemente si toglie in fretta considerando il caldo non indifferente del locale.
Il concerto si snoda in maniera abbastanza logica con un mix di canzoni tra album nuovo e vecchi successi. Da Rebirth! alla fine vengo fatte tutte le canzoni tranne “Visions Prelude” che è strumentale. Dagli album precedenti vengono prese in ordine: “Angels Cry“, “Metal Icarus“, “Make Believe“, “Nothing To Say” con relativa intro e la osannata “Carry On“. Ovviamente non manca l’assolo in sonorità brasiliana che è un po’ il marchio di fabbrica della band.
Falaschi fa di tutto per intrattenere i fans, per esempio nella parte centrale di “Metal Icarus” divide il pubblico in 2 parti e inizia una sfida a chi risponde nel miglior modo agli “YEAH!” che lui lancia, per la cronaca vince la parte sinistra :). Ottima anche la prestazione del batterista Aquiles
Aquiles Priester |
Priester che gode anche di un assolo personale dopo “Make Believe” in cui ci dimostra tutta la sua bravura sfoggiando precisione e velocità notevoli dando anche spettacolo nel roteare le bacchette a velocità assurde. Poco da dire su Rafael Bittencourt e Kiko Loureiro, sono dei chitarristi e compositori favolosi e insieme ad Andre Matos erano l’anima degli Angra, quindi non ci si stupisce che abbiano fatto un ottimo lavoro col nuovo album. Un po’ in ombra invece il bassista Felipe Andreoli che comunque fa il suo lavoro in maniera egregia.
Adesso passiamo alla nota dolente del concerto. Per quanto riguarda le canzoni del nuovo album Falaschi non ha avuto nessuna difficoltà ma con le canzoni degli album precedenti si è notato parecchie volte la sua difficoltà nel raggiungere le note e cambi di tono di Matos (e non è facile farlo). Sentire “Carry On” o “Nothing To Say” cantate da Falaschi non è certo il massimo, ma in fondo penso che pochi al mondo abbiano la flessibilità e l’altezza vocale di Matos, quindi non si può pretendere molto da Edu che comunque da il massimo con buoni risultati.
Rafael Bittencourt |
Stranissimo il finale del concerto, infatti dopo “Carry On”, canzone con la quale tutti si aspettavano la fine del concerto, gli Angra inziano una serie di assoli chitarra/basso per partire con una cover di “The Number Of The Beast“. Non so se sia stata una scelta molto azzeccata, ma secondo me è stata una provocazione per far sentire che Falaschi sarebbe potuto essere il cantante degli Iron Maiden al posto di Blaze e avrebbe fatto sicuramente meglio (n.b.: Falaschi era arrivato in finale nei provini per la scelta del nuovo cantante dopo Dickinson). In effetti la cover è stata cantata benissimo e ancora una volta mi chiedo: “Perché hanno preso Blaze????“.
In conclusione buon concerto, Angra più vivi che mai, rinati sia musicalmente sia fisicamente (al Gods del ’97 sembravano degli zombi).
Grazie a Keledan per la collaborazione e per il supporto.