Report: Dark Tranquillity, Poisonblack e Fear My Thoughts (1 e 4-11-08, Bo/Tv)
01 Novembre 2008 –
Estragon (Bologna)
Parole di Angelo D’Acunto e Lorenzo Bacega
Foto di Angelo D’Acunto
Approda anche a Bologna il Where Death Is Most Alive Tour,
ghiotta
occasione per rivedere i Dark Tranquillity in qualità di headliner dopo le ultime apparizioni nei festival estivi come Gods Of Metal 2007 ed Evolution
2008. Per l’occasione, la band svedese è accompagnata dai due compagni
d’etichetta Fear My Thoughts e Poisonblack. Sebbene i due
opening-act prescelti offrano una proposta musicale che si allontana nettamente
dalle coordinate stilistiche della band svedese, per loro questo è il giusto
pretesto per promuovere i rispettivi nuovi full-length in giro per l’Europa.
Fear My Thoughts
Ad aprire la serata ci pensano i Fear My Thoughts, quintetto tedesco formatosi
nel 1998 e autore di un Metal-Core piuttosto robusto con svariate aperture
melodiche. Davanti a un pubblico ancora poco numeroso, la band di Friburgo cerca
di catturare l’attenzione travolgendo i presenti con una prova davvero potente e
precisa, sorretta da un’ottima sezione ritmica. Nonostante questo c’è da
rimarcare che complessivamente la presenza sul palco della band non è certo
delle migliori, e che il vocalist Martin Fischer (che per l’occasione sfoggia
un’inguardabile camicia stile western dai colori accesi) benché davvero ottimo
nelle parti pulite lascia in parte a desiderare nelle parti più tirate. Aldilà
del genere proposto che può piacere o non piacere, si ha l’impressione di avere
a che fare con una band ancora in rodaggio e alla ricerca della propria
dimensione per quanto riguarda le esibizioni dal vivo.
Lorenzo Bacega
Poisonblack
Dopo una breve pausa tocca ai Poisonblack con il loro Gothic metal ricco di
venature rock salire sul palco dell’Estragon, mentre la folla comincia a
riempire lentamente il locale. Conosciuti soprattutto come side-project di Ville Laihiala, ex-frontman degli ormai sciolti Sentenced, i
Poisonblack sono ormai da
considerare una realtà musicale ben consolidata giunta al terzo disco in studio:
ed è proprio sull’ultima fatica della band finnica, quel A Dead Heavy Day
uscito pochi mesi fa e di cui si parla molto bene, che verte principalmente la
scaletta (piuttosto corta) dello spettacolo. Nonostante il tempo a disposizione
sia davvero poco (mezz’ora circa a disposizione anche per loro), possiamo
ammirare una band in gran spolvero, autrice di una prova maiuscola, potente e
precisa di fronte a un pubblico che, nel frattempo radunatosi numeroso a
osservare questo spettacolo, dimostra di apprezzare particolarmente, lanciandosi
in lunghi applausi e ripetute ovazioni. Una prova assolutamente convincente
quindi, penalizzata però dal tempo ristretto lasciato ai cinque finnici.
Lorenzo Bacega
Dark Tranquillity
In perfetto orario sulla tabella di marcia, ecco salire sul palco dell’Estragon
gli headliner della serata, i Dark Tranquillity. La formazione svedese è sempre
stata una vera e
propria garanzia per quanto riguarda la resa dal vivo, ma c’è da dire che per quest’occasione, nonostante le forze della band si siano concentrate sopratutto
in occasione della data milanese (per la quale è stato registrato anche il DVD
ufficiale), la forma dei singoli è stata perfetta, sopratutto con uno Stanne
coinvolgente come frontman e impeccabile per quanto riguarda la prova vocale.
Magistrale anche la prestazione della coppia Sundin/Henriksson, bravissimi a
ricreare un muro di suono difficile da abbattere; preciso anche l’operato della
sezione ritmica, con il nuovo arrivato Daniel Antonsson sempre a suo agio su
tutti i pezzi proposti in scaletta. Setlist ben bilanciata che offre un occhio
di riguardo all’ultimo Fiction, ma senza tralasciare il resto della discografia
del combo svedese. L’unico rammarico potrebbe essere rappresentato dall’esclusione
di Skydancer, ma la carne al fuoco è tanta e la band ha fatto del suo meglio per
accontentare tutti i presenti. Positiva anche la risposta del pubblico
bolognese, numeroso e sempre pronto a supportare Stanne e soci con applausi ed ovazioni
strameritate.
