Report Concerto Iced Earth (Milano 10/02/2002)
Con un certo ritardo, arriva il nostro report della serata di Milano degli Iced Earth. Bando alle ciance, quindi, che vi abbiamo già fatto aspettare abbastanza!Iced Earth live in Italy – Rolling Stone (Milano)
Se negli ultimi anni si continua a parlare di una lenta ma inesorabile rinascita del movimento power americano, parte del merito va sen’ombra di dubbio a band come i Savatage, i Riot e naturalmente gli Iced Earth. I quali, nonostante le mille avversità di un mercato discografico “boicottato” come quello degli USA, sviato dai trends e dalle mode impartite da un coloso sormontabile come MTV, continuano imperterriti a proporre dell’ottima musica rivolgendo prevalentemente le loro attenzioni al pubblico europeo, che senz’ombra di dubbio rappresenta il zoccolo duro per tutti gli amanti di certe sonorità diciamo old fashioned.
Visti più volte dal vivo, sia in video che nella loro ultima apparizione sul palco del Gods of Metal di qualche anno fa, sapevo già che la serata del 10 febbraio sarebbe stata una prova del fuoco sia per il sottoscritto che per il grande capo Keledan (Eja, devo ammetterlo NdK), che a quanto pare conosceva poco il quintetto americano.
Ci siamo, in parte, gustati un concerto di tre ore ed un quarto in un continuo turbinio di forti emozioni regalateci da una band che ci ha saputo trasportare indietro nel tempo facendoci ripercorrere la propria carriera musicale sin dai suoi primi passi. Infatti il concerto della band floridiana è stato diviso in tre set con scenografie differenti, che ricalcavano di volta in volta i vari periodi degli Iced Earth dal “denim and leather” degli inizi, all’amore per certe ambientazioni fanta/storiche di metà carriera, all’ultimo periodo di passione per certi moovie gothic/horror. Naturalmente la partenza dello spettacolo è di quelle che lasciano il segno, infatti il sipario si alza che già le note della tellurica “Iced Earth” si spandono per tutto il Rolling Stones gremito da una frangia di fans davvero assatanati ( oddio, non saremo certo in Grecia ma l’affluenza è stata più che buona, NdBeppe). Si nota subito che il sound non è dei migliori, e per il proseguio della serata la situazione migliorerà lievemente, con la batteria unico strumento a rimanere penalizzata per tutto il concerto. La band si muove bene sul palco guidata da un Jon Schaffer in stato di grazia in grado di lesinare potenza e classe per tutto lo spettacolo coadiuvato dal mastodontico Matthew Barlow, sicuramente uno dei migliori screamer dell’ultima generazione, che si dimena come un dannato per tutto il palco regalandoci momenti di pura estasi sonora che ha nella telluriche “Brainwashed“, “Angels Holocaust” e naturalmente “Stormrider” il culmine della prima parte.
Ci fermiamo per una meritata birra e qualche sigaretta anticonvenzionale (chi ha voluto capire, ha capito NdBeppe), che già la band riattacca con l’accoppiata “Burning Time” e “Vengeance Is Mine“, la prima cosa che notiamo è il cambio di scenografia che stavolta trae ispirazione dal pluricelebrato “Something Wicked This Way Comes” ; come previsto perdo di vista il Keledan che si tuffa in prima fila per una serie infinita di foto, finchè non me lo ritrovo a fianco a me a cantare a squarciagola il coro della stupenda “Watching Over Me“: davvero emozionante.
La band continua imperterrita a “vomitare” sulla folla accorsa tonnellate di metallo rovente, anche se a metà concerto ci accorgiamo che il power/thrash degli Iced Earth non è più fra le nostre priorità principali, e ci concediamo un’altra pausa forzata, meno male. Al bar del locale scambiamo quattro chiacchiere con qualche metallaro della vecchia guardia e con i colleghi di Metallus e Metal.it, ed entrambi ci troviamo concordi che l’idea delle tre ore di concerto non è che sia stata proprio azzeccata al 100%, ma nonostante le nostre critiche il pubblico rimasto in sala continua a divertirsi e ad inneggiare a gran voce la band statunitense.
Stravaccati sul divano, giuro la stanchezza si faceva sentire in maniera impressionante ( il sottoscritto è partito alle 13 in punto da quel di Cuorgnè, NdBeppe), assistiamo all’ennesimo cambio di palco che ci proietta al nuovo corso del quintetto farcito di lupi mannari, streghe e bambini assatanati, che cercano di ricreare l’atmosfera dell’ultimo album “Horror Show” che alle splendide “Damien“, “Jekyll & Hide“, “Frankenstein” e “Dracula” alterna la splendida interpretazione di “Transilvania” che, come previsto, è accolta da un’ovazione impressionante da parte del pubblico. Dopo questa parte il sipario si alzerà un’altra volta per il bis rappresentato dalla splendida “My own saviour“, non mi resta che ammettere la grandezza e la professionalità di una band che, ora come ora, è uno dei perni sui cui ruota il futuro del classic metal moderno, e se il futuro della nostra amata musica deve dipendere da band di spessore come gli Iced Earth, beh possiamo dormire sonni tranquilli.
Report di Beppe Diana, foto e impaginazione di Keledan.