Report: Esoteric, Darkspace, Hiems, Malasangre 9/12/07 – Mi

Di Redazione - 13 Dicembre 2007 - 17:22
Report: Esoteric, Darkspace, Hiems, Malasangre 9/12/07 – Mi

Atmosfera intima e raccolta per un evento che, come prevedibile, non porta un
pubblico numeroso in quel del Musicdrome, nonostante si esibisse per la prima
volta in Italia, una formazione cardine del funeral doom mondiale. Un concerto
benedetto anche dalle condizioni atmosferiche adatte ai toni della serata, con
una fitta nebbia (la prima della stagione) a porre un alone di immobilità e di
mistero attorno al locale. Buona lettura.

Cliccate sulle immagini per ingrandirle.

MALASANGRE

Apertura della serata affidata ai nostrani Malasangre, che quasi
nell’indifferenza dei pochi presenti all’interno del locale, provvedono a un
rapido soundcheck, fino a quando non entra in scena il cantante, dallo
pseudonimo alquanto curioso, JN-18, che si piazza a ridosso della transenne, con
un ‘espressione tra il solenne e il “buffo”, suscitando un misto di curiosità e
un filo di ilarità nel pubblico. Con tutto il rispetto, un’entrata di scena non
convenzionale. A parte questo, i cinque cominciano una performance che li vedrà
eseguire tre brani, tutti dalla lunghezza spropositata, a occhio e croce una
quindicina di minuti di media ciascuno, proponendo un misto tra sludge, doom,
con leggere inflessioni psichedeliche, tutto molto dilatato, con riff lentissimi
e pattern di batteria ridotti all’osso.




Diciamo subito che musica del genere non è proprio adatta a un contesto live, riuscire a catturare l’attenzione per tutta
la durata dell’esibizione è molto difficile, e i Malasangre rispecchiano in
pieno i timori che gravavano sulla serata… Si ascolta il primo brano, facendo
in tempo a farsi un’dea della band, e poi inevitabilmente si attende la fine
occupandosi di altro. La band non demerita, su tutti si erge la prova sofferta
del frontman, ma se uniamo una presenza scenica ridotta al minimo, a una
proposta a tratti fin troppo esasperata e prolissa, con un po’ poca carne al
fuoco, la frittata è fatta…

HIEMS

A pochi giorni dall’evento si è appresa la notizia che i Forgotten Tomb non
avrebbero partecipato alla serata. Al loro posto troviamo gli Hiems, ritrovando
sul palco comunque un “pezzo” della più celebra formazione piacentina, ovvero
Algol, presente con la sua band originaria. Il regime del concerto è mutato
completamente, con una band feroce, dai suoni taglienti e ruvidi, che riesce a
richiamare le attenzioni dei presenti.




Una buona prestazione, con Algol convincente dietro al microfono (e anche con la chitarra, in un paio di pezzi),
a dimostrazione della caratura di questo polistrumentista, come del resto quella degli altri tre membri. I nostri propongono un black metal che non fa gridare al
miracolo, anche se i brani proposti centrano il bersaglio, ben curati e
ottimamente eseguiti. Sul finale c’è anche spazio per un ospite, Il Colonnello
(vocalist dei Frangar), che arricchisce una prova tutta sostanza.

DARKSPACE




E’ il turno degli svizzeri Darkspace, uno dei act più attesi dal pubblico che
comincia lentamente a “riempire” le prime file, durante la minuziosa
preparazione dei tre che di lì a poco daranno vita a uno dei concerti più
“strani” che abbia mai visto. Cominciamo con l’aspetto puramente visivo: i
nostri si presentano vestiti e truccati in modo uguale, con i due chitarristi,
Wroth e Zhaaral ai lati, e la bassista Zorgh al centro, donando al palco
un senso di simmetria, viste le sembianze e (perfino) l’altezza simile dei due
ai lati. Una fitta e perenne coltre di fumo invade non solo il palco ma anche il
locale intero, una sfera di luce -unico orpello visivo- irraggia lo stage, nel
mezzo del quale i tre rimarranno praticamente immobili per tutta la durata del
concerto. Risulta difficile descrivere a parole la musica dei Darkspace, però
possiamo dire che mai monicker poteva essere più indicato. Un black metal/ambient
che proietta letteralmente in una dimensione spaziale, da toni quasi rarefatti,
asettici, come i beat impazziti della drum machine (a volte pure fastidiosi),
con chitarre quasi impalpabili, e un muro sonoro compatto, impenetrabile.




