Report Europe – Milano, Alcatraz 4/11/2004
Parole e immagini di Roby 84
E’una data che resterà nel cuore di molti….nel cuore di chi, come me, aspettava di vedere il celeberrimo gruppo svedese tornare alla ribalta dopo anni di apparente silenzio.
Concerto Sold Out da settembre, fuori da ogni aspettativa!!
Ore 21.05
Con un minimo di ritardo, in seguito all’esibizione del gruppo di spalla “I Settevite”, ecco che fanno la loro apparizione sul palco, in successione, John Norum (guitar), Joey Tempest (lead vocal), John Leven (bass), Mic Michaeli (keyboards) e Ian Haugland (drums).
La line-up dunque è quella originale: Norum, infatti fu il chitarrista che ha accompagnato la carriera del gruppo dagli esordi sino al successo planetario di The Final Countdown, poi sostituito da Kee Marcello.
L’ovazione da parte di tutti i fan presenti generata dall’entrata in scena dei guys, si tramuta ben presto in una forte curiosità che è stata per tanto tempo presente nella nostra mente.
Come canterà Tempest?
Ci sarà feeling tra i componenti del gruppo o si noterà che questa reunion è probabilmente solo una strategia di marketing?
Queste domande ci accompagnano da quando, verso la fine del 2003, circolava in giro la notizia di un loro ritrovo ma in seguito a delle loro apparizioni in pubblico nella loro homeland, queste voci divennero ben presto delle conferme: EUROPE ARE BACK!!
Finalmente dinanzi a noi, il gruppo più chiacchierato/criticato dell’anno!!
Fisicamente appaiono (giustamente) cambiati: abbandonate le capigliature e gli abiti di scena appariscenti, ora compaiono come dei 40enni maturi con alle spalle anni di esperienza in campo musicale. Sono ovviamente cambiati anche in viso: ciò che più spicca è il cranio ben lucido del grande Ian Haugland, ma questo non sconvolge più di tanto, infatti gli appassionati del genere lo avranno già notato nei booklet dei Brazen Abbot o in quello dei Last Autumn’s Dream…
Anche nei volti di Tempest, Norum, Leven e Michaeli appaiono i primi segni del tempo che passa, ma comunque, aspetto fisico a parte, si spera non venga tradito “l’aspetto concreto” del concerto.
Dopo un breve saluto di Tempest in un italiano stentato, ecco che il concerto ha inizio: si riconoscono da subito le note della novella “Got To Have Faith”, tratta dal nuovo album “Start From The Dark”.
Si nota immediatamente la buona grinta espressa dal frontman Tempest che conserva ancora un buon timbro di voce.
In seguito partono gli accordi di “Ready Or Not”: questa è la prima sorpresa della serata, in quanto nessuno si aspettava, come seconda song in scaletta, la grintosa track dell’album “Out Of This World”. Qui si nota la grande maestria di Norum che con una Gibson riesce benissimo ad eseguire quello che fu il cavallo di battaglia di Kee Marcello (il quale entrò a far parte del gruppo proprio con questo album).
Le sorprese continuano: pochi si sarebbero aspettati “Superstitious”!
Le anime si “placano” in seguito all’esibizione di “America”, song tratta dal nuovo album, ma tutto il pubblico si scatena per l’emozione nell’ascoltare la “vecchia” “Wings Of Tomorrow” [tratta dall’omonimo album del 1984] ma credo che a stupirsi maggiormente siano stati gli Europe stessi, sentendo la forte partecipazione da parte di tutti i presenti cantare sulle note di Joey le parole di questa canzone: ciò dimostra in che modo questo gruppo a distanza di anni, sia rimasto nei cuori dei nostalgici e degli appassionati del genere!
Tutto l’Alcatraz si scalda sotto le note della celeberrima “Let Good Times Rock”.
Dopo un intro che lasciava intendere ad altro (classico rovescio della medaglia) arriva la stravecchissima “Seven Doors Hotel tratta” dal debut album “Europe” (se si pensa che questa song la scrisse Tempest alla giovane età di 17 anni): è stata un’emozione generale, ascoltare i virtuosismi di Norum il quale, nonostante l’esperienza accumulata negli anni, non la modifica a livello strutturale ma la rende ancor di più carica di fascino…
La scaletta si arricchisce di altri vecchi successi, come la simpatica “Heart of Stone”, track melodica inclusa nell’album TOP della band, ovvero “The Final Countdown”.
Poi di seguito la nuovissima “Hero”, song che a mio parere è tra le più belle del nuovo album (forse perché conserva quel tipo di sonorità che da sempre ha caratterizzato lo stile di musica della band). Segue poi da un piccolo momento di pausa.
Si riparte con la altrettanto nuova “Wake Up Call”, che subisce in modo particolare le influenze di un rock “inglese”, influenza che caratterizza un po’ tutto il nuovo album. E’ forse proprio per questo che “Start From The Dark” è stato molto criticato. Molti, me inclusa, sono d’accordo sul fatto che l’album sia un lavoro valido (se non altro per l’esperienza in campo musicale dei componenti oramai più che ventennale) ma di certo non è un album “degno di un grande ritorno”. Ciò che ha deluso in molti è stata, probabilmente, la forte aspettativa di un album davvero eccellente, degno del ritorno di una band che ha comunque segnato in modo incisivo buona parte degli anni ’80. La presenza di sonorità poco vicine a quelle a cui siamo stati abituati ha lasciato molti in uno stato di perplessità: quest’album piace o non piace?
