Report: Crying Steel (S. Damaso – MO, 31/03/07)
Freschi d’uscita dello strepitoso The Steel Is Back!, i bolognesi Crying Steel scelgono lo spazioso People of Art di S. Damaso (MO) per presentare al pubblico un disco atteso da vent’anni. Assorbito lo strappo della dipartita di Alberto Simonini, costretto per problemi di salute ad abbandonare la band che aveva contribuito a fondare, Luca Bonzagni (voce), Franco Nipoti (chitarra), Angelo Franchini (basso) e Luca Ferri (batteria) ufficializzano l’ingresso in pianta stabile di Max Magagni, vecchia volpe della scena tricolore con all’attivo trascorsi nei Midway e un’esperienza solista risalente a qualche anno fa. Aspettative e morale sono alle stelle dopo il bagno di folla del Play it Loud: tutto lascia presagire una serata all’insegna dell’HM più genuino, per la gioia di nostalgici (tanti che hanno superato gli anta all’appello) e nuove leve.
Koritni.
A inaugurare la serata ecco i giovani Koritni, direttamente dall’Australia. Il quintetto, che ha già supportato nientemeno che gli immortali Scorpions, confeziona un sound a metà tra echi losangelini e la sempreverde influenza degli AC/DC. Il materiale presentato, pur non originalissimo, non difetta di grinta e passaggi orecchiabili, ma i Nostri devono ancora migliorare in termini di presenza scenica e coinvolgimento del pubblico; a onor del vero la band non esordisce in un clima favorevole, con gli ancora pochi spettatori più intenti a familiarizzare con le bariste del locale (quadro in parte risolto dalla cover di Welcome to the Jungle), ma ci sarà tempo per migliorare e tornare con un ruolo da protagonisti. In bocca al lupo!
Crying Steel.
Vent’anni fa usciva On the Prowl, una delle testimonianze più fulgide di tutto il panorama hard n’ heavy tricolore, un LP che avrebbe lanciato i Crying Steel nel gotha italiano e che, paradossalmente, ne avrebbe incarnato il canto del cigno. Dal 2003 i bolognesi sono di nuovo riuniti e, nonostante un travagliato ritorno sulle scene (afflitto di recente dalla defezione di Alberto Simonini), il 2007 sembra essere l’anno buono: lo urlano le note di The Steel Is Back!, rientro in grande stile senza concessioni ad alcun trend musicale, e lo ribadisce la prestazione di un complesso più in forma che mai. Luca Bonzagni, che non ha mai meritato l’epiteto di imitatore halfordiano, guida i compagni con la sua caratteristica (e intatta) voce scintillante, trainando il concerto lungo una scaletta che predilige il nuovo senza dimenticarsi del vecchio. Kill Them All e Over My Sins aprono le ostilità come sul nuovo album (che verrà riproposto nella sua interezza), mostrando una formazione in palla sin dalle prime battute: sugli scudi la coppia Nipoti – Magagni (esame superato con pieno merito), che monopolizzerà buona parte dello show a suon di riff granitici e duelli in piena regola. Raptor e Hold Her esaltano più che mai la vena live del nuovo materiale, che si presta a ritornelli esaltanti e facilmente memorizzabili, ma è con la canzone del lupo che lo spettacolo decolla definitivamente: autentica magia. Da qui in poi non si ammettono distrazioni, con le fresche Let it Down e Next Time Don’t Lie (instancabile Luca Ferri dietro le pelli) a fare da lepre per una serie emozionante di perle: Hero, la roboante Death Mother, Time’s A Killer e Ivory Stages, poker d’assi che fa scorticare le mani dagli applausi. La cover di Electric Eye è il preludio a uno degli episodi più attesi della serata: i Crying Steel atterrano dalle parti di On The Prowl, sfoderando il binomio da KO No One’s Crying – Thundergods (capolavoro senza tempo), che suggella un concerto eccellente, messo in piedi da una band in piena forma e pronta a recuperare i km perduti. Il corale tributo a You’ve Got Another Thing Comin’, altro tuffo nel repertorio dei Judas Priest, è un omaggio conclusivo ai fedeli fan accorsi all’evento (perché di Evento si è trattato).
Una grande festa, dunque, che la discutibile gestione dei padroni di casa (la fatidica tiritera ARCI sì / no, con promesse e smentite che si sono rincorse sin dai giorni precedenti) non è riuscita a rovinare. Meritata cornice per un gruppo che ci crede ancora e ha tutte le carte in regola per sognare.
Alberto, mancavi solo tu.
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud
Setlist:
01 Kill Them All
02 Over My Sins
03 Raptor
04 Hold Her
05 Running Like a Wolf
06 Let it Down
07 Hero
08 Next Time Don’t Lie
09 Three Times
10 Night Owl
11 Death Mother
12 Time’s A Killer
13 Hands High
14 Ivory Stages
15 Agony
16 Hellion – Electric Eye
17 No One’s Crying
18 Thundergods
19 You’ve Got Another Thing Comin’