La partenza è di quelle al cardiopalma: il quadruplo attacco composto da The Treason Wall/New Build/Focus Shift/The Lesser Faith non lascia alcun scampo ai
presenti della data bolognese. Con il restante della setlist il ritmo non
accenna a calare per niente; è tutto un susseguirsi di emozioni che scaturiscono
fuori da quelli che possono essere considerati certamente come i migliori pezzi
del repertorio a disposizione della band. Su tutte spiccano l’ormai immancabile
classico Wonders At Your Feet, una Punish My Heaven coinvolgente come non mai e
tutta la raffinatezza di The Mundane And The Magic, quest’ultima capace di
convincere molto di più rispetto ad una versione su disco già emozionante di
suo. Restano da segnalare una resa sonora quasi perfetta (peccato solo per la
qualità altalenante dei suoni di tastiera) e la curiosa, ma ugualmente
efficace, scelta di inserire in scaletta tutte le opener presenti in ogni disco.
Per il sottoscritto, sarebbe stato ancora meglio poter ascoltare qualche altro
innesto dal capolavoro Damage Done, ma per il resto non c’è veramente niente da
ridire sulle scelte di una band che, anche per quanto riguarda le situazioni
live, non è sicuramente una sorpresa, ma bensì un’effettiva conferma.
Angelo D’Acunto
04 Novembre 2008 – New Age (Roncade, Treviso)
Parole di Pier Tomasinsig
Foto di Sara Tracogna
I Dark Tranqullity sono una vecchia conoscenza per il pubblico Trevigiano, se è
vero che il New Age di Roncade ha rappresentato, negli ultimi anni, praticamente
una tappa fissa per ogni tour degli svedesi. Il pubblico veneto, d’altro canto,
li ha sempre accolti con entusiasmo e partecipazione. Così è stato anche in
occasione del concerto tenutosi lo scorso martedì 4 novembre, che ha visto
esibirsi proprio lo storico combo di Göteborg in veste di headliner, con i
tedeschi Fear My Thoughts e i finlandesi Poisonblack a fare da “spalla”; un
pacchetto tanto ricco quanto eterogeneo dunque (forse fin troppo), che non ha
mancato di attirare un buon numero di spettatori, sebbene -palesemente- la
grande maggioranza degli stessi sia accorsa solo per assistere all’esibizione
degli alfieri dello swedish death.
Fear My Thoughts
Sono appena passate le nove di sera ed ecco i Fear My Thoughts prendere
posizione sul palco, determinati a “scaldare” un pubblico per la verità ancora
abbastanza esiguo. I Tedeschi, autori di un metalcore dalle sonorità molto
moderne con elementi di death melodico, sono freschi dell’inserimento in
formazione di Martin Fischer a sostituire lo storico singer Mathias Ockl;
è l’occasione giusta dunque per vedere all’opera il nuovo cantante, e per
valutare l’impatto in sede live dei pezzi tratti dal recentissimo Isolation, album che
ha segnato una notevole virata stilistica in casa Fear My Thoughts.
Invero, il nuovo vocalist si dimostra all’altezza della situazione: Fischer
tiene il palco con dinamismo e grande entusiasmo, conversando con il pubblico in
modo affabile e fornendo una prestazione più che onesta, seppure verso il finale
mi ha dato l’impressione di essere un po’ in difficoltà nelle parti “urlate”.
Buona la prova di Markus Ruf e Patrick Hagmann alle chitarre, tra riff pesanti e
stoppati dal sapore un po’ “nu” e passaggi più veloci, melodici e immediati in
cui la componente melo-death si fa sentire maggiormente. Direi che in generale
dal punto di vista tecnico esecutivo i nostri si sono difesi più che bene, anche
grazie a suoni nel complesso all’altezza della situazione. La proposta musicale
dei tedeschi appare certamente ricca di spunti e di soluzioni che mostrano a
volte una pregevole complessità e tecnicismo, anche se personalmente ho
avvertito un certo calo di interesse sulla lunga distanza: insomma, bravi ma a
volte poco coinvolgenti.
Poisonblack
Il tempo di un rapido cambio di palco ed è il turno dei Poisonblack dell’ ex
Sentenced Ville Laihiala. Se confrontata al moderno e complesso metalcore dei Fear My Thoughts, la proposta musicale dei finlandesi risulta certamente molto
più immediata ed orecchiabile: un mix piuttosto riuscito tra heavy metal di
stampo ottantiano -con forti radici hard rock- e sonorità gothic, per lo più
espresse nell’uso delle tastiere. Lo show dei Poisonblack è diretto e senza
fronzoli, all’insegna di quell’attitudine hard rock che indubbiamente riveste
non poco peso anche nella loro musica, in un certo senso enfatizzata da suoni
“ruvidi” non proprio pulitissimi. In effetti si potrebbe avvertire una certa
disomogeneità tra i pezzi maggiormente improntati ad atmosfere goth, che tendono
ad essere prevalentemente incentrati sulle parti di tastiera, a costo di
risultare un po’ “patinati”, e le tracce più recenti, dove a farla da padrone
sono riff quadrati, melodici e potenti e refrain tanto classici quanto catchy e
dove la tastiera di Marco Sneck si eclissa quasi del tutto. La prova generale è
ad ogni modo convincente e, pur se non sempre precisissima, certamente efficace,
soprattutto nelle canzoni che suonano più “heavy old-style”. Unica piccola nota
critica è stata la sensazione di una certa monotonia di fondo. I finlandesi sono
bravi, preparati e hanno l’attitudine giusta per divertire, ma i pezzi sembrano
mostrare poca varietà e alla lunga possono risultare stancanti.