Il disco è molto valido, ha carattere (è notevole la forte presenza della chitarra di Norum, meno delle keyboards di Michaeli) ma credo che di impatto non dà buona “presa”, quindi per avere un giusto giudizio è necessario che lo si ascolti più volte.
Si ritorna nei fasti del passato con un pezzo più che melodico: “Sign Of The Time” serpeggia tra la folla sempre più soddisfatta della resa del concerto.
Successivamente le nostre orecchie vengono tratte in inganno da un accordo particolare, nuovo, da molti mai udito: è Norum che esegue una delle strumentali del suo ultimo lavoro da solista.
Questo momento è carico di attenzione da parte di tutti: Norum ancora una volta riesce a sorprendere con i suoi virtuosismi e con il suo “distaccato” carisma che lo distingue da tutto il resto della band: sono solo lui e la sua Gibson… nient’altro… L’atmosfera si placa in questa strumentale di gran carattere e di grande costruzione tecnica.
Il gruppo si ricompone sotto le inconfondibili note della suggestiva intro di “Girl From Lebanon” [Prisoners in Paradise].
Ecco finalmente la tanto attesa “Carrie”, eseguita da Tempest alla voce e chitarra, ma in versione acustica. E’ il vero lento della serata: accendini accesi che ondeggiano al di là del palco, caricano l’atmosfera di quell’enfasi necessaria per il giusto ascolto di questo celebre brano.
Si passa da un’atmosfera dolce e tranquilla alle forti note di “Flames”, altra song tratta dall’ultimo album.
L’imponente intro della batteria di Ian Haugland preannuncia una inattesissima “Yesterday’s News” (song unreleased dall’album Prisoners In Paradise ma inserita nelle due raccolte edite in questi 12 anni di silenzio) la quale irrompe in maniera davvero notevole. Questa song è conclusa magistralmente dall’abilità di Haugland che ancora una volta ci stupisce (tutta questa sua carica dipenderà forse dal fatto che questo è uno dei due o tre brani da lui composti in tutta la carriera degli Europe?)
Altra attesissima song è stata “Rock The Night” accompagnata da una totale partecipazione da parte dei fan!
Le note di “Start From The Dark” (title track del nuovo album) si susseguono a quelle della ormai conclusa “Rock The Night”.
Il concerto propone anche la bella “Cherokee”, grande song che ci fa rivivere le sonorità tipiche degli anni ‘80. Le keyboards di Michaeli si impongono con forza rispetto ai forti passaggi di Norum della song precedente.
Per tutto il concerto gli Europe si sono dimostrati molto uniti tra loro: tra Joey e Norum si percepiva una forte intesa fatta di sguardi e di gesti che solo una grande amicizia nata in gioventù e da una seppur non lunga carriera comune, nata dalla medesima ambizione di realizzare un sogno, potevano dare!
Spesso Joey si mostra più che disponibile a scherzare con i fans. Sul palco si sposta spesso, concedendo a tutti la grande emozione di vederlo più da vicino.
Poi si conferma in ogni caso d’essere un bravo frontman: nonostante la non più giovanissima età, ha ancora voglia di saltellare sul palco e dimenarsi di fronte ad Haugland nei suoi passaggi di batteria e di affiancare Norum nei momenti di assolo di chitarra.
I più “freddi” si sono dimostrati, invece, Michaeli e Leven, ma tutto sommato c’è stata anche da parte loro una buona partecipazione.
Oramai si percepisce la fine del concerto…un sottofondo seguito da un’inconfondibile intro di Michaeli ci riporta indietro di 18 anni… è lei… la song forse più attesa… quella che tutti i fan volevano sentire più di tutte le altre… Forse per molti di loro, l’unica per cui valeva la pena di essere presenti in questa unica data italiana degli Europe: la mitica THE FINAL COUNTDOWN!
Un conto alla rovescia che ha segnato l’inizio di una splendida carriera e che spero continuerà a darci altre grandissime emozioni!
Setlist:
1. Got you have a faith [Start Form The Dark – 2004]
2. Ready or not [Out Of This World – 1984]
3. Superstitious [Out Of This World – 1984]
4. America [Start Form The Dark – 2004]
5. Wings of tomorrow [Wings Of Tomorrow – 1984]
6. Good times rock [Out Of This World – 1988]
7. Seven doors hotel [Europe – 1983]
8. Heart of stone [The Final Countdown – 1986]
9. Hero [Start Form The Dark – 2004]
10. Wake up call [Start Form The Dark – 2004]
11. Sign of the time [Out Of This World – 1988]
12. (Instrumental by Norum)
13. Girl from Lebanon [Prisoners In Paradise – 1991]
14. Carrie [The Final Countdown – 1986]
15. Flames [Start Form The Dark – 2004]
16. Yesterday’s news [version unreleased from Prisoners in Paradise – 1992]
17. Rock the night [The Final Countdown – 1986]
18. Start from the dark [Start Form The Dark – 2004]
19. Cherokee [The Final Countdown – 1986]
20. The final countdown [The Final Countdown – 1986]