A tutto questo va aggiunta la prova dei tre musicisti, perfettamente inquadrati in
quest’ottica di alienazione e distacco terreno, concedendo solo lancinanti urla
come vocals, e mantenendosi sempre freddi, distaccati. Ci vuole sicuramente
coraggio a portare in concerto una proposta del genere, di difficile
comprensione su disco, figuriamoci in sede live, con tutte le problematiche che
ne conseguono (come i suoni impastati durante in primi minuti). Anche qui, dopo
una mezz’oretta, la mia attenzione ha cominciato a vacillare, non tanto per
demeriti dei Darkspace sia chiaro, piuttosto per la proposta in sé, che è quanto
di più lontano ci si aspetti dall’idea di coinvolgimento fisico tipico di un
concerto. Nel loro genere un’ottima band, solo per amatori.

ESOTERIC




Piccolo grande evento storico per il metallo in Italia, gli Esoteric per la
prima volta in concerto sui nostri palchi. La band di Greg Chandler si posiziona
sul palco subito dopo l’esibizione dei Darkspace, un’ultima occhiata agli
strumenti, classici colpi di batteria per scandire il tempo e via… Partiti
senza un minimo di saluto, senza dire neppure una parola, un atteggiamento che
Greg e compagni terranno sino alla fine, rivolgendo senza troppa convinzione
giusto un paio di grazie ai presenti, senza neanche annunciare il nuovo
materiale (che farà parte del prossimo album in uscita nel 2008). Distanti dal
pubblico a parole eppure incredibilmente comunicativi una volta cominciato a
suonare. Che dire? Riff mastodontici affidati alle tre chitarre presenti, basso
in grande evidenza, con un grande Mark Bodossian, dalle movenze ad hoc e dalle
linee inaspettatamente articolate, synth a dare quel tocco psichedelico tipico
degli inglesi, e batteria in grado di riempire bene i tempi dilatati.
Dimenticavo, la voce di Greg, col suo microfono a cuffia, estremamente effettata
con echi e riverberi vari, raggelante, solenne, purtroppo penalizzata da un
volume troppo basso nei primi minuti. Tenere in scacco il pubblico senza mai
stringere il minimo contatto, proponendo brani in grado di mettere a dura prova
anche su disco, è sinonimo di classe purissima.




Quella classe che non ha bisogno di grandi gesti per esprimersi, che si intravede nell’espressività
degli occhi socchiusi di Kris Clayton, nelle splendide lead affidate a Gordon Bicknell, sempre ricurvo sulla
propria chitarra, nell’impalpabile trasporto di Greg Chandler, quasi in
trance nel suo ciondolare sul palco, immerso nello sforzo di riproporre
fedelmente quelle vocals malate che possiamo ascoltare nei lavori in studio.
Anche il pubblico sembra assecondare l’atteggiamento distaccato della band,
applaudendo con discrezione, lasciando che il silenzio faccia da contorno tra
una brano e l’atro. Cinque brani, con il picco emotivo (a mio avviso) raggiunto
con The Blood of the Eyes, estratto da Subconscious Dissolution into the
Continuum
, semplicemente commovente, in cui si è notato un ritorno della
componente psichedelica nel nuovo materiale proposto. Così come hanno
cominciato, gli Esoteric concludono il concerto senza scomporsi in saluti
o frivolezze varie, dopo essersi
inginocchiati davanti alle proprie strumentazioni, in un crescendo di loop
elettronici, rumori ed effetti vari. Una prova di fattura superiore, che ha fatto il vuoto
dietro di sé.

Stefano Risso