Dark Tranquillity
Come già si era detto, i Dark Tranquillity sono in un certo senso di casa al
New Age, dove I fan veneti hanno avuto, negli ultimi anni, non poche occasioni
di gustarseli dal vivo, rispondendo sempre con calore e -bisogna dirlo- grande
affetto. Tanto è vero che anche oggi, al momento in cui lo show degli svedesi si
appresta a cominciare, il locale è a dir poco gremito di gente impaziente ed
entusiasta. Gli stessi Dark Tranquillity sembrano respirare quest’atmosfera di
aspettativa e danno il proverbiale fuoco alle polveri con un trittico iniziale
di sicuro effetto sparando, nell’ordine, The Treason Wall, The New Built
e Focus
Shift. L’impatto iniziale è impressionante: gli svedesi appaiono da
subito molto affiatati ed in perfetta forma, anche se i suoni inizialmente
lasciano a desiderare, un po’ impastati e mal bilanciati, con il basso in
particolare che nei primi due pezzi è quasi assente. Dopo qualche accorgimento
il discorso inizia decisamente a cambiare proprio con Focus Shift e la successiva
The Lesser Faith, in cui i suoni risultano più pieni e potenti e il basso torna ad
essere in evidenza. Il pubblico nel frattempo si è esaltato parecchio, come lo stage-diving
pressoché ininterrotto sembra confermare. Va detto che i Dark Tranquillity si dimostrano tutt’altro che infastiditi da tanta foga da parte dei
fan, in particolare il buon Stanne, perennemente insidiato da spettatori che,
saliti sul palco, smaniano per cantare qualche strofa assieme a lui. Il frontman
non si tira indietro e, anzi, sembra divertito dalla situazione. Tanto per non
allentare la presa, si prosegue sulle note dell’amatissima e ormai classica
Wonders At Your Feet e della devastante Lost To Apathy, sempre una garanzia
in sede live. Si torna al nuovo album con Inside The Particle Storm, pezzo dai
toni apocalittici, molto freddo e inquietante, che avevo apprezzato molto su
disco e che non mi aspettavo avrebbero riproposto dal vivo. La scelta, che
avrebbe potuto essere considerata “azzardata”, data la particolare atmosfera di
cui la traccia è pervasa, si rivela invece vincente: un momento inquietante ed
introspettivo dopo la prima mezz’ora al fulmicotone, luci blu soffuse e Stanne
che va a raggelare tutti i presenti con un’interpretazione drammatica, da
brivido. Si resta ancora per un po’ sul recente Fiction con la
successiva Nothing
To No One, prima di fare un salto indietro nel passato con la splendida
Edenspring,
dall’amatissimo classico The Gallery, eseguita dai Dark Tranquillity
con un’abilità che rasenta la perfezione, seguita a ruota da Insanity’s Crescendo,
interpretata da Stanne con trasporto degno di encomio. La scaletta dunque,
seppur come prevedibile incentrata sui pezzi dell’ultimo album, non manca certo
di classici, così come non disdegna di regalare alcune sorprese, come l’opener
di The Mind’s I Dreamlore Degenerate, altra traccia
eseguita raramente dal vivo negli ultimi anni. è la volta di Misery’s Crown, pezzo che personalmente
non avevo apprezzato più di tanto su disco, giudicandolo un po’ banalotto, ma
che dal vivo sortisce l’effetto sperato, grazie al refrain molto orecchiabile
che ovviamente il pubblico canta a squarciagola. Ci si avvicina alla conclusione
con l’immancabile Punish My Heaven, sempre in grado di strappare più di
un’emozione ai fan di vecchia data come il sottoscritto e come sempre eseguita
con una perizia ai limiti del virtuosismo. Si chiude sulle struggenti note di
The Mundane and The Magic, per realizzare i cori femminili della quale
Stanne
è ricorso all’ausilio delle fan presenti in prima fila, e della martellante
Final Resistence. Al di la della bravura e della freschezza che i
Dark Tranquillity stasera hanno dimostrato, davvero impeccabili in ogni reparto
(compresa la “new entry” Daniel Antonsson), resta la sensazione di un concerto
coinvolgente e “sentito”, tanto dai molti spettatori accorsi quanto dalla stessa
band, come i calorosi ringraziamenti finali -che in questo caso sono sembrati
tutt’altro che di circostanza- stavano a dimostrare.