Report: Death SS al Krossower di Scordia (CT) 04/06
E’ probabile e legittimo che molti non crederanno a quanto scriviamo, ma i Death SS giungono per la prima volta in Sicilia soltanto nel 2005, per via dei problemi che notoriamente ostacolano i concerti a sud di Roma, cioè mancanza di spazi adatti e di organizzatori validi. A questi danni, a volte, si aggiunge la beffa, proveniente dalle gerarchie ecclesiastiche che, anziché evitare scandali che tutti ricordano, dato che ebbero risonanza su tutti i telegiornali (come il caso dei preti pedofili o la vicenda delle emissioni elettromagnetiche fuori norma della loro emittente radiofonica, per citare solo due avvenimenti), invadono sistematicamente la laicità dello Stato, direttamente o tramite alcuni politici, loro lecchini quasi sempre per carriera e non per fede, per impedire che i ragazzi siano “traviati” dall’heavy metal, secondo loro unica causa dei mali del mondo (se non è malafede questa…). Noi non ci sentiamo affatto traviati, naturalmente, pur seguendo l’heavy metal da più di un decennio, anzi ci reputiamo più onesti di molti appassionati di musica napoletana.
Di boicottaggi e annullamenti è piena la storia dell’heavy metal non solo italiano, ma ci sembra giusto ricordare che i Death SS avrebbero dovuto suonare a Modica (RG) nell’ormai lontano 2001, in occasione di “I’m Metal – Primo Sud Metal Fest”, che fu annullato la sera prima grazie ad un sindaco poco lungimirante, di cui volutamente non riportiamo il nome, perché di certo non merita fama imperitura nell’ambito musicale, che è ciò che a noi più interessa. Le scuse ufficiali per un annullamento che almeno poteva essere reso noto preventivamente, e non all’ultimo momento, recando così gravissimi disagi a chi, ignaro, si era già messo in viaggio, furono testualmente che “lo spettacolo avrebbe determinato problemi d’ordine pubblico, ma soprattutto riflessioni negative sul piano dell’immagine positiva della città”. La verità, che tutti noi possiamo immaginare facilmente, era invece che i Death SS davano fastidio a coloro che contano, per via dei loro testi e della loro immagine.
Nel frattempo qualcosa in Sicilia è cambiato, compreso il sindaco di Modica, non certo per vendetta dei metallari, bensì per libera scelta dei suoi compaesani; il Krossower ha così l’onore di ospitare una tra le band più discusse del panorama italiano e mondiale. Circa ottocento persone arrivano a piccoli gruppi, senza calca né incidenti, da tutte le zone della Sicilia e anche dalla Calabria, dato che l’evento è di grande richiamo.
Il telone nero che copre la visuale viene buttato giù a mezzanotte esatta, durante l’intro di “Ave Satani”, che ricorda molto la colonna sonora del film “Il Presagio”, e ci appare il gruppo, trascinato dal leader Steve Sylvester, in mantello lungo e smagliante condizione fisica. Segue “Chains of Death”, ed è il delirio: la gente è trascinata, come in un vortice. Si continua con altre canzoni, tra cui le recenti “Let the Sabbath Begin!!”, parecchio sentita dal pubblico, e “Baron Samedi”, originale e particolare. Si torna al passato con le tastiere che aprono “Cursed Mama”, che prosegue pesante ed intensa, e soprattutto con “Horrible Eyes”, durante l’esecuzione della quale compaiono sul palco un libro misterioso e una modella, a nostro avviso molto carina, di nome Dalila. L’entusiasmo improvvisamente accresciuto conferma che il nostro parere sulla bellezza della modella è condiviso dalla maggior parte dei presenti.
Riconosciamo poi “The Inquisitor”, brano in cui i musicisti fanno sfoggio di una buona padronanza tecnica, ad evidente dimostrazione che l’heavy metal non è solo rumore e massacro sonoro, come molti, purtroppo anche tra noi defenders, credono. Si passa poi alla storica “Terror”; durante il pezzo compare una grande croce che viene incendiata da Sylvester: il pubblico è in visibilio. Segue “Family Vault”, quindi la bellissima “Lilith”, dove la modella stavolta è coperta solo da un velo nero che lascia poco all’immaginazione e molto alla fantasia: in un colpo solo, poesia, arte, sensualità e malizia!
E’ il momento di “Where Have You Gone??”, travolgente; acclamatissima la recente “Hi Tech Jesus”, nettamente industriale, secondo noi un po’ troppo vicina, in alcuni istanti, a ritmiche da discoteca. Comunque sia, la svolta musicale dei Death SS è stata ampiamente discussa negli anni da gente più autorevole di noi, e non è questo il luogo adatto per continuare a parlarne. Non riconosciamo, purtroppo, il brano successivo, perché la voce va e viene, non per carenze vocali di Steve Sylvester, bensì per un problema al microfono e per un’acustica non ottimale: la modella sale ancora sul palco, stavolta in versione sadomaso, con tanto di frusta.
Nella canzone secondo noi più significativa, “Vampire”, Steve beve da un calice, per poi gettare il contenuto sui presenti; Dalila, vestita da suora, tenta di redimere il vampiro mostrandogli un crocifisso. E’ tutto inutile per la derelitta, perché Sylvester se ne impossessa, vampirizzandola: la suora diventa addirittura più assatanata del cantante, tanto da spogliarsi di velo e tonaca e da avvicinare il crocifisso alle parti intime, simulando la penetrazione, in stile “L’esorcista”. Senza alcun dubbio, una scena di grande impatto emotivo e simbolico.
Con “Kings of Evil”, molto applaudita, i Death SS scendono dal palco, dove ritornano presto, richiestissimi, per concedere al pubblico una versione stravolta di “Come to the Sabbath”, dei leggendari Black Widow. Il frontman indossa un copricapo con le corna e un pentacolo in fronte, accompagnato dalla modella, nuovamente in tenuta sadomaso. Si avverte la nostalgia del flauto di Clive Jones, ma è anche vero che non siamo più nel 1970 e alcuni non lo avrebbero apprezzato: l’invocazione “Astaroth” chiude il brano e la leggendaria serata, dopo più di un’ora e mezza.
La scelta della formazione di Pesaro è stata azzeccata, tanto da aver fatto scomodare dalle loro poltrone anche gente che non era mai venuta agli eventi precedenti. Una buona serata dal lato musicale, ottima dal punto di vista teatrale, perfetta come ordine pubblico: lo precisiamo perché, pochi giorni fa, nello stesso posto, un concerto che doveva essere popolato da “pacifisti” ha fatto registrare danni al locale e parecchi parassiti sono entrati senza pagare; con i defenders tutto ciò non è avvenuto, purtroppo per benpensanti e falsi perbenisti, che ci screditano da decenni.
Dicevamo della componente recitativa del concerto: ben vengano le scene rappresentate sul palco, perché servono ad aprire le menti, impresa ancor più ardua in Sicilia, terra secolarmente oppressa da bigottismi imposti dal sistema. “Aprire le menti”, lo precisiamo a scanso di equivoci, non significa profanare tombe o ammazzare la gente, ma soltanto comportarsi in modo più aperto e più evoluto dal punto di vista sociale, visto che siamo nel 2005 e non più nell’ottocento, epoca in cui si cerca di farci tornare a colpi di bombardamenti televisivi monotematici, che la gente subisce quotidianamente, purtroppo senza neanche farci caso.
Giuliano